21 novembre 2013

Tecnologia collettiva e individuale

Qualche sera fa mi è capitato di vedere su Rai5 un bel documentario della BBC sulle missioni spaziali degli anni '60-'70, quando gli astronauti americani sono andati sulla luna.

La tecnologia di quegli anni era poco sviluppata, gli astronauti erano eroi che rischiavano la pelle, e qualcuno morì davvero, ma le astronavi e le missioni avevano un fascino incredibile. Una ragione la spiegò John F. Kennedy quando annunciò il programma per conquistare lo spazio. Disse «Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili».

Una sfida che prometteva di ripagare i vincitori con un maggior benessere collettivo. Si immaginava un mondo, quello del mitico 2000, in cui le tecnologie avrebbero aiutato tutti, rendendo la vita più facile, dando più opportunità se non a tutti, certamente a molti.

Si immaginava di liberare l'uomo dalla schiavitù del lavoro manuale grazie alle macchine che sarebbero entrate nelle fabbriche e nelle case, cominciare dai lavori manuali, che poco per volta sarebbero stati sostituiti dalle macchine.

Cosa è rimasto di quei sogni, 40 anni dopo, anzi più di 50 anni dopo, se prendiamo come punto di partenza il discorso di Kennedy del 1962?

La tecnologia di oggi era inimmaginabile anche solo 20 anni fa, figuriamoci ai tempi di Kennedy. Ma sono cambiati gli obiettivi. Non si sogna più un mondo migliore per tutti o per molti. Forse lo fa qualche esperto di marketing che deve convincerci che Apple o Google non sono solo enormi macchine da soldi.

Gli altri sognano e pensano soprattutto al proprio mondo, fatto di oggetti personali che ci offrono nuovi modi di fare le stesse cose: siamo passati dalle chiacchierate al bar alle chiacchierate via facebook impiegando smartphone con cui possiamo anche sentire musica, scattare una foto, guardare un film ecc.

Insomma siamo passati da una tecnologia povera ma collettiva, che prometteva benefici per molti, a una tecnologia individuale che promette solo di farci fare meglio quello che facevamo anche prima, con poche novità e pochi o nessun sogno collettivo.


2 commenti:

  1. Salve, mi piacerebbe acquistare uno spazio pubblicitrio sul suo sito, è possibile?
    Saluti, Adele Nota

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