29 settembre 2013

Ctrl-Alt-Canc

Nei giorni scorsi Bill Gates ha spiegato che la combinazioni di tasti Ctrl-Alt-Canc è stata un errore di Microsoft. Hanno reso complicata una funzione semplice, che avrebbe richiesto un tasto apposito.

Ma un ingegnere dell'IBM, David Bradley, convinse Microsoft a far propria la combinazione di tasti. Scelta di cui Gates oggi si pente.

Sembra una storiella irrilevante, ma non lo è.

Proviamo a ragionare sul principio generale.

Da una parte c'è un ingegnere (magari più di uno) che scelgono una soluzione complessa ma razionale. I tre tasti per essere azionati richiedono l'uso di due mani perché non devono essere schiacciati per caso, per non provocare danni. 

Dall'altro c'è un utente che sa poco di computer (o di lavatrici, frigoriferi o di .. scegliete quel che preferite) e preferisce una soluzione semplice: il tasto che risolve il problema, le istruzioni con poche pagine, la scorciatoia che si ricorda facilmente.

In mezzo c'è l'impresa che deve mediare tra la logica dell'ingegnere o dell'architetto o dello scrittore, eccetera e quella del consumatore o dell'impresa a cui è destinato il prodotto, il libro, il sito internet ecc.

Si spiega così il successo di Steve Jobs e di Apple, ma anche di un'infinità di altri prodotti tradizionali? Io credo di sì, come testimonia l'ammissione di Bill Gates.

E a volte non serve neanche mediare, basta avere un prodotto accettabile e scegliere le soluzioni che piacciono a chi deve comprarle.

Apple è riuscita a rendere più facili da usare e allettanti i propri prodotti che spesso non erano tecnologicamente più avanzati di quelli della concorrenza. Avevano capito meglio e prima di altri cosa voleva l'acquirente.


27 settembre 2013

Tapering

Una settimana fa Ben Bernanke ha reso noto che il programma di investimenti della FED in titoli di stato americani è destinato a durare.

La decisione di acquistare 85 miliardi al mese di titoli ha una sua logica: il debito elevato, la crescita modesta, l'alto tasso di disoccupazione e l'elevata volatilità dei capitali richiedono bassi tassi di interesse. In caso contrario la domanda rischia di diventare ancora più debole mettendo a rischio gli obiettivi di crescita e riduzione della disoccupazione.

Inoltre gli interventi della FED stabilizzano i mercati finanziari, con ricadute positive in termini di aspettative di imprese e consumatori e quindi di crescita.

Dunque la FED fa bene a continuare ad acquistare i titoli di stato. Eppure non molti gradiscono e preferirebbero il tapering, cioè un programma di riduzione degli acquisti di titoli fino alla cessazione degli stessi.

Se ne parla e sembra molti sperino che prima o poi, meglio prima di poi, la FED decida di porre fine all'acquisto di titoli di stato.

Perchè tanta voglia di tapering?

A qualcuno certamente non piace l'acquisto di titoli di stato perchè rappresenta un'anomalia rispetto a un ideale di mercati liberi in cui gli stati si finanziano pagando i tassi che gli investitori sono disposti a accettare.

Forse non capiscono che il ritorno a questa "normalità" ha costi elevati perchè l'aumento dei tassi frenerebbe la crescita, con tutte le conseguenze del caso, ma soprattutto non comprendono che il mondo di oggi non è più quello di 5 anni fa: è un mondo molto più instabile, con capitali che si spostano a velocità elevatissima e dove Europa e USA non sono più centrali nell'economia mondiale.

Questo richiede che le banche centrali intervengano per stabilizzare i mercati. Anche se non piace ai mercati o meglio a chi sostiene l'ideologia del libero mercato, che porta a temere conseguenze, come l'inflazione, che 5 anni di interventi pesanti delle banche centrali non hanno fatto crescere in maniera significativa.





26 settembre 2013

Signoraggio, live, sabato 28!

Romeo/Le Fou qualche settimana fa ha invitato due parlamentari del Movimento 5 Stelle a partecipare a un dibattito on line sul signoraggio. Si tratta naturalmente dei "cittadini" che hanno parlato dell'argomento.

Nonostante ripetute sollecitazioni i pentastellati per ora non hanno risposto agli inviti. Così Le Fou ha deciso di fare da solo....

Per ascoltarlo, sabato 28 alle 22, collegatevi al canale Youtube di Romeo:

http://www.youtube.com/channel/UCEWmr55naHbx8D9-a5nQdMw

Altri aggiornamenti appena possibile...

25 settembre 2013

Il pensionato sociale con la villa sulla scogliera

Nervi è forse il quartiere più bello e prestigioso di Genova. C'è una lunga scogliera, una passeggiata di un paio di km, un clima invidiabile e molte delle case delle persone più ricche dei Genova, a cominciare dal famoso comico-politico Beppe Grillo.

In una delle ville a picco sul mare a fianco del porticciolo vive un costruttore, ex presidente del Genoa calcio, ma anche nullatenente, Renzo Fossati. Povero come un senzatetto. Non ha casa, non ha redditi.

Nulla di nulla. Al punto che lui e la moglie ricevono dall'INPS l'assegno sociale. Inutili i controlli: la coppia vive in una splendida villa, hanno camerieri e tutto quel che serve ma neanche un centesimo in banca, non una casa o una cantina piena di topi. Niente.

Chissà se Grillo organizzerà una qualche protesta contro questo scroccone che abita a poca distanza da casa sua...

24 settembre 2013

Scherzi del cervello

La Stampa (vedi qui) racconta un curioso studio del professor Dan Kahan della Yale University secondo il quale il nostro cervello fa strani scherzi nella percezione della realtà.

Il professor Dahan ha chiesto a alcune persone "di interpretare una semplice tavola numerica, che diceva se le creme per la pelle provocano prurito o no. L’argomento non era particolarmente carico di significati politici, e tutti sono riusciti a fare i calcoli giusti. Altri soggetti sono stati messi davanti alla stessa identica tavola, con gli stessi identici numeri, ma stavolta l’interpretazione avrebbe portato a stabilire se vietare il porto di armi nascoste diminuisce il tasso di criminalità. La risposta sul piano aritmetico era molto facile da trovare, ma il risultato aveva un alto valore politico, perché avrebbe preso una posizione scientifica definitiva sul lacerante dibattito riguardo la vendita di pistole e fucili negli Usa. Ebbene molti soggetti dello studio, nel secondo test, non sono riusciti a risolvere calcoli elementari. Appena si accorgevano che il risultato stava andando contro le loro convinzioni politiche, iniziavano inconsciamente a sbagliare le operazioni".

Un risultato sorprendente? Forse no. In economia gli esempi di persone che interpretano la realtà a piacimento e non cedono neanche di fronte all'evidenza sono troppi. Alesina e Giavazzi sono due fantastici esempi, ma in giro per il mondo sono tantissimi gli economisti (conservatori) che vedono quel che vogliono.

23 settembre 2013

SCEC... curiosità

Sapete chi ha parlato per la prima volta di SCEC?




Totò... guardate il video. A chi crede nello SCEC avranno pure venduto la Fontana di Trevi come nel celebre film?

22 settembre 2013

La bufala del raddoppio dei prezzi

L'amico Romeo si pone e mi pone una domanda: come affrontare la bufala, cara a chi vorrebbe l'uscita dall'euro, considerandolo responsabile di tutti i problemi economici, secondo cui l'introduzione dell'euro avrebbe portato al raddoppio dei prezzi?

Ci sono diverse prospettive da cui affrontare la bufala.

Prima di tutto ci sono le statistiche, che raccontano di aumenti in alcuni settori, ma non di prezzi raddoppiati. Chi studia i dati cerca di spiegare l'aumento dei prezzi come effetto della somma e dell'interazione tra diverse cause (si veda ad esempio questo studio della Banca d'Italia).

L'introduzione dell'euro è una delle cause dell'aumento dei prezzi. Non è la sola e non pare che i prezzi siano raddoppiati per effetto del passaggio all'euro.

Un complottista però potrebbe sostenere che i dati sono stati manipolati per non raccontare una scomoda verità. Per cui supponiamo per assurdo che i prezzi siano raddoppiati. Quali sarebbero le conseguenze?

Se i prezzi fossero raddoppiati, le prove non mancherebbero. Molte persone e tutte le imprese conservano a fini fiscali un'infinità di scontrini, ricevute, fatture. Una marea di dati con i quali sarebbe facilissimo dimostrare il raddoppio dei prezzi (in media).

E proprio questa enorme quantità di dati suggerisce che non è così facile aumentare i prezzi senza una valida ragione. Perché chi subisce l'aumento se ne accorge e reagisce. L'impresa cambia il fornitore, il consumatore cerca il negozio più conveniente, e soprattutto riduce la spesa.

Per ogni 100 euro guadagnati, il consumatore medio ne spende più di 90, ovvero ne risparmia meno di 10. Un raddoppio dei prezzi si accompagnerebbe per milioni di lavoratori dipendenti e pensionati, a un crollo del tasso di risparmio, e a un calo consistente della domanda.

Se i prezzi fossero raddoppiati, le statistiche avrebbero segnalato un calo elevato della domanda di molti beni. Non potendo tagliare più di tanto la spesa di beni di prima necessità, gli italiani avrebbero smesso di comprare beni non strettamente necessari.

Avrebbero rinunciato alle vacanze o all'acquisto di un nuovo televisore o di una nuova automobile, con effetti a cascata su altri settori: il calo della produzione di alcuni settori industriali provoca il calo della domanda e quindi della produzione di energia, di prodotti della siderurgia o di aziende chimiche nonchè di molti altri settori.

Se le statistiche fossero inventate, poi, dovrebbero essere coerenti: non è possibile che diminuisca la produzione di automobili senza che si registri un calo della produzione delle imprese fornitrici e dei fornitori di queste ultime. L'analisi dei dati, se fossero inventati, rivelerebbe anomalie capaci di far sospettare che qualcosa non va.

Non pochi studiano l'andamento dell'economia, a volte allo scopo di guadagnarci. Pensiamo ai molti interessi di chi investe in borsa: sapere se la domanda di un certo bene sta aumentando o diminuendo può essere fondamentale per orientare gli investimenti. Un calo molto forte della produzione di un certo bene, anche se nascosto da statistiche false, porterebbe gli investitori a cedere le azioni delle imprese interessate, oppure comporterebbe un forte calo delle entrate fiscali legate alla produzione e al consumo di tale bene

Insomma, un raddoppio dei prezzi generato dall'introduzione dell'euro si può escludere perchè avrebbe fatto crollare la domanda di molti beni, cosa di cui non c'è traccia nelle statistiche, e prodotto una serie di effetti impossibili da nascondere.

Se le statistiche fossero false, non sarebbe difficile dimostrarlo: fatti e dati sarebbero incoerenti con la verità ufficiale.


21 settembre 2013

Quanto vale la Banca d'Italia?

Quanto valgono le quote (se fosse una società si chiamerebbero azioni) della Banca d'Italia?
La questione è dibattuta e una risposta certa per ora non c'è. Quando la Banca ha assunto l'attuale assetto di istituto di diritto pubblico, le quote valevano pochi soldi. Ma oggi la Banca possiede ingenti riserve e svolge un'attività redditizia.

Come qualsiasi impresa, il valore può dipendere dal valore dei beni indicati nel bilancio, ma anche dalla capacità di generare utili.

Nel caso della Banca d'Italia c'è però un problema: i possessori di quote non contano nulla. Non possono mandare a casa il governatore o sostituirlo con uno migliore. E' di fatto una banca controllata dallo stato, anche se le quote sono in possesso di banche non statali.

Adesso, come ci informa il Sole 24 Ore, il ministero dell'economia ha chiesto alla Banca d'Italia di decidere il valore delle quote. Hanno creato un comitato con un ex primo ministro e vice presidente della BCE, un ex presidente della Corte Costituzionale e dal rettore della Bocconi.

A cosa serve avere una stima del valore della Banca?

Può servire nel caso in cui lo Stato decida di comprarla, ma anche nel caso in cui voglia, con l'acquisto o il passaggio di quote, finanziare alcune o tutte le banche. Infine potrebbe essere utile a costringere le banche a rivalutare le proprie quote, con effetti positivi sugli utili delle banche (e per lo stato che incassa imposte sull'incremento di valore delle quote).

19 settembre 2013

Renzi e la Spagna


"La Spagna, pur avendo una situazione peggiore della
nostra, con una disoccupazione pesante, ha fatto riforme radicali e ora lo
spread scende".


Questo un passaggio passato quasi inosservato delle ultime dichiarazioni pubbliche del sindaco di Firenze e candidato alla segreteria del PD, Matteo Renzi.

Parole che possono solo risultare sconcertanti per un fiorentino/madrileno e studente di "Trabajo Social" (lavoro sociale), come il sottoscritto, che le "riforme radicali" della destra spagnola le vive sulla sua pelle ogni giorno.

Basti dire che se da una parte reputo ottimo il lavoro svolto finora come sindaco, e se comunque ammetto che ci sono alcune proposte sue che trovo molto interessanti e condivisibili, dall'altra devo dire che una frase come questa basta ed avanza a mettere seriamente in discussione l'intero giudizio personale su di lui.

Vediamo infatti quali sono le grandi riforme che il Partido Popular, (centro-destra di discendenza franchista), forte della sua maggioranza assoluta in Parlamento ha realizzato in questi 2 anni circa di governo:


WELFARE:
- Età della pensione automaticamente legata all'aspettativa di vita.
-Sostanziale abolizione della rivalutazione delle pensioni a seconda dell'inflazione, con una forte perdita di potere d'acquisto dei pensionati futuri.
-Riduzione del 10% del sussidio contributivo di disoccupazione, ("paro"), a partitre dal sesto mese di disoccupazione.
-Tagli di fondi e limitazione del raggio d'azione delle prestazioni e dei servizi previsti dalla LAPAD (la Legge a tutela delle persone in situazione di dipendenza fisica, psichica o sensoriale).


LAVORO:
-Forte flessibilizzazione con facilità per le imprese di rinegoziare le imposizioni di contratti e contrattazioni collettive.
Il Premier spagnolo Mariano Rajoy
-Taglio dei risarcimenti che le imprese devono al lavoratore in determinati casi di licenziamento, (in sostanza ad oggi si licenzia con tutta facilità, quasi gratuitamente in Spagna).


ISTRUZIONE:
-Tagli in generale, vergognosi tagli selvaggi agli aiuti statali per studenti con redditi  bassi e borse di studio in generale, con quest'anno ad esempio ben oltre 500mila bambini che perdono il diritto ad aiuti per comprare i libri di scuola.


SANITA':
-Tagli duri
-Obbligo anche per i pensionati di pagare il ticket sui farmaci.
-Introduzione del ticket sulle cure mediche ricevute all'ospedale, più precisamente il 10% di esse da finanziarsi dai pazienti senza distinzione di reddito.

FISCO:
-Aumento brusco di ben 3 punti dell'IVA generale, e di 2 punti di quella ridotta.
-Aumento dell'IRPEF per tutte le fasce di reddito.
-Aumento generico di un po' tutte le imposte indirette (benzina, bollette eccetera).


PUBBLICA AMMINISTRAZIONE:
-Tagli in generale.
-Taglio, (uguale per tutti), delle retribuzioni di tutti i funzionari pubblici.
-Abolizione per tutti i funzionari della tredicesima.
-Blocco degli aumenti delle retribuzioni per tutto il pubblico impiego (funzionari e non).

Queste sono alcune delle "riforme radicali" (quasi tutte in totale contraddizione coi discorsi e le promesse di Rajoy fino al giorno prima d'essere eletto), che avranno forse sì abbassato lo spread, ma hanno letteralmente affamato la popolazione spagnola, con un tasso di povertà aumentato in maniera spaventosa.

Caro sindaco, mi dispiace ammetterlo ma stavolta l'hai sparata grossa. Questa frase infelice non sta né in cielo né in terra. E di queste "riforme radicali" non ne ha bisogno l'Italia e ne farebbe molto volentieri a meno anche la Spagna.

18 settembre 2013

Fassina

Stefano Fassina è considerato uno dei principali esperti di economia del PD, e come tale nel governo Letta fa il viceministro all'economia.

A fine agosto mentre il PDL spingeva per l'abolizione dell'IMU, Fassina ha scritto sull'Huffington Post (vedi qui)  che l'aumento dell'IVA previsto per il 1 ottobre era inevitabile. Colpa della "vittoria" del PdL sull'Imu.

Tre settimane dopo pare aver cambiato idea. Al meeting di Confesercenti, Fassina dice "se dovessi scegliere eviterei l'aumento dell'IVA" perché "avrebbe effetti molto negativi. Peserebbe molto sulla domanda interna con effetti recessivi molto pesanti". Un'affermazione che non può che far piacere a chi pensa, come il sottoscritto, che in economia le politiche attente all'andamento della domanda siano molto più efficaci di quelle che preferiscono concentrarsi sull'offerta.

Ma viene da chiedersi: come mai solo adesso Fassina scopre l'importanza della domanda? Forse dopo aver preso una laurea alla prestigiosissima università che ha laureato Mario Monti e dato lavoro a un economista come Giavazzi, e dopo aver fatto il consulente del FMI, Fassina s'è messo davvero a cercare di capire qualcosa di economia?

16 settembre 2013

L'altra faccia della spending review



Il ministro Cancellieri sta applicando la spending review. Molti piccoli tribunali e sedi secondarie saranno chiuse o cancellate. COme ogni volta si vuole tagliare su qualche servizio, qualcuno si accorge che tale servizio è un servizio essenziale per il quale vale la pena scioperare, protestare o addirittura darsi fuoco!

La questione ha ovviamente due facce: meno tribunali uguale meno costi, perché credo che sia innegabile che l'accentramento, in congiunzione con la telematizzazione delle procedure, riduca i costi.

Ma meno tribunali significa meno giustizia? Perché scioperi e proteste, soprattutto dagli avvocati?

Chi protesta sono i sindacati, perché il personale dovrà cambiare posto di lavoro e i carichi saranno redistribuiti. Questa, con tutta franchezza, viste le circostanze attuali, non credo sia un'istanza condivisibile. Non esiste un diritto ad avere il posto di lavoro dietro casa, anche se è naturalmente preferibile che sia vicino.

Altre proteste sono dei cittadini che vedono il loro territorio privato di un servizio. Ma per un cittadino è veramente importante avere il tribunale sotto casa? Io da esperienza in cancellerie fallimentari e civili non credo che dieci o venti Km. di distanza facciano molta differenza: quello che conta veramente è il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine e che i tribunali funzionino in maniera rapida e certa.

Poi ci sono le proteste degli avvocati e in questo caso la chiusura di un tribunale fa molta differenza. Gli studi legali, letteralmente vivono come satelliti intorno al tribunale, perché gli avvocati (di solito) la mattina sono in udienza e il pomeriggio in studio.
Quindi diventa vitale avere il tribunale vicino, in modo da andarci addirittura a piedi. Se il tribunale chiude (o si sposta), lo studio è costretto in pratica a trasferirsi, nella maggior parte dei casi. Si tratta di un danno spesso grave o irreparabile. La conseguenza sarà che molti uffici occupati da studi legali intorno a tribunali che chiudono rimarranno vuoti, viceversa gli uffici intorno ai tribunali trasferiti saliranno di prezzo, a causa dell'aumento della domanda.

Voglio ricordare un'ultimo fattore a chi taccia la riforma di diminuire la domanda di giustizia: la telematizzazione dei tribunali (deposito e consultazione degli atti), stanno rendendo irrilevanti le distanze geografiche, quindi in futuro la vicinanza fisica di studi legali e cittadini diverrà sempre meno importante, quindi a che pro cedere alle richieste di mantenere aperte delle strutture che un domani diverranno ridondanti?

Ogni taglio alla spesa pubblica scontenterà sempre qualcuno e ci sarà sempre qualcuno che "proprio da qui bisogna cominciare, quando a Roma si mangiano tutto?"

E che ne dite di questa provocazione? In Italia abbiamo polizia e carabinieri che fanno esattamente la stessa cosa, anche se sono diversamente distribuiti dal punto di vista geografico. Non basterebbe per l'ordine pubblico solo la polizia, in modo che i carabinieri facciano qualcos'altro?

Ma chi si sognerebbe mai di tagliare i carabinieri per la spending review?

15 settembre 2013

La rissa sociale

A Bologna 240 ragazzi hanno dato vita a una rissa in un parco cittadino, prontamente interrotto dai carabinieri.

Il motivo del contendere? Le differenze sociali.

Su un social network, ask.fm, a qualcuno è venuta le pessima idea di creare due gruppi, uno chiamato Bolognabene e l'altro Bolognafeccia. Al primo apparteneva chi vive in centro, frequenta il liceo, è figlio della Bologna benestante.

Al secondo i ragazzi delle periferie, soprattutto immigrati, che frequentano gli istituti tecnici.

Dopo giorni di insulti su internet, hanno deciso di passare alle botte vere, per fortuna fermate dalle forze dell'ordine.

Un monito per chi non capisce il pericolo di eccessive differenze sociali e economiche.

13 settembre 2013

Sanità Privata e "Risparmio Virtuale"


Se c'è un fatto che ha caratterizzato l'amministrazione della regione, (Comunidad Autònoma) madrilena, è stata finora proprio la smania di privatizzazione della sanità pubblica.
Tentando di far passare a gestione privata ben 6 degli ospedali più nuovi di Madrid.
Il più grande processo di privatizzazione della sanità pubblica tentato finora in Spagna.

Questo allo scopo dichiarato di risparmiare denaro e di raggiungere una migliore efficienza.

 Si è generato naturalmente un tira e molla con il personale degli ospedali e con i sindacati.

Qualcuno ha fatto causa alla Comunidad per violazione di alcune norme e nel dibattito si è cercato anche di dimostrare come il risparmio decantato dall'amministrazione in realtà non sussisterebbe.

Oggi è dunque arrivata la sentenza del Tribunal Superiorche condanna di fatto la regione e detiene la privatizzazione.

La Corte però entra anche nel merito del risparmio e dell'efficienza sbandierate come motivo fondamentale della privatizzazione affermando che tale risparmio non è accreditato, ed i giudici del precedente grado di giudizio l'avevano definito "risparmio virtuale".

Sarebbe interessante capire il perché, per ora posso solo dire che si tratta di un duro colpo per coloro che danno per scontata l'equazione: privato = maggior efficienza.

12 settembre 2013

Citazioni interessanti

"In un altro esperimento, condotto su un gruppo di lavoratori con mansioni simili, si sarebbe potuto pensare che alzare i salari di alcuni e abbassare quelli di altri avrebbe incrementato la produttività dei primi e ridotto in misura corrispondente quella dei secondi. Ma la teoria economia, confermata dagli esperimenti, mostra che in casi di quel genere la diminuzione della produttività dei lavoratori a basso salario è maggiore dell'incremento di produttività dei lavoratori a salario elevato, per cui la produttività totale diminuisce."

Joseph Stiglitz, Il prezzo della diseguaglianza, Einaudi, pag. 167

10 settembre 2013

CARIGE

Qualche giorno fa gli ispettori della Banca d'Italia hanno concluso il loro lavoro presso la Cassa di Risparmio di Genova (Carige), banca che da qualche tempo non naviga in buone acque.

Si sapeva da tempo che la banca ligure è in difficoltà, come molte banche italiane che hanno prestato soldi a aziende che, a causa della crisi, incontrano difficoltà a restituirli o non li restituiscono affatto.

Gli ispettori di Bankitalia hanno trovato diverse anomalie nella gestione della banca e in particolare un eccesso di credito concesso ad alcuni grandi clienti, come Francesco Bellavista Caltagirone, da tempo coinvolto in inchieste giudiziarie sulla costruzione del porto di Imperia.

Caltagirone non ha restituito i prestiti nei tempi previsti. O forse la banca s'è "dimenticata" di agire nei suoi confronti come farebbe con un cliente insolvente? Di sicuro c'è il sospetto, da parte della Banca d'Italia, che Carige abbia avuto un occhio di riguardo verso le grandi imprese attive in Liguria, forse per effetto di influenze politiche (il vicepresidente del consiglio di amministrazione è Alessandro Scajola, fratello di Claudio).

Scelte poco oculate, come l'acquisto di troppi sportelli bancari da altre banche ma anche sospetti: la filiale di Nizza (Francia) di Carige pare ignorare la normativa antiriciclaggio e i richiami.

Per questo motivo Bankitalia ha ordinato a Carige un profondo rinnovamento. Via i vertici, nuovo piano industriale, aumento di capitale.

E poi c'è chi sospetta che Barnkitalia ignori le malefatte di chi ne possiede le quote....

07 settembre 2013

Gli interessi privati contro: giustizia contro interessi economici

Se Berlusconi fosse un semplice italiano allergico alla giustizia che s'è impegnato in politica per difendersi dai processi, l'Italia forse sarebbe fallita nel 2011 e oggi il governo Letta se la passerebbe molto male.

Ma Silvio Berlusconi è anche un importante imprenditore con molti interessi economici. Un patrimonio di qualche miliardo di euro e cinque figli interessati a incassare dividendi.

Quando lo spread è salito alle stelle, nell'autunno di due anni fa, Berlusconi s'è dimesso. Non a causa dello spread, ma dopo che Ennio Doris gli ha spiegato che il suo patrimonio era a rischio.

Gli interessi privati hanno avuto la meglio rispetto agli interessi degli italiani, che hanno pagato l'impennata dello spread con un calo del PIL del 4-5% e centinaia di migliaia di posti di lavoro in meno.

E, a quanto pare, sta succedendo qualcosa di simile in questi giorni. Berlusconi ormai è un condannato in via definitiva, destinato a uscire dal Senato, per effetto dell'interdizione dai pubblici uffici e della legge Severino.

Succederà, prima o poi, ma lui come sempre non si vuole arrendere e cerca un modo di farla franca. E' pronto a mandare a casa Letta e il suo governo, ma.....

E qui rientrano in gioco gli interessi personali. La riunione dei vertici del PDL, un paio di domeniche fa, ha sancito la voglia di far cadere il governo. Il giorno dopo la borsa è crollata e soprattutto il titolo Mediaset ha perso il 6% in poche ore.

Berlusconi ha capito e ha ammorbidito la sua posizione, salvo tornare alla carica nei giorni scorsi. Ha preparato un discorso da mostrare in tv e dare l'addio al governo Letta, ma poi ha di nuovo frenato.

Come mai? La borsa di Milano ha di nuovo penalizzato il titolo Mediaset e Giorgio Napolitano ha fatto sapere che si aspetta che Berlusconi non violi i patti, facendo cadere il governo. Ma questa non è la vera ragione della frenata dell'uomo di Arcore.

Sarebbero stati infatti i pubblicitari a spiegare a Berlusconi che è meglio se non fa cadere il governo. Ne va della fiducia degli italiani, della possibile crescita dell'economia e degli investimenti pubblicitari, che saliranno se l'economia italiana dovesse ricominciare a crescere.

Ancora una volta gli interessi privati economici di Berlusconi hanno la meglio sugli interessi degli italiani e pure su quelli giudiziari. Almeno per ora

05 settembre 2013

Pensioni: il pasticcio della Polonia

In un precedente post dedicato al tema del debito pensionistico (vedi qui) avevo scritto che di fronte al rischio di un debito pensionistico in crescita, si dovrebbe "affiancare alla pensione statale un'altra pensione, che comporti l'accantonamento di contributi per un lungo periodo così da permettere di integrare in futuro una pensione pubblica più bassa, a cui corrisponderebbe un debito inferiore".

In Polonia hanno applicato questo principio ma adesso, di fronte a un debito pubblico preoccupante, hanno preso la decisione di nazionalizzare in parte i fondi pensioni.

Lo scopo è certamente quello di ridurre il debito pubblico. A questo se ne aggiunge un altro: spingere i fondi a investire nel modo desiderato dal governo, cambiando la composizione dei portafogli titoli.

Obiettivi di breve periodo, che costringeranno i polacchi, nel lungo periodo, a aumentare i contributi o abbassare le pensioni.

Nazionalizzando i fondi, infatti, lo Stato incassa subito un bel pò di soldi (40 miliardi di euro), promettendo ai polacchi di pagare in futuro una pensione, a fronte della quale non ci saranno però
i titoli oggi nazionalizzati.

Si riduce, in altre parole, il debito pubblico attuale aumentando il debito pensionistico, con la conseguenza che invece di aumentare oggi le imposte (o tagliare la spesa) in futuro dovranno aumentare le aliquote pensionistiche o ridurre la spesa pensionistica.


04 settembre 2013

Il conclave applicato al bilancio pubblico

Come ben sappiamo il conclave è l'elezione del Papa. I cardinali sono simbolicamente chiusi in Vaticano, non hanno contatti con l'esterno, passano le giornate a votare il nuovo Papa ed escono dall'isolamento solo quando trovano un accordo.

La pratica del conclave è nata alcuni secoli fa. Morto un Papa, i cardinali hanno fatto di tutto per rinviare l'elezione del nuovo pontefice, vivendo felicemente a spese della Chiesa, priva di un leader che l'amministrasse.
La pacchia durò fino a quando vennero chiusi in Vaticano, con la possibilità di uscire solo dopo aver deciso il nuovo successore di Pietro.

I politici italiani hanno un pessimo vizio: non vogliono dire di no a nessuno. Preferiscono aumentare la spesa pubblica e chiamare di tanto in tanto il Monti di turno per tentare di rimettere in sesto i conti piuttosto che spiegare a qualcuno che una certa idea o progetto non s'ha da fare. O si auto-obbligano a raggiungere l'obiettivo come successo di recente, ovvero decidendo di modificare la Costituzione, con l'obbligo di pareggio di bilancio.

Cosa si potrebbe cambiare?

A mio parere si potrebbe porre un limite costituzionale soltanto alla spesa. Se il Parlamento fosse obbligato, per ogni 100 euro spesi quest'anno, 100 euro (più qualcosa per tener conto dell'inflazione) anche il prossimo, sarebbero costretti a porsi domandedel tipo: se si comprano gli F35 dove tagliamo?

Non si potrebbe decidere un aumento della spesa per gli F35 indipendentemente da decisioni sul resto della spesa pubblica. Ci sarebbe un vincolo stringente, un pò come i cardinali in conclave che non possono rinviare la decisione ma sono obbligati a scegliere uno di loro.

Inoltre un limite alla spesa avrebbe un altro effetto: la crescita dell'economia, facendo aumentare le entrate, ridurrebbe automaticamente il deficit, togliendo alla politica la voglia di usare le maggiori entrate per aumentare la spesa pubblica e rendendo più credibili i conti pubblici.

03 settembre 2013

L'IMU e le visioni statiche

Anche se mi costa ammetterlo, credo che l'insistenza del PDL per abolire l'IMU sulla prima casa sia un fatto positivo per l'economia italiana.

Perché è meglio togliere l'IMU sulla prima casa?

Ingenuamente si tende a pensare che le imposte e in generale le manovre di politica economica che svuotano le tasche di qualcuno abbiano effetti banali da prevedere. Se si aumenta l'accisa sulla benzina, si può pensare che aumentino le entrate. Un certo numero di centesimi al litro moltiplicato per qualche milione di litri al giorno fa una certa somma di maggiori entrate ogni anno.

Certo, non finisce lì. Qualcuno consumerà di meno e quindi le entrate saliranno meno, ma si possono fare ipotesi realistiche e prevedere con un minimo margine di errore le entrate fiscali generate da aumento di imposta.

Ma a ben vedere c'è un altro effetto sottovalutato a volte, che modifica lo scenario finora disegnato. Si tratta della psicologia del consumatore o dell'imprenditore. Se il consumatore percepisce la maggiore imposta come un pericolo per il proprio benessere presente e futuro o pensa che in futuro dovrà sborsare altre imposte, darà un taglio netto ai consumi che ritiene non necessari. Non è improbabile che per ogni 100 euro di maggiori imposte il consumatore preoccupato tagli i propri consumi per 3-400 euro.

Non è una decisione del tutto irrazionale. Le difficoltà rendono prudenti ed è meglio risparmiare precauzionalmente un pò di soldi che correre il rischio di non averli in futuro.

Per questo motivo gli shock generati da un'imposta elevata e imprevista possono provocare un crollo dei consumi molto superiore all'importo della maggiore imposta.

Chi ha una visione statica dell'economia pensa che di fronte a un'imposta di 100 euro, il consumatore razionale riduca i propri consumi di 100 euro, dimenticando che le conseguenze possono essere ben peggiori. Non solo il consumatore taglia i consumi, ma un calo della fiducia e degli ordinativi delle imprese le porta a rinunciare ad esempio a assumere personale anche se necessario e a tagliare gli investimenti, che dipendono dal (buon) andamento futuro dell'economia.

L'IMU ha contribuito non poco a far crollare la fiducia di imprese e consumatori e con essi consumi e investimenti. Eliminarla o almeno ridurla non può che far bene all'economia e quindi alle casse dello stato. Basterebbe che i consumatori cacciassero la paura di nuove imposte e nuove difficoltà economiche per generare un aumento dei consumi sufficiente, forse, a ripagare il taglio dell'imposta.

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