19 marzo 2016

I numeri del lotto e la Popolare di Vicenza

Qualche settimana fa si è riunita una parte dei soci della Banca Popolare di Vicenza. Erano chiamati a decidere di trasformare la banca in una spa, dopo aver preso atto che il valore delle azioni è sceso del 90%.

La banca calcolava il valore teorico delle azioni in base ai dati di bilancio, ma il bilancio sottostimava le perdite per crediti inesigibili. Una volta che la Popolare è stata costretta a svalutare i propri crediti il valore delle azioni è crollato da circa 60 a circa 6 euro.

Il fatto che il prezzo delle azioni di una banca sia fissato dalla banca stessa una volta l'anno dovrebbe spingere i potenziali azionisti a essere estremamente prudenti, e solo chi vuol rischiare i propri soldi dovrebbe acquistare le azioni, perchè il rischio di subire perdite è elevato.

Invece accadeva che la banca provasse in ogni modo a vendere le azioni, arrivando addirittura a finanziare gli acquirenti, rassicurati con argomentazioni varie: le azioni della banca dovevano servire come garanzia di prestiti oppure si sosteneva che la banca, da sempre presente in un certo territorio, fosse solida perchè finanziava gli impreditori locali.

Ora, a me una banca che ti presta i soldi perchè tu possa acquistare le azioni della banca fa pensare a quei truffatori che vendono i numeri del lotto. Se fossero vincenti, li giocherebbero, guadagnando più di quanto incassano vendendo i numeri.

Se le azioni della banca rendono bene, attraverso la distribuzione di utili o tramite un aumento di valore delle azioni, perchè la banca dovrebbe fare di tutto per venderle a piccoli azionisti?

La risposta ha lasciato con l'amaro in bocca chi s'è fidato dei consigli della Popolare: la situazione della banca non era affatto positiva, qualcuno che magari lo sapeva ne ha approfittato per vendere le sue azioni e per questo servivano dei compratori. Altrimenti il capitale della banca sarebbe diminuito e la BCE avrebbe suonato l'allarme.

15 marzo 2016

Leicester

Il Leicester è una poco nota squadra di calcio della serie A inglese con allenatore italiano che a 8 giornate dalla fine guida la classifica della Premier League.

Pochi avrebbero scommesso su una vittoria del campionato, ma qualcuno l'ha fatto. E tra un paio di mesi potrebbe incassare molti soldi perchè la vittoria del Leicester era quotata 5000 a 1. Chi avesse puntato 100 sterline, potrebbe vincerne 500 mila.

Una società di scommesse rischiando di subire un salasso adesso propone ai pochi coraggiosi scommettitori di rinunciare alla possibile vittoria in cambio di una somma certa da incassare subito.

Gli scommettitori che hanno puntato sul Leicester si trovano oggi a scegliere tra due scenari: il primo è mantenere la scommessa, con una certa probabilità di non vincere e un'altra, non piccola, di vincere molti soldi. L'altro è ottenere subito una somma consistente ma inferiore.

Meglio una somma certa subito o una incerta ma più grande tra qualche settimana?

Pare che la maggior parte abbia deciso di rischiare e solo uno scommettitore abbia preferito incassare subito i soldi.

E' logico: chi sommette sulla vittoria di una squadra che si pensava puntasse a non retrocedere, ha un'alta propensione al rischio e magari si gode il piacere della speranza di ottenere una clamorosa vincita, mente aveva messo in conto un'elevata probabilità di perdere la somma puntata.

E' pure comprensibile il tentativo della società di scommesse di limitare le perdite offrendo una somma certa da incassare subito.

10 marzo 2016

La schizofrenia del mercato e Draghi

Guardate il grafico. E' l'andamento dell'indice dei principali titoli italiani a cavallo delle decisioni della BCE. Alle 13.45 arriva la decisione della Banca Centrale Europea: i tassi di sconto scendono e la BCE decide di acquistare aumentare le quantità di titoli di stato acquistati e di comprare anche obbligazioni di imprese non bancarie.

La notizia fa impennare la borsa che in pochi minuti raggiunge un +4,3%. Diversi titoli bancari sono sospesi per eccesso di rialzo.

Poi iniziano le vendite. In parte è logico: chi ha guadagnato molto in pochi minuti, vende. Quindi inizia un calo piuttosto vistoso e a fine giornata l'indice è negativo.

In poche ore, riassumendo, il mercato azionario ha guadagnato oltre il 4% per poi perdere altrettanto. Un mercato schizofrenico che festeggia perchè le scelte della BCE potrebbero migliorare i conti delle banche ma poi segue l'andamento di Wall Street dove inizialmente prevale il pessimismo: le scelte della BCE indicano che l'economia ha bisogno di ulteriori stimoli monetari, e non solo di quelli.




09 marzo 2016

Le critiche all'austerità secondo Monti

Qualche sera fa Bruno Vespa ha intervistato Mario Monti e ha chiesto lumi sull'austerità che "strozza il debitore impedendogli di pagare".

Monti poteva spiegare che quando lui è diventato presidente del Consiglio non c'erano alternative e si doveva fare ciò che chiedevano gli alleati europei, in particolare i tedeschi, le cui banche stavano liberandosi dei titoli italiani con la conseguenza di far salire lo spread alle stelle.

E invece ha scelto un'altra strada. Ha criticato l'austerità, sostenendo che da commissario europeo ha provato a spiegare che gli investimenti pubblici dovrebbero essere esclusi dal patto di stabilità.

Tradotto in parole semplici, Monti non s'è affatto pentito di una politica economica che ha provocato un calo del PIL del 5% in tre anni. Non ha compreso che i provvedimenti del suo governo hanno fatto diminuire e non di poco i consumi e di conseguenza hanno fatto crollare gli investimenti.

Degli italiani in difficoltà pare non importargli molto e nemmeno dei consumi. Vede solo il lato dell'offerta dell'economia, ignorando il ruolo della domanda, oltre ai problemi delle persone.

Aveva l'occasione per denunciare l'austerità che ha prodotto risultati disastrosi e ancora una volta l'ha sprecata.

03 marzo 2016

Repubblica-La Stampa- Secolo XIX

E' di ieri la notizia del matrimonio tra il gruppo Espresso e la società che da un anno e mezzo gestisce La Stampa e il Secolo XIX. Si tratta di fatto di una acquisizione del quotidiano torinese e di quello genovese da parte del gruppo guidato da De Benedetti, che gestisce oltre al settimanale L'Espresso anche Repubblica e molti quotidiani locali.

In cambio Exor finanziaria della famiglia Agnelli e i Perrone, proprietari fino a metà 2014 del Secolo XIX riceveranno una quota dell'Espresso, la cui maggioranza relativa resta nelle mani della famiglia De Benedetti. Inoltre Fiat Chrysler ha annunciato l'uscita dall'azionariato del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera.

La ragione più probabile di questo cambiamento epocale, visto che La Stampa è da molti decenni in mano agli Agnelli, pare economico: La Stampa ha fatto registrare non poche perdite e vendite in calo. E' un limite di tutte le testate giornalistiche, che risentono non solo della crisi ma anche della concorrenza di tv e soprattutto internet.

Così il proprietario del Secolo XIX dopo aver coperto per diversi esercizi le perdite della società, ha di fatto ceduto il quotidiano ad Exor che adesso cede Secolo XIX e La Stampa all'Espresso, uno dei pochi gruppi a fare utili.

Obiettivo della fusione è creare un gruppo che, mettendo insieme notizie, agenzie pubblicitarie, servizi internet, tipografie ecc. ottenga risparmi consistenti nei costi senza far diminuire le notizie e le pagine dei giornali.

Lo stesso motivo economico può spiegare la scelta di Fiat Chrysler di uscire dal Corriere. Il gruppo RCS vive una crisi senza fine, fatta di periodici in perdita e di cessioni (il settore libri venduto a Mondadori) per ridurre l'indebitamento.

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