17 luglio 2016

RCS a Cairo

La gara per il gruppo Rizzoli - Corriere della Sera è finita, decretando la vittoria di Cairo, che ha raccolto quasi il 49% delle azioni contro meno del 38% della cordata capeggiata da Bonomi.

Quest'ultima offriva un euro per azione, Cairo invece un misto di azioni di Cairo Communications e di contanti. Cosa ha spinto gli azionisti a puntare su Cairo?

Bonomi metteva insieme le azioni di alcuni finanzieri (tra cui Mediobanca, Unipol e Della Valle) e liquidava gli altri con un euro ad azione, puntando a un lento risanamento, iniziato da anni, che per ora non ha portato in utile la società. Per capire il senso dell'offerta bisogna forse rileggere la lettera aperta scritta da uno dei soci, Diego Della Valle, al presidente Napolitano nel 2013. Dopo aver scoperto che Fiat (FCA) ha comprato molte azioni e si propone come primo azionista, Della Valle compra una pagina per spiegare che la libertà dei giornalisti del gruppo RCS sarebbe in pericolo e invoca una sorta di passo indietro da parte degli azionisti che dovrebbero mettere il gruppo nelle mani non si sa bene di chi per risanarlo.

Un progetto confuso che sollevava alcune domande: perchè gli azionisti avrebbero dovuto rinunciare ai loro diritti, rendendo la società RCS non scalabile? Quale sarebbe stato l'interesse generale di avere un editore sia pure importante non gestita da manager scelti da chi aveva più azioni?

Sconfitto 3 anni fa, Della Valle esce sconfitto pure oggi. Il primo azionista è Urbano Cairo che promette di integrare le attività di RCS, fatte di giornali, riviste ma anche di eventi sportivi (in primis il Giro d'Italia) con le attività delle sue società che lavorano nel settore dell'editoria e nella tv (La7).

E promette implicitamente agli azionisti di RCS di partecipare ai futuri eventuali utili della società. L'opzione Bonomi prevedeva il pagamento di 1 euro ad azione. Chi ha comprato le azioni a una cifra superiore si sarebbe dovuto accontentare di limitare le perdite.

Invece scegliendo Cairo gli azionisti possono sperare di recuperare i soldi investiti in RCS attraverso la scelta di scambiare le proprie azioni RCS con azioni di Cairo Communication, incassando subito un conguaglio di 25 centesimi per azioni. Una soluzione più allettante di quella offerta da Bonomi e dai suoi soci.

09 luglio 2016

Brexit e MPS

Sono trascorse un paio di settimane da quando i britannici hanno deciso di voler uscire dall'Unione Europea. Che bilancio si può fare?

Il primo dato che salta all'occhio è il crollo della sterlina, con relative arrabbiature di chi aveva investito i propri soldi (spesso cifre enormi) in titoli denominati in sterline contando sulla stabilità della moneta con l'effigie della Regina Elisabetta.

Colpevole numero uno è David Cameron che qualche anno fa Paul Krugman indicava come responsabile di un altro disastro: una svolta economica in Gran Bretagna sotto il segno dell'austerità, non necessaria, che, nata per creare maggiore fiducia nella sterlina e nell'economia britannica, ha ottenuto il risultato opposto, facendo crollare la fiducia e provocando anche i disordini dell'estate del 2011.

Come allora Cameron ha fatto crollare la fiducia nella sterlina e provocato incertezze che faranno scendere il PIL di alcuni punti percentuali. Si stima un potenziale calo superiore al 4%.

I mercati finanziari s'erano fidati di sondaggi che prevedevano una vittoria risicata del "Remain" e nella settimana precedente il voto hanno comprato a piene mani titoli che, dopo il voto, son crollati, per la gioia degli speculatori che invece stanno prendendo di mira le banche italiane.

C'è infatti la questione MPS. Il Monte dei Paschi di Siena ha ricevuto una lettera della BCE che la invita nei prossimi due anni a tagliare i crediti inesigibili per 10 miliardi oltre il previsto. MPS rischia di passare alla storia come la banca (quasi) fallita due volte.

La prima quando ha svalutato la partecipazione nella Banca Antonveneta, comprata per cifre esagerate e la seconda per effetto di crediti inesigibili. In entrambi i casi le perdite della banca sono consistenti, tanto da richiedere aumenti di capitale.

Il piano industriale di MPS prevede che i prestiti in sofferenza diminuiscano ma lentamente. La BCE impone un'accelerazione che richiederà un aumento di capitale. Di fatto oggi MPS vale poco o nulla perchè la svalutazione dei crediti inesigibili assorbirà molto più degli utili futuri, e questo stimola gli speculatori, non più interessati a operare sfruttando le incertezze britanniche.

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