23 settembre 2024

Revisione del PIL

L'ISTAT ha rivisto il PIL del periodo 2021-2023, scoprendo, grazie a "innovazioni e miglioramenti di metodi e di fonti" che il PIL nominale è più alto di quasi 100 miliardi rispetto ai dati precedenti. Il PIL 2021 è più alto di 20,5 miliardi, il PIL 2022 di 34,2 e il PIL 2023 di 42,6 miliardi.

Come sempre si tratta di un dato stimato e si cerca di fare in modo di avvicinarsi il più possibile al dato vero, che resta sconosciuto perchè non si conosce bene il valore aggiunto vero delle aziende, in parte perchè non denunciano i dati reali e in parte perchè alcuni "imprenditori" non svolgono attività lecite e quindi non dichiarano nulla. 

Però una cosa la possiamo dire: a meno che la correzione riguardi solo l'economia sommersa, un  aumento del PIL nominale di 100 miliardi vuol dire che i prezzi sono aumentati più di quanto riportato dai dati ufficiali.

Un aumento del PIL nominale ha poi un impatto positivo sul deficit/PIL e sul rapporto debito/PIL, che infatti scende da circa il 137 a circa il 134%. 

Tutto sommato è una buona notizia. Serviranno meno sacrifici per raggiungere gli obiettivi di bilancio concordati con l'UE. E il motivo è che li abbiamo pagati sotto forma di inflazione. O di finanziamento alla criminalità.

16 settembre 2024

Proroga a tempo per i balneari

La vicenda delle concessioni balneari pare destinata a concludersi con una proroga a tempo, fino al 2027. 

La direttiva Bolkestein obbliga i paesi dell'Unione Europea a mettere all'asta le concessioni di spiagge, che, di fatto, in precedenza erano possedute dai titolari degli stabilimenti balneari che se le passavano di padre in figlio come fossero beni di proprietà.

La magistratura italiana e europea ha bocciato ogni tentativo di non applicare la direttiva Bolkestein. Invece la politica ha fatto spesso promesse irrealizzabili, in cambio del voto di una categoria di imprenditori che sceglieva di votare chi difendeva i loro interessi (privati).

Tra le motivazioni di chi non vuole l'asta delle concessioni, qualcuna ha senso. Una dice: se il balneare perde la concessione, parte dei soldi spesi nello stabilimento, per beni e servizi che esercitano la loro funzione nel medio-lungo termine, diventano costi che non producono nessun ricavo. 

Per esempio, se uno stabilimento balneare 2 anni fa ha acquistato sdraio e ombrelloni nuovi, l'ha fatto nella certezza (magari derivante da una promessa politica) di poterli usare per (supponiamo) 5 anni, durante i quali l'imprenditore era certo di incassare i ricavi generati dagli stessi. 

Ma se dopo 2 anni l'impresa perde la concessione, si ritrova a registrare una perdita: il costo d'acquisto viene pertanto diviso in 5 parti, inserite in 5 bilanci annuali differenti, ma dopo il secondo anni i ricavi non ci sono più.

Per questo i balneari hanno chiesto un risarcimento. Come dire: ci avete illusi, facendoci pensare che non ci sarebbero state le aste per le concessioni e per questo abbiamo speso soldi nelle nostre imprese. Soldi che non recupereremo se perdiamo la concessione, quindi rimborsateci.

Qualcuno addirittura ha pensato ai mancati guadagni, ma il governo italiano pare intenzionato a comprendere in eventuali rimborsi solo i costi pluriennali sopportati negli ultimi 5 anni oltre a estendere, accordandosi con l'UE, le concessioni per altri 3 anni. 

In questo modo i costi non daranno luogo a perdite se non minime, perchè per altri 3 anni i costi pluriennali sopportati di recente saranno coperti dai ricavi degli stabilimenti balneari. 

Dopo aver promesso che la direttiva Bolkestein non sarebbe stata applicata, finirà che le aste si faranno e i risarcimenti saranno ridotti ai minimi termini. 

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