19 novembre 2017

Carige, rispunta Fiorani

L'aumento di capitale della Cassa di Risparmio di Genova (Carige) sta creando un pò di apprensione nel mondo bancario italiano, dove spunta una vecchia conoscenza delle cronache economiche e giudiziarie: Giampiero Fiorani, un tempo amministratore della Popolare di Lodi.

Ma andiamo per ordine. Dopo 10 anni di crisi Carige ha bisogno di un nuovo aumento di capitale, colpa dei soliti non performing loans (npl), prestiti che comportano forti perdite per la banca. I principali azionisti son la famiglia Malacalza che possiede oltre il 17% del capitale, Volpi che ha più del 6%, Spinelli e la coop Liguria accreditati di un 1-2% a testa.

Chi sono costoro? I Malacalza sono imprenditori liguri che hanno deciso di investire in Carige. Negli ultimi 2-3 hanno comprato molte azioni spendendo oltre 200 milioni, gran parte dei quali provenienti dalla vendita di quasi il 7% di Pirelli. Volpi è un imprenditore molto ricco (il patrimonio supera i 3 miliardi) e discusso che ha scelto come braccio destro Fiorani, l'ex amministratore della Banca Popolare di Lodi,  protagonista di scalate bancarie finchè è stato fermato dalla magistratura (e dal carcere). Infine Spinelli -famoso per essere stato il proprietario del Genoa calcio- opera nella logistica e nei trasporti.

Malacalza, Spinelli, Volpi e gli altri azionisti che speravano di conquistare il controllo di Carige attraverso l'investimento di somme accettabili si sono trovati a fare i conti con un nuovo aumento di capitale, necessario e imposto dalla BCE allo scopo di ridurre drasticamente i npl e garantire un futuro meno incerto alla banca.

Speravano in un investimento redditizio e si son trovati a gestire una perdita certa. Così le banche (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) chiamate - come succede in questi casi - a garantire il successo dell'aumento di capitale creando un consorzio che garantisce l'acquisto delle azioni inoptate cioè non acquistate, hanno posto condizioni precise alla banca e agli azionisti.


Alla banca è stata imposta una iperdiluizione del capitale: per ogni azione posseduta, la banca emette 60 nuove azioni. Scelta che rappresenta un monito per gli azionisti: se non sottoscrivete l'aumento di capitale, la vostra quota perderà quasi tutto il suo valore.

Agli azionisti più importanti è stato invece chiesto di non diminuire ma anzi aumentare la propria quota nella banca. Solo venerdì Malacalza e soci hanno accettato, dopo che il consorzio di banche a garanzia dell'aumento ha minacciato di ritirarsi. Il loro impegno è in ogni caso subordinato alle autorizzazioni delle autorità di vigilanza che potrebbero avere qualcosa da ridire a Volpi e al suo braccio destro Fiorani.

Insomma Carige appare messa davvero male, una specie di MPS che tuttavia ottiene ancora la fiducia di qualche azionista speranzoso almeno di portarsi a casa i soldi investiti. Sempre che la presenza di personaggi poco raccomandabili non complichi un aumento di capitale non scontato.


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