18 febbraio 2019

Un fallimento valutato da Ponti

Marco Ponti, non simpatico professore di economia con idee liberiste che ha valutato negativamente la TAV che dovrebbe collegare Italia e Francia, non è nuovo a queste valutazioni. Nel caso della Brebemi, la fallimentare autostrada che collega Milano con Bergamo e Brescia, pare abbia espresso giudizi positivi, come racconta Repubblica:

https://www.repubblica.it/economia/2019/02/18/news/brebemi_a35_ecco_tutti_i_benefici_dell_autostrada_fantasma-219457191/?ref=RHPPBT-VE-I0-C6-P20-S1.6-T1

15 febbraio 2019

Quando arriva la stangata

Vi è mai capitato in passato di leggere di proteste di cittadini a cui è arrivata una bolletta dell'acqua o dell'immondizia particolarmente salata?

Non stiamo parlando di errori, del rubinetto lasciato aperto che ha fatto scattare il contatore, penalizzando l'utente per via di tariffe progressive, ma di stangate causate da enti che all'improvviso aumentano le tariffe, magari raddoppiandole.

Quando c'è di mezzo una privatizzazione, spesso si è data la colpa al privato che prende in carico il servizio dal comune e manda un manager ben pagato a gestire la società, che deve generare profitti per l'investitore.

Ma profitti e spese aggiuntive son sufficienti a spiegare i rincari?

Forse no, come testimonia la città di Genova. Il Secolo XIX racconta che il comune ha deciso di non aumentare le tariffe, colmando coi soldi pubblici la differenza tra i maggiori costi e l'incasso dai cittadini. 

Solo i contribuenti poco fedeli pagheranno una bolletta rincarata di oltre il 18%, scelta su cui si possono avere dubbi: un aumento dell'imposta non spingerà i contribuenti infedeli a pagare.

Il maggior costo della raccolta dei rifiuti si deve sicuramente in buona parte a problemi nello smaltimento. La chiusura di una discarica alle spalle della città, ha costretto a esportare rifiuti verso altre regioni, con un forte aggravio del costi, in assenza di un incremento della raccolta differenziata.

Il congelamento dell'aumento della TARI non spingerà la città e i cittadini a aumentare la raccolta differenziata, e crea il rischio di un aumento futuro molto rilevante. come successo altre volte in altri comuni. Un aumento del 50% di una tariffa si può spiegare con una serie di aumenti che in precedenza non si sono realizzati, per non scontentare i cittadini.

10 febbraio 2019

TAV, qualche numero

Non è ancora stato pubblicato l'ennesimo studio costi-benefici sulla TAV in Valsusa, ma circolano dati e considerazioni.

Pare che i dati dicano che i TIR che ogni giorno attraversano il Frejus siano poco più di 2. 000, un numero insufficiente a giustificare la nuova linea ferroviaria ovvero a spostare almeno 1,5 milioni di TIR l'anno su rotaia.

Ma se si considerano anche i passaggi a Ventimiglia e al traforo del Monte Bianco i passaggi giornalieri salgono a 12.500. Se metà di questi venisse spostato su rotaia, l'obiettivo sarebbe raggiunto e superato. Entro il 2050, dice la commissione guidata da Marco Ponti che sembra aver anche segnalato che mettere le merci su ferrovia significa congestionare le autostrade attorno a Torino o meglio all'interporto di Orbassano dove avverrà il carico/scarico di merci dalla ferrovia, scoraggiando il ricorso alla ferrovia.

Insomma o non si deve fare perchè le merci sono poche o non si deve fare perchè ci sono colli di bottiglia a limitare la fruibilità dell'opera.

I dati confermano che la TAV non può essere considerata solo un'opera che collega due città (Torino e Lione) e le obiezioni paiono viziate da ragionamenti piuttosto conservatori.

Se infatti consideriamo il numero di TIR che ogni giorno attraversano la frontiera, non c'è dubbio che una nuova linea ferroviaria ha ragion d'essere. Tuttavia si dovranno fare scelte che spingano i trasportatori a usare il treno. Lo si deve fare per uno scopo diverso, un pò come quando si chiude il centro storico alle auto per limitare rumore e inquinamento in zone molto popolate.

Altrimenti non è detto che le merci si spostino su ferrovia. La libertà di scelta non si sposa con la tutela dell'ambiente: si fa ciò che conviene e non si considerano le esternalità, come l'inquinamento. Se si vuole raggiungere un certo obiettivo che rappresenta un bene per tutti, servono incentivi, divieti, motivazioni.

Inoltre occorre anche capire che le merci non partiranno tutte da Torino per arrivare a Lione (e vicerversa), come non tutti i passeggeri dell'alta velocità tra Milano e Roma salgono in una delle due città e scendono nell'altra (a ben vedere la TAV collega Torino con Salerno, ma semplifichiamo). Per cui serviranno diversi interporti, ovvero stazioni dedicate alle merci in cui far salire/scendere le merci dal treno.

Il trasporto è fatto di tanti passaggi, si imboccano tante vie di comunicazione, ci sono operazioni di carico/scarico. Se uno di questi si blocca, ne risente l'efficienza complessiva e si sceglieranno altri modi di trasportare le merci o le persone.

Per questo motivo i critici della commissione guidata da Ponti spiegheranno che l'obiezione di autostrde con più traffico attorno a Torino non ha senso. Per far funzionare una ferrovia non basta quei 2-300 km tra Italia e Francia ma anche altri investimenti capaci di liberare dai TIR le autostrade di tutto il nord ovest.


03 febbraio 2019

Bentornato, Mario Monti

No, non sono impazzito. Mario Monti non è il presidente del Consiglio, e purtroppo (qualcuno magari penserà: per fortuna) al governo ci sono Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio, all'economia Tria e la Castelli che arriva a chiedere a un partito di opposizione di spiegare la recessione.

Ma in fin dei conti è come se ci fosse, come se Mario Monti fosse il presidente del Consiglio e non dell'Università Bocconi.

Mario Monti che 7 anni fa, nel novembre 2011 entrò a Palazzo Chigi per sostituire Berlusconi è riuscito a spaventare gli italiani con un programma tutto lacrime e sangue, certo invece di creare certezze sui mercati finanziari, riluttanti con chi l'ha preceduto ad acquistare i titoli di stato.

Monti ha criticato le scelte della politica, ha promesso riforme capaci di portare, a suo dire, diversi punti di crescita del PIL, ma nell'immediato ha anticipato l'IMU e preso altri provvedimenti economici che avrebbero dovuto azzerare il deficit nel 2014.

Obiettivi clamorosamente falliti. Il PIL è crollato di quasi 5 punti in due anni e il deficit è rimasto al 3% perchè gli italiani si sono spaventati. Non si sono fidati delle promesse, non hanno pagato le imposte come fossero una tantum. Hanno pensato che era prudente tagliare le spese, rinviare gli acquisti di beni durevoli, per non attirare l'attenzione di un fisco che controllava gli scontrini fuori dai bar e non dava più certezze e sembrava promettere nuove tasse.

Per questo alla fine gli obiettivi promessi da Mario Monti si son rivelati errati: il PIL è sceso bruscamente, le certezze dei conti pubblici hanno prodotto incertezze nei bilanci privati e gli italiani hanno capito che le incertezze causano stangate, che lo spread che sale pericolosamente annuncia un aumento sgradito di imposte e tagli alla spesa.

Hanno imparato talmente bene la lezione, gli italiani, che di fronte alle incertezze del governo Conte, si son rimessi a fare quello che facevano ai tempi di Monti rinviando gli acquisti, girando alla larga dalla borsa e anche dai BTP Italia, tenendo i soldi in banca o portandoli all'estero. Le imprese risentono delle incertezze come quella della TAV e tagliano o rinviano gli investimenti, e le assunzioni.

Insomma siamo tornati ai tempi di Monti. Stesse incertezze sulle imposte e la spesa pubblica, stessi rinvii di spese e investimenti, stesse promesse poco credibili di miglioramenti futuri. Il PIL ne risente allora come oggi a testimonianza che la lezione non è servita perchè non è stata capita.

Non s'è compreso che di fronte a un'Italia frastornata dalla crisi serve meno incertezza, occorre muoversi con delicatezza per non provocare reazioni di paura e a volte anche di panico.

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