31 ottobre 2012

Aggiornamenti: Fiat + Irpef

A giugno (vedi qui) s'era discusso circa la decisione del tribunale di costringere Fiat a assumere circa 150 operai a Pomigliano.

Da un lato c'erano le ragioni del diritto. Dall'altra le necessità economiche dell'azienda che, se costretta a assumere, si trova un eccesso di manodopoera.

Oggi è arrivata la risposta della Fiat: ha annunciato che, costretta a assumere, metterà in mobilità 19 lavoratori.

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IRPEF: il governo ci ripensa. Niente più diminuzione delle aliquote. In compenso si evita l'aumento dell'IVA dal 10 all'11% e la retroattività dei limiti alle detrazioni.

Chissà se i tanti che secondo Grilli avrebbero tratto beneficio dalla manovra (vedi qui) protesteranno.



30 ottobre 2012

Festival della Famiglia

Sono rimasto allibito, lo scorso fine settimana, quando ho letto che Mario Monti è stato contestato al Festival della Famiglia.

Sono rimasto allibito per tre motivi. Perché esiste un festival dedicato alla famiglia, anzitutto. Evidentemente qualcuno ritiene che le famiglie debbano ricevere più attenzioni o siano più importanti dei single o magari delle vedove.

Poi perchè Monti è stato contestato. Di solito alla famiglia si dedicano noiosi convegni con grandi sorrisi, dove al massimo qualche politico si mette in mostra davanti ai giornalisti. Questa volta invece hanno contestato Monti, presidente del consiglio che sembra incarnare i valori tradizionali della famiglia, al contrario di chi l'ha preceduto.

La terza ragione è che nel fine settimana c'erano almeno due importanti eventi dell'Italia che studia, produce, innova: il salone del Gusto di Torino e il festival della Scienza a Genova.

Monti ha preferito un discorso un pò retorico al Festival della Famiglia che si svolgeva in Trentino ed è stato contestato da alcuni partecipanti che gli rimproveravano di non far nulla per la famiglia, ovvero di non tirar fuori soldi per la famiglia.

Forse chi ha contestato Monti aveva le sue ragioni. Una signora indossava una maglietta su cui si riportava l'articolo 31 della Costituzione, che ricorda che occorre aiutare economicamente la formazione della famiglia, specie se numerosa. Ma in un momento di grandi difficoltà economiche, è prioritario guardare a chi crea ricchezza e paga le imposte, ovvero versa allo Stato i soldi che servono, tra le tante cose, a sostenere le famiglie e in particolar modo le famiglie numerose.

Per questo mi sarei aspettato che Monti scegliesse di inaugurare il Festival della Scienza di Genova o il Salone del Gusto di Torino, affollatissimo incotrno annuale che riunisce i tanti che provano a trasformare un prodotto della terra in un bene a alto valore aggiunto.







29 ottobre 2012

Diritti tv

Gli appassionati di calcio si saranno forse accorti che negli ultimi tempi gli stadi sono sempre più vuoti, sia pure con qualche eccezione.

Diverse le ragioni. La crisi spinge i tifosi a disertare lo stadio, ma anche l'inadeguatezza degli impianti e uno spettacolo che non sempre pare attraente spinge le persone a starsene a casa e a guardare le partite in televisione.

E non si può dargli torto, visto che una partita acquistata dalle pay-tv costa al massimo 9 euro, molto meno dei costi che si sopportano andando a guardare le partite allo stadio.

Quanto incassano le squadre di calcio dai diritti televisivi?

Quasi 1 miliardo di euro l'anno, per l'esattezza 950 milioni di euro, distribuiti in modo diseguale tra le 20 squadre di calcio della serie A.

Solo 380 milioni sono distribuiti in egual modo tra tutte le società di calcio: 19 milioni a squadra. Il resto è diviso in base a diverse variabili.

47 milioni totali sono divisi in base al numero di residenti nella città di appartenenza e si va dai 6,3 milioni a testa delle squadre romane ai 400.000 euro a testa di Chievo e Siena, passando per i 3,4 milioni delle due squadre torinesi, i 4,5 del Napoli, 4,7 delle milanesi, 1,5 della Fiorentina.

Altri 47 milioni sono divisi in base ai risultati del campionato precedente e si va dalla Juventus campione che incassa 4,5 milioni fino ai 200.000 euro della Sampdoria, ultima delle promosse dalla serie B.

Contano poi i risultati storici. E qui i criteri sono due. La storia complessiva dei club e i risultati degli ultimi 5 anni.

La storia premia la Juventus che incassa più degli altri, 9 milioni, mentre chi ha una storia breve in serie A, come il Chievo, si deve accontentare di soli 500.000 euro.

I risultati degli ultimi 5 anni invece premiano l'Inter (12,8) seguita da Milan (12,5) e Juventus (11,4) mentre il Pescara si deve accontentare di soli 900.000 euro.

Ma la parte del leone la fanno i tifosi. Dei 950 milioni incassati, 237 sono distribuiti in proporzione ai tifosi di ogni squadra.

Le differenze sono notevoli. La Juventus incassa 56,5 grazie ai milioni di tifosi in tutto il mondo. Inter e Milan sfiorano i 40 milioni, 23 vanno al Napoli, 17 alla Roma, solo 3,4 a testa a Genoa, Sampdoria e Torino, 6,8 alla Fiorentina e solo 1,5 al Siena, la meno amata tra le squadre iscritte alla Serie A.

Così, messi insieme i diversi criteri, si arriva al totale. La Juventus incassa 103,8 milioni, 16 in più di Milan e Inter, quasi 40 in più di Roma e Napoli, il doppio della Lazio e oltre 4 volte tanto la meno pagata, il Pescara.

28 ottobre 2012

Choosy: Elsa Fornero non è sola

"Sono convinto che la forza lavoro attualmente disponibile sia particolarmente poco adattabile e scarsamente addestrata. Non è in grado di cogliere le opportunità..."

No, non l'ha detto Elsa Fornero ma Ewan Clague nel 1935 (chi volesse sapere chi fosse Clague legga qui). Clague sostenne che se anche fosse salita la domanda, la "disoccupazione sarebbe rimasta elevata" come spiega Paul Krugman in Fuori da questa crisi, adesso!.

Clague non è il solo a aver pensato che i problemi del mondo del lavoro dipendono dal lavoratore. Per Bill Clinton è una questione di competenze: secondo l'ex presidente degli USA molti posti restano vacanti perché i potenziali lavoratori non hanno le competenze necessarie.

Opinione condivisa anche da Charles Plosser, della Federal Reserve Bank di Richmond, che spiega che è inutile chiedere una migliore politica monetaria se prima non si trasformano le competenze dei lavoratori, spingendo ad esempio i lavoratori espulsi dall'edilizia a diventare infermieri.

Insomma, Elsa Fornero non è sola. E' lungo l'elenco di quelli che banalizzano il problema della disoccupazione, dimenticando gli aspetti macroeconomici e parlando di giovani che non si accontentano del primo lavoro loro offerto, di lavoratori che non possiedono la giusta preparazione, di posti disponibili che nessuno vuole.

Per questo Elsa Fornero merita le molte prese in giro e le critiche di questi giorni. Non solo ha banalizzato un problema grave, ma l'ha fatto dimenticandosi di essere una docente di economia che dovrebbe conoscere meglio la materia.

26 ottobre 2012

Draghi al Bundestag

Mario Draghi è stato ascoltato contemporaneamente da tre commissioni parlamentari al Bundestag, il parlamento tedesco.

Draghi ha spiegato ai parlamentari tedeschi che la BCE compra titoli sul mercato secondario, che questo non avrà rischi eccessivi per i contribuenti, che la BCE è pronta a interrompere gli acquisti se i paesi aiutati non rispetteranno i patti e infine che l'acquisto dei titoli di stato "non porterà inflazione".

Sembrano osservazioni quasi banali.

Econoliberal ha spiegato tre anni fa (vedi qui) che non esiste un pericolo inflazionistico e due mesi fa ha argomentato che non ha senso opporsi agli aiuti della BCE sostenendo che i paesi aiutati potrebbero disattendere gli impegni per ridurre il deficit, perchè in tal caso la BCE potrebbe sospendere i propri interventi (vedi qui).

Tesi di buon senso che evidentemente in Germania sono così poco popolari che serve un intervento di Mario Draghi per rassicurare i tedeschi, spiegando loro quello che il nostro blog dice da tempo.

25 ottobre 2012

Peugeot

Mentre Ford annuncia la chiusura di uno stabilimento in Belgio, il governo francese sta per concedere aiuto a Peugeot, la casa automobilistica francese interamente privata (circa un terzo delle azioni sono nelle mani della famiglia del fondatore) che qualche mese fa ha annunciato la chiusura di uno storico stabilimento di Aulnay, che occupa 8 mila persone, indotto escluso.

Il governo francese garantirà le emissioni di obbligazioni da parte di Banque PSA Finance per 7 miliardi in 3 anni e Banque PSA a sua volta finanzierà il settore auto con 11 miliardi di euro. In cambio il governo socialista vuole che Peugeot non distribuisca dividendi, che faccia entrare un proprio rappresentante e uno dei sindacati nel consiglio di amministrazione, che non si distribuiscano stock options ai manager e che si rivedano i tagli occupazionali previsti a Aulnay.

Dunque, se Fiat piange, le altre case automobilistiche non ridono, come si era spiegato un mese fa. E la crisi non è solo economica, ma anche finanziaria. Non c'è, in altri termini, solo da badare ai costi e ai ricavi, che risentono del forte calo delle vendite di automobili.

Occorre valutare anche la possibilità di finanziamento delle case automobilistiche. Le banche sono restie a finanziare imprese che vedono peggiorare i conti e le valutazioni di Moody's e soci.

Così se Peugeot vuol finanziarsi, ha bisogno di una mano. Offerta dal governo francese che invece non ha problemi a finanziarsi a tassi irrisori, a differenza del governo italiano.

Peugeot potrà investire, confidando in una ripresa della domanda, perché ha le spalle coperte dal governo. In caso di perdite, qualcuno le finanzierà a tassi accettabili, perché garantito da Hollande. Un lusso che Fiat non può certo permettersi.

24 ottobre 2012

Grilli

Qualche giorno fa avevo chiesto via twitter al ministro Barca (vedi qui) chi ottenesse vantaggi dall'ultima manovra del governo.

Barca non ha risposto e non capisco il perché visto che secondo un suo collega, il ministro dell'economia Grilli, ministro dell'economia, "il 98,8% dei nostri contribuenti avrà un effetto positivo dalla combinazione della riduzione delle aliquote Irpef e delle nuove disposizioni su deduzioni e detrazioni previste dalla legge di stabilità" (vedi qui).

Dunque ci siamo sbagliati a scrivere, come ha fatto William, che la manovra non era affatto conveniente per la maggior parte degli italiani, specie i meno ricchi?

Forse no, perchè Grilli pare il solo a vedere i vantaggi per molti.

Non la pensa così Giovannini, presidente dell'Istat, che ha stimato benefici per il 77% dei contribuenti. Non la pensa così la Corte dei Conti, secondo la quale il taglio dei trasferimenti potrebbe causare un aumento dell'Imu e non la pensa così la Banca d'Italia che suggerisce l'opportunità di prevedere altre correzioni dei conti in primavera.

Comunque la si pensi, una cosa pare certa: fare i conti in Italia è difficilissimo. Se si aggiunge un'imposta e si riduce un'aliquota, si ottengono stime degli effetti tanto diverse una dall'altra da far sospettare che qualcuno usi i numeri per farsi propaganda e che ogni intervento in campo finanziario sia una sorta di salto nel buio, con effetti reali ignoti alla maggior parte degli esperti.

22 ottobre 2012

Tobin Tax

Tre anni fa avevo scritto della Tobin Tax. Adesso è stata approvata una tassa impropriamente definita Tobin Tax che consiste in una aliquota fissa che pagherà chi investe in titoli diversi dai titoli di stato.

Secondo qualcuno, poi, la versione italiana di Tobin Tax non tasserebbe la compravendita di titoli se avviene nella stessa giornata, e, pertanto, non applica le idee di Tobin, che qui ripropongo.

Periodicamente spunta fuori la Tobin Tax. Questa volta l'ha proposta il primo ministro inglese, Brown, trovando l'opposizione del ministro americano Geithner e dell'italiano Tremonti.

Secondo il Sole 24 Ore (vedi qui) Brown ha proposto «una tassa sulle transazioni finanziarie fra le altre misure per rendere le banche più responsabili». Tremonti si è opposto affermando che anche se c'è in giro troppa speculazione finanziaria «la speculazione è meglio bloccarla prima che tassarla dopo».

Uno scenario piuttosto desolante. Non solo perchè è difficile immaginare come possa Tremonti bloccare la speculazione, che agisce su mercati di tutto il mondo, senza tassarla, ma soprattutto perchè Brown, Geithner e Tremonti parlano di Tobin Tax a sproposito.

Nel 1972 l'economista americano James Tobin propose una piccola tassa sulle transazioni di valuta estera (1) a brevissimo termine responsabili, in alcune circostanze, di forti squilibri economici e monetari. Tobin era un sostenitore del libero mercato. Sapeva però che "la volatilità dei tassi di cambio e di interesse indotta dalla speculazione e dai flussi di capitale ha conseguenze economiche devastanti per settori particolari o per intere economie" (2).

Chi ignora cos'è davvero la Tobin Tax, la fa diventare un'imposta destinata a colpire la speculazione, senza distinguere breve e lungo termine, valute, materie prime e speculazioni azionarie.

L'imposta, che potrebbe essere utile per limitare l'azione degli speculatori e stabilizzare i valori azionari, è però osteggiata da chi non vuole porre limiti ai mercati finanziari (Geithner) o non vuol sentir parlare di tasse (Tremonti) ma si illude di fermare (a parole) la speculazione.




(1) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/11/G20-ripresa-discontinua.shtml?uuid=a781abc8-caf8-11de-aaae-8b008265c0a7&DocRulesView=Libero
(2) P. Krugman, La deriva americana, Laterza, pag. 321
(3) Il granello di sabbia, AAVV, Feltrinelli, pag. 64


20 ottobre 2012

Differenze sociali in Germania e salamelecchi italiani

La Stampa giovedì ha pubblicato un articolo della Suddeutsche Zeitung in cui si parla di povertà in Germania, e non solo.

Una relazione del ministero del lavoro, guidato da Ursula von der Leyen, racconta che stanno aumentando i poveri, che in Germania appartengono a famiglie con meno di 848 euro al mese, sta crescendo il numero di chi ottiene aiuti economici dallo Stato, che è diventato più difficile il passaggio da una classe sociale a un'altra più elevata e che si sta concentrando la ricchezza: i più ricchi diventano ancora più ricchi e aumenta la differenza con il resto della società.

Nulla di nuovo, viene da dire. Sembra un film già visto: dove governano i partiti conservatori, le differenze economiche e sociali aumentano, i ricchi diventano più ricchi e i poveri faticano di più.

Ma nel caso tedesco ci sono almeno due aspetti particolari che vale la pena osservare.

La prima è che questi cambiamenti stanno avvenendo anche nel paese più ricco d'Europa, il solo che non risente della crisi economica. Non basta creare lavoro e ricchezza perchè le differenze sociali e economiche diminuiscano.

La seconda è che, come osserva il giornalista autore dell'articolo, Thomas Ochsner, in Germania se ne parla molto, anche nei talk show televisivi. Le differenze economiche sono più difficili da accettare e questo spiega che se ne parli ma anche che si intervenga per ridurle, quando possibile.

Da noi invece..guardate cosa è successo: http://video.repubblica.it/edizione/napoli/il-prete-anti-camorra-umiliato-dal-prefetto-non-puo-chiamarci-signori/108347/106732

Un prefetto se la prende con un parroco perchè, rivolgendosi a una sua collega, l'ha chiamata signora. Un modo per dire che lui non si sente un cittadino e un dipendente statale come gli altri, ma è diverso, superiore agli altri.

Se le differenze sociali e economiche aumentano (o diminuiscono), non è solo per ragioni economiche. Bisogna anche volerlo.

18 ottobre 2012

Una banca per le PMI..in Francia

Mentre da noi il governo ha varato l'ennesima manovra, venduta come intervento a somma zero (ma nessuno lo crede davvero), la Francia interviene creando una banca pubblica per le piccole e medie imprese (pmi), la Banque publique d'investissement (Bpi).

La banca era stata promessa da Hollande in campagna elettorale. Riprende l'esempio di un'analoga banca tedesca e potrà contare su almeno 40 miliardi, metà destinati ai prestiti e l'altra metà destinati a fornire garanzie alle banche commerciali che prestano soldi alle pmi e a finanziare le acquisizione delle pmi, concentrando gli interventi sulle imprese innovative e esportatrici.

Azionisti della Bpi saranno lo Stato francese e la cassa depositi e prestiti.

L'obiettivo strategico - ha dichiarato il presidente Hollande parlando della Bpi - è la ricostruzione della politica industriale.

Bellissime parole che si spera di sentire presto anche in Italia.


16 ottobre 2012

Il Nobel a Shapley e Roth

Chi s'è trovato tra le mani un libro di economia forse ha provato un pò di disagio quando s'è imbattuto nelle curve di domanda e offerta.

Si sarà forse chiesto se davvero si possono sintetizzare i comportamenti di molti operatori economici con due semplici funzioni (e relativi grafici) definite domanda e offerta e si sarà forse posto il problema del realismo di curve di domanda e di offerta quando lo scambio non prevede il pagamento di un prezzo.

E' il caso della scuola: n studenti vorrebbero iscriversi in una certa scuola che però non li può accogliere tutti. Come scegliere chi si iscriverà in quella scuola e chi dovrà iscriversi in una scuola diversa?

La risposta alla domanda l'ha data mezzo secolo fa Lloyd Shapley, un professore californiano ottantanovenne che lunedì ha ricevuto il Premio Nobel per l'economia per i suoi contributi alla teoria dei giochi.

Shapley, che in passato ha lavorato anche con un altro Nobel per l'economia, John Nash, ha contribuito a definire i modi per risolvere casi come quello dell'assegnazione dei posti in una scuola attraverso una teoria non competitiva ovvero collaborativa. L'equilibrio che si raggiunge applicando i modelli di Shapley è, inoltre, stabile: i soggetti che raggiungono un equilibro non desiderano cambiarlo, ovvero se due persone trovano un accordo, in cui ciascuno ottiene qualcosa dall'alto e cede qualcosa all'altro, e si proponesse di scambiarsi le parti, la risposta sarebbe negativa.

Qualche decennio più tardi Alvin Roth ha usato le teorie di Shapley per affrontare problemi concreti, come quello dell'assunzione di medici da parte di ospedali in forte competizione per ottenere i migliori studenti.

La competizione spingeva gli ospedali a offrire i posti disponibili agli studenti migliori prima che costoro avessero le idee chiare sul loro futuro professionale, con il conseguente rischio che sia l'ospedale che lo studente facessero scelte non ottimali.

L'applicazione delle teorie di Shapley da parte di Roth ha corretto le storture di un mercato troppo competitivo e questo dà un particolare significato al Nobel, che da qualche anno viene assegnato a chi ha teorizzato le imperfezioni del mercato. Shapley e Roth hanno fatto forse meglio: hanno teorizzato la necessità, per un utilizzo efficiente delle risorse, di una collaborazione tra le parti.





15 ottobre 2012

Manovra 2.0


Commentare l'ultima manovra del governo monti - ma Grilli giusto un mese fa non diceva che non servivano altre manovre ? - perché di una manovra finanziaria vera e propria si tratta è attualmente un po' difficile, sia perché ancora non si capisce bene quale sia il testo da commentare, sia perhé essendo un decreto legislativo (non un decreto legge), che quindi necessita di un'approvazione parlamentare, potrebbe essere modificato in corsa.

Comunque proviamo ad evidenziare alcuni punti critici:

1. Dal testo verrà introdotta una franchigia di 250 € sulle spese e questo dal 2012, quindi retroattivamente. Ricordo che non si potrebbero emanare provvedimenti retroattivi ai sensi dello statuto del contribuente, ma essendo questo una legge ordinaria, può essere derogato da qualunque altra legge ordinaria! Inoltre i partiti, pur avendo ragione da un punto di vista di principio, farebbero meglio a tacere, visto che la retroattività è sempre stata prassi comune!

2. Il tetto massimo delle spese detraibili, su cui poi sarà calcolata la detrazione sarà di 3.000 €, escluse le spese sanitarie (su cui però si applica la franchigia di 250 €) e quelle sulle ristrutturazioni. Considerando che la detrazione è del 19%, la detrazione massima possibile teorica sarà di 570 €. Questa norma penalizza molto i redditi alti che in genere hanno molte spese detraibili. Un semplice esempio: il limite massimo di interessi passivi detraibili per un mutuo prima casa è di 4.000 €. Bene, poniamo che io abbia pagato giusto 4.000 €: non solo perdo 1.000 € di interessi passivi (quindi 190 € di detrazione di imposta), ma tutte le altre ricevute che porto per il 730 o l'unico, tipo spese per l'asilo, spese per la palestra dei figli ecc. ecc. posso anche buttarle, perché il plafond di 3.000 sarebbe pienamente assorbito da una sola voce. E non crediate che questo riguardi solo i "ricchi": se ho contratto un mutuo negli ultimi due anni, pagando prima gli interessi (ammortamento alla francese) è facilissimo sforare.
Dal tetto dei 3.000 € non entrano le detrazioni fisse relative alla no-tax area, né - sembra - quelle per i familiari a carico.
Anche questo limite è retroattivo. Valutare l'impatto è però molto difficile.

3. Verranno abbassate 2 aliquote d'imposta. Ricordo che questo provvedimento tocca TUTTI, in quanto colpisce direttamente gli scaglioni, quindi il risparmio annuo andrà da 200 a 280 Euro (circa).

Capire quale sarà l'impatto combinato delle tre disposizioni è molto difficile, in quanto bisognerebbe simulare una dichiarazione dei redditi, ma da qualche stima ottimistica, come questa, ci guadagneranno poco i redditi fino 30.000 € e ci rimetteranno molto quelli superiori.

Andando agli estremi opposti: un single in affitto e reddito di 30.000 € ci guadagnerà secco 280 €. All'altro capo pagando mutui e avendo famiglia ci si rimetterà. Di fatto è una scelta politica: si sfavorisce la proprietà della casa e la famiglia. Discutibile, ma lecito.

4. L'IVA aumenterà di solo un punto percentuale. Qui io credo che alla fine non aumenterà per niente e che sia stata lasciata aperta la possibilità di aumentare come una mannaia sulla testa del prossimo governo per indurlo a "risanare" invece che sperperare.

In ogni caso l'effetto netto combinato di tutti i provvedimenti sarà senz'altro un aumento della tassazione.
Inoltre si crea una poco simpatica disparità di tempi tra dipendenti, pendionati e imprese e autonomi: i primi due pagheranno le detrazioni nel 2012 e godranno della diminuzione delle tasse dal Gennaio 2013, gli altri pagheranno dal 2012 e forse si vedranno ridotte le tasse da giugno 2014. Francamente non mi sembra molto equo....

Vanno ricordati anche alcuni provvedimenti decisamente irritanti:

5. Con le maggiori entrate il governo pagherà le penali all'Impregilo (300 milioni di €) per la disdetta del ponte di Messina. Io personalmente farei pagare la penale pro quota al precedente governo, non vedo perché dovrei pagarla io!

6. Diventano tassabili le pensioni di guerra e quelle di accompagno. Non capisco quelle di guerra che ormai saranno pochissime, ma tassare gli accompagni è veramente vergognoso. Parliamo di famiglie che si occupano personalmente di malati di Alzheimer e simili. Per risolvere un male - che è quello che tali assegni sono dati a tutti indipendentemente dal reddito - se ne crea un altro peggiore: allora non date accompagni a chi è già ricco oltre un certo limite. Ma tassare le pensioni di invalidità....

Voglio chiudere con un paio di considerazioni:

a) dove sono i tagli alla spesa che Bondi sta meditando ormai da mesi?
b) dov'è il piano di dismissioni pubbliche che dovrebbero abbattere il debito pubblico?
c) dove sono le riforme per i processi civili?
d) è mai possibile che si riescano a tagliare gli assegni di accompagno e non le retribuzioni d'oro?

14 ottobre 2012

Tweet con il ministro Barca

In attesa che William ci offra la sua analisi dell'ultima manovra del governo Monti, ecco un paio di tweet che ho scambiato con il ministro Fabrizio Barca, economista.

Di fronte alla mia domanda, volutamente provocatoria:

come è possibile dire che è una manovra a somma zero se chi ha un reddito modesto paga + iva e ha un modesto beneficio irpef? 

Barca ha risposto:  E' somma zero per bilancio Stato Cioè NON è manovra per vincoli europei E' redistribuzione Con effetti diversi per persone diverse 

e alla mia replica:  pare proprio che chi ha redditi bassi ci rimetta... un modo per far scendere ancora i consumi? 

Barca ha risposto:  Chi ha redditi sotto soglia minimaper pagamento imposta sul reddito comunque paga IVA un punto in meno di prima dell'intervento.

A voi i commenti (se ci saranno altri scambi di tweet aggiornerò il post)

13 ottobre 2012

Christine Lagard

Christine Lagarde, numero uno del Fondo Monetario Internazionale, è a Tokio dove si sono riuniti FMI e la Banca Mondiale.

La Lagarde ha spiegato che il debito dei paesi avanzati è enorme, attorno al 110% del PIL... quindi consoliamoci, non siamo i soli, noi italiani, a essere molto indebitati. Il debito va ridotto e per questo occorre crescere.

Ma non è facile perchè, come spiega l'ultimo rapporto del Fondo Monetario, le misure per rimettere a posto i conti hanno avuto un effetto depressivo sull'economia decisamente peggiore del previsto, cosa che ha colpito molto, come riporta Il Sole 24 Ore, il governatore della Banca Centrale Austriaca e membro del Governing Council della Bce Ewald Novotny secondo il quale è probabile che i programmi non fossero realistici fin dall'inizio.

Forse l'hanno capito, vien da commentare. Avessero letto qualche libro di Stiglitz, premio Nobel per l'economia nel 2001 e da sempre critico verso FMI e Banca Mondiale proprio per gli effetti recessivi delle ricette proposte o, meglio, imposte ai paesi in difficoltà, forse l'avrebbero capito prima.

Ma l'avranno capito tutti? E sapranno dare le giusti consigli ai politici ancora riluttanti a abbandonare una politica economica che sta uccidendo la Grecia e provocando disastri anche nel resto d'Europa?

11 ottobre 2012

Oro, perché è impossibile avere monete convertibili


In questo blog e nel documento sul signoraggio (vedi qui) ho sempre scritto che non esiste abbastanza oro per rendere convertibili le monete. 

Dunque cerchiamo qualche dato e facciamo un pò di calcoli.

Seconodo Yahoo (vedi qui) le riserve in oro di tutte le banche centrali ammontano a 31.447 tonnellate, ovvero 1.109.260.282 once. Ogni oncia vale 1767 dollari. 

Le riserve di tutte le banche centrali valgono pertanto poco più di 1960 miliardi di dollari, ovvero poco più di 1500 miliardi di euro. Cifre significative: se cerchiamo il valore della base monetaria, M1, della BCE, troviamo che supera i 5 mila miliardi di dollari, cioé oltre tre volte tanto il valore dell'oro detenuto da tutte le banche centrali.

E' chiaro che la convertibilità è impossibile. 

Benvenuto nel club, dottor Marchionne

Marchionne rottama il liberismo, scrive Gad Lerner, che ne riporta le parole: “L’Unione europea deve smettere di firmare accordi di libero scambio. Non è il momento per abbracciare questo tipo di politiche”.

Mi piacerebbe vedere un pò di facce. La prima è quella di quell'antipatico liberista che risponde al nome di Antonio Martino che un paio d'anni fa spiegava (vedi qui) che i liberisti avrebbero dovuto ringraziare Marchionne perché spazzava via, a suo parere, la concertazione, ovvero gli accordi tra imprese, sindacati e governo.

La seconda è di Alberto Mingardi dell'Istituto Bruno Leoni. Mingardi in un'intervista dal titolo significativo, Giù le mani da Marchionne (vedi qui) ha spiegato che la chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e la rinuncia ai contributi per la rottamazione era positiva perchè voleva dire meno soldi dallo Stato e un sistema dell'auto finalmente concorrenziale. Che faccia avrà fatto quando ha letto che invece Marchionne invoca aiuti europei per il settore automobilistico?

La terza è la faccia di qualche giornalista che non ammiro, come Sergio Luciano, che qualche settimana fa continuava a scrivere del liberismo del manager col maglioncino (vedi qui).

E infine vorrei vedere la faccia di John Elkann, che si definisce liberale, ma liberale non dottrinario. Ha il nemico (si fa per dire) in casa, ma forse non lo sa. O forse basta definirsi liberale non dottrinario per andare d'accordo anche con chi rinnega il liberismo, come Marchionne?





10 ottobre 2012

Iran: crolla il riyal

Da qualche tempo le tensioni tra l'Iran e il mondo occidentale sono aumentate, complici le vicende siriane (l'Iran appoggia e finanzia la minoranza sciita al potere in Siria) e la minaccia atomica, di cui ha parlato il premier israeliano Netanyahu all'ONU.

L'Iran è oggetto di sanzioni internazionali, che da una decina di giorni stanno facendo crollare il valore della moneta, il riyal iraniano, rispetto al dollaro e salire l'inflazione.

Siamo di fronte a un caso quasi da manuale. Non risulta che la banca centrale iraniana abbia fatto scelte irragionevoli, come finanziare il debito pubblico "stampando" moneta. Semplicemente, la fiducia nella moneta è crollata perché gli iraniani pensano si metterà male: le sanzioni significano calo delle vendite di petrolio e minori entrate per lo Stato, investimenti in calo, capitali stranieri in fuga.

Le sanzioni e qualche scelta discutibile del governo di Ahmadinejad, che pare mettere in secondo piano i problemi economici degli iraniani, hanno spinto gli iraniani a liberarsi del riyal e ad acquistare dollari.

La sfiducia genera inflazione perchè implicitamente gli iraniani fanno i conti in dollari. E' come se il prezzo dei prodotti sullo scaffale fossero espressi in dollari oltre che nella moneta nazionale e come se valessero solo i prezzi in dollari. Se il dollaro si apprezza ovvero se il riyal si svaluta, i prezzi in riyal aumentano, facendo aumentare l'instabilità dell'economia.

Gli avvenimenti di questi giorni dovrebbero insegnare qualcosa a chi immagina di poter risolvere tutti i problemi stampando moneta, magari la vecchia lira. Se la fiducia nella moneta crolla, scoppia l'inflazione anche anche se non si stampano enormi quantità di moneta.

08 ottobre 2012

IVA e detraibilità


Vorrei fare un po' di chiarezza sul sistema di tassazione che "subiamo".

Chi propone la "detraibilità" dell'IVA per i consumatori finali probabilmente non ha ben chiaro il meccanismo dell'IVA. Renderla detraibile per i consumatori finali significherebbe azzerarla in buona sostanza.

L'IVA è un'imposta "neutra" per le aziende: se un macellaio compra un kilo di carne a 10 Euro + IVA, significa che sborsa 10 € + il 10% di 10 €, cioè 11 Euro. Se poi la vende a 25 Euro + IVA al kilo, allora incasserà 25 Euro + 10% di 25, cioè 27,50 €.

Vediamo ora i conti e iniziamo con l'IVA: ho versato al mio fornitore 1 Euro di IVA e ho riscosso dal mio cliente 2,5 Euro di IVA. Quindi dovrò versare allo stato 2,5 - 1 = 1,5 € di IVA.

Ho comprato, al netto dell'IVA 10 € di carne e l'ho rivenduta a 25, quindi il valore aggiunto è stato di 15. L'Imposta sul Valore Aggiunto (I.V.A.) è quindi calcolata sulla differenza tra il valore di vendita e quello di acquisto: 25 - 10 = 15. Il 10% di 15 = 1,5.

Il mio guadagno ovviamente non sarà 15, perché avrò le altre spese del negozio: affitto, luce, dipendenti, ecc. Sulla differenza tra vendite (al netto dell'IVA) e acquisti (al netto dell'IVA) si determina, fatte le opportune rettifiche, il reddito imponibile su cui il macellaio dovrà pagare l'IRE.

Dopo altre rettifiche si arriva al reddito imponibile IRAP, su cui si paga l'IRAP.

Quindi per il macellaio è fisiologico essere a debito con lo stato dell'IVA e per lui l'IVA è una tassa neutra. Se l'IVA sulla carne passasse dal 10 al 20%, non cambierebbe nulla per lui, in quanto l'imposta sarebbe integralmente ribaltata sui clienti.

L'IVA è quindi un'imposta sul consumo, pagata dal consumatore finale. Quindi non avrebbe senso renderla detraibile per i consumatori finali. L'IVA è sopportata dai consumatori finali, ma versata dalle aziende (macellaio, allevatore del bestiame, ecc.)

Quindi ogni manovra sull'IVA ha effetti sui consumi: aumentare l'aliquota IVA significa aumentare l'inflazione (aumenta il prezzo finale) e diminuire gli scambi. Prevedere quale sia poi l'effetto finale sul fisco è particolarmente difficile.

Mi spiego semplificando un po'. Quando iniziai a studiare microeconomia il grafico standard riportava le quantità di prodotto in ascissa e i prezzi sulle ordinate. Il valore ovviamente era l'area del rettangolo che si formava. Massimizzare il valore significava trovare la combinazione di quantità e prezzi in modo che l'area fosse massima.

In analogia massimo valore significa massimo gettito IVA, in quanto è proporzionale (e indirettamente anche massimo gettito IRE). Quindi può accadere che, siccome la domanda non è rigida, ad un aumento del prezzo, diminuiscano le unità vendute e di conseguenza scenda il valore totale (l'area) e di seguito diminuisca il gettito IVA.

E questo è esattamente ciò che è successo con l'aumento dell'IVA di un punto percentuale (da 20 a 21%).

Francamente non capisco tutte le manovre per evitare un ulteriore aumento dell'IVA. Un ulteriore aumento porterebbe a una diminuzione del gettito, quindi perché aumentarla?

06 ottobre 2012

Juventus, ticket salati

Chi ha visto in tv Juventus-Shaktar, partita di Champions League, ha notato due stranezze: un clima irreale, con il pubblico stranamente silenzioso e insoliti vuoti nella tribuna est, quella di fronte alle telecamere, come si intuisce dalla foto.

E' successo che i tifosi erano arrabbiati perchè la Juventus ha limitato l'uso di grandi bandiere, che quando sono sventolate impediscono a molti spettatori di vedere il campo, e erano incavolati per i prezzi dei biglietti.

90 euro per vedere un match di Champions in tribuna, 40 per vederlo in coppa sono davvero troppi nonostante il presidente Andrea Agnelli abbia spiegato che la partita era di seconda fascia, ovvero che i prezzi non erano esagerati.

La protesta a dire il vero era iniziata mesi fa (ne avevamo parlato qui), con l'aumento degli abbonamenti giustificato anche dal fatto che chi è abbonato gode di un diritto di prelazione sulle gare di coppa, e qualche giorno prima, durante la gara contro la Roma, era continuata con la decisione delle tifoserie di esporre gli striscioni al contrario.

Martedì il silensio irreale ha espresso tutto il malcontento dei tifosi. E tuttavia, alla fine ha avuto ragione il monopolista, cioè la Juventus.

Nonostante 8-9000 spettatori paganti in meno, l'incasso ha superato il milione e mezzo di euro, un importo simile a quello incassato pochi giorni prima contro la Roma, quando lo stadio era pieno.

Il monopolista, insegnano i manuali di economia, ha interesse a limitare la produzione e tenere alto il prezzo di vendita del bene o del servizio. Ed è quello che sta facendo la Juventus, a cominciare dalla scelta di avere uno stadio di soli 40.000 posti. Se lo spettatore vuole un biglietto lo paga caro, come da manuale del perfetto monopolista.

Ma si poteva fare diversamente? Forse no. Oltre 1 milione e mezzo con quasi 30.000 spettatori fanno in media più di 50 euro a spettatore. Avrebbero potuto ottenere lo stesso incasso riempendo lo stadio, con una diminuzione dei biglietti di circa 13 euro l'uno. Ma sarebbero stati certi di vedere tutti i biglietti? Forse no, perchè buona parte degli spettatori delle gare interne della Juventus arrivano da mezza Italia, ed è difficile che decidessero di andare a vedere una partita giocata in un giorno feriale e tornare a casa in piena notte.

04 ottobre 2012

Barry Commoner

Lunedì a New York è morto a 95 anni un famoso ecologista americano, Barry Commoner.

Commoner era un biologo che, dopo che un suo studio sull'assorbimento da parte dei bambini di una sostanza radioattiva prodotta dagli esperimenti nucleari è stata quasi ignorata dalle autorità pubbliche, è diventato un leader ecologista, come ricorda Il Sole 24 Ore (vedi qui), capace di candidarsi alle elezioni presidenziali del 1980.

In Italia divenne famoso negli anni reaganiani, quando si installavano i missili nucleari a Comiso.

Ma a me piace ricordarlo come intelletuale che allora aveva capito molto di Reagan e della guerra fredda, come dimostra la prefazione del suo Se scoppia la bomba (Editori Riuniti, 1984) scrive infatti: "negli USA la corsa al riarmo ha portato con sé un imponente deficit pubblico...e con esso povertà sempre maggiore per una buona parte della popolazione, in primo luogo per le minoranze etniche" e suggerisce di puntare sull'energia solare per sostituire il nucleare.







03 ottobre 2012

La Chiesa tedesca

In Germania non esiste l'otto per mille semi-obbligatorio, vale a dire con la possibilità per il contribuente di decidere soltanto a chi versare l'imposta ma non di decidere se pagarla.

L'imposta è volontaria e subordinata a una dichiarazione di appartenenza: si dichiara di essere cattolici o luterani e si ricevono i bollettini con cui pagare la relativa imposta ai sacerdoti della propria religione.

Se un cittadino dichiara di essere ateo o comunque di non avere alcuna fede preferita, semplicemente non paga alcuna imposta.

E così succede che molti, vuoi per risparmiare, vuoi perchè non gradiscono alcune decisioni della chiesa cattolica, dichiarino di aver cambiato idea circa la religione preferita e quindi non paghino più la relativa imposta.

La Chiesa cattolica tedesca sta subendo il colpo di tali ripensamenti e ha deciso di reagire: niente più battesimi, comunioni o matrimoni per chi non è in regola con i pagamenti.

Chissà se in Italia, dove giusto due anni fa si segnalavano le preoccupazioni del cardinal Bagnasco sul calo delle entrate della Chiesa (vedi qui) la Chiesa avrebbe lo stesso coraggio, escludendo dai sacramenti gli evasori. E chissà se qualcuno avrebbe il coraggio di abolire l'imposta sulla religione obbligatoria e trasformarla in imposta facoltativa, come succede in Germania.

01 ottobre 2012

Luigi Zingales

Molti anni fa, quando il muro di Berlino divideva l'Europa in due, si discuteva molto di capitalismo (e di socialismo). Per i più estremisti uno dei due modelli avrebbe vinto e costretto i perdenti cambiare sistema.

Quando le dittature dell'est sono implose, è parso chiaro che il modello socialista non minacciava più nessuno, salvo forse qualche sventurato in Nord Corea o a Cuba. La parola "capitalismo" è andata in soffitta, sostituita da una più utile discussione sulle caratteristiche del capitalismo.

Per questo motivo mi pare strano il titolo dell'ultimo libro di Luigi Zingales, economista italiano che lavora all'università di Chicago, nota per le posizioni liberiste dei suoi economisti.

Zingales è già riuscito a scrivere un libro dal titolo curioso: "Salvare il capitalismo dai capitalisti". Qual è la colpa dei capitalisti? Secondo Zingales i capitalisti non vogliono saperne di un mondo duro e competitivo. Preferiscono che il mercato non funzioni come descritto dai manuali di economia, vale a dire preferiscono i mercati oligopostici, rifiutano la concorrenza perfetta o quasi perfetta, e possono farlo per colpa della finanza che non tratta tutti allo stesso modo preferendo dare soldi agli oligopolisti.

Adesso Zingales riprende lo stesso tema, spiega che l'economia non funziona come dovrebbe perchè fare impresa spesso significa orientare le scelte politiche nell'interesse di pochi imprenditori.

Tutto ciò scandalizza Zingales, non perché preferisca un'economia più regolata, ma perché pensa che il libero gioco del mercato possa produrre uguaglianza, benessere e libertà per tutti.

Quando ho letto questo nel risvolto di copertina di Manifesto capitalista, l'ultimo libro di Zingales, ho faticato a trattenermi. Mi veniva voglia di ridere. Come si fa a essere tanto ingenui da credere che il mercato lasciato a se stesso produca uguaglianza e benessere per tutti? E come si può credere che,visto che il mercato produce oligopoli, lobbies e tutto ciò che limita la concorrenza, lo stesso mercato si possa autoriformare nel timore, in caso contrario di trasformare il capitalismo nel suo opposto, producendo ingiustizia e povertà come e peggio dei regimi socialisti?

Insomma, non ci sono buone ragioni per acquistare il libro di Zingales. O forse sì. E la ragione è scoprire gli errori che compiono nel descrivere il funzionamento dell'economia e il mondo ingenuo che sognano i liberisti, tanto ingenuo da sventolare, quasi un quarto di secolo dopo la fine dei regimi comunisti, lo spauracchio della povertà di chi aveva scelto il sistema sbagliato.





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