30 dicembre 2011

Occhio allo spread!


Nell'ultima settimana dell'anno lo Stato italiano ha collocato BOT a sei mesi al tasso del 3,25%, Ctz a due anni al 4,85% e BTP a 3, 7 e 10 anni a tassi che vanno dal 5,62% al 6,98%.

Un calo significativo dei tassi rispetto alle precedenti emissioni di titoli pubblici.

Eppure lo spread non è sceso se non per qualche ora. Come si spiega lo spread alto in presenza di tassi scesi di oltre il 2% per le scadenze fino a tre anni?

I giornali hanno scritto che all'improvviso la credibilità dell'Italia, almeno nel breve termine, è aumentata. Ma anche i BTP a 3 anni hanno visto i tassi scendere dal 7,89 % al 5,62.

E' bene spiegare che è normale che i tassi siano più bassi per i titoli a breve scadenza e più alti per i titoli a più lunga scadenza (un titolo decennale paga un interesse maggiore di un titolo a 5 anni, che a sua volta paga un interesse maggiore di un titolo che scade dopo 2 anni, ecc.).

Nelle scorse settimane invece i tassi sui titoli a breve termine sono saliti alle stelle, in alcuni casi superando i tassi pagati dai titoli a medio-lunga scadenza. Era un segnale di pericolo, di forte sfiducia nei titoli pubblici italiani.

Adesso si sta tornando alla normalità, segno che la fiducia nei titoli pubblici torna a salire, e questo spiega la maggiore diminuzione dei tassi sui titoli a breve scadenza.

Perchè è risalito lo spread? Per diverse ragioni. La domanda in questi giorni è debole e risente dei mancati acquisti della BCE.

Molti continuano, per diverse ragioni, a vendere i BTP decennali, facendo salire lo spread. La maggiore credibilità dello Stato italiano rende disponibili titoli più sicuri: chi vuole rischiare di meno si sposta su titoli di durata più breve, vendendo i decennali.

Il governo ha deciso di puntare nell'immediato su titoli a più breve scadenza, che costano di meno.

E' una strategia saggia che mette in evidenza un'altra grave mancanza del precedente esecutivo: quando i tassi erano bassi, il governo avrebbero potuto emettere titoli a lungo termine con rendimenti del 3-4%, mettendo al sicuro i conti pubblici per anni. Mario Draghi suggerì questa banale strategia a Tremonti, che ignorò il consiglio, forse temendo di pagare nell'immediato qualche decimo di punto in più.

E soprattutto: se lo Stato punta a aumentare le emissioni di titoli a breve-medio termine, che senso ha preoccuparsi dello spread Bund- BTP a 10 anni?

29 dicembre 2011

Somalia


Da mesi la situazione in Somalia è peggiorata. La siccità sta mettendo in crisi un popolo che da anni vive una drammatica guerra civile, che distrugge tutto.

Molti anni fa, quando la Somalia era un paese in pace, anche se dominato da un dittatore, un mio parente visitò il paese, ospite di un italiano che viveva a Mogadiscio. Tornato mi raccontò un paio di storie che mi lasciarono perplesso.

L'italiano che viveva in Somalia aveva diversi dipendenti che, conoscendo gli italiani, chiedevano: tu quanti figli hai? Gli italiani rispondevano uno, due, al massimo tre. I somali, stupiti, chiedevano: ma tua moglie è malata? Le donne somale con meno di 5 figli preferivano raccontare di non avere mai avuto figli. Si vergognavano se non avevano almeno 5 figli. E quando un italiano spiegò loro che non sarebbe stato facile vivere con tanti figli, i somali dicevano che invece loro non avevano problemi, perchè raggiunti i 12 anni o forse anche meno, i figli se ne andavano, vivevano avventurosamente per strada...

Gli italiani a Mogadiscio scoprivano un mare ricco di pesce, affascinante per via della barriera corallina. Ma nessuno pareva goderne. I somali tolleravano gli italiani che facevano il bagno e spiegavano che per motivi religiosi non si sarebbero tollerati i turisti che avrebbero fatto il bagno in costume.

A distanza di molti anni la Somalia, allora pacifica, s'è trasformata in un inferno. La cosa non mi ha stupito...

27 dicembre 2011

La classifica dei peggiori

In genere in Europa i peggiori siamo noi italiani: i peggiori come finanze, i peggiori come disciplina, i peggiori come evasori e via dicendo.

Ma come dicevo alcune settimane fa su questo blog

quando citavo la sostanziale uguaglianza tra debito pubblico e privato in periodi di crisi, qualche dato comincia a filtrare anche per la granitica e superperfetta macchina tedesca.

Come cita il periodico "Handelsblatt" in un articolo in cui cita uno studio dalla Facoltà di Scienze Economiche di Friburgo e dalla fondazione berlinese «Marcktwirtschaft» (Economia di mercato), di cui riporto alcuni estratti ripresi in rete (qui, qui e qui), il debito della Germania, quello reale, è ben più alto del 85,8% delle statistiche ufficiali e che noi non siamo messi poi così male in quanto a sostenibilità del debito nel lungo periodo.

Per sintetizzare nello studio si sostiene che il debito della Germania totale, considerando anche quello degli enti periferici e la previsione sul lungo periodo dell'indebitamento sarebbe ben peggiore di quanto si creda, peggiore della situazione italiana.

Io mi limito a fare solo qualche considerazione:

1. Non tutti i debiti degli stati tengono conto di tutto: la Germania è uno stato federale, quindi i singoli "lander" hanno molta più autonomia rispetto alle regioni italiane o francesi, quindi più possibilità di fare debiti in maniera autonoma. Però va considerato che i casi di stati che hanno lasciato fallire le proprie regioni si contano sulle dita di una mano nella storia recente. Quindi considerare il debito aggregato di stato centrale, enti locali e welfare, mi sembra corretto.

2. In molti pochi considerano che se la Grecia fallisce a rimetterci per prime saranno le banche tedesche: la Germania dovrà salvarle a spese della collettività. In altre parole dovrà creare altro debito pubblico.

3. L'analisi difetta di un fattore a mio parere: si cita che correttamente il debito tedesco è di 2080 miliardi di Euro, ma si trascura che la Germania cresce del 3% all'anno, il che rende il debito fortemente sostenibile nel lungo periodo. A differenza dell'Italia, che per arrivare al 3% di crescita ci mette 3 anni (se va bene).

4. L'ultima considerazione più che economica è morale. E' vero che la Germania cresce molto, ma in molti, anche in Germania si cominciano a chiedere perchè la popolazione non stia sostanzialmente meglio di 10 anni fa.
Perchè anche in Germania, così come in tutta Europa e probabilmente in tutto il mondo, c'è un grosso problema di redistribuzione del reddito: i paesi si arricchiscono, ma non in maniera uguale: i ricchi tendono a diventare più ricchi (molto più ricchi) e i poveri a rimanere poveri, o al limite a stare un poco meglio.

26 dicembre 2011

Ministro della Difesa Produttore di Missili

La scorsa Estate avevo segnalato un buon esempio dato dall'ormai ex-governo spagnolo socialista di Zapatero che riguardava un netto taglio delle spese militari.
Nello stesso articolo mostravo anche come tali spese, dovute soprattutto all'importazione di armamenti ultra-moderni e nuove tecnologie militari, furono ingigantite dai governi dei popolari, (la destra spagnola), di  Aznar.

Sarà stato, (così come l'ondata di imposte sui redditi più elevati), una mossa pre-elettorale del PSOE per tentare di recuperare la fiducia crollata a picco dell'elettorato di sinistra spagnolo, non dico di no.
Intanto però il taglio ci fu, e poi comunque almeno per me è difficile immaginare che tutte queste scelte della scorsa Estate sarebbero state tradite dal PSOE subito dopo le elezioni se le avesse vinte, (altro che "indignados" ci sarebbero stati a questo punto...tornava la guerra civile contro il governo).
Ma anche da parte del PP, per quanto riguarda almeno i tagli alla Difesa, in tempo di crisi mi aspettavo che per lo meno quelli fossero intoccabili anche qualora cambiasse il governo.
Invece le premesse della nuova maggioranza di destra non sono affatto buone neppure sotto quest'aspetto.

Infatti Rajoy ha appena presentato la sua squadra di governo; e chi c'è come Ministro della Difesa? Niente meno che Pedro Morenés Eulate presidente esecutivo della sezione spagnola della MBDA, una delle maggiori industrie produttrici di missili in Europa.

Insomma se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse non sono affatto buone.

25 dicembre 2011

Babbo Natale?




No, non è Babbo Natale anche se ogni giorno cerca di regalare una vita migliore e qualche riflessione a tanta gente.

Questa volta Gino Strada ha ricordato l'inutilità delle spese militari.

Buon Natale!

23 dicembre 2011

Letterina a Babbo Natale

Tempo di letterine a Babbo Natale. Venti economisti sul sito www.sbilanciamoci.info (vedi qui) chiedono conto a Mario Monti dell'assenza di una patrimoniale sulla ricchezza finanziaria.

Una lettera che sintetizzo e sottoscrivo: "perché nella manovra .. non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? .. questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. Il primo.. un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell'Associazione Italiana Private Banking, "Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 [è di] 896 miliardi"...

"Aliquote anche molto miti consentirebbero .. l'indicizzazione delle pensioni, ..[ed] è il caso di sottolineare il guadagno di consenso che il governo ne ricaverebbe, per effetto della maggiore equità del prelievo complessivo"..

"..[oltre agli] effetti positivi non riusciamo a vederne di negativi".."ci sembra che non vi sia alcun motivo di efficienza che possa giustificare l'assenza del provvedimento" assenza che dipende "solo da ragioni di iniquità, e cioè dalla volontà di proteggere i redditi alti scaricando il peso del riequilibrio dei conti su quelli più bassi".

E così? "per fugare ogni dubbio è essenziale .. una spiegazione chiara e convincente. E anche sincera".

Una motivazione ufficiosa "che non sia possibile sapere dove si trova la ricchezza mobiliare, è smentita dai dati" citati "nonché da quelli forniti dalla relazione della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2010".

Non si può dire che "la manovra ..prevede implicitamente un serio intervento sulla ricchezza mobiliare: il gettito proveniente dalla tassazione dei capitali scudati e dei beni di lusso ammonta solo al 6% della manovra complessiva netta, e al 4% delle maggiori entrate".

"Neanche la motivazione che non è possibile tassare la ricchezza mobiliare perché questa fuggirebbe all'estero è credibile. Come dimostrano i dati sul private banking, la ricchezza mobiliare dei cittadini italiani più ricchi è enorme, e non è certamente una tassazione con una piccola aliquota che li indurrebbe a trasferirne surrettiziamente la proprietà a prestanome stranieri".

"Al rischio ..[di] colpire anche i risparmi della classe media si può facilmente porre rimedio stabilendo un’equa quota esente, che renderebbe oltretutto l’imposta progressiva". "Possibili problemi di liquidità .. sarebbero facilmente evitabili concedendo adeguate .. rateizzazioni".

"In sostanza, ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un’aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari.. Un chiarimento sulle ragioni della sua assenza dalla manovra sarebbe quindi opportuno".

21 dicembre 2011

Soldi e sport

In questi giorni i mass media si occupano dell'ultimo scandalo nel mondo del calcio, che coinvolge persone accusate di aver truccato partite e corrotto i calciatori.

La scorsa settimana era stata la volta del tavolo della pace, un tentativo di trovare un accordo nella lite tra la Juventus, la FGCI e qualche società calcistica, colpevoli secondo Andrea Agnelli di aver danneggiato la società bianconera ai tempi di calciopoli, nel 2006.

Il presidente del CONI, Petrucci, irritato lancia l'allarme: il calcio parla solo di soldi (vedi qui). Un allarme curioso, per due motivi.

Il primo lo si capisce leggendo l'articolo: l'ultima parte è dedicata al comitato paralimpico, salvato dal suo presidente Pancalli che "ha bussato a mille porte, smuovendo la coscienza dei politici e anche del nuovo governo" per ottenere i sei milioni promessi da Berlusconi, senza i quali lo sport paralimpico sarebbe spacciato.

Il secondo è che, come ricorda il presidente della Lega Beretta (vedi qui), il dovere del calcio è fare soldi perché "se mancano le risorse non si possono pagare i campioni e senza campioni non si va da nessuna parte perché all'estero hanno molti più soldi noi".

Petrucci invece pare ispirarsi a un'altra filosofia, come racconta questo vecchio articolo del 2006.
Finita l'Olimpiade invernale del 2006, si scioglie il comitato organizzatore delle Olimpiadi, il Toroc, e i verbali dei consigli di amministrazione diventano pubblici.

Si scopre così una lite tra il Toroc e il CONI in occasione delle olimpiadi a Salt Lake City riguardante le spese per la trasferta a Salt Lake.

Il CONI affida a una società, Mka, l'organizzazione della presenza italiana a Salt Lake (Casa Italia) e chiede al Toroc di organizzare la sua presenza a Salt Lake all'interno di Casa Italia. Il Toroc accetta, ma a una condizione: se il prezzo che ci chiedete è superiore a quello che riusciremmo a ottenere, spiega il Toroc, vogliamo essere liberi di scegliere la soluzione più conveniente.

Ed è questo che accade. Mka per conto del CONI propone "una sede da 400 mila dollari, lontana dai luoghi di gara e senza servizi di ristorazione". "Allo stesso prezzo il Toroc ne trova una nel cuore dei siti di gara, ristorazione compresa".

E qui scoppia la lite: Petrucci sostiene la soluzione proposta dalla Mka, spiegando che è meglio presentarsi agli occhi del mondo (sportivo) con una sede in periferia. Di fronte al rifiuto dei torinesi, improvvisamente Mka cambia l'offerta: non servono più più 400.000 dollari per la sede in periferia, ma solo 300.000.

Insomma, la filosofia dei soldi da guadagnare per pagare contro la filosofia dello spendere più o meno allegramente.







18 dicembre 2011

2017 La fine del mondo


Questo articolo, avrei voluto scriverlo io, ma c'è chi lo ha scritto molto meglio di quanto avrei potuto fare io e in questo momento di caccia alle streghe nell'evasione fiscale, mi è sembrato il caso di segnalarlo sul blog.

Nel 2017 a meno di un suicidio politico svizzero, finirà il segreto bancario svizzero, come indicato qui e qui.

Io personalmente condivido la linea italiana di attesa del 2017 senza accordi al ribasso. Vedremo poi cosa succederà con una tassazione del 35% sui depositi dei cittadini comunitari (persone fisiche) in Svizzera.

Ci restano 5 anni al Big Bang!

17 dicembre 2011

Il monito di Solow


In questi giorni si sente parlare spesso di liberalizzazioni, una delle ricette preferite dai liberisti che sognano una crescita senza spesa pubblica, lasciata al mercato che tutto regola. Almeno nei sogni dei liberisti.

Se aumenta la concorrenza in un mercato i prezzi scendono e il consumatore ne beneficia. Ma qualcuno ne fa le spese: le imprese e i lavoratori guadagnano di meno e sono meno incentivati a investire.

Ciò è ancora più vero nei momenti in cui l'economia non cresce, come ha affermato il premio Nobel Robert Solow: “Any gain in labour-market flexibility or in product-market deregulation will be both more effective and more easily accepted if it occurs at a time when aggregate demand is strong and market prospects are favourable” (1)

Le imprese investono e assumono personale se ci sono buone prospettive di ottenere profitti. Se invece la prospettiva è recessiva (fatturato e profitti in calo) perché il contesto economico non è positivo e perché aumenta la concorrenza, le imprese tenderanno a non assumere e non investire.

Le liberalizzazioni sono la panacea di tutti i mali? Sì ma solo per i liberisti. Per chi non è liberista sono un'arma che può dare buoni o pessimi risultati. Dipende dal contesto. E se il contesto è negativo si dovrebbe ascoltare il monito di Robert Solow ed evitare il rischio che le liberalizzazioni annunciate o minacciate deprimano ancora di più l'economia.

(1) tratto da gustavopiga.it

15 dicembre 2011

La regressività del bollo auto


Qualche sera fa Porta a Porta ha parlato di evasori. Il giornalista entra in una concessionaria di auto di lusso e chiede informazioni su un'auto: costa 230.000 euro e paga 1500 euro di bollo auto, al netto del prossimo superbollo.

Come? solo 1500 euro per un'auto da 230.000? Mi sorge un dubbio: ci sarà qualche errore.

Cerco sul sito della Ferrari i dati tecnici della Ferrari California (vedi qui): 388 kW ovvero 460 cavalli. Prezzo indicativo, secondo qualche sito, 175.000 euro. Bollo? Circa 1180 euro l'anno, vale a dire lo 0,67 per cento del prezzo di listino dell'auto.

Mi aspetterei che un'utilitaria pagasse molto meno. E invece... Prendete una utilitaria come la Panda. Il modello base costa 10.250 euro secondo il sito Fiat (vedi qui), e dispone di un motore 1.2 da 69 cv. Secondo il sito dell'Agenzia delle entrate (vedi qui) paga, nel Lazio, 131 euro.

E' l'1.28% del valore dell'auto, considerando il prezzo di listino. Quasi doppio in percentuale sul prezzo di listino rispetto a chi compra una Ferrari!

14 dicembre 2011

Poche idee, ma confuse


Da mesi un pò giornali e telegiornali sono pieni di parole come crisi, spread, manovra, default, eurobond, eccetera.

Sarebbe bello capire dove si va a finire, e per questo si ricorre agli esperti. Per scoprire che la confusione regna sovrana. Ecco qualche esempio.

1 - Mario Monti e Elsa Fornero hanno spiegato che c'era il rischio che l'Italia finisse in default e si doveva intervenire urgentemente. Via libera dunque a tagli, nuove imposte e una pesante riforma delle pensioni.

Secondo Beppe Scienza (vedi qui) il premier e il ministro del lavoro hanno solo giocato a spaventare gli italiani per rendere accettabili scelte altrimenti indigeste, visto che non ci sono stati segnali che lasciassero pensare a problemi nei pagamenti di pensioni e stipendi pubblici. Scienza poi ritiene affidabili i titoli di stato: il solo rischio vero per chi li possiede è che prima del rimborso possano perdere valore, se lo spread sale.

2 - Perchè si fa la manovra? L'obiettivo di Monti sembra il pareggio di bilancio. Ma Tito Boeri osserva che l’Europa non ci ha mai chiesto il pareggio di bilancio nel 2013 (vedi qui) mentre Alesina e Giavazzi dicono che la manovra è causata dal peggioramento dell'andamento dell'economia: se le prospettive fossero rimaste quelle di qualche mese fa, non servirebbe.

E' una tesi discutibile perché sembra difficile che manchino all'appello 20 miliardi perché il PIL 2012 sarà negativo anzichè positivo, di poco, come nel 2011.

3 - La manovra avrà quasi un effetto recessivo? E quanto peserà sul PIL il passaggio di 20 miliardi netti dalle tasche di cittadini e imprese a quelle dello Stato?

Secondo il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (vedi qui), le misure prese dal governo farà scendere il PIL di uno 0,5%.

Per Alesina e Giavazzi invece l'effetto è difficile da misurare, mentre Mario Monti pensa che "Il pacchetto varato con la manovra non avrà un effetto recessivo" perchè "il pacchetto visto con un modello econometrico dice che se gli interventi fanno scendere i tassi e lo spread, questo crea più sollievo di quanto i provvedimenti possano avere come effetto recessivo".

Insomma tutto è assai confuso...

13 dicembre 2011

Valvole termostatiche


Qualche anno fa il comune di Torino ha deciso che i termosifoni devono essere dotati di valvole termostatiche, con cui regolare la temperatura di ogni singola stanza. Raggiunta la temperatura desiderata, la valvola chiude il flusso di acqua calda verso i termosifoni.

Si può in questo modo regolare in modo diverso la temperatura delle diverse stanze, abbassando la temperatura quando la stanza è vuota e alzandola quando serve, con risparmi economici e ambientali.

A casa mia sono state installate nel settembre 2010 e dopo un inverno di utilizzo si sono tirate le somme: 25000 metri cubi in meno di consumo di gas in un condominio di circa 100 appartamenti, un risparmio medio di circa 200/250 euro a famiglia, equivalente a circa il 15% in meno di spesa.

11 dicembre 2011

Molte parole, pochi fatti



La manovra "Salva Italia" di Monti è stata varata per decreto, e quindi formalmente già operativa in alcune parti, ma in realtà ancora non si sa quale sarà la versione definitiva, quindi tentarne un commento è quanto mai arduo.
Semplifico dando alcuni voti divisi per macrocategorie.

Riforma sulle pensioni, voto: 8. Giusto il passaggio per tutti al contributivo, dopotutto se qualcuno va in pensione senza aver versato, chi pagherà? Noi che lavoriamo, quindi le nostre tasse e i nostri contributi! Male, molto male non aver toccato tutta la giungla dei privilegi dei dipendenti di parlamento, senato, quirinale, Sicilia, consiglieri regionali. Si dirà che non è competenza del governo, ma non si può chiedere a chi è arrivato a 55 anni di posticipare l'uscita del lavoro magari di 5 anni, e non chiedere sacrifici a certe categorie! Accorpamento di INPDAP e ENPALS (enti di pubblici dipendenti e lavoratori dello spettacolo) dentro l'INPS: ce la faranno? E chi lo sa?

ICI, voto: 7. Va bene l'ICI sulla prima casa, ma per chi ha più di una casa sarà una stangata. Soprattutto per chi le ha occupate da inquilini che non pagano l'affitto: ai proprietari toccherà pagare ICI salatissime senza magari incassare i canoni e senza poter mandare via gli inquilini morosi (i tempi degli sfratti sono biblici!). Inoltre l'ICI verrà incorporato nei prossimi rinnovi degli affitti, causando ulteriore inflazione.

Tagli alla politica, voto 2: mai promettere cosa non si può mantenere. Annunciamo di svuotare le province e poi si fa marcia indietro? Male, molto male! E chi lo farà il disegno di legge costituzionale? Quello stesso parlamento che adesso rifiuta di tagliarsi lo stipendio? VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA!

Accise, IVA e... fossimo stati 20 anni fa, scriverei sigarette... voto: 3. Aumenti di Accise sui carburanti e ricordiamoci che vale anche su quello da riscaldamento, su cui si calcola l'IVA. Beh, fino qui ci arrivavo anche io, ma come ho già scritto, servivano soldi freschi per la fase 1.

Regali alle banche, voto: 1. Molti regali, tanti. Opinabili, ma regali. A partire dalla conversione in credito di imposta delle imposte differite attive, al regalo sugli aumenti di capitale (vale in pratica per i grossi, grossissimi aumenti di capitale).

Evasione, voto: 1. Favole, solo favole e molta ingenuità. A partire dall'addizionale sullo scudo fiscale, che anche se fosse tecnicamente applicabile, sarebbe bocciata dalla cassazione. E' ingiusto richiedere soldi DOPO, punto e basta. Lo scudo non andava fatto PRIMA. Stop. Il resto, come tasse su navi, aerei e macchinoni sono storielle: tali mezzi sono intestati o parcheggiati all'estero. Tracciabilità a 1000 Euro? Pagamenti in contanti della pubblica amministrazione fino 500 Euro? E i costi dei conti correnti? Dovrebbero essere a prezzi agevolati? E dove sono?

E dove è la patrimoniale? Io rispetto al paradigma del governo, rigore ed equità, vedo molto rigore e ben poca equità! Diciamo che fino a questo punto si è badato a incassare liquidità dove si era sicuri di trovarla. C'è stato ben poco coraggio, forse a causa del tempo, nel colpire i grandi patrimoni e le grandi ricchezze.
Non vedo manovre per la crescita: quella sull'IRAP è un aiuto solo sui neo assunti, il resto aiuterà solo grandi e grandissime imprese.
In definitiva si tratta di una manovra recessiva e che causerà inflazione a qualunque livello. Speriamo che almeno riesca a far calare il costo dell'indebitamento a breve e medio termine....

10 dicembre 2011

Londra, Isole Cayman


"Puntiamo a diventare come le isole Cayman ma con un clima molto peggiore" ha scritto l'Independent dopo che la Gran Bretagna ha deciso di non partecipare alla nuova unione fiscale.

Romano Prodi, intervistato dal Tg3, ha ricordato che da sempre i britannici sono poco propensi se non ostili all'Europa e antepongono gli interessi nazionali davanti a quelli europei.

Perché Londra non ha firmato il nuovo accordo europeo?

"Il premier britannico David Cameron ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari", ha spiegato Sarkozy.
Londra ospita il più grande centro finanziario europeo, vale a dire attira capitali da tutto il mondo e li investe. E' un'attività redditizia, ma anche fragile. I capitali si spostano velocemente, cercano mercati che garantiscono buone occasioni di investimento, poche imposte e l'anonimato.

La City londinese ha offerto tutto ciò, attirando i capitali delle ex colonie e, negli scorsi decenni, dei paesi produttori di petrolio, mentre Londra garantisce l'esenzione dalle imposte sui guadagni esteri ai residenti, antico privilegio concesso agli uomini d'affari londinesi per indurli a non spostare residenza e affari nelle colonie (Valentino Rossi cercò di sfruttare tale privilegio per sfuggire al fisco italiano).
Il modello è in crisi da tempo. In Asia e nei paesi arabi si stanno sviluppando mercati finanziari che attirano i capitali un tempo investiti a Londra, mentre gli investori più prudenti cercano altrove occasioni di investimento adeguate, dopo essersi scottati le mani con derivati e subprime.

L'Europa in crisi spinge dunque gli inglesi a non accettare le nuove regole che potrebbero mettere ulteriormente in crisi il mercato finanziario londinese e i suoi privilegi. Londra non può che difendere lo status quo, ben consapevole del peso della finanza e delle difficoltà di tornare a un'economia meno dipendente dalla finanza.

09 dicembre 2011

Letture consigliate sotto l'albero


Dopo aver constato l'interesse sui temi e riscontrata la necessità di non suggerire testi complicati e troppo dottrinari, ecco qui di seguito un elenco, che confido possa essere espanso con i suggerimenti di tutti, di letture "sotto l'albero", per capirci qualcosa in più su quello che ci circonda.





Il pensiero economico (http://www.webster.it/libri-pensiero_economico_temi_protagonisti_roncaglia-9788842065685.htm) di Paolo Sylos Labini e Alessandro Roncaglia.


La coscienza di un liberal (http://www.webster.it/libri-coscienza_liberal_krugman_paul_laterza-9788842090076.htm) di Krugman, da cui anche il nome di questo blog ^^"



Direi che per cominciare va già bene ;)

07 dicembre 2011

Uno che credeva nel ritorno alla lira


Un commerciante alessandrino di 67 anni è stato arrestato a Genova (vedi qui) dopo essersi presentato alla filiale locale della Banca d'Italia con una pistola e quasi 750 milioni di vecchie lire.

Il commerciante ha preso un borsone e l'ha riempito con le vecchie banconote e una pistola non denunciata. Quindi è salito sul treno diretto a Genova e lì è entrato nella filiale della Banca d'Italia con l'intenzione di farsi cambiare le banconote in euro.

Ma mentre tirava fuori le banconote gli è caduta la pistola. Gli impiegati hanno chiamato la sicurezza che poi l'ha affidato ai Carabinieri. Arrestato è finito in carcere. I Carabinieri hanno perquisito l'appartamento del sessantasettenne scoprendo altri 320.000 euro in contanti.

Non male per un negoziante di un paesino di provincia...

Chissà se mentre lo trasferivano in carcere gli hanno fatto notare che il decreto approvato dal governo prevede che le vecchie lire non siano più convertibili in euro. Se l'avesse saputo almeno avrebbe evitato un viaggio inutile verso il carcere genovese in compagnia di un borsone pieno di pezzi di carta ormai senza valore.

05 dicembre 2011

Una manovra pessima e una buona notizia


Dunque alla fine è arrivata. Una manovra lacrime e sangue.

Tra maggiori entrate e minori spese si punta a incassare un paio di punti di PIL, quelli che servono a pareggiare i conti nel 2013, ma non sembra che tutti pagheranno allo stesso modo men che meno pare che i ceti più abbienti pagheranno più di quelli meno abbienti.

Manca l'equità come lamenta sia il PD che la CEI (vedi qui), qualunque ambizione di rendere più progressiva l'imposizione fiscale, come testimonia la rinuncia a aumentare le aliquote dell'imposta sui redditi, e manca un tentativo di ridurre l'evasione fiscale, con il divieto all'uso dei contanti fissato a 1000 euro.

Manca inoltre qualunque tentativo di ridurre le spese inutili, come quelle militari o i costi della politica, con l'eccezione dell'abolizione, di fatto, dei consigli provinciali.

Sono modesti anche i cambiamenti promessi per rilanciare l'economia. Oltre all'impegno a rilanciare i cantieri stradali o ferroviari, c'è davvero poco. Un pò di taglio all'IRAP che darà fiato per qualche mese alle imprese. Si interviene sul piano delle liberalizzazioni con misure che possono dare buoni frutti nel corso del tempo. Se li daranno perchè in un'economia ferma e probabilmente il prossimo anno in recessione pare difficile immaginare nuovi investimenti.

Insomma il governo pare aver fatto propria la politica del precedente governo, imponendo le misure troppo impopolari come l'ICI/IMU e la riforma delle pensioni.

Lo spirito che muove Monti è: prendere o lasciare, ovvero accettare i sacrifici o prepararsi al fallimento dell'Italia.

Ma ci offre un'Italia debole, che si sta indebolendo ulteriormente e un governo sotto ricatto degli egoismi delle destre (italiana e europea), come testimoniano le lacrine di Elsa Fornero, a cui di solito non mancano carattere e volontà.

La sola buona notizia è lo spread, sceso in un solo giorno a 375 punti, 80 punti in meno di venerdì e 200 in meno del massimo raggiunto quando sembrava che Berlusconi non volesse dimettersi.
E' una buona notizia per tre ragioni.

Perché più basso è lo spread meno si pagherà sotto forma di interessi sul debito pubblico.

Perchè più scende meno l'Italia è ricattabile sia sul piano interno (PDL) sia su quello esterno (Merkel, Sarkozy, FMI, i mercati finanziari).

E infine perchè più lo spread diminuisce, più probabili diventano le elezioni, che spazzerebbero via l'attuale pessima maggioranza e consentirebbero a un nuovo governo di correggere gli aspetti iniqui delle scelte di Monti.

04 dicembre 2011

Siamo una piccola Grecia?

Pensierino della sera: e se scoprissimo che Tremonti ha mentito sui conti e che i conti veri sono peggiori di quanto dichiarato finora?

La sensazione epidermica che io ho è proprio questa: siamo una piccola Grecia e Monti lo sa. Per questo fa una manovra durissima e non gli hanno detto di no.

E' possibile se si vuole

In attesa di commentare quelle che saranno le norme definitive del pacchetto Monti, voglio riportare una esperienza personale di buon governo degli enti locali.

Si tratta del comune di Chiaravalle in provincia di Ancona, 15.000 abitanti, che con un accurato programma di reciclo, è riuscita a passare dal 20% al 70% di riciclaggio.

Chiaravalle non ha mai avuto problemi, in quanto nel proprio territorio aveva una discarica comunale, ma la prevista chiusura avrebbe creato problemi enormi nella gestione dei rifiuti.

Come ogni comune aveva un sistema di reciclaggio minimo con campane e cassonetti per il reciclaggio, ma nonostante ciò, la percentuale di residuo inviata in discarica non scendeva sotto il 77-78%.

Questo perchè?

Perchè è più comodo per tutti infilare tutto nel bidone dell'immondizia.

Allora è iniziata dai primi mesi del 2011 una campagna informativa sul nuovo modello di reciclaggio porta a porta, con la distribuzione da Giugno 2011 di sacchetti, bidoncini e anche compost (gratuiti) per chi ne faceva richiesta.

In pratica i rifiuti andavano divisi in:
- carta
- plastica
- vetro
- sfalci di giardino
- umido
- residuo secco
con giorni di ritiro prefissati: si mette il bidoncino fuori e verso le 6 di mattina passa il camioncino a prendere il rifiuto. Nel caso di condomini, ci sono dei bidoni condominiali, ma il concetto è lo stesso.

Dopo un mese di prova, di inizio incerto, il comune ha rimosso tutti i cassonetti dalle strade!

Ebbene si, non ci sono più cassonetti per la città, quindi non c'è più modo di buttare i rifiuti!
Da allora la percentuale è volata alle stelle, facendo prevedere per il 2011 una percentuale di reciclaggio pari al 50% (la media con i primi 6 mesi del 2011) e prospettica del 70-75% per il 2012.

Per i rifiuti di altro tipo, se sono ingombranti si chiama il gestore ed è previsto il ritiro gratuito, altrimenti vanno portati a un centro raccolta comunale e ritirati (previo esibizione della carta di identità, pre provare la residenza).

A parte l'aspetto organizzativo, comunque molto importante, il merito del comune è stato quello di far capire alla cittadinanza che, chiusa la discarica, o si riciclava sul serio, oppure la tassa dell'immondizia sarebbe raddoppiata, in quanto quello che costa smaltire è il residuo secco.
I cittadini hanno capito e agito di conseguenza.

Anche se organizzare un simile sistema in una cittadina di 15.000 abitanti è molto diverso da una da un milione, ciò dimostra che è possibile fare le cose, bastano organizzazione, comunicazione, cultura e tecnologia.

03 dicembre 2011

Un po' di ottimismo


Lo scorso week end, al termine di una settimana molto nera per l'economia, ero convinto che ci potesse essere una svolta. E' successo diverse volte in questi anni di crisi: quando tutto sembrava a un passo dal disastro, le autorità politiche e monetarie internazionali sono intervenute.

L'articolo di Scalfari di domenica scorsa segnalava la volontà della BCE di intervenire con 1000 miliardi di euro da prestare alle banche, schiacciate dai troppi titoli pubblici in portafoglio, in crisi di liquidità e restie a prestare soldi a imprese e consumatori.

E, puntualmente, la settimana che si sta concludendo è stata dominata dalla speranza di un intervento della BCE e delle autorità politiche. Speranza che ha fatto risalire le borse (il principale indice italiano ha guadagnato oltre il 10%) e allentato le tensioni sui titoli pubblici (venerdì lo spread è arrivato sotto quota 430).
Sei banche centrali hanno poi deciso di abbassare il tasso sui contratti swap in dollari. In pratica si impegnano a prestare alle banche una quantità illimitata di dollari a un tasso più basso di quello praticato pochi giorni fa.

S'è preso atto che le banche americane non prestano più dollari alle banche europee, preferendo versarli alla FED, e si cerca di aggirare l'ostacolo spingendo le banche centrali a prestare i dollari.

Una mossa che ha effetti soprattutto psicologici e che indica la volontà delle autorità monetarie di affrontare il problema di un mercato che da solo non funziona.

A questo dato positivo se ne aggiungono altri: la disoccupazione è diminuita negli USA, arrivando all'8,6%, e in Germania, dove è scesa sotto il 7%, mentre la fiducia e i consumi negli stessi paesi stanno lentamente crescendo.

Piccoli segnali positivi, in vista di provvedimenti che potrebbero avere effetti recessivi. Se il contesto internazionale e lo spread migliorano, ciò non può che aiutare anche l'Italia a rimettere a posto i conti pubblici senza finire in una pericolosa recessione.

01 dicembre 2011

Facciamo la finanziaria












Lunedì scopriremo cosa ci riserva il pacchetto di proposte che Mario Monti sta preparando per garantire il pareggio di bilancio nel 2013 e rassicurare i mercati.

Le anticipazioni non sono entusiasmanti se anche due conservatori come Alesina e Giavazzi bacchettano alcune idee come quella di fermare l'adeguamento all'inflazione delle pensioni (vedi qui), idea che farebbe risparmiare parecchi soldi al governo, ma si tradurrebbe in una diminuzione dei consumi. Una pessima idea in un'economia che cresce troppo lentamente.

In attesa delle novità da Palazzo Chigi, facciamo qualche proposta per trovare 15-20 miliardi necessari a sistemare i conti.

1 - costi della politica. Si tratta di fare una serie di tagli al numero dei politici, agli stipendi, alle pensioni, alle auto blu, al numero di consiglieri di amministrazione nelle società pubbliche, ecc. con un risparmio di almeno 1 miliardo l'anno.

2 - spese militari. Qui il risparmio potrebbe essere di almeno 2 miliardi l'anno, considerato che si può rinunciare a comprare un pò di nuove armi e si potrebbe cogliere l'occasione della crisi per ritirare un pò di soldati dall'estero. Solo la missione in Afghanistan costa circa 1 miliardo l'anno.

3 - pensioni. Con un giusto mix di interventi il risparmio si può stimare in 2 miliardi l'anno.

4 - patrimoniale alla francese: si applica al patrimonio di chi possiede almeno 1-1,5 milioni di euro e la stima è di entrate per 5 miliardi di euro l'anno.

5 - ICI: la reintroduzione garantirebbe 3,5 miliardi, ma le aliquote possono diventare progressive e i comuni possono rivedere i valori catastali. Supponiamo un incasso di almeno 4 miliardi da parte degli enti locali, con conseguente risparmio dei trasferimenti statali

6 - evasione: non è irrealistico pensare a provvedimenti che facciano aumentare le entrate di 5 miliardi con una serie di provvedimenti ben congegnati.

7 - l'ICI della Chiesa: la fine dei priviegi darebbe altri 2 miliardi (vedi qui)

8 - IVA: un punto in più significa oltre 4 miliardi di maggiori entrate.

Siamo arrivati a 25 miliardi tra maggiori entrate e minori spese tra cui scegliere quelle necessarie per riequilibrare i conti e per deprimere il meno possibile l'economia.

A questo potremmo aggiungere una serie di entrate straordinarie da rimpiazzare, nei prossimi anni, con maggiori entrate dovute alla crescita dell'economia e ad una serie di altri risparmi in alcune voci di spesa.

Il rientro dei capitali dall'estero ha reso molto poco e si potrebbe chiedere a chi ha "scudato" i capitali di versare altri soldi. Ipotizziamo che in questo modo entrino altri 5 miliardi l'anno per 2-3 anni. Altri 5 miliardi l'anno per 2-3 anni si possono ottenere con le privatizzazioni. Una somma analoga si può ottenere tagliando le tante voci di contributi alle imprese e, con un pò di raziocinio, anche le detrazioni e le deduzioni dei contribuenti.

Dunque s'è fatta la manovra per recuperare almeno 20 miliardi più altri 15 straordinari, se serve.

Succederà tutto questo? Credo proprio di no....

30 novembre 2011

Due pesanti eredità del governo Berlusconi


Ci sono due pesanti eredità del precedente governo che rischiamo di pagare per anni e di cui pochissimi parlano.

La prima eredità ce l'ha lasciata il supponente ex ministro dell'economia Giulio Tremonti: tassi di interesse elevati sil debito pubblico. Non si tratta solo di tassi dipendenti dal famoso spread, salito rapidamente negli ultimi mesi al crescere dell'incapacità del governo di prendere provvedimenti. Tremonti è "colpevole" per così dire di non aver approfittato dei tassi di interesse bassi in vigore fino a poco tempo fa.

Il prossimo anno scadranno titoli del debito pubblico per oltre 400 miliardi. Più alti sono i tassi che pagheremo, maggiori saranno i sacrifici da compiere negli anni successivi. Tremonti avrebbe potuto anticipare le aste, decidendo di rinnovare quei titoli quando i tassi erano bassi, ma non l'ha fatto, ignorando gli inviti in tal senso che arrivavano anche da Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia.

Così ci troviamo a fare i conti con tassi elevati da applicare a un pezzo consistente del nostro debito pubblico e forse ricorreremo a un mega prestito del FMI o della BCE per ottenere capitali a tassi più bassi e limitare la spesa per interessi.

La seconda eredità deriva dalle scelte dell'EBA, l'autorità bancaria europea, che ha fatto scelte che penalizzano le nostre banche. Per capire cosa ha deciso l'EBA occorre fare aprire una piccola parentesi: quando una banca compra un titolo e lo paga 100 ma poi il valore del titolo cambia, dovrebbe aggiustare l'importo nel bilancio. Se il titolo a fine anno vale 90, nel bilancio si dovrebbe indicare un prezzo di 90, con conseguente perdita.

Si dovrebbe ... ma non sempre si fa. A volte si fa finta che il titolo comprato a 100 continui a valere 100 e si rinvia al futuro un'eventuale svalutazione, nella speranza magari che il titolo torni a valere 100.

Perché succede? Perché non fa piacere a nessuno avere bilanci in perdita e subirne le conseguenze. Così chi può cerca di imporre, specie in un momento di crisi, i criteri più convenienti per le proprie banche.

L'EBA, l'autorità bancaria europea, ha di recente deciso che le banche che possiedono titoli di stato a fine anno dovranno inserirne in bilancio il valore di mercato. Vale a dire se un titolo vale 90, ma è stato comprato a 100, devono scrivere 90 nel bilancio e fare aumenti di capitale, se serve, per coprire le perdite. Ma se hanno derivati di scarso valore possono continuare a far finta che non abbiano perso valore.

Tali criteri, assai discutibili, colpiscono particolarmente le banche italiane e spagnole ed è passato con l'assenso del nostro passato governo, mentre i benefici riguardano i paesi dell'Europa che conta, dalla Francia alla Germania passando per l'Inghilterra.

Ed è un'eredità che paghiamo due volte. La prima volta perché le nostre banche sono costrette a fare aumenti di capitale non richieste agli istituti di altri paesi e la seconda volta perché le banche sono stimolate a vendere i nostri titoli di stato, visto che il loro possesso comporta perdite da registrare nel bilancio, e questo contribuisce a far salire gli spread.

Perchè Tremonti e Berlusconi hanno fatto errori così clamorosi?

29 novembre 2011

Banche vs Elettori

La crisi economica e finanziaria, trasformatasi poi anche in crisi del debito pubblico di vari Paesi, che ha fatto cadere governi, costretto politici a prendere decisioni impopolari, fatto cadere la fiducia nelle banche e nella politica, pare stia diffondendo una visione del mondo distorta, simile a quella propagandata da tempo da certi complottisti.

Mi riferisco ad esempio all'idea sempre più radicata, almeno qui in Spagna, che i governi non decidono niente, che tutto viene ordinato dai boss della finanza, e che quindi che in Parlamento ci sia una maggioranza o un'altra non cambia niente, per lo meno sul piano economico.

Pochi giorni fa un professore di Storia Politica e Sociale della Spagna Contemporanea, riferendosi ai mercati finanziari, dice in classe "hanno già fatto due colpi di Stato in Italia e in Grecia, qui da noi non lo hanno fatto perchè non ce n'era bisogno visto l'esito scontato delle elezioni".

M'è venuto spontaneo rispondere: "in Spagna ci sono stati più colpi di Stato che elezioni, capisco che vediate golpe dappertutto, però se si controllasse Costituzione spagnola alla mano, sono sicuro che neppure in Spagna risulterebbe poi così sovversivo un semplice governo tecnico".

Idee simili le ho sentite ripetere varie volte qui a Madrid, ma ogni tanto le ho lette anche in commenti di visitatori di questo blog.

Comunque, la frase del professore mi ha dato uno spunto interessante, perchè se davvero in Spagna il "golpe" non c'è stato perchè le banche sapevano che tanto vinceva Mariano Rajoy, ciò implica che tali banchieri erano favorevoli alla vittoria del PP...
Perchè se è stata questa convinzione a farli rinunciare al "golpe", significa che quello di Rajoy era il governo che piaceva a loro, è ovvio.

Qualcosa però non quadra. Come mai allora la prima reazione dei mercati all'elezione della destra spagnola, non è stata una festa? Avrebbero dovuto accogliere il loro beniamino che gli ha risparmiato la fatica di fare un colpo di Stato ed invece....
Come viene segnalato ad esempio qui appena saputa la vittoria di Rajoy la borsa spagnola cade e lo spread ("prima de riesgo" in spagnolo, vista l'inettitudine congenita degli spagnoli verso le lingue straniere ereditata da 40 anni di dittatura ultra-nazionalista), vola toccando i 450.

Insomma il Partido Popular ottiene un trionfo completo con tanto di maggioranza assoluta dei seggi del parlamento, cosa che in Spagna avviene solo in casi eccezionali, infatti soltanto nella legislatura 1988-1992 ci fu un'altra maggioranza assoluta, del PSOE in quel caso.

Allora, se ha stra-vinto un candidato che non piace agli investitori, i casi sono due: o si sono confusi questi banchieri padroni del mondo, o evidentemente questa dittatura finanziaria è una bufala.
Se non si vogliono subire ingerenze da parte dei mercati, la soluzione sarebbe semplice secondo me: indebitarsi poco.

La gente in Europa si sottovaluta, pensa che non conta niente, "la crisi è tutta colpa delle banche".

Invece no, secondo me è colpa anche delle scelte che fa ognuno di noi: chi vota partiti irresponsabili o completamente immorali, chi cerca la raccomandazione per un posto pubblico, chi evade il fisco, chi si disinteressa da sempre della politica per poi indignarsi in piazza tutto d'un tratto quando la crisi è già arrivata (dopo che magari ha applaudito tagli d'imposte o aumenti della spesa pubblica senza ovviamente indignarsi), chi si disinteressa delle disuguaglianze sociali che rendono i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi...ed un lungo eccetera, sono colpevoli eccome.

Nella foto Mariano Rajoy osservando i dati dello spread spagnolo dopo la sua elezione (scherzo, però la foto è sua davvero).

28 novembre 2011

Le sempre meno esilaranti grullate economiche: l'Islanda


Come potrete leggere a questo link, il sempre più noto cabarettista sparapanzane economiche Peppino Grullo, ha pensato bene di venire allo scoperto con un'altra delle sue entusiasmanti esternazioni economiche sui massimi sistemi e sulle verità assolute.
Questa volta, ha voluto proprio superare se stesso, parlando della crisi islandese, dando anche dei dati, di cui non ho voluto verificare a priori la veridicità, limite mio, ma non mi piace perder tempo dietro comici che han cambiato mestiere (in peggio).

Ecco di seguito il testo integrale dell'intervento:

"L'Islanda si rifiutò nel 2008 di salvare le sue banche avviate al fallimento. Il debito era in gran parte verso investitori esteri. Per Olanda e Regno Unito ammontava a 4 miliardi di euro. Un referendum separò la responsabilità privata delle banche da quella pubblica dello Stato. Le tasse dei cittadini non vennero in soccorso delle banche. La moneta islandese perse subito il 25% sull'euro e il Pil arretrò del 10%. Dopo solo due anni di recessione la sua economia è ripartita. Nel 2011 crescerà del 2,6%. La disoccupazione è del 7% e l'interesse che riconosce per i suoi titoli pubblici è nettamente inferiore a quella dei Pigs. Un caso di studio!"

Ricordo che quei 4 miliardi di "debito estero" (non si capisce il perché specificarlo, quasi a voler assolvere, invece, il debito interno?) sono composti anche da fondi pensione di dipendenti pubblici (non certo lobbisti della prim'ora con tuba, cubano e conto alle Cayman). Queste persone, vedendosi negato il pagamento, ci han rimesso una parte considerevole della pensione e dei propri risparmi, quando non tutta, attratte com'erano, da una serie di banche che avevano avuto anche il bollino di qualità dalle autorità pubbliche islandesi che avrebbero dovuto vigilare (ecco il fondamento giuridico per considerare quel debito come nazionalizzabile).

Ma le tavanate non si limitano a questo. Subito dopo, inizia a sciorinare dati su inflazione (limitandosi all'anno del collasso, non a quella che c'è stata in tutto il periodo), pari al 25%. Il mese prima compravo un articolo con l'equivalente di 100 €, quello dopo serviva l'equivalente di 125 €, che bella questa giustizia sociale per/degli islandesi, ne?
Leggiamo anche che il PIL arretrò del 10%. Una cosa mica da ridere, ma se a dirla è un comico, ha un sapore perfino allegro, vero?

Poi abbiamo la perla che incarna Grullo ed il suo movimento, il pressapochismo intellettuale sconfinato, riassumibile nella frase "Dopo solo due anni di recessione...", come dire, "che sarà mai?".

Analizziamo ora la parte sulla crescita; premesso che Grullo dedica il 90% dei suoi post a controbattere i termini "crescita" e "pil", da lui quasi sempre definiti con connotazione negativa, sorprende leggerli declinati positivamente. L'altra novità è che adesso Grullo considera anche affidabile al 100% il tasso di inflazione, visto che anche in Italia è sul 10%, ma quella giovanile è al 30... Grullo, se leggi, quant'è quella giovanile in Islanda? Lo sai? Non si trova facilmente un dato del genere, ne?

A parte questa considerazione, lo pseudoeconomista parla di una crescita del 2,6% del PIL, possiamo ipotizzare che sia il PIL decurtato del 10% rispetto a quello pre crisi. Facendo due rapidi conti, ponendo che il tasso del 2,6% di aumento del pil decurtato del 10%, sia costante, ci vorranno più di 4 anni per tornare ai soli livelli pre crisi, che vanno sommati ai due anni dichiarati con tanta leggerezza da Grullo come periodo di recessione, che in totale fanno più di sei anni per ritornare solo ai livelli del 2008.

Che dire? Dopo vent'anni di berlusconismo mi pare sempre più vero quel che diceva Gaber, "non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me", ad indicare che il berlusconismo è una tendenza di molti italiani, che si manifesta anche a livello di partiti politici, visto che essi sono emanazioni della società. Vi sfido a trovare le differenze tra un articolo di questo tipo ed un qualunque articolo o uscita pubblica di Berlusconi in cui ci aveva abituato alla sua versione dei fatti ed alla storpiatura delle percentuali. Io non ne ho trovate.

27 novembre 2011

La possibile mossa della BCE

Perchè il 35% dei titoli emessi dalla Germania la scorsa settimana non sono stati collocati?

A mio parere la ragione è che non conviene comprarli. I titoli rendono meno del 2% annuo e sono denominati in euro. Se l'euro perde valore rispetto al dollaro, e non è improbabile che accada in poco tempo, l'investimento in bund non conviene. Si guadagnerebbe il 2% in un anno ma si rischia di perdere di più. Meglio allora comprare dollari o titoli di stato americani.

Implicitamente i mercati, se la mia interpretazione dei fatti è vera, pensano che l'euro perderà valore rispetto al dollaro. Perché?

La ragione immediata è che gli americani non comprano più titoli in euro, non prestano soldi alle banche europee e anzi si liberano dei titoli denominati in euro. Poi c'è un'altra ragione: forse i mercati pensano che in futuro l'euro perderà valore perchè la BCE prima o poi sarà costretta a creare moneta. E questo significa che l'euro perderà valore.

Eugenio Scalfari oggi racconta cosa starebbe per accadere: Mario Draghi, presidente BCE, sta lavorando per convincere le banche europee a accettare un gigantesco rifinanziamento di 1000 miliardi di euro per 2-3 anni.

Tempo necessario per ridare credibilità e far crescere le economie europee, creando quindi le condizioni per fare in modo che le banche europee, oggi piene di titoli di stato europei, si possano di nuovo finanziare sui mercati.
Oltre alla manovra servono precise garanzie da parte dei paesi europei. Devono crescere e non devono continuare a indebitarsi a un ritmo elevato. Altrimenti non si esce dallo stallo: le banche non riceveranno soldi dal resto del mondo e la sola via per diventare più credibili sarà quella seguita adesso: liberarsi dei titoli pubblici europei, mettendo in difficoltà i governi.

Dunque due settimane di tempo per convincere le banche a farsi finanziare, come accadde negli USA con il TARP, e per preparare o piani per mettere in sesto i conti pubblici. Ecco il perché del sospetto ritardo di Monti nel varare le misure di finanza pubblica e anche il perchè del rifiuto tedesco degli eurobond: potranno servire ma solo insieme a una serie di altri provvedimenti.

Questo è un possibile scenario che riuscirebbe a mettere a posto una serie di problemi: non è una soluzione temporanea, non richiede gli eurobond, non viola le regole del gioco, segue uno schema già testato (il TARP negli USA), affronta anche i problemi bancari oltre a quelli degli stati e impone limiti al debito e provvedimenti per la crescita e fa respirare l'economia europea. Inoltre è uno scenario compatibile con il finanziamento anche di stati da parte del FMI.

Il battesimo di Passera


Ottimo esordio per Corrado Passera il neo-ministro factotum del governo Monti.

Da anni si discute del futuro della fabbrica Fiat di Termini Imerese che chiuderà a fine anno. Si sa che arriverà Dr Motors ma era ancora in ballo il futuro di 640 dipendenti, non lontani dalla pensione.

Si chiedeva a Fiat di pagare almeno in parte i costi per accompagnare questi lavoratori alla pensione, ma le trattative erano in alto mare e dopo l'ultimo giorno di produzione molti lavoratori avevano presidiato i cancelli della fabbrica impedendo alle bisarche di portar fuori le ultime Ypsilon prodotte in Sicilia.

Poi le parti si sono riunite al ministero dello Sviluppo e l'accordo, in dubbio da mesi, è stato raggiunto in men che non si dica. Merito di Passera, secondo la Cgil. O forse del clima diverso, con un governo che non pensa a punire i lavoratori e i loro sindacati?

26 novembre 2011

Populismo


Martedì guardando Ballarò mi sono imbattuto in un sondaggio che chiedeva agli intervistati cosa ne pensassero dell'ICI.

Il 53% ha spiegato che è giusta ma solo se si applica ai grandi patrimoni. Il 27% invece ha detto che l'ICI è sbagliata.

Solo il 18% degli intervistati li giudica giusti.

Il populismo è una brutta malattia, ma, come mostra il sondaggio, non dipende solo dai politici. Dipende molto dagli elettori che, resisi conto della crisi, vogliono risolverla. Purché paghino altri.

24 novembre 2011

GROM


Qualche anno fa a Torino è nata una gelateria con un nome un pò particolare: Grom.

Grom è il cognome di uno dei due soci, due giovani che si sono buttati, come tanti, nel tradizionalissimo business del gelato.

Negli ultimi anni le gelaterie, a Torino, sono nate come funghi, ma Federico Grom (ex analista finanziario) e il suo socio Guido Martinetti (un passato da enologo) hanno fatto di più: hanno creato una catena di gelaterie.

In 8 anni sono passati da una sola gelateria a un piccolo impero fatto di 45 gelaterie proprie sparse in tutto il mondo e 10 in franchising.

Ieri hanno venduto il 5% della loro azienda per 2,5 milioni di euro a Illy Caffè, incassando oltre ai soldi anche l'implicita valutazione del loro lavoro: 50 milioni.

Non male per un business nato nel 2003.

I casi come GROM in Italia sono rari ed è un vero peccato. Siamo un paese ricco di attività commerciali che esaltano la qualità del cibo, dei prodotti e dello stile di vita italiana, ma non siamo capaci di creare reti di pasticcerie, gelaterie, pizzerie o ristoranti e esportare il modello vincente, la qualità di vita e i prodotti italiani.

Ci sono tanti ottimi ristoratori, ma pochi capaci di uscire dal ristorante o dalla pizzeria per trasformare un'impresa famigliare o individuale in una società che gestisce esercizi commerciali e esporta il business. Forse anche per questo cresciamo poco.

PS: ho fatto la coda un paio di volte per mangiare il gelato di Grom...e non mi è piaciuto

23 novembre 2011

Salta l'euro?


Da giorni si legge che l'euro è a rischio. Ma è difficile capire cosa voglia dire in concreto. Perchè pare difficile immaginare che ogni paese esca dall'euro senza conseguenze terribili (ne avevamo parlato qui), con fughe di capitali, disoccupazione e inflazione oltre ai problemi collegati alla riconversione di una parte degli euro in un'altra moneta.

Di certo se un paese tornasse alla vecchia moneta pagherebbe molto più cari i prestiti. Lo spread salirebbe e per questo pare preferibile restare nell'euro: meglio lo spread a 482 (il valore odierno) che a 750...

Non conviene neppure ai tedeschi che qualche paese, specie se industriale, esca dall'euro perché la Germania vende al resto dell'Europa più di quanto compra dal resto dell'Europa e se qualche paese uscisse diventerebbe più competitivo sul mercato tedesco e smetterebbe di comprare i prodotti tedeschi. Non solo: se qualche paese esce dall'euro, altri lo seguirebbero per competere con chi esce.

Per questo sono incomprensibili sia la posizione di chi pensa che l'euro abbia i giorni contati sia l'atteggiamento della Merkel. La Cancelliera tedesca pretende che i singoli paesi mettano a posto i propri conti pubblici come condizione per intervenire, parla di unione fiscale e di revisione dei trattati. Cose che richiedono mesi, mentre i capitali abbandonano i paesi in difficoltà con la velocità della luce.

Oggi è toccato alla Germania che, per la prima volta dopo decenni, non ha collocato il 35% dei suoi bund decennali. I mercati avvisano la Merkel? Oppure preferiscono altri titoli mettendo in conto la svalutazione dell'euro?

Se l'euro non crolla, l'Europa rischia di pagare tassi elevati sul debito pubblico, finendo in recessione forse a lungo. Potrebbe ricorrere all'emissione di moneta con cui acquistare i titoli del debito pubblico sui mercati secondari, con la BCE che usa tutti i poteri e l'indipendenza di cui dispone per aggirare i vincoli tedeschi.

In tal caso l'euro si svaluterebbe, come sta accadendo, e questo può spiegare perchè la domanda dei titoli di stato tedeschi è stata modesta (se l'euro si svaluta servirebbe un tasso più elevato per indurre gli investitori a scegliere titoli in euro).

Solo se la Merkel cambierà idea sugli eurobond, chiamati in modo diverso e emessi magari dal fondo salva-stati (di cui avevo parlato qui), la crisi si attenuerà. Più si aspetta più gli scenari peggiori diventano credibili e, soprattutto, più alto diventa il prezzo da pagare per collocare i titoli del debito pubblico di tutta Europa.

22 novembre 2011

L'avviso di Draghi


La scorsa settimana Mario Draghi s'è chiesto: che fine hanno fatto le garanzie sull'ESFS?

Ne avevo parlato qui : il fondo salvastati dovrebbe essere l'alternativa agli eurobond, non graditi a Berlino e a Parigi. La società lussemburghese emette bond garantiti dagli stati e poi presta a interessi ragionevoli ai paesi in difficoltà. In sostanza un eurobond sotto mentite spoglie con l'aggiunta che le garanzie sono degli stati. Quelli stessi stati che sono sotto pressione.
E' una situazione paradossale: i paesi dell'area euro garantiscono i fondo salvastati, ma se tutti, eccetto la Germania, sono sotto pressione, il solo paese che può davvero garantire gli altri è la Germania. Che ovviamente non può garantire per tutti.

Il fondo salvastati, una volta creato, andrebbe supportato con adeguate garanzie se si vuole che funzioni davvero. Si spera di finanziarlo con fondi dei paesi asiatici, Cina in testa, ma quei paesi sono restii se non hanno garanzie sul buon andamento delle economie europee.

Così il fondo è fermo. I tedeschi non vogliono intervenire senza che i paesi mettano a posto i loro conti, ma questi senza aiuti vedono la spesa per interessi crescere e faticano ancora di più a mettersi a posto.

Draghi venerdì ha lanciato l'allarme. Se volete che funzioni il fondo salvastati, fate quel che avete promesso. Altrimenti ....

21 novembre 2011

Effetto Berlusconi ed effetto Monti























Da quando Silvio Berlusconi ha annunciato il suo addio a Palazzo Chigi, alcuni politici del centro-destra dicono: vedete gli spread? non sono poi migliorati tanto, segno che non era colpa del governo.

Dimenticano però che nelle ultime settimane sta peggiorando il quadro europeo. I titoli francesi e quelli spagnoli sono sotto attacco e questo si riflette anche sul differenziale tra i BTP italiani e i bund tedeschi.

Infatti come segnala il grafico (fonte: lavoce.info) s'è annullato il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e i titoli spagnoli (i Bonos).

A giugno pagavamo uno 0,70% in meno della Spagna, segno che i nostri titoli erano più credibili, complice una migliore situazione dei conti pubblici e della disoccupazione. Poi poco per volta il rendimento dei nostri BTP è salito rispetto al rendimento dei Bonos fino a toccare quasi l'1,5% in più alla vigilia delle dimissioni del governo.

Se è vero che il valore assoluto dello spread non è sceso tanto e oggi si attesta a 480 punti, è anche vero che il differenziale dei titoli francesi e spagnoli (rispetto ai Bund) è peggiorato di almeno 50 punti in pochi giorni. Anche i BTP risentono di tale peggioramento.

Dire che Berlusconi è privo di colpe è impossibile. Non solo lo spread rispetto ai Bund è salito, ma anche lo spread rispetto ai Bonos, come mostra il grafico, è peggiorato, per tornare a livelli più ragionevoli una volta che Berlusconi ha lasciato spazio a Monti.

19 novembre 2011

Governo Monti: facciamo qualche previsione

Monti ha mandato in garage le auto straniere. Un primo piccolo segnale positivo dal governo. Meglio una vecchia Lancia che una nuova Audi.
Elsa Fornero e Corrado Passera potrebbero essere i ministri migliori. La Fornero perché è un'ottima esperta del settore pensioni e lavoro e perchè ha ripreso la proposta di Tito Boeri di superare le varie tipologie di contratto.

Con un contratto unico si eviterebbe alle aziende di scegliere il contratto più conveniente, arrivando spesso a forme contrattuali che fanno finire pochissimi soldi nelle tasche dei lavoratori. Le aziende finiscono così per avere pochi stimoli a rendersi più competitive e i lavoratori non hanno interesse a far meglio, se incassano poco.

Anche una riforma "definitiva" delle pensioni sarebbe un bene. Per i conti pubblici e per la politica che non avrebbe più scuse per sfuggire ai problemi veri. Non si potrebbe dire: dobremmo intervenire sulle pensioni per mettere a posto i conti pubblici.

Passera a mio parere potrebbe rivelarsi il migliore in assoluto perchè arriva dal mondo delle imprese. Il governo Berlusconi ha lasciato vacante per mesi il ministero delle attività produttive, era privo di esperti di industria e ha dimostrato un notevole incapacità di intervenire a sostegno dei settori che possono influenzare maggiormente l'economia.

Ebbene, oggi c'è bisogno di qualcuno che conosca le imprese, non abbia intenzioni punitive (come Sacconi con la CGIL-FIOM), conosca le banche e faccia progetti che consentano alle imprese in difficoltà di continuare a lavorare, trovi i soldi per rilanciare l'industria, stimoli i privati a investire (vedremo finalmente le autostrade finanziate dai privati?)...insomma uno che lavori per mettere insieme il meglio di stato, banche e imprese.

Chi può far questo meglio di Passera?

Spero invece non faccia nulla il ministro dell'Ambiente, Clini, esponente di IBL che già parla di riprendere in mano il dossier nucleare...Una follia, non fosse per il poco tempo a disposizione. E spero anche faccia poco il ministro della Difesa. Sperare che un militare di professione tagli la spesa militare è troppo, per cui non resta che sperare che almeno non faccia danni.

Poi naturalmente c'è Monti che farà, immagino, un buon lavoro nel mettere in sesto i conti pubblici. Ma la vera sfida del ministro dell'economia è un'altra: ridurre l'evasione fiscale. In questo campo si capirà se SuperMario Monti sarà all'altezza della sua fama.

18 novembre 2011

Una ragione poco conosciuta della crisi


La pesante crisi economico-finanziaria di questi anni ha un'origine poco nota al grande pubblico.

Nella seconda metà degli anni '90 in Asia tutto pareva andare per il verso giusto: alti tassi di crescita, produzione di beni destinati ai paesi ricchi, un vivace mercato immobiliare e finanziario che producevano ricchezza e occupazione, mercati che si aprivano ai capitali e ai prodotti stranieri.

Poi all'improvviso qualcosa si ruppe. La fiducia nella forte crescita dell'area asiatica crollò e i capitali fuggirono rapidamente, determinando una serie di conseguenze molto gravi, primi fra tutti la svalutazione delle monete di molti paesi e il crollo del mercato immobiliare.

I pesanti effetti della crisi asiatica spinsero i governi coinvolti a reagire: hanno accumulato consistenti riserve in valuta per affrontare eventuali situazioni simili in futuro. Somme enormi che si sarebbero potuti investire o spendere per sostenere la spesa pubblica.

La domanda mondiale ne risente e lo stesso accade ogni volta che prevalgono le incertezze: le famiglie tendono a consumare di meno, le imprese tagliano gli investimenti, rinviano i progetti.

Il capitalismo è instabile, sosteneva Keynes, e non si può lasciare che siano i mercati da soli a correggere la rotta. Perchè non succede.

16 novembre 2011

Il governo nordista

Che dire del nuovo governo guidato da Mario Monti?

Chè un governo pieno di tecnici lo sappiamo, che è pieno di gente seria e competente è palese. La cosa che colpisce di più è che è formato almeno per due terzi da persone che arrivano dal nord-ovest del paese.

Presidente del consiglio Mario Monti, lombardo, a lungo bocconiano e commissario europeo, con una lunga carriera all'Università di Torino dove ha fatto parte del cda di Fiat.

Dall'università di Torino arriva Elsa Fornero, al welfare, esperta di pensioni, vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo e membro della Compagnia di San Paolo, primo azionista della principale banca italiana.

Due i liguri: Francesco Profumo, ex rettore del Politecnico torinese e attuale presidente del CNR e il neo ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, che ha lavorato in molte città del nord, da Milano a Genova passando per Brescia e Bologna. Tra Lombardia, Piemonte e Liguria si è sviluppata la vita e la carriera del neoministro della Sanità, Balduzzi, attualmente professore all'università del Piemonte Orientale.

Molti i lombardi. Oltre a Monti, Piero Giarda, con un passato in Mediobanca e nel governo Prodi, Giulio Terzi di Santagata, ambasciatore negli USA, destinato alla Farnesia, Corrado Passera attuale amministratore delegato di Intesa San Paolo, Lorenzo Ornaghi ai Beni Culturali, Moavero Milanesi agli Affari Europei

Anche Piero Gnudi, bolognese, ex presidente Enel e Corrado Clini, veneziano, alto dirigente del ministero dell'Ambiente sono nati, hanno studiato e lavorato nel nord del paese.

Pochi gli uomini del centro-sud: forse Fabrizio Barca che ha un passato nella Banca d'Italia. Campani il ministro della Difesa Di Paola e della Giustizia Paola Severino, docente alla Luiss di Roma, che dovrà fare i conti con i numerosi veti del PDL. Due romani, Mario Catania e Andrea Riccardi e un calabrese trapiantato a Roma, Catricalà.

Dunque tanto nord e poco centro-sud. Certo pesano le amicizie di Monti, la scelta di uomini di fiducia che è quasi scontata in un governo tecnico. Ma colpiscono le scelte, che paiono dettate dalla preoccupazione rassicurare il mondo bancario e produttivo della parte più ricca d'Italia o dal desiderio di rilanciare le imprese e le banche che creano ricchezza e pagano le imposte.

Infinte, ironia della sorte, il governo forse più nordista della storia non sarà appoggiato dalla Lega Nord, che pare attenta più alle proprie clientele che non alle sorti dell'unica parte di Italia che le davvero le interessa.

Citazione divertenti: vietato fotografare le banconote


"E' opportuno notare che il semplice possesso di materiale copiato o riprodotto tramite scanner, fotocamere digitali o altri dispositivi può essere perseguito legalmente".

"E' severamente vietata la copia o riproduzione di banconote, monete, obbligazioni statali o locali anche nell'eventualità che si tratti di riproduzioni di campioni".

"E' vietata la copia o riproduzione di banconote, monete o titoli in circolazione all'estero..."


Tratto dal manuale di istruzioni di una macchina fotografica. Se è valido per l'Italia, non fotografate i vostri soldi.

15 novembre 2011

Svalutation (come direbbe Celentano)

Unicredit ha presentato la trimestrale con due dati interessanti. Il primo è una perdita di quasi 500 milioni sull'attività ordinaria. Il secondo è una svalutazione di 9,6 miliardi (quasi 19.000 miliardi di lire) delle partecipazioni in altre banche.

Come si spiega?

Si possono fare alcune ipotesi. La prima è che abbiano evitaro per troppo tempo di svalutare, sperando che i valori risalissero. Qualcuno ha fatto notare che i bilanci non erano realistici e sono intervenuti.

La seconda è che ci siano grossi problemi in qualche banca straniera partecipata da Unicredit. La banca sta per essere ceduta o messa in liquidazione e Unicredit interviene in anticipo, svalutandola, invece di farsi sorprendere da una crisi che avrebbe un impatto negativo sull'immagine della banca italiana.

La terza e forse più realistica è più complicata. Unicredit sta per lanciare un aumento di capitale per 7,5 miliardi di euro per alzare il cosiddetto core tier 1. Deve aumentare in parole povere il rapporto tra i propri capitali e tutti i prestiti e gli investimenti fatti, ognuno pesato per la rispettiva rischiosità.

Con la svalutazione si riduce il peso degli investimenti rischiosi e quindi si migliora il rapporto. Inoltre si lancia un segnale ai mercati: "ripuliamo il bilancio e ricominciamo. L'aumento di capitale è un buon investimento". O almeno così sperano i massimi dirigenti della banca.

13 novembre 2011

Il futuro dell'Italia

Il futuro dell'Italia, cioè anche il nostro.

Cosa succederà nelle prossime settimane e cosa farà il governo Monti?

La domanda che sta dietro a tutto ciò però è cosa i partiti gli permetteranno di fare, perchè alla fine tutti i provvedimenti dovranno poi essere votati dal parlamento, cioè dai partiti.

Ma siamo ottimisti, diciamo che ci dovranno essere 2 fasi, una fase 1 che metterà in sicurezza i conti e ridarà fiducia ai mercati, riportando lo spread con i BTP tedeschi a livelli ragionevoli. Ricordo che ai tempi di Prodi, tale spread era di soli 37 punti, cioè lo 0,37%. Un'inezia rispetto a oggi.
La fase 2 sarà quella più critica, quella del rilancio e del taglio di sprechi e privilegi. Critica perchè bisognerà scontentare tutti: la sinistra dovrà capitolare su pensioni e materia del lavoro e la destra su patrimoniale, fisco e sprechi grandi e piccoli.

Per la fase 1 molto conterà il prestigio personale del premier, ma per la fase 2, che sarà una fase pre elettorale, servirà molta abilità, fortuna e soprattutto la capacità di far sentire ai partiti l'appoggio del "popolo" alla presona del premier.

I provvedimenti da prendere saranno (a mio parere):

1. reintroduzione dell'ICI su tutti gli immobili

2. Patrimoniale leggera, su tutti i patrimoni immobiliari oltre - diciamo - 1 milione di Euro

3. Contributivo per tutti, in pensione per tutti a 67 anni indipendentemente dagli anni di contributi

4. Taglio dei costi della politica - sul serio - con taglio drastico delle province

5. Dismissione di parte del patrimonio pubblico e liberalizzazioni (?)

6. Sistemazione della finanza locale - intesa non come altri tagli agli enti locali, ma permettere agli enti con i soldi di spendere e impedire a chi non li ha, o spera di averli, di spenderli

7. Riforma fiscale, spostando la tassazione dal lavoro e l'impresa alla rendita

8. Riforma fiscale: addio ai contanti oltre i 200 Euro e stretta sulle società off shore

9. Riforma della legge elettorale (in aprile c'è il referendum)

Questo programma è sufficiente per 10 anni di governo e i punti chiave, pensione, patrimoniale, tagli politici, andranno fatti tutti insieme subito per evitare di essere sfiduciati subito dopo che i conti saranno in sicurezza.

12 novembre 2011

Due domande su mercati e euro


Paoletta pone un paio di domande stimolanti.

Ecco la prima: se in uno scenario negativo i mercati vendono i nostri titoli facendo salire gli spread e crollare le borse, "quando in Italia ci sarà qualcosa che non piacerà ai mercati lo potrebbero rifare? Ovvero siamo in balia di un potere esterno allo stato, di speculatori spietati che possono mandarci in rovina in qualsiasi momento?"

Le vicende di questi mesi o meglio di questi anni, con lo spread (e di conseguenza i tassi di interesse pagati dai titoli di stato) che sale e scende nel tempo a mio parere indica che tra i fallimento e la salvezza ci sono molte vie di mezzo. La credibilità di un paese indebitato ha molte gradazioni e i mercati lanciano segnali inequivocabili e quotidiani. Se siamo arrivati a uno spread altissimo è perchè il governo li ha ignorati.
I mercati mettono i soldi dove pensano convenga. Se considerano meno credibile l'Italia vendono i titoli italiani e comprano altri titoli. Nei mesi scorsi molti fondi americani hanno venduto i nostri titoli perché la credibilità italiana diminuiva e perchè altri titoli stavano diventando più interessanti, a causa di un debito altrui in crescita che faceva salire i tassi di interesse.
Il peggioramento degli spread è, in questo caso, provocato solo in parte da una minore credibilità italiana. Succede anche che quando un titolo scende troppo molti lo vendano per diverse ragioni (paura di perdite ulteriori, volontà di limitare le perdite, per esempio) che non dipendono dalla credibilità del titolo.

Ma questi sono meccanismi di mercato noti, che i politici dovrebbero tenere in mente evitando di fingere che, a parità di condizioni, i bund tedeschi e i btp italiani siano simili.

Siamo in balia di mercati spietati? Non più di quando lo sia il consumatore che sceglie un prodotto e ne scarta un altro o un risparmiatore che va in banca e scegliere il modo migliore di investire i propri risparmi. Oggi i mercati sono molto più rapidi e globali di qualche anno fa e questo richiederebbe sia una maggiore attenzione dei governi sia qualche granello di sabbia alla Tobin.

Se in futuro i mercati non gradiranno qualche scelta italiana la puniranno, ma per arrivare al tracollo non basta certo un singolo errore. Berlusconi con tutta la buona volontà di prendere in giro il mondo intero ha impiegato 4 mesi per scavarsi la fossa. Un governo un pò più serio provvede per tempo e accumula credibilità, da spendere quando commette un errore.

Come? forse - e qui passiamo alla seconda domanda- deprimendo le nostre economie? E perchè non facciamo gli eurobond che permetterebbero a Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna di raccogliere capitali a tassi ragionevoli e di sistemare i propri bilanci nel tempo senza deprimere le nostre economie?
Gli eurobond non si fanno per ragioni politiche. I tedeschi e in particolare i liberali che appoggiano il governo, pensano che i governi possano ottenere aiuti solo se prima sanno mettere a posto i conti. Inoltre hanno spiegato ai propri elettori che rischiavano di pagare per gli errori altrui, prestando i soldi a paesi irresponsabili e inoltre che i tassi pagati dai tedeschi sarebbero saliti se si fossero uniti i debiti.
Sono idee sbagliate che costano molto alla Germania e alla Francia. Preferndo la linea dell'egoismo nazionale oggi si trovano a sopportare costi elevati perchè i titoli acquistati dalle banche hanno perso buona parte del loro valore e questo ha effetti negativi sull'economia europea.

Analoghi effetti depressivi sono provocati dal modo in cui si affontano le crisi dei conti pubblici. Se ci si limita a tagliare i costi e a colpire i ceti più deboli, i consumi ne risentono e la crisi rischia di avvitarsi su se stessa: meno consumi provocano meno produzione e meno entrate fiscali che a loro volta richiedono ulteriori manovre sui conti pubblici.
Per questo servirebbero gli eurobond che, permettendo ai paesi in maggiori difficoltà di pagare tassi più bassi, renderebbero meno gravosi i sacrifici. Ma soprattutto servono scelte intelligenti, capaci di penalizzare di meno i consumi colpendo maggiormente i redditi alti e i patrimoni ed evitando scelte che penalizzano le produzioni nazionali.

Insomma una politica economica di destra che esalta gli egoismi, colpisce i deboli, deprime i consumi e chiede sacrifici maggiori a chi ha conti peggiori non è la sola possibile. E' la politica preferita da Angela Merkl e Nicholas Sarkozy e sta dando pessimi risultati.

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