13 dicembre 2023

Milei

Cosa aspettarsi dall'Argentina, cronicamente in crisi economica, che ha scelto un Presidente di estrema destra, Milei, pronto a applicare ricette ultraliberiste subito approvate dal FMI?

La ricetta liberista non è una novità. Dal 2015 al 2019, con la presidenza di Mauricio Macrì, imprenditore di origini italiane, ha raccolto molto consenso senza riuscire però a risollevare le sorti economiche (ne avevo parlato qui) di un paese sempre alle prese con conti pubblici disastrosi, un'inflazione alle stelle (con molti dubbi sui dati ufficiali), la svalutazione della moneta nazionale e fughe dei capitali, che, insieme, rendono ingestibile il debito pubblico. 

Milei ha proposto tagli molto forti alla spesa pubblica e in particolare alla scuola, considerata sinonimo di indottrinamento, e alla sanità. L'obiettivo è ridurre il deficit che, finanziato dalla banca centrale, genera inflazione a 3 cifre. Ma i tagli, che renderanno ancora più incerta la vita degli argentini e colpiscono il "capitale umano" non possono che creare problemi all'economia e quindi anche alle entrate fiscali in un paese dove già il 40% delle famiglie vive sotto la soglia della povertà.

L'inflazione, poi, è legata anche alla svalutazione della moneta nazionale. Il governo Milei ha immediatamente svalutato il peso: se prima ne servivano 400 per avere 1 dollaro, adesso ne servono 800. Inoltre ha liberalizzato le importazioni, finora sottoposte a autorizzazione. I limiti alle importazioni si adottano quando le riserve in valuta estera sono basse e anche per aiutare le produzioni nazionali. 

Qual è dunque la ragione di questi provvedimenti? 

Milei ha studiato lavorato come economista per un'importante banca inglese, HSBC. Di solito queste banche cercano per conto della loro clientela occasioni di investimento in grado di produrre ottimi rendimenti. E, ovviamente, sono infastiditi da regole, imposte, diritti, ecc.. 

Milei sembra sperare di trasformare l'economia argentina in un paese pronto a ospitare imprese straniere. Un'alternativa ai paesi asiatici o del centro-sud america alle prese con diversi fattori di instabilità. E' una ricetta lodata dal FMI, che tradizionalmente chiede tagli alla spesa, bassi salari, liberalizzazioni ignorando le conseguenze: stati impoveriti che sprofondano in crisi ancora peggiori, con crescenti sofferenze umane e poche prospettive di sviluppo.

05 dicembre 2023

Merito?

Avete mai visto programmi tv come 4 ristoranti? E' una gara tra 4 ristoranti collocati in una stessa zona. Gli altri 3 ristoratori in gara e un famoso chef giudicano location, servizio, menù e prezzo di ciascun ristorante e alla fine vince chi ottiene il punteggio più alto.

Un particolare mi ha colpito: i ristoratori di parti diverse d'Italia usano metri di giudizio molto diversi. Alcuni ristoratori danno voti alti ai colleghi, in altri bassi. A naso, mi pare che i più generosi nei giudizi sono i ristoratori di zone ricche in Italia.

Questo curioso programma televisivo mi è venuto in mente sentendo un professore in pensione dell'Università di Torino che su La7 qualche settimana fa (vedi video cliccando qui) si è detto non convinto dai test Invalsi che invece hanno segnalato grandi differenze territoriali e di genere nell'apprendimento scolastico. I maschi sono più bravi delle femmine e gli studenti del nord sono più bravi degli studenti del sud, dicono i test. Secondo l'ex docente invece i dati, ovvero i voti dei docenti, dicono che le  ragazze ci mettono più impegno, energia e voglia. Cose che "con la classe sociale non c'entrano". 

C'è da fidarsi dei giudizi dei docenti? 

Il diverso metro di giudizio non vale solo per il programma 4 ristoranti ma anche nella scuola. La percentuale di diplomati che ricevono il voto più alto possibile, il 100 e lode, che potremmo considerare una sorta di cartina al tornasole della disponibilità dei docenti di essere generosi al momento degli scrutini, indica che le scuole in Italia non sono tutte uguali. 

Al nord, in Toscana e Sardegna i diplomati con il 100 e lode non si superano il 3% dei diplomati. In Lombardia solo l'1,5% dei diplomati ottiene il voto più alto mentre ovunque nel sud si supera il 3% e in Calabria si arriva al 6,6%.

Dati contrastanti con altri dati, che indicano le minori percentuali di laureati al sud rispetto a nord e centro.

Dati che suggeriscono che i voti in una scuola superiore possono risentire di elementi soggettivi, a differenza dei test Invalsi, uguali per tutti.

I voti possono anche differire in base a altri elementi. Per esempio dove c'è un tessuto produttivo forte, le imprese si aspettano che i voti dei diplomati siauno una misura della preparazione degli studenti. La generosità dei professori non aiuta, in questo caso, gli studenti e anzi rende meno credibile la scuola agli occhi dell'impresa alla ricerca di diplomati. 

Sappiamo poi che le famiglie sono spesso importanti nella vita degli studenti. Li aiutano, a volte fanno pressioni sui professori, o magari li dissuadono dall'intraprendere un percorso di studi, in base a idee, valori, opinioni che sono diverse in base a diversi fattori. 

Parlare solo di impegno e voglia può spingere a pensare che lo studente/ssa sia solo di fronte al suo impegno di studio. Una visione poco realistica che fa a pugni con test uguali per tutti in cui il risultato non dipende dalla soggettività del docente.

Link Interni

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...