31 agosto 2017

I finlandesi che non amano Trump

Il Varma mutual pension insurance che gestisce 45 miliardi di euro di contributi pensionistici finlandesi ha deciso di vendere azioni e titoli di stato statunitensi attualmente posseduti.

La ragione ufficiale è che Trump appare come un presidente estraneo alla tradizione democratica del paese, al punto da considerare gli USA un paese senza un presidente.

Ci sono dei buoni motivi economici per diffidare dell'economia americana e del suo presidente?

La risposta è sì, Trump potrebbe fare alcune scelte pessime per gli investitori.

Le tensioni con la Corea del Nord non possono rassicurare gli investitori perchè guerra vuol dire spesa pubblica e quindi una forte emissione di titoli di stato da parte di un paese con un debito pubblico già elevato.

Nella stessa direzione va il progetto di Trump di tagliare le imposte: se avvenisse, sarebbe certo un aumento del deficit e quindi del debito pubblico.

C'è poi l'idea di Trump di proteggere con dazi le merci americane, idea contro la quale si sono pronunciati nei giorni scorsi Mario Draghi e la numero uno della FED Yanet Yellen.

Tra qualche mese - e veniamo al quarto punto - Trump deve decidere se confermare proprio la Yellen alla FED. Potrebbe predìferirgli un economista gradito, che sostenga le idee dell'amministrazione in tema di protezionismo e imposte, e non reagisca alzando i tassi in caso di deficit e debito eccessivi.

E qui la mente va agli anni '80, quando Reagan scelse un forte taglio alle imposte che fece impennare il debito pubblico, suscitando la reazione della FED guidata da Paul Volcker, che alzò i tassi costringendo l'amministrazione Reagan a cercare di ridurre il deficit.

Un capo della FED amico di Trump potrebbe invece spingere la banca centrale a tenere i tassi bassi per non aumentare la spesa pubblica per interessi.

 Ne conseguirebbe un calo del valore del dollaro rispetto alle altre monete, e questo, insieme alla prospettiva di una economia americana indebolita da guerra e protezionismo, spiega perchè i finlandesi preferiscono stare alla larga da bond e azioni "made in USA".

17 agosto 2017

Fiat China Auto ?

Le voci di un possibile acquisto di gran parte di FCA da parte di un gruppo automobilistico cinese, ha fatto balzare il titolo di quasi il 10% in una sola seduta.

Exor, società in mano alla famiglia Agnelli, è proprietaria di poco meno del 30% delle azioni e controlla oltre il 40% dei diritti di voto di FCA. Perchè dovrebbe vendere?

Sappiamo tre cose su FCA e il mercato dell'auto: che da tempo Marchionne sta cercando un accordo con un grande produttore allo scopo di garantire un futuro sereno a FCA. Lui vorrebbe fondersi con General Motors che però non prende in considerazione le proposte del gruppo italo-americano. Sappiamo poi che Marchionne lascerà tra poco più di un anno e che il futuro dell'auto deve fare i conti con molte incognite, come i nuovi produttori cinesi e il futuro senza gli inquinanti motori a benzina e diesel.

Le novità tecnologiche potrebbero quindi creare molte difficoltà a FCA o richiederebbero in ogni caso enormi investimenti che potrebbe affrontare meglio un gruppo di grandi dimensioni. Di qui la necessità di trovare accordi con altri produttori ma anche l'incentivo a vendere.

Meglio incassare una rilevante somma oggi che incerti guadagni in futuro: potrebbe essere questo il ragionamento di John Elkann che presiede Exor, società che si è molto indebitata per comprare Partner RE, gigante delle assicurazioni. Vendere una parte rilevante significherebbe ridurre i debiti, ma anche abbandonare per sempre quell'auto da sempre associata agli eredi del fondatore della dinastia Agnelli. I cinesi da parte loro sono incentivati a spendere molti soldi per avere marchi famosi e un know-how che non possiedono.

Tuttavia esistono anche diverse buone ragioni per non vendere. Per mantenere inalterato il prestigio e il potere, ma anche perchè FCA ha capacità, conoscenze, una importante rete di vendita nel paese con l'economia più grande del mondo: tutti fattori che rendono attraente FCA in vista di possibili operazioni con altre case automobilitistiche.

Infine, l'eventuale vendita di FCA dovrebbe avere il beneplacito di Trump che presumibilmente sarebbe contrario, preferendo piuttosto una fusione tra FCA e GM. Le voci su una vendita potrebbero perciò servire a spingere Trump a fare pressione su GM perchè prenda in considerazione le proposte di Marchionne.

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