29 agosto 2016

Perchè a MPS serve un aumento di capitale

Lo scorso 29 luglio la BCE ha spiegato che la situazione del Monte dei Paschi di Siena è molto complicata e serve un aumento di capitale. Non è il primo,  MPS ha registrato in passato forti perdite causate dalla svalutazione di una banca, Antonveneta, pagata troppo.

Questa volta la causa dell'aumento di capitale è legato ai crediti inesigibili, vale a dire soldi prestati a clienti che non riescono a restituire tutti i soldi ricevuti. In questo caso le banche si rifanno sulle garanzie offerte dal cliente: vendono la garanzia, che spesso è un immobile.

Non è detto che la banca ottenga i soldi prestati, specie se il valore dell'immobile, di cui ha ricevuto l'ipoteca, è diminuito per effetto di una crisi che ha fatto salire il numero di immobili venduti mentre crollava la domanda degli stessi.

In questi caso e nel caso in cui le garanzie richieste siano molto deboli, la banca subisce perdite, che copre, di solito, sacrificando altri guadagni ovvero accantonando fondi che, nel momento in cui si vende l'immobile o qualunque altra garanzia ottenuta, copriranno la perdita.

Più tempo passa più è probabile che il valore dell'immobile possa aumentare e più si possono accumulare fondi con cui coprire le perdite sui crediti inesigibili.

E' una strategia del rinvio che piace alla banca ma non alla BCE.


Rinviando il più possibile la questione, cedendo gli immobili a anni di distanza dal momento in cui si è manifestata l'insolvenza del cliente, la banca può accantonare soldi sufficienti a coprire le perdite e può sperare in un aumento del valore degli immobili tale da ridurre la perdita.

Perchè la BCE non gradisce questo rinvio?

La ragione è che le banche interagiscono tra loro, si prestano soldi, si forniscono reciprocamente garanzie. Il loro lavoro si basa sulla fiducia che le altre banche rispetteranno gli impegni. E questo richiede bilanci in ordine.

Nel caso Monte dei Paschi è evidente che esistono crediti inesigibili che comportano perdite superiori di molti miliardi ai futuri profitti generati dall'attività della banca. Di fronte a perdite potenziali elevate e a un teorico rischio che MPS fallisca, le banche (soprattutto straniere) che lavorano con MPS e con le banche italiane esposte verso MPS non possono che essere molto prudenti, temendo perdite future che minano la fiducia attuale.

La cessione dei crediti inesigibili e un aumento di capitale non sono la soluzione ottimale, ma è necessaria per ricostruire quella fiducia verso MPS e le banche italiane che non può che far bene all'economia italiana.

14 agosto 2016

Se il PIL non cresce..

In questa estate di spiagge affollate oltre il normale, arrivano segnali contrastanti dall'economia. Il tutto esaurito nelle località di mare pare contrastare con un prodotto interno lordo che non è cresciuto nel secondo trimestre.

In realtà era tutto abbastanza prevedibile. I segnali della produzione industriale sono stati negativi negli ultimi mesi, soprattutto per colpa dei timori per l'uscita della Gran Bretagna e per effetto delle numerose tensioni che si registrano in altri paesi per il terrorismo (non a caso anche la Francia non cresce) e per incertezze politiche legate alla gestione dei profughi (l'altro paese a crescita zero è l'Austria).

Incertezze e paure che se da un lato hanno ridotto la domanda estera di prodotti italiani e quindi la produzione industriale che non risente, come l'anno scorso, dell'entrata in produzione di nuovi modelli Fiat, dall'altro stanno riempendo le spiagge italiane di quei turisti che fino a poco tempo fa avrebbero preferito mete più esotiche.

Sarà interessante dare un peso a questo fenomeno ovvero capire se il maggior contributo al PIL di spiagge e città d'arte piene sia in grado di compensare l'effetto negativo provocato da una debole produzione industriale.

Non è tuttavia solo una curiosità statistica. Per alimentare la domanda interna, il governo sta provando a trovare le risorse per dare qualche soldo in più a pensionati e dipendenti pubblici, perchè spendano con maggiore fiducia, ma le risorse disponibili dipendono in buona misura dall'andamento del PIL, e quindi delle entrate fiscali.

05 agosto 2016

Milan cinese

Da oggi il Milan è cinese, forse. Per ora è stato firmato un preaccordo che parla di un contratto da firmare entro fine anno (non a caso: il bilancio del Milan copre l'anno solare e non quello calcistico), con contestuale versamento di 15 milioni e altri 85 entro 35 giorni.

Poi si prevede l'impegno degli acquirenti "a compiere importanti interventi di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario di AC Milan, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di un triennio (di cui 100 milioni da versare al momento del “closing”)" vale a dire 250 milioni per tre anni.

Cosa significa tutto questo?

Nel 2015 il Milan ha chiuso il bilancio con circa 90 milioni di perdita. E' probabile che il 2016 si chiuda con una perdita simile, che presumibilmente verrà coperta dai nuovi proprietari, chiamati a versare 100 milioni nelle prime settimane.

Ma anche i conti del 2017 saranno presumbilmente in rosso di una somma simile, visto che il Milan almeno fino all'autunno 2017 non parteciperà alle coppe europee, che garantiscono ricavi aggiuntivi.

Per arrivare a tale traguardo inoltre il Milan dovrà acquistare nuovi calciatori, con conseguente aumento dei costi di cui risentiranno i bilanci dei prossimi anni.

Di qui la necessità di immettere altri soldi (almeno 250 milioni in tre anni "per interventi di ricapitalizzazione") nella società a copertura delle probabili perdite e per garantire eventuali nuovi debiti ("rafforzamento patrimoniale").

Qualche mezzo d'informazione s'era sbilanciato nelle settimane scorse, annunciando centinaia di milioni dalla Cina per il mercato (ad esempio la Gazzetta: http://video.gazzetta.it/milan-cinesi-400-milioni-due-anni-il-mercato/737565ea-42bf-11e6-bc51-f24ef5b63382). Non sono arrivati e difficilmente arriveranno.

I tifosi sperano di tornare ai risultati sportivi del passato e Berlusconi pare aver garantito che i cinesi per altri tre anni e mezzo continueranno a spendere più di quanto incassano. Ma cosa succederà dopo? Il coinvolgimento tra i nuovi azionisti di diversi gruppi industriali e finanziari cinesi, uno dei quali appartenente al governo lascia pensare che non ci saranno molti azionisti disponibili a perdere soldi in una squadra di calcio italiana. L'obbligo di ricapitalizzare voluto da Berlusconi pare confermare questa tesi e forse uccide sul nascere i sogni di gloria dei tifosi.


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