Ultimamente leggo su blog e giornali più di un richiamo all'uscita dall'Euro, al ritorno alla lira e al
default. In buona sostanza c'è in giro chi crede che dichiare fallimento sarebbe la panacea di tutti i mali.
La logica su cui si basano questi ragionamenti è semplice: spendiamo circa 80 miliardi di euro in interessi passivi, quindi non pagandoli più ci sarebbero abbastanza soldi per tutto.
Io non credo che sia tutto così semplice e provo a dipingere uno scenario possibile.
L'Italia dietro la spinta di movimenti che predicano l'autarchia monetaria decide che da oggi, 31 Dicembre 2012, il debito pubblico non sarà più rimborsato e di conseguenza non saranno più pagate cedole di interessi a nessuno e di conseguenza
il debito pubblico è azzerato.
Ops, in realtà non è azzerato, perchè il debito pubblico non è composto solo da titoli di stato, come si può vedere
qui, inoltre nel debito pubblico non rientrano i debiti verso le aziende e altre voci, come si può vedere qui su
Wikipedia.
Quindi in realtà non sarebbe proprio azzerato, ma rimarrebbe su una cifra vicino a circa
400 miliardi di Euro, diciamo circa il 25% del PIL che a un tasso passivo medio del 4% genererebbero circa una quindicina di miliardi di euro di interessi passivi. Una bazzeccola rispetto ai numeri odierni. Inoltre i pagamenti di stipendi pubblici e pensioni sarebbero pagati dal consistente
avanzo primario di bilancio.
Ma...
Le conseguenze non sarebbero proprio piacevoli.
Innanzi tutto gli Euro che le banche hanno preso all'1% dalla BCE sono stati usati quasi esclusivamente per comprare
titoli di stato, quindi tutte le banche italiane sono
sature di BOT, CCT e simili. Quindi il default italiano farebbe istantaneamente fallire tutte le maggiori banche italiane, buona parte di quelle europee e metterebbe in seria difficoltà le banche di mezzo mondo.
E non solo le banche, anche assicurazioni, fondi immobiliari, consorzi di garanzia, casse di previdenza e simili potrebbero fallire, in quanto obbligate a detenere come riserva titoli pubblici.
Quindi fallendo le banche
sfumerebbe qualunque risparmio detenuto in quelle banche: in un caso del genere non ci sono fondi di garanzia statale sui depositi che tengano.
A questo punto la
liquidità sparirebbe: nessuno depositerebbe mai più nulla in banca, le banche non avrebbero più nulla da prestare (quelle rimaste). Dopo le banche toccherebbe alle imprese con una conseguente caduta verticale del PIL: niente più tasse, pensioni e stipendi pubblici. Per non parlare di disoccupazione e fuga di qualunque capitale o investimento dall'Italia.
E a questo punto diventa difficile fare previsioni: nessun governo sensato arriverebbe mai a questo punto, ma a un certo punto, come in Argentina, inizierebbe a stampare moneta propria (la lira) convertendo i vecchi titoli di stato con la nuova valuta in proporzione variabile. E a questo punto saremmo tornati daccapo:
vecchio debito, vecchi interessi e una moneta svalutata.
Ci pensi per bene chi profetizza ipotesi senza vagliarne bene le conseguenze!