14 aprile 2012

Il peso della crisi


Dal 2012 gli imprenditori che si sono suicidati sono già arrivati a 23. Per motivi professionali sono quotidianamente a contatto con gli imprenditori e capisco le motivazioni che possono portare ad un gesto estremo come il suicidio.

Non è vero che gli imprenditori siano tutti una banda di profittatori senza scrupoli, anche se in Italia è in atto un processo di selezione inversa che alla fine farà sì che in circolazione rimarranno solo quelli di tale risma perché quelli onesti saranno tutti morti o falliti!

La profondissima crisi e la struttura giuridica e sociale delle imprese fa sì che il fallimento o lo spettro del fallimento siano di una gravità che supera la semplice dimensione economica.

L'imprenditore piccolo, perché è di questi che stiamo parlando, in genere conosce tutti i propri dipendenti di persona e sa benissimo che se non gli paga lo stipendio non potranno pagare il mutuo o l'affitto.

Inoltre qualunque imprenditore, a prescindere dal tipo di società che gestisce, di persone o di capitali, avrà sempre sempre messo firme personali di garanzia in banca su fidi, mutui e castelletti di anticipo fatture ( sul perverso meccanismo degli sconti fatture ci tornerò in futuro). E siccome spesso le aziende sono familiari, in banca ci sono firme di mogli, figli, padri e parenti tutti.

Quindi nel momento in cui saltano gli sconti e la banca comincia a bloccare i fidi a causa dei mancati pagamenti, non salta solo l'azienda, ma l'economia di tutti i dipendenti e di tutta la famiglia. In caso di fallimento il mondo dell'imprenditore sarà distrutto: gli salterà la casa,la macchina, la famiglia, tutto. Tutto il mondo costruito magari in una vita, il capannone, la villetta, tutto sarà perso.

In quest'ottica ovviamente, come ho premesso, non mancano i banditi che lasciano saltare l'azienda e hanno i milioni in contanti nelle cassette di sicurezza in Svizzera. Ma questi difficilmente si suicideranno.

in quest'ottica si capiscono anche le testimonianze che ho sentito nel programma di Formigli (piazzapilita) in cui in Veneto molti evitavano di condannare l'evasione: cosa pago? Ho sentito: i dipendenti, i fornitori o le tasse se devo scegliere?

Purtroppo la risposta non è sempre così scontata. In Italia manca una efficace gestione delle crisi aziendali: il fallimento equivale ad una morte sociale e le impese sono lasciate sole ad affrontare una crisi che rischia di lasciare macerie dopo il passaggio.

Come ho già scritto in altri post, bisogna considerare il ruolo sociale delle aziende sul territorio, arrivando a premiare, anche fiscalmente, quelle che assumono e mantengono dipendenti sul territorio.



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