Tra le tante vittime della guerra in Ucraina potrebbero esserci anche le grandi aziende come Amazon, il cui valore in borsa è sceso ai livelli precedenti la pandemia, attorno ai 2000 dollari per azione, dopo aver superato i 3700 dollari per azione.
Come si spiega il calo di oltre il 40% in poco tempo?
Amazon e altre grandi aziende hanno beneficiato dei lockdown che costringeva a studiare e lavorare da casa e a non frequentare i negozi. Si sono impennate le vendite online, e s'è comprato tutto ciò che serviva a lavorare, studiare e interagire da casa, quindi telefoni, computer, social network con cui comunicare e così via.
La guerra scatenata da Putin ha cambiato lo scenario economico. La paura ha reso i consumatori più prudenti, mentre i prezzi sono saliti perchè alcuni beni scarseggiano e per colpa della speculazione, che non s'è lasciata sfuggire l'occasione di far soldi sugli aumenti imprevisti dei prezzi. Ovviamente la speculazione è diversa se riguarda le azioni o i generi alimentari. Nel primo caso sono a rischio i risparmi di chi pensa di ottenere guadagni speculando, mentre nel caso di grano, mais ecc. i rischi toccano la vita di molte persone che hanno difficoltà a alimentarsi e il lavoro.
L’inflazione sta spingendo le banche centrali a alzare i tassi di interesse. E’ una scelta in parte irrazionale perché l’inflazione non è provocata dalla domanda, ma da fattori esterni come la guerra e la speculazione su materie prime e beni alimentari.
Tuttavia sappiamo che la speculazione è più facile quando i tassi sono molto bassi o addirittura negativi e le banche pronte a offrire denaro abbondante e a basso costo. Un aumento dei tassi rende meno conveniente e più rischioso il prestito a fini speculativi e al tempo stesso offre occasioni di guadagno senza rischio, ovvero l’investimento in titoli di stato.
Un aumento dei tassi rende di nuovo conveniente l'acquisto di titoli di stato (anche se rischia di rallentare l'economia alle prese con la guerra) e dunque provoca la vendita di azioni, specie di quelle come Amazon, Facebook e altre società il cui valore è sopravvalutato anche per colpa di una speculazione che come sempre, spinge a comprare ciò che sale di prezzo e a vendere ciò che perde valore.