30 agosto 2022

Se il gas diminuisce del 20% ...


La Germania apre alla possibilità di imporre un limite al prezzo di acquisto del gas e il prezzo diminuisce del 19,6% in un solo giorno. 

Segno che gran parte del prezzo fissato alla borsa di Amsterdam dipende dalla speculazione. Quando il prezzo di qualcosa aumenta di continuo, gli speculatori acquistano. La speranza di ulteriori aumenti giustifica il rischio. Se molti (non dico tutti) acquistano, il prezzo inevitabilmente aumenta e allo speculatore basta vendere a un prezzo che consente un guadagno o, se le cose vanno male, in modo da non perdere troppo. 

Quindi quando il prezzo inizia a diminuire si assiste a una ondata di vendite. Di chi si accontenta di un guadagno magari modesto ma certo e di chi ha comprato a un prezzo troppo alto e vende per minimizzare la perdita.

L'ondata di vendite, come avevo scritto il 10 agosto, può arrivare dall'imposizione di un tetto al prezzo di acquisto dell'energia. Chi immaginava che il prezzo salisse o ipotizzava un determinato prezzo futuro su cui basare le proprie speculazioni, vede i suoi piani sconvolti da un prezzo-limite e per questo corre a vendere perchè la speculazione rischia di trasformarsi in forti perdite.

La domanda a questo punto è: perchè solo oggi la Germania apre all'ipotesi di un limite al prezzo del gas?

Si possono fare diverse ipotesi, tra cui una ipotesi ideologica (si crede che il mercato sistemi tutto e lo si vuole lasciar fare) e una ipotesi opportunistica: qualche governo potrebbe sostenere la speculazione di proprie aziende che rischierebbero almeno di non guadagnare più come prima. 

In ogni caso il ritardo è negativo per imprese e consumatori, che farebbero bene, tra qualche settimana, a pensare che in Italia qualcuno ha chiesto mesi fa un tetto al prezzo del gas.

15 agosto 2022

Il rapido suicidio di una transizione lenta

La decisione dell'Unione Europea di vietare dal 2035 in Europa la vendita di automobili con motore benzina o diesel ha suscitato qualche protesta dei produttori di automobili e, soprattutto, dei loro fornitori, sostenuti da alcuni politici che protestano contro l'Europa per difendere i settori minacciati dalla transizione ecologica.

Nelle auto elettriche mancano ad esempio la marmitta, la frizione, le candele, la coppa dell'olio, il motorino d'avviamento, e tante altre componenti. Chi le produce chiede che la transizione sia più lenta ovvero vorrebbe spostare in avanti la data del 2035 nella speranza di salvare imprese e posti di lavoro e di trovare il modo di garantirsi un futuro.

E' tuttavia una scelta che rischia di trasformarsi in un doloroso autogol. 

Se diamo per scontato che la transizione ecologica è irreversibile, dobbiamo renderci conto che prima di tutto i mercati tenderanno a preferire i prodotti "nuovi" ovvero quelli ecologici rispetto ai prodotti tradizionali più inquinanti e, inoltre, che i tempi del passaggio sono tutt'altro che sicuri e prevedibili. 

In altri termini mentre sembra certo che, come già sta accadendo, il numero delle auto elettriche (o di altri prodotti) venduti salirà nel tempo mentre diminuirà il numero delle auto "tradizionali", non possiamo fare previsioni certe sulla velocità con cui gli acquirenti sceglieranno di passare all'elettrico. Può darsi che il passaggio sia graduale ma può anche darsi che a un certo punto sia molto rapido. E' successo diverse volte che un nuovo prodotto abbia messo fuori mercato in tempi brevissimi il prodotto che andava a sostituire. Chi ha puntato sul prodotto sbagliato, ha chiuso le fabbriche e perso tutto.

I produttori delle auto benzina o diesel, quindi, potrebbero all'improvviso scoprire che i loro prodotti non interessano più o che interessano solo se il prezzo è molto basso e quindi se producono in perdita. 

Per questo motivo l'idea di rallentare la transizione ecologica e di farlo solo in Italia rischia di essere un boomerang. Si salva nell'immediato qualche impresa ma si condanna un settore a sparire perchè incapace di soddisfare una domanda differente, di beni nuovi e ecologici, che cresce rapidamente. 

In generale quando si arriva in ritardo su un mercato è più difficile entrarvi, è più complicato far conoscere i propri prodotti, convincere il consumatore che s'è rivolto a altre imprese, gli investimenti rischiano di non essere redditizi e quindi è più difficile trovare finanziamenti, è complicato riconvertire aziende in crisi che non hanno creduto nel nuovo e non possiedono competenze e quote di mercato, e, infine, è anche più difficile trovare fornitori: quelli esistenti lavorano con le aziende leader del nuovo mercato dei prodotti più ecologici.

10 agosto 2022

Prezzo del gas

Se il prezzo del petrolio è sceso sotto i livelli precedenti l'inizio della guerra in Ucraina e lo stesso sta accadendo per il grano, perché non succede anche con il gas?

Una delle possibili spiegazioni è che il prezzo del gas è influenzato dalla speculazione. Qualcuno compra il gas o meglio contratti che hanno per oggetto la compravendita di gas e li rivende a un prezzo più alto. Un pò come succede con il bagarinaggio: persone che comprano i biglietti di un evento sportivo per poi rivenderli ad un prezzo più alto senza essere interessati alla partita di calcio o alla gara di automobili.

Come si ferma la bagarinaggio ovvero la speculazione? 

Un modo è quello di creare una serie di regole che impediscano rendano illegale il bagarinaggio o la speculazione. Ma questo è difficile in un libero mercato in cui agiscono diversi operatori ed esistono mercati regolamentati su cui si scambiano beni come il gas, il petrolio, le materie prime ecc.. Inoltre se il cliente finale paga il prezzo richiesto, c'è un incentivo a comprare anche a un prezzo esagerato un bene scarso. 

Oppure si può fermare la speculazione con una "speculazione" di segno opposto. Una speculazione al ribasso su una moneta consiste nel vendere una moneta (l'euro, per esempio) per poi ricomprarla a un prezzo inferiore, causato dall'eccesso di vendite. Una banca centrale può contrastarla comprando la (propria o di un'altra banca centrale) moneta. Se il prezzo non diminuisce o addirittura aumenta, il guadagno degli speculatori non c'è più o diventa una perdita. 

Nel caso del gas il metodo più semplice per frenare una speculazione è stabilire un prezzo massimo di acquisto. La minaccia di applicarlo può frenare la speculazione, perchè chi compra un contratto a un prezzo per rivenderlo a un prezzo superiore, teme che l'imposizione di un tetto aumenti il rischio di subire perdite e quindi rischia di meno, acquistando meno contratti o acquistandoli a un prezzo vicino al prezzo che pensa verrà stabilito. In questi casi basta la minaccia di fissare un prezzo per combattere la speculazione.

Un buon modo per ridurre la speculazione sarebbe quella di nazionalizzare la maggioranza delle azioni di aziende come ENI e ENEL che potrebbero di fatto vendere energia a prezzi calmierati, decisi dall'azionista di maggioranza, ovvero lo Stato, evitando di ottenere extraprofitti ovvero profitti che, invece, oggi ottengono perchè acquistano energia con contratti a lungo termine e un prezzo stabilito anni fa e rivendono energia a un prezzo che dipende dalle quotazioni impazzite del gas. 

Se grandi aziende potessero applicare un prezzo calmierato, gli altri operatori sarebbero costretti a fare lo stesso, per non perdere clienti.

Tutto questo funzionerebbe a livello economico. Poi ci sono leggi e regolamenti, che risentono dei vari interessi in Italia e in Europa.

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