27 febbraio 2013

Italia nei guai, Spagna che trema


Io pur avendo il privilegio di scrivere in questo blog, non sono affatto un esperto d'economia (a differenza degli altri autori), quindi non mi avventurerò in analisi complesse sulle possibili ripercussioni per l'Europa di un'eventuale protrarsi di questa situazione di paralisi in cui s'è cacciata l'Italia.

Mi limito però a segnalare che tutti i TG spagnoli sono molto preoccupati, e chiaccherando per strada la frase che si sente spesso è "como los politicos italianos no lo arreglen..se van a cargar toda Europa" ovvero che se i politici italiani non risolvono in qualche modo questa situazione portano nel baratro tutta l'Europa. E viste le dure difficoltà in cui si muove la stessa Spagna, sembra che la preoccupazione sia molta.

Mi chiedono cosa stia succedendo in Italia...E...detto fra noi (italiani intendo), mi vergogno non poco a spiegarlo.

Credo che in Europa la  preoccupazione per l'Italia sia molta..

26 febbraio 2013

Il primo costo

Le elezioni hanno lasciato una situazione difficile al Senato. Niente maggioranza in una delle due camere, a causa di una legge elettorale cervellotica.

Quanto ci costa?

La borsa di Milano è scesa di quasi il 5% in un solo giorno, colpendo soprattutto le banche. Un crollo di quasi il 9% se si considera il livello raggiunto ieri, quando le borse speravano in una maggioranza solida. Decine di miliardi in meno di capitalizzazione, oltre 100 a livello europeo.

Domani è un altro giorno e la borsa potrebbe risalire, recuperando i valori di qualche giorno prima.

Ma c'è un dato certo. Stamattina s'è tenuta l'asta dei BOT a sei mesi. 8,75 miliardi di euro emessi, con tassi saliti dallo 0,731% all'1,237%. Oltre mezzo punto in più, ovvero oltre 22 milioni per sei mesi in più da sborsare per lo Stato.

Non male come inizio.

25 febbraio 2013

Elezioni e pericoli

Qualche giorno fa avrei voluto chiedere: dove arriverà lo spread martedì?

Poi ho pensato a altro e non l'ho scritto, perdendo l'occasione di dire: ve l'avevo detto...

I dati che stanno affluendo dicono che probabilmente non ci sarà maggioranza al Senato, con la conseguenza che l'Italia sarà in balia della speculazione. Lo spread salirà, probabilmente, a livelli preoccupanti. Il voto ci costerà miliardi di interessi in più, oltre a un'altra campagna elettorale, polemiche, promesse ecc.

Insomma ci siamo messi in un guaio enorme. Per colpa di chi fa leva sull'irresponsabilità (Grillo) o su argomenti secondari (Ingroia), chi è troppo responsabile (Pd), chi è interessato solo a se stesso (Berlusconi, la Lega) e chi sentendosi superiore ha cercato di fare l'ago della bilancia (Monti) non comprendendo gli effetti sull'assegnazione dei seggi, prodotto da un'assurda legge elettorale.

Insomma non si salva nessuno. Il prezzo lo pagherà nel 2013 l'italiano medio.

24 febbraio 2013

Inflazione, in concreto


Effetti dell'iperinflazione nella Somalia del nord (Somaliland): ogni pacchetto equivale a pochi dollari

23 febbraio 2013

I conti della Spagna

Fino a qualche tempo fa la Spagna era un paese che cresceva più dell'Italia e aveva un debito tutto sommato modesto, attorno al 60% del PIL, contro un debito superiore al 100% del nostro paese.

Poi è arrivata la crisi, è crollato il settore immobiliare portandosi dietro il resto dell'economia, tra cui le banche, che avevano prestato somme gigantesche a imprenditori immobiliari che all'improvviso non sapevano più a chi vendere i loro appartamenti.

Oggi la situazione dell'economia spagnola è preoccupante. Disoccupazione elevata, banche in crisi, settore immobiliare ancora più in crisi, proteste contro i tagli alla spesa pubblica attuati dal governo Rajoy, sospettato anche di aver incassato fondi neri.

Ci sono tre numeri preoccupanti che sintetizzano le difficoltà della Spagna.
Il deficit del 2012 ha superato il 7% al netto dei soldi spesi per salvare le banche, considerando i quali il deficit sale al 10,2%.

Gli spagnoli hanno, dunque, speso un 3% del loro PIL per salvare il sistema bancario.

Infine,  si prevede che il prossimo anno il debito raggiungerà la quota simbolo del 100% del PIL, limite destinato a essere superato velocemente, considerati i deficit elevati.

A questi dati si aggiungono un tasso di disoccupazione elevatissimo e una previsione di calo del PIL del 1,4% per il 2013.

Insomma l'economia spagnola è messa male, peggio di quella italiana, e le prospettive non sono certo positive, visto il deficit elevato e il debito che sta raggiungendo livelli "italiani"




22 febbraio 2013

Rimborso IMU e spread

Silvio Berlusconi la spara grossa: s'è inventato una lettera che assomiglia a quelle che spedisce il fisco, in cui spiega agli elettori che se vincerà, abolirà l'IMU sulla prima casa e restituirà quella pagata nel 2012.

Per mantenere la promessa, Berlusconi dovrebbe trovare 8 miliardi circa: 4 per abolire l'IMU nel 2013 e 4 miliardi per restituire quella del 2012.

La cosa paradossale è che il buco da colmare con l'IMU l'ha creato proprio Berlusconi. Come?  Non facendo nulla nel 2011 per impedire che lo spread salisse alle stelle.

L'Europa, la BCE, il FMI chiedevano all'Italia di mettere in sicurezza i conti pubblici. Berlusconi ha fatto mille proposte, bocciate da una maggioranza che non voleva inimicarsi gli elettori, e così le banche di mezza Europa si sono liberate dei titoli pubblici italiani, diventati improvvisamente a rischio di insolvenza.

Lo spread, come sappiamo, è salito alle stelle trascinando i tassi di interesse sulle nuove emissioni di titoli.

Nel 2012 l'Italia ha rinnovato titoli pubblici per 440 miliardi di euro. Un punto percentuale in più, ovvero 100 punti di spread, voglion dire 4,4 miliardi in più di spesa per interessi. Una maggior spesa probabilmente maggiore, di cui è responsabile il governo Berlusconi, colpevole di non essersi mosso quando lo spread saliva rapidamente e tutti invocavano un intervento sui conti per garantirne la solidità.

Se Berlusconi si fosse mosso per mettere a posto i conti, non solo avrebbe salvato il posto ma la spesa per interessi sarebbe, oggi, più bassa, e ci sarebbero le risorse per evitare, in tutto o in parte, l'IMU sulla prima casa.

Paradossamente oggi Berlusconi vuol togliere l'IMU e restituire quella già pagata, creando forse le condizioni per un altro peggioramento dello spread e quindi per un nuovo aumento della spesa (pubblica) per interessi.

21 febbraio 2013

Qualche idea sulla vicenda Giannino

Dopo il master, dal curriculum di Giannino sono scomparse pure due lauree. Giannino ha creato un partito che predica la meritocrazia, ma come tanti che invocano il merito non è certo un esempio per gli altri.

Anzi, sembra che la retorica meritocratica sia inversamente correlata alla qualità di chi parla di meritocrazia: chi ha meno qualità dedica molto tempo a parlare di meritocrazia.

Ho sostenuto più volte che dietro talune teorie economiche ultra-liberiste non c'è molto. Si prendono alcune teorie e si finge che abbiano un fondamento o che siano elaborate da prestigiosi economisti. E magari si considera economista chi parla di economia senza averla mai studiata, ma sembra autorevole.

C'è da sperare che i giornali e le televisioni smettano di chiedere un parere a chi  sembra autorevole e indipendente e invece è solo un politicante e neanche di successo.

Fare per fermare il declino e la vicenda Giannino sono dunque una fortuna, come avevo spiegato un mese fa (vedi qui).

E poi mi chiedo: che Italia è quella in cui un personaggio con un curriculum inventato dà lezioni, partecipa ben pagato a un'infinità di iniziative come esperto autorevole?

C'è da essere preoccupati, soprattutto se, come probabile, prima o poi Giannino spiegherà di aver pagato caro la scelta di essere onesto, dimenticando di essersi arricchito grazie a altre scelte, non proprio onestissime.

Infine, c'è un particolare interessante: alcuni utenti di Wikipedia avevano scoperto nel 2011 che Giannino non aveva conseguito alcun master, e c'erano parecchi dubbi pure sulle lauree.

Come ho scritto in diverse occasioni, spesso i dati sono a disposizione, ma occorre cercarli. Pochi lo fanno, con buona pace di Beppe Grillo, che pensa che mettere i dati in rete garantisca controlli e lo smascheramento del furbetto di turno.

19 febbraio 2013

No hay pan...pa' tanto chorizo!

Un ottimo salume spagnolo che vi consiglio d'assaggiare se passate dalla penisola iberica è il chorizo.
Tuttavia nelle numerose manifestazioni contro il governo risuona da tempo lo slogan "non abbiamo abbastanza pane per così tanto chorizo".
Questo perché nel linguaggio corrente un chorizo è anche un truffatore, un ladro.
Di qui il doppio-senso ironico dello slogan.

L'idea di  base è sempre la stessa diffusasi dall'inizio delle proteste: "no falta dinero, sobran ladrones", non è che mancano i soldi, è che abbondano i ladri.

Insomma è una lamentela molto diffusa che prima di chiedere sacrifici ai cittadini onesti, bisognerebbe reprimere evasori e ladri di fondi pubblici, i"chorizo" insomma.

Uno d'essi è situato proprio sul fulcro del partito di governo.
Si tratta d'una possibile tangentopoli spagnola: Barcenas, il tesoriere del PP è infatti  sotto processo per evasione fiscale e corruzione, beccato con 22 milioni d'euro in Svizzera di dubbia provenienza.
Contestatissima la reazione del governo che si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti chiudendosi nel silenzio.
Il presidente Rajoy ha risposto alle interrogazioni parlamentari dell'opposizione dribblando le domande promettendo a breve decreti e programmi contro la corruzione.

Nonostante ciò il buon Mariano una frase che ha fatto scalpore sì che se l'è lasciata scappare [el caso Barcenas] "le puede estallar al gobierno", ovvero che quello che sta accadendo potrebbe far saltare il governo!
Difficile secondo me.

Tuttavia sorge una riflessione riallacciandoci agli slogan delle manifestazioni: se davvero a partire da ora il governo spagnolo s'impegnerà a fondo  contro la corruzione, (condizionale d'obbligo), sarà interessante vedere se davvero possono essere prese misure tali da migliorare l'economia o ridurre il deficit senza bisogno di imporre grossi sacrifici alla popolazione come chiedono los indignados.
Questione che potrebbe interessare anche all'Italia.
Staremo a vedere...

Maggiori informazioni in spagnolo:

http://www.elmundo.es/elmundo/2009/02/25/espana/1235582143.html

18 febbraio 2013

Clamoroso Oscar (Giannino)

I sondaggi dicono che il partito di Oscar Giannino, appoggiato da molti ultra liberisti, primi fra tutti Michele Boldrin, Luigi Zingales e gli esponenti dell'Istituto Bruno Leoni, difficilmente entrerà in Parlamento.

E ancora più difficile sarà il percorso elettorale del partito di Giannino dopo l'abbandono di Luigi Zingales, che sosteneva fino a qualche ora fa Fare per fermare il declino.

Intendiamoci: il sostegno di Zingales, Boldrin e altri appariva debole. Non erano candidati. Preferivano il certo, ovvero il loro lavoro, all'incerto, l'elezione.
 
E appariva un'elezione senza speranza, utile più a sventolare la bandiera ultra-liberista che a portare qualcuno davvero in Parlamento.

Poi è arrivata la svolta clamorosa: Zingales ha deciso di lasciare Fare per fermare il declino, perchè Giannino ha mentito sul suo curriculum.

A Repubblica TV Giannino aveva detto, qualche giorno fa, di aver fatto un master a Chicago. Sul sito di IBL la biografia di Giannino non c'è più, ma resta la copia cache dove si può leggere: "Oscar Giannino è laureato in giurisprudenza ed economia e ha conseguito il diploma in Corporate Finance e Public Finance presso la University of Chicago Booth School of Business"

Un falso, secondo Zingales. Giannino, scoperto, conferma, spiegando di aver fatto solo un corso di inglese a Chicago.

Se qualcuno pensava di votare il bizzarro Giannino, forse cambierà idea. Chissà se capirà di aver rischiato di essere strumentalizzato da propagandisti un pò goffi, molti dei quali parlano di economia senza averla mai studiata.

16 febbraio 2013

Il giusto livello



Qual è il giusto livello di tassazione? Io è una vita che me lo chiedo. E ancora non sono riuscito a trovare una risposta esauriente. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.

Innanzi tutto bisogna porre un'importante differenza tra ricchezza e reddito. Se io ho 100.000 Euro in banca (o una casa del valore equivalente), ho una ricchezza di 100.000 Euro. Questo non dice nulla sul mio reddito, cioé le mie entrate annue. Se il mio stipendio è di 20.000 Euro l'anno netto (per semplicità), il mio reddito sarà di 20.000 Euro.

Quindi io avrò una ricchezza di 100.000 Euro e un reddito annuo di 20.000 Euro. Il primo problema è tassare la ricchezza o il reddito?

La ricchezza produce molto spesso reddito: se ho 100.000 Euro in banca produrrà interessi attivi. Questi sono reddito e in quanto tali sono tassati (al 20%). Se sono proprietario di una casa potrebbe essere affittata e l'affitto sarà tassato in maniera ordinaria o geniale (con la cedolare secca).

Esempi sono: ho uno stipendio e questo è tassato con l'IRPEF(tassa sul reddito). Ho un terreno incolto e questo è tassato con l'IMU (tassa sulla ricchezza, altrimenti detta patrimoniale).

Ma non finisce qui, anzi, inizia qui.

Lo stato tassa il consumo di beni e servizi (l'IVA), il reddito prodotto dalle società di capitali (l'IRES), i trasferimenti di ricchezza e patrimoni (imposta di registro), la produzione di materie prime (accise), tassa la produzione in maniera cervellotica (l'IRAP), per proseguire con tutta una serie di balzelli come l'imposta di bollo, o legate al medioevo come l'imposta sulla pubblicità o sulle insegne e così via.

Secondo come assortiamo in ampiezza e profondità questo mix di tasse e imposte, otteniamo effetti profondamente diversi sulla società.

Innanzitutto è giusto tassare progressivamente il reddito: se ho un reddito di 10.000 Euro e mi tassano al 10% è già tanto perché con 9.000 Euro l'anno non ci campo, ma le cose cambiano molto se ho ad esempio 100.000 di reddito o 10 milioni.

Se però ho 10 milioni di reddito fino a quanto mi posso spingere a tassare il ricco di turno? il 43% (come attualmente in Italia) o anche il 60%, perché tanto gli rimarranno sempre 4 milioni per vivere?
E riuscirò poi a tassarli sul serio queste cifre come in Francia sta tentando con molti tentennamenti Hollande?

I ricchi come minimo tenteranno di fuggire oltre confine, come insegna Depardieu e la flotta di francesi che si è trasferita in Belgio.

Gli Stati Uniti, in maniera molto pragmatica, hanno scelto una strada molto differente, partendo dalle teorie di Laffer con la famosa curva, la cui teoria non condivido minimamente (per dirla alla Stiglitz è una "una teoria scarabocchiata su un foglio di carta"), hanno deciso di tassare al minimo i redditi e i patrimoni, con conseguente contrazione dei servizi resi dallo stato, puntando moltissimo sul recupero con le imposte indirette (l'IVA).

Il concetto è molto semplice: si tassano poco i redditi, ma molto di più i consumi e siccome i ricchi consumano molto più dei poveri, recupero una parte del gap di tassazione. Una parte, ovviamente, non tutto: se voglio sanità, scuola e trasporti gratuiti (o quasi) dubito fortemente che tale gap sia colmabile solo con le imposte indirette.

Inoltre le imposte indirette hanno il difetto di essere molto poco progressive.

Io da parte mia nel mix di tasse eviterei una imposta patrimoniale o soluzioni alla Hollande, anzi, io abbasserei le aliquote massime dell'IRPEF. Però per correggere la mancanza di progressività introdurrei una aliquota (Europa permettendo) IVA sui beni di lusso del 35%.

Se compro una Ferrari, potrò ben permettermi di pagare qualche euro in più di IVA allo stato, no?

Loretta Napoleoni

"Quest'anno il debito assorbirà il 15% del PIL: 90 miliardi" ha detto Loretta Napoleoni a L'utlimaparola, Rai2.

90 miliardi andranno in interessi. Ma il PIL è pari a quasi 1600 miliardi. Il 5,6% del PIL, non il 15%.

Se questa è una economista, io sono Napoleone

15 febbraio 2013

La cura non funziona, addolciamola

Il commissario europeo agli affari economici Olli Rehn scrive ai ministri delle finanze europei spiegando che, se le condizioni economiche peggiorano, un paese può ottenere un periodo di tempo più lungo per risanare i conti purchè abbia effettuato gli sforzi di risanamento richiesti.

Un notizia che ne nasconde altre due. 

Primo spiega l'ostilità verso il precedente governo, guidato da Berlusconi, ancora oggi osteggiato dal ministro tedesco Schauble, che consiglia agli italiani di non votare Berlusconi.

Solo se si fanno i conti a casa, è possibile che l'Europa accordi ai paesi in difficoltà un periodo di tempo maggiore per raggiungere il pareggio di bilancio.

Perché tale preoccupazione di Olli Rehn e della commissione europea? Probabilmente - e questa è la seconda notizia- l'economia europea non va tanto bene. Chi non sarà in recessione nel 2013 se la caverà con una crescita molto limitata che avrà effetti limitati sull'occupazione.

Dare più tempo ai paesi europei in difficoltà è un modo di ripetere, ancora una volta, che le politiche economiche non stanno risolvendo la crisi e anzi la peggiorano. Ma al tempo stesso si ribadisce che la soluzione ai problemi resta la stessa: prima grandi sacrifici, poi, se i problemi non si risolvono, si concede più tempo per raggiungere il pareggio di bilancio.

La medicina resta amara, ma si può prenderla con un pò di zucchero.
 





14 febbraio 2013

Comunione e Appropriazione...il seguito

Due mesi fa avevo scritto un articolo sull'inquietante sistema di potere lombardo e subito sono arrivati un paio di commenti di rispettosissimi ciellini, pronti a inchinarsi di fronte al loro celeste leader che avrei indicato come personaggio sospetto.

Mi facevano notare che il Presidente non era stato condannato... Infatti non avevo parlato delle vicende giudiziarie del signor Formigoni, figlio di Emilio Formigoni (cercate su internet chi è stato...) e ormai quasi ex presidente della Lombardia.

Sono arrivate altre inchieste e un'accusa non da poco: associazione per delinquere.

OK Formigoni non è stato condannato ed è in buona compagnia, visti i tanti procedimenti che riguardano la sua ex giunta regionale e altri scandali che toccano i politici lombardi, ultimo in ordine di tempo quello di Finmeccanica, il cui presidente Orsi, oggi in carcere per tangenti, sarebbe stato indicato per quell'incarico da Roberto Maroni.

Non è stato condannato e quindi? E' forse una buona occasione per mandarlo in Parlamento a godere dell'immunità parlamentare o forse a farsi una legge ad hoc?

Se il sistema di potere che faceva riferimento a Formigoni cadrà, ne vedremo certo delle belle...

12 febbraio 2013

Marra e Sgarbi


L'avvocato Marra arruola Sgarbi per distribuire banconote da 5 euro. Vere, anzi no, false, anzi no, vere... La confusione regna sovrana, come la moneta che vorrebbero. L'effetto è un misto di confusione, tanta, e patetica illustrazione di teorie bislacche.

11 febbraio 2013

Aiutare le piccole e medie imprese, ma...

Uno dei primi punti del programma di Grillo e di molti programmi politici, dice: aiutiamo le piccole e medie imprese.

Ottima idea. Ma come le si aiuta?

La maggior parte delle persone pensano immediatamente a un aiuto economico che richiama un elenco pressochè infinito di sgravi fiscali, incentivi di ogni genere, come incentivi per investire o per assumere i giovani o per fare ricerca, o per....

Anche questa è una buona idea. Peccato che le stesse forza politiche propongano di ridurre la spesa pubblica e che, oggettivamente, i soldi a disposizione sono pochi e le piccole e medie imprese sono tantissime.

L'intervento non può che passare attraverso altre strade. Qualche giorno fa Alessandro Penati, docente milanese che scrive su Repubblica, spiega che cosa sono davvero le piccole e medie imprese italiane: un insieme di aziende troppo piccole, troppo legate a una famiglia proprietaria, troppo poco trasparenti.

Dunque si dovrebbero aiutare le piccole e medie imprese a crescere attraverso fusioni e acquisizioni, a cercare di aprirsi ai capitali e alle capacità manageriali esterne, a slegarsi dai vincoli, sovente non sani, che le legano alla famiglia del fondatore.

E tutto ciò potrebbe accadere senza particolari costi per lo Stato, che anzi avrebbe tutto da guadagnare da un sistema di imprese più forte e adatto a competere sui mercati. Basterebbe garantire esenzioni fiscali in caso di fusioni o acquisizioni (e quindi cessioni) di imprese e coinvolgere le banche, oggi alle prese con imprese molto indebitate, che dovrebbero spingere alcuni imprenditori a cedere la propria imprese e altri a fondersi, negando a chi non ha le caratteristiche per continuare a operare sui mercati ulteriori crediti senza opportuni cambiamenti.

08 febbraio 2013

La guardia di Finanza in Piemonte

Aggiungi didascalia
La Guardia di Finanza fa il bilancio dell'attività del 2012 in Piemonte (vedi qui) con numeri sorprendenti.

"385 microaziende sconosciute al Fisco, individuando, al termine di 8.000 interventi di verifica e controllo, redditi sottratti a tassazione per un miliardo e mezzo di Euro, con 221 milioni di Iva evasa" dice la Guardia di Finanza.

Redditi sottratti al fisco per 1,5 miliardi su.... Secondo Wikipedia il PIL regionale è pari a 145 miliardi. Dunque l'evasione scoperta dalla Guardia di Finanza è circa l'un per cento del PIL.

Un per cento? I casi sono due: o in Piemonte l'economia sommersa è davvero poca cosa oppure i controlli sono piuttosto inefficaci. A voi la scelta


07 febbraio 2013

La proposta di Bersani per risollevare l'economia

In questi giorni di campagna elettorale i candidati non mancano le proposte che riguardano l'economia. Come logico, quasi tutte riguardano l'IMU o altre imposte che gravano sulle persone. Imposte salite nel 2012 e colpevoli di aver scatenato una forte recessione.

Invece Bersani fa una proposta interessante: pagare il debito pregresso della pubblica amministrazione. Si tratta di una cinquantina di miliardi di euro che le imprese fornitrici del settore pubblico incassano con forti (e folli) ritardi. Con quali conseguenze?

Se un'impresa non viene pagata o meglio se viene pagata con forte ritardo, può fare due cose: ritardare a sua volta i pagamenti e ricorrere al credito bancario per pagare dipendenti, fisco, inps, fornitori.

L'impresa che non viene pagata, a sua volta ritarda i pagamenti, trasferendo i propri problemi finanziari ai fornitori, che a loro volta faranno lo stesso con i loro fornitori. Inoltre l'impresa si indebita per pagare dipendenti o il fisco, con un aggravio dei costi per l'impresa e con conseguente difficoltà di ottenere altro credito, necessario per far crescere l'attività economica.

A loro volta le banche con clienti che non restituiscono i soldi ricevuti in prestito, hanno difficoltà a concedere altri prestiti, ma anche a raccogliere capitali vista l'insolvenza dei propri clienti.

Dunque la proposta di pagare l'arretrato della pubblica amministrazione è una buona proposta che può avere effetti importanti per l'economia, permettendo a molte imprese di ridurre i debiti verso fornitori per somme che potranno essere complessivamente pari anche a 3-4 volte l'importo pagato dalla pubblica amministrazione, con benefici non solo per le imprese ma anche per il sistema bancario, interessato a farsi restituire i soldi prestati e a concedere nuovi prestiti.

05 febbraio 2013

04 febbraio 2013

Immatricolazioni di gennaio

Anche nel mesedi gennaio il mercato dell'auto è in calo. Un calo pesante ma con qualche sorpresa.

La marca che s'è difesa meglio, tra i marchi europei, è Opel, cresciuta dello 0,82%, seguita da Renaul scesa solo del 3%. Si difende bene Fiat che perde "solo" il 9,34% rispetto a un anno fa.

Gli altri fanno mediamente peggio. Seat perde il 15%, Audi il 13%, Volkwagen il 22%, il gruppo PSA (Peugeot e Citroen) il 22%, Toyota (che produce molto in Europa) il 19%, Ford addirittura il 44%.

Insomma un disastro, per i marchi che producono in Europa. Un pò meglio fanno gli asiatici: Hyndai perde il 12% e Kia guadagna il 30%.

E' al nord dove gli acquisti di auto sono scesi di più: 23% in media tra nord-ovest e nord est, contro il calo di poco inferiore al 6% per il centro Italia, del 12% al sud e del 14% nelle isole.

La crisi colpisce le auto dei segmenti più alti, con cali che superano il 30-35% nei segmenti D e E. Il segmento dell utilitarie, come testimonia il calo limitato di Fiat, ovvero il segmento B, scende invece del 9%.

Sempre la crisi, infine, spinge a acquistare auto alimentate dal GPL (+88%) e a metano (+30%) mentre calano del 21 e del 29% rispettivamente la vendita di auto diesel e a benzina.

03 febbraio 2013

La guerra non combattuta

C'è una guerra mondiale non dichiarata in atto da tempo: la guerra delle valute.

La Banca del Giappone, la FED negli USA, la Banca d'Inghilterra e altre banche centrali stanno emettendo grandi quantità di moneta con cui provano a risolvere qualche problema economico: comprano titoli di stato, mantenendo bassi i tassi di interesse, e servono a recuperare competitività attraverso la svalutazione.

I problemi comuni a un pò tutte le economie dei paesi industrializzati sono la bassa crescita, il debito elevato e la forte mobilità dei capitali. Quest'ultima rischia di mettere in crisi i conti pubblici: se i capitali abbandonano i titoli di stato di un paese, come successo in Italia nell'autunno 2011, i tassi salgono e con essi la spesa (pubblica) per interessi, che a sua volta rende più difficile un intervento pubblico a sostegno della domanda e quindi più facile il peggioramento dell'economia.

Se invece la banca centrale acquista titoli del debito pubblico, i tassi di interesse restano bassi. Una bassa spesa per interessi non può che far bene ai conti pubblici e alle imprese, favorite inoltre dalla svalutazione della moneta, che rende più competitive le esportazioni del paese che svaluta.

Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Cina e altri paesi stanno facendo proprio questo: creano moneta, finanziano il debito e svalutano la propria moneta nel tentativo di rendere più competitivi i propri prodotti sui mercati stranieri.

Quest'ultimo obiettivo non sempre è facile da realizzare: se tutti i paesi industrializzati svalutassero nello stesso modo, i vantaggi sarebbero limitati.

E l'Europa? C'è la guerra, una guerra mondiale delle valute, e l'Europa sta a guardare, ostaggio della politica monetaria tedesca che non prevede il ricorso alla moneta per comprare titoli e le svalutazioni competitive.

Le conseguenze si vedono: anche la Germania è in difficoltà, cresce ma troppo poco mentre in gran parte dell'Europa occidentale prevale la recessione, la disoccupazione raggiunge livelli altissimi e i conti pubblici costringono i cittadini a subire enormi sacrifici.

C'è la guerra ma l'Europa, o, meglio, questa Europa dominata dalla Germania, non la combatte. Resta a guardare e conta i danni.

01 febbraio 2013

Le idee di Grillo e quelle di Pizzarotti

Ristrutturare il debito. Potrebbe essere una delle parole d'ordine della campagna elettorale di Beppe Grillo, leader fantasma del Movimento 5 Stelle.

La tesi di Grillo si potrebbe sintetizzare così: il debito pubblico è troppo alto, e questo sta mettendo a rischio i conti pubblici e di conseguenza l'esistenza di molti servizi pubblici, pagati finora con le imposte versate dai contribuenti. Quindi la soluzione è -per Grillo- ristrutturare il debito, cioè convincere le banche a rinunciare a una parte del loro credito in cambio della sicurezza che avranno indietro i loro soldi.

E' una tesi quantomeno strana, perché il debito, anche se è alto, provoca pochi danni se il tasso di interesse pagato su di esso è basso, come insegna il Giappone, dove il debito supera il 200% del PIL. Un conto dunque è uno spread a 250, un altro avere lo spread a 500 o peggio. Abbassare lo spread è più facile e rapido che abbassare il debito.

Ed è ancora più strana se si sente cosa ha detto ieri sera Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, intervistato da Servizio Pubblico (vedi qui, dopo circa 2 ore di trasmissione).Pizzarotti spiega di aver pensato che fosse possibile ristrutturare il debito, ma che la realtà è un'altra. Il debito problematico secondo Pizzarotti è quello delle controllate del comune. La soluzione è che le banche rinuncino a parte dei loro crediti ottenendo in cambio terreni da rivendere. Presumibilmente quando saranno edificabili.
Il debito del comune invece non è un problema perchè è modesto -secondo il sindaco- quello nei confronti delle banche mentre il vero problema è pagare i fornitori.

Ma come? Dopo mesi di discussioni sul debito di Parma che poteva portare il comune al fallimento, adesso Pizzarotti spiega che non esiste un problema e che vuole cedere terreni agricoli alle banche per poi trasformarli, presumibilmente, in terreni edificabili alla faccia del principio, caro ai grillini, secondo cui non si deve impiegare altro terreno agricolo per costruire nuovi edifici?

Forse la sola verità l'ha detta proprio Pizzarotti: pensavo che ...ma la realtà è tutt'altra cosa.





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