Venerdì 10 marzo le borse, e in particolare i titoli bancari, hanno perso decine di miliardi di capitalizzazione per colpa del fallimento di una banca californiana, la Silicon Valley Bank (SVB), specializzata nel finanziamento di start up, ovvero aziende tecnologiche nate da poco, con un forte potenziale di crescita ma anche tanti debiti.
L'aumento dei tassi voluto, negli USA, dalla FED per combattere l'inflazione, ha portato le imprese a usare i soldi ottenuti dagli investitori e versati sui conti della banca.
Di fronte alle voci di problemi di liquidità, i clienti hanno iniziato a ritirare i soldi sui conti presso la SVB, spingendola a cedere frettolosamente parte dei titoli posseduti. La perdita di quasi 2 miliardi di dollari non ha fatto altro che peggiorare le cose, amplificando le paure dei clienti che hanno continuato a ritirare i capitali. In poche ore il valore delle azioni di SVB è sceso del 60%, finchè le autorità bancarie californiane hanno decretato il fallimento della banca, trasferito i conti (in parte assicurati) e nominato un liquidatore.
La scelta di far fallire SVB rischia di essere pericolosa.
Il fallimento di Lehman Brothers e le tante crisi di banche, assicurazioni e fondi a partire dal 2007 hanno insegnato che la soluzione migliore, in caso di crisi di liquidità di una banca, è il salvataggio attraverso la vendita (o altre operazioni simili) a una banca dotata di abbondante liquidità, magari rafforzata dall'autorità pubblica che convince le banche a ricevere in prestito decine di miliardi, affinchè sia chiaro che la banca non ha e non avrà problemi di liquidità.
In questo modo il correntista, che magari è un fondo che gestisce somme enormi, non ritira i capitali anche se sente voci allarmanti su possibili perdite della banca.
Il fallimento rischia invece di creare ulteriore allarme e fughe di capitali non fosse altro perchè l'assicurazione dei conti correnti copre solo parte delle somme presenti sul conto. Per non rischiare perdite, i correntisti possono decidere di ritirare parte dei propri soldi. L'effetto è lo stesso di una crisi bancaria: la banca si troverebbe a corto di liquidità e dovrebbe trovare una soluzione.
E siccome le banche si prestano i soldi tra loro, l'effetto domino è tutt'altro che improbabile: la crisi di una banca può coinvolgerne altre creando una crisi sistemica che, come insegna Lehamn, è molto pericolosa.
Crisi che non si limiterebbe solo al settore bancario ma coinvolgerebbe anche imprese e Stati. Perchè l'incertezza spinge i capitali verso titoli sicuri, non rischiosi. I bund tedeschi o i titoli di stato americani equivalgono a contanti, mentre i titoli di imprese e stati con una reputazione meno solida rischiano di diventare più costosi per chi li emette. Un pericolo anche per l'Italia con il suo debito pubblico.
Non si può prevedere cosa succederà, se la crisi della banca californiana si estenderà. Ma è certo che la mossa dell'autorità bancaria californiana non è rassicurante e potenzialmente molto pericolosa anche per l'Italia.