Draghi e parte del suo governo vogliono una riforma del catasto, osteggiata dai partiti di destra che sbandierano il pericolo di un aumento delle "tasse".
Una riforma, magari accompagnata da una riduzione delle aliquote delle tasse e delle imposte che si pagano sulla casa per svariati motivi, in realtà non penalizzerebbe tutti gli italiani ma solo alcuni.
C'è chi ha provato a calcolare il valore medio degli immobili nel 94% dei comuni italiani e lo ha confrontato col valore di mercato. Il risultato è quello dell'immagine che potete vedere.
Nei comuni in rosso, che sono il 5,9% del totale, il valore medio di mercato supera il valore dell'immobile secondo il catasto per una cifra tra 10.000 e 68.000 euro. In quelli arancione, il 5,3% del totale tra 0 e 10 mila euro. Quindi in questi due casi la base imponibile diminuirebbe e i cittadini pagherebbero di meno, ancora di più se diminuisse l'aliquota.
Invece nei comuni di colore giallo, il 41,6% del totale, il valore reale supera quello del catasto al massimo di 50 mila euro. In quelli in verde e blu (un terzo del totale) il valore di mercato è superiore al valore catastale e la tassazione probabilmente aumenterebbe.
Una riforma del catasto renderebbe
più eque (cioè legate al valore reale degli immobili e quindi alla ricchezza posseduta)
le imposte sulle case anche all'interno dei singoli comuni dove, com'è risaputo, nel corso del tempo i valori degli immobili cambiano e un immobile in periferia ha valori diversi rispetto a quelli nel centro città.