E' di oggi la notizia che secondo Confindustria il PIL nel secondo trimestre del 2023 è cresciuto molto poco.
Da mesi i segnali che provengono dall'industria sono negativi e c'è da stupirsi che il PIL continui a avere un segno positivo. C'è sicuramente l'effetto trascimento del 2022, ovvero l'aumento registrato l'anno prima si riflette positivamente sui dati 2023 anche se nel corso del 2023 non si produce di più.
Poi c'è il turismo che beneficia della fine della pandemia. Chi ha rinviato i viaggi, oggi affolla le località turistiche per recuperare il tempo perso.
Non è invece buono il dato della produzione industriale, in calo da mesi, mentre il settore delle costruzioni risente negativamente della fine del bonus 110.
Nonostante nel corso del 2023 siano calate, e molto, le materie prime, non cala altrettanto velocemente l'inflazione, con effetti negativi per i consumi e per i tassi, alzati dalla BCE. Tassi più alti significano maggiori costi e minore disponibilità di credito per le imprese e per i cittadini che comprano la casa o finanziano a rate i consumi.
Se aggiungiamo scelte molto conservatrici del governo in tema di lotta all'inflazione, distribuzione dei redditi, spesa socio-sanitaria, sanità, spesa per il PNRR è facile pensare a un inevitabile calo dei consumi che, insieme alla recessione in atto in Germania, le cui imprese hanno come fornitori tante imprese italiane, ci avvicinano a uno scenario economico recessivo.