31 gennaio 2011

Curiosità: economista in galera



L'economia è una disciplina considerata di solito noiosa, come chi se ne occupa. Ma a volte si trovano curiosità.

C'è chi è finito in galera senza aver organizzato truffe o senza aver attentato alla vita altrui, come l'economista svedese Knut Wicksell (1851-1926).

La sua colpa? Aver ironizzato sull'immacolata concezione. E' finito in carcere per due mesi.

29 gennaio 2011

Il Cairo e Davos


Da qualche settimana il nord Africa sta andando a fuoco. Le rivolte hanno incendiato Tunisia e Egitto. Ben Alì, il presidente-dittatore tunisino è fuggito e in questi giorni è in pericolo il regime di Mubarak, mentre in paesi di solito tranquilli come la Giordania non mancano le proteste.

Le rivolte sono all'insegna dell'economia. Chi si è ribellato in Tunisia ha spiegato che il dittatore e la moglie controllavano gran parte delle attività economiche della Tunisia, oltre a reprimere le voci contrarie.

Basta poco infatti in una dittatura per mettere le attività economiche in mano a pochi. Una legge che impone autorizzazioni per aprire attività con regole burocratiche soffocanti e il gioco è fatto. Chi controlla il potere politico autorizza o nega l'apertura di imprese di grandi dimensioni, accede al credito, gestisce gli affari lucrosi, direttamente o tramite amici e parenti.

Gli altri, se vogliono entrare a far parte del giro giusto pagano tangenti e corrono il rischio di perdere tutto se non si alleano col potere.

Alla popolazione non resta che accettare un lavoro mal pagato, una piccola attività libera con cui si può appena sopravvivere (non a caso la rivolta egiziana è iniziata dalle vicende di un diplomato che faceva il venditore ambulante) o la scelta di fuggire all'estero.

Le disuguaglianze diventano ancora più ampie in caso di crisi economica. I redditi diminuiscono e aumentano i prezzi di alcuni generi di prima necessità, specie se i governi tagliano gli aiuti ai poveri, che permettono di vendere sottocosto tali beni. Le speranze in un futuro migliore svaniscono e scoppiano le rivolte.

La fame, la povertà, la mancanza di prospettive per il futuro sono le conseguenze di un'economia con diseguaglianze insopportabili.

Anche nelle ovattate stanze di Davos se ne stanno accorgendo, come spiega su repubblica.it Federico Rampini (vedi qui). La ricchezza esagerata gomito a gomito con una povertà estrema produce distorsioni. La democrazia lascia il posto all'oligarchia e le crisi sono più pesanti.

Sembra che anche i ricchi, anzi gli straricchi, si rendano conto che le disuguaglianze sono un problema di tutti. Se qualcuno avesse speso qualche ora del suo tempo a leggere un libro come La misura dell'anima (vedi qui) l'avrebbe capito da tempo.

Ma i super-ricchi preferiscono altro. Il bunga bunga o i circoli di golf. E l'illusione che nulla di quel che accade altrove li riguardi. A meno che i disperati inizino a prendersela con loro.

28 gennaio 2011

Evasione IVA: i governi non sono tutti uguali


L'evasione delle imposte è una delle piaghe italiane, un grave problema che crea disparità, alimenta un'economia sommersa in cui l'evasore paga in contanti e in nero e quindi favorisce l'evasione altrui, fa salire le imposte a carico degli onesti che faticano a competere e mette in difficoltà i conti pubblici, con conseguenze potenzialmente pesanti per tutti.

La lotta all'evasione si fa almeno in due modi: perseguendo l'evasore e rendendo difficile l'evasione. La seconda strada è più importante della prima perchè i controlli sono poco probabili e chi evade cerca in tutti i modi di sottrarsi agli accertamenti e agli effetti delle contestazioni: se qualcuno evade, in altri termini, spesso cercherà di non pagare.

Le scelte in questo campo sono politiche, come dimostrano i tanti provvedimenti presi negli ultimi anni da Tremonti e Visco, che, occupandosi dello stesso argomento in governi diversi, hanno assunto provvedimenti di segno opposto.

Con quali risultati?

L'agenzia delle entrate, che studia l'andamento dell'evasione, sembra non lasciare molti dubbi. La tabella mostra una crescita delle entrate IVA quando governava il centro sinistra, nel periodo 1996-2000, e durante il secondo governo Prodi. Invece con Berlusconi, tra il 2001 e il 2006 e dal 2008 in poi le entrate sono diminuite, come dimostra il grafico.

Con i governi di centrosinistra le entrate IVA sono aumentate, con i governi Berlusconi è successo il contrario.

La lotta all'evasione è una faccenda politica. Destra e sinistra sono diverse e lo si vede bene osservando i dati sull'evasione.


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Il grafico è tratto da http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=8735

26 gennaio 2011

Servono le Olimpiadi a Roma?

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno è davvero un bel tipo.

Figlio di un militare, genero di un esponente della destra più estrema, è finito due volte in carcere (in un caso per 8 mesi) prima di diventare sindaco della capitale.

Da sindaco, non ha dimenticato i vecchi camerati, molti assunti in aziende municipali romane, a dispetto dei problemi finanziari di Roma e delle sue aziende municipalizzate.

I 500 milioni ricevuti dal governo perchè la città era troppo indebitata, a dire di Alemanno, sembrano non aver sortito alcun effetto: dopo quasi 2 anni Fitch (vedi qui) esprime giudizi negativi sul debito romano e la popolarità (vedi qui) del sindaco è decisamente in calo.

Così, dopo aver incassato il no di Bernie Ecclestone per un gran premio di Formula 1 all'EUR, Alemanno ha rilanciato il progetto per le Olimpiadi del 2020, ricevendo l'appoggio del governatore lombardo Formigoni.

Ma a cosa serve un'Olimpiade in una città come Roma?

Le ragioni che possono spingere una città a candidarsi per ospitare un'Olimpiade sono tre.

La prima ragione è di tipo sportivo: si approfitta delle Olimpiadi per dotarsi di strutture sportive all'avanguardia. Ma servono a Roma? A mio avviso no, a meno che lo sport nazionale decida di concentrare per molti anni in una sola città i campionati italiani di atletica o di nuoto, le finali di basket o di volley, le gare della nazionale di calcio o rugby, ecc . rinunciando a svolgere tali competizioni in altre città.

Gli impianti romani sarebbero ripagati da risparmi nel resto d'Italia.
Ma si può pensare che Torino, Milano, Bari, Genova, Napoli, Palermo ecc. rinuncino a lungo ad ospitare manifestazioni sportive di interesse nazionale a favore della capitale?

Nell'Italia dei 100 comuni ciò è molto improbabile. L'Olimpiade doterebbe Roma di strutture destinate a essere sfruttate poco. Uno spreco evidente.

Una seconda ragione per volere l'Olimpiade è di tipo promozionale: è un'occasione unica per far conoscere una città e uno stato. Per questo Roma ha ospitato le Olimpiadi nel 1960: era una vetrina importante per una città e uno stato che crescevano e volevano far vedere di essere diventati moderni.

Oggi lo scenario è differente. Roma è una delle mete turistiche più importanti al mondo, ma anche una città caotica. Serve davvero aggiungere altro caos e altri cantieri in una città visitata ogni anno da milioni di persone? I benefici supererebbero i disagi destinati a durare anni?

La terza ragione riguarda le strutture di contorno, cioè strade, aeroporti, treni, metropolitane, reti di comunicazione, villaggi olimpici, alberghi. Forse Roma ha bisogno di ammodernamenti e investimenti per restare una meta attraente per turisti, imprese e uomini d'affari.
Forse il vero obiettivo di Alemanno è proprio questo: far arrivare a Roma milioni di euro con cui ammodernare la capitale.

Ma se questo è l'obiettivo perchè non dirlo esplicitamente? Perchè non dire: se vogliamo restare competitivi abbiamo bisogno di...? Perchè sprecare risorse per puntare ad ospitare un'Olimpiade e rischiare un'altra brutta figura, dopo quella di un progetto per la Formula 1 che non porta da nessuna parte? O forse c'è altro?

24 gennaio 2011

Premi e punizioni. Ad personam

Il deputato Pdl Luigi Vitali e altri 29 suoi colleghi hanno proposto di introdurre nel codice di procedura penale l'articolo 315-bis che prevede un risarcimento per "ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni".

Un imputato intercettato e assolto può chiedere ai magistrati responsabili fino a 100.000 euro. Pagherà il magistrato, non il ministero della Giustizia.

E' una legge ad personam, come spiega Repubblica (vedi qui), consegnata nelle mani di Berlusconi perchè la valuti e decida se modificarla.

Una norma vergognosa, per chi pensa che Berlusconi faccia fare leggi per bloccare o intimidire chi lo sta inquisendo, ma anche per chi crede che le regole debbano essere uguali per tutti.

Perchè, se un magistrato sbaglia, lo si punisce e gli si chiedono i danni, ma si salvano i poliziotti che hanno maltrattato i manifestanti a Genova nel 2001?

Famiglia Cristiana (vedi qui) ha scoperto che i poliziotti condannati per gli eventi di Genova non pagheranno mai per le loro responsabilità. Grazie ad una legge fatta apposta. Niente carcere, niente effetti sulla carriera e niente effetti sul portafogli. Paga la collettività, mentre i condannati hanno già fatto carriera.

Un poliziotto che massacra un manifestante sta tranquillo. Un magistrato che intercetta un VIP poi assolto, paga di tasca propria.

Due pesi e due misure. A piacimento della destra di governo.

21 gennaio 2011

New York, abbiamo un problema....




Guardate i grafici. Si riferiscono all'indice Dow Jones Industrial e all'indice SP 500 che unisce le 500 azioni più importanti quotate alla borsa di New York.

Il Dow Jones è poco sotto quota 12.000, oltre i massimi raggiunti nel 2000, prima che scoppiasse la bolla di internet.

Il grafico dello Standard and Poor's 500 è ancora più significativo. L'indice è salito costantemente fino al 2000, poi è sceso fino al 2003 (inizio della guerra in Iraq), poi ha ricominciato a risalire ed è crollato dopo il 2008, con la crisi innescata dai mutui subprime.

Oggi l'indice SP 500 è quasi a quota 1300, non molto distante dai massimi registrati nel 2000 e nel 2008 e ben lontano dai minimi raggiunti dopo lo scoppio delle bolle.

Cosa vuol dire?

Le borse paiono surriscaldate. E' una bolla? E chi lo sa, vien da dire. Di solito gli esperti non concordano mai, prima, ma solo dopo. Quando scoppia, tutti concordano: era una bolla.

Bolla o no, di certo le borse stanno salendo troppo e io mi aspetto che prima o poi qualcuno inizi a vendere le azioni. Basta una previsione negativa per innescare le vendite.

A quel punto gli indici scenderanno, per la gioia di chi ha previsto il calo e s'è liberato delle azioni che iniziavano a valere troppo.

Evasione e redditometro


Ci risiamo. Anche se in sordina sta tornando!

Il redditometro, proprio lui dal 2011 sarà il grande protagonista degli incubi fiscali degli italiani.
Se ne è parlato pochissimo, ma da Maggio tutti i consumatori saranno schedati per tutti gli acquisti superiori ai 3.600 Euro.
Infatti da tale data i negozianti saranno obbligati, per qualunque acquisto superiore a tale soglia, a trasmettere i dati dell'acquirente all'agenzia delle Entrate.
Ovviamente ciò si tradurrà in un ulteriore adempimento per le imprese, costrette a chiedere i dati personali del cliente, mentre oggi tali acquisti sono completamente anonimi.
Ma è un bene o un male per stroncare l'evasione?
A mio parere nel migliore dei casi è un provvedimento completamente inutile e che tra qualche anno diverrà odioso e inutile.
Nelle idee dell'agenzia delle Entrate il concetto è:
hai la casa di proprietà?
Hai la macchina?
Bene, allora siccome posso ricavare questi dati direttamente dal catasto e dal PRA, allora posso ricostruirti un po' il reddito. Ma non basta.
Infatti possedere casa o macchina dice poco se sono ricco o povero.
Allora se in un anno compri beni più costosi di 3.600 €, sei socio di club, palestre, centri benessere e simili, allora ti ricostruisco il reddito considerate tutte queste spese. Se compri una borsa da 5.000 Euro all'anno, allora non puoi dichiarare 25.000 Euro di reddito lordo.

Giusto? Giustissimo nelle intenzioni.

Peccato che ci siano alcuni piccoli dettagli e soprattutto il fatto che l'italiano medio non è un perfetto deficiente.

Innanzitutto bisogna premettere che il buon Vincenzo Visco aveva reintrodotto l'elenco clienti/fornitori per tutte le imprese, che poi Tremonti ha immediatamente cancellato (vi ricorda qualcosa riguardo la tracciabilità dei soldi? Mah!)

Tale elenco sostanzialmente impediva alle imprese di fare le furbe, usando "società cartiere" che fatturavano e poi buttavano le fatture. Con l'elenco si poteva sapere di ogni ditta chi erano clienti e fornitori e poi incrociare i dati con le società sospette. Quelle che aprono e chiudono in meno di un anno per intenderci...

Ora tale elenco è stato riprestinato per il 2010 da 25.000 Euro in su, per il 2011 da 3.600 Euro in su.
Visco starà sghignazzando non poco.

Ma hanno aggiunto anche questa postilla degli acquisti dei privati, che aggirare è semplicissimo.
Immaginate di essere un evasore. Si, proprio un evasore.
Il vostro primo problema è evadere, il secondo sarà non dare mai i propri dati ai negozianti, per impedire che si faccia luce sui vostri consumi.
Riflettiamo: che acquisti sono oltre i 3.600 Euro?
Oltre i beni immobili e mobili registrati (Auto, navi e aerei), ci sono mobili, gioielli, viaggi, pellicce. E in generale tutto ciò che riguarda il lusso: alberghi di lusso, borse firmate (ebbene si, costano più di 3.600 €), orologi e simili.

Ora, considerato che i venditori saranno costretti per legge a fornire i dati dell'acquirente per ogni acquisto oltre i 3.600 € e a trasmetterli all'agenzia delle entrate in telematico, il nostro evasore cosa farà?

Beh, preciso se ce no fosse bisogno che quello che scriverò non è un incentivo all'evasione, ma solo qualche considerazione banale e che sono contrario a qualunque forma di evasione fiscale.

Comunque il nostro evasore può, alternativamente:
1. pagare in nero
2. fornire dati fasulli. Infatti il negoziante non è obbligato a copiare i documenti dell'acquirente.
3. Comprare la merce dando i dati della propria società di capitali, magari con sede a Panama.

Il terzo caso è il più intrigante. Infatti visto che oggi c'è chi intesta yacht alle proprie società off shore, perché non dovrebbe intestargli gioielli, viaggi o pellicce?
Per superare il terzo caso, bisogna dimostrare che il nostro evasore è l'effettivo ed esclusivo utilizzatore, ma come potrete immaginare una borsa di Luis Vuitton non è una barca ormeggiata a Portofino...

20 gennaio 2011

Audio su Auriti e la Banca Centrale

Romeo G. mi ha invitato un file audio (che ho caricato qui) registrato durante uno dei soliti incontri sul signoraggio a cui ha partecipato Antonio Baldassarre, costituzionalista coinvolto in una strana vicenda di cui avevo scritto qui.

L'ex presidente della Corte Costituzionale e della Rai parla di Auriti e della Banca d'Italia. Dice che è insensata l'idea che le banche centrali siano private come l'idea di un euro contrario a costituzione e ricorda di aver conosciuto Auriti nel 1968, da studente universitario.

Auriti, che Baldassarre considera un estremista di destra, già allora propugnava le sue idee, promettendo una rivoluzione. Ma nessuno già allora lo ascoltava....

19 gennaio 2011

Speculare sulla pelle altrui



Guardate il grafico. E' l'andamento del titolo Unicredit, il più scambiato alla borsa di Milano, negli ultimi 15-20 giorni.

Il titolo prima scende e poi risale. E non di poco. Una risalita di oltre il 15% : da circa 1,48 € per azione a 1,73 registrato ieri.

Cosa ha provocato tutto ciò?

Il Portogallo. Erano in scadenza un pò di titoli di stato, e di fronte alle ipotesi di difficoltà nel rinnovo dei titoli, i mercati hanno venduto soprattutto i titoli bancari, perché le banche investono per conto proprio o della clientela in titoli di stato.

Voci, ipotesi...che sembrano fatte apposta per far scendere titoli come quelli bancari per poi ricomparli a un prezzo più basso.

Chi ci guadagna? Gli speculatori, che hanno interesse a mettere in giro voci che muovono il mercato.

Chi ci perde? Chi ha venduto le azioni quando sono scese, temendo ulteriori cali. E anche i portoghesi, che alla fine hanno sì collocato i titoli di stato, ma con un tasso di interesse superiore al 6%.

17 gennaio 2011

PIL, ancora ...

Torniamo sul tema del PIL per spiegare cos'è davvero, cosa misura e cosa non misura

Il PIL può essere definito in più modi. Il più semplice dice che il PIL misura il valore della produzione finale del paese.

Perchè finale? Perchè esistono beni e servizi “intermedi” che non si considerano nel calcolo del PIL. Escono da una fabbrica e sono usati in un'altra per produrre un altro bene.

Cosa si intende per produzione? Si intende la creazione di nuovi beni e servizi destinati a soddisfare i bisogni umani impiegando lavoro, capitale, capacità imprenditoriali, vale a dire fattori produttivi remunerati.

Il PIL dunque non misura una serie di attività non remunerate, come cucinare per se stessi, per i famigliari o gli amici, o pulire casa.

Se si devono produrre nuovi beni e/o servizi, non rientrano nel PIL i guadagni e le perdite in conto capitale. Se un'azione o un terreno acquista valore, il PIL non cambia perchè non si producono nuovi beni e/o servizi.

Attività illegali come il contrabbando, il gioco d'azzardo o la prostituzione sono considerate attività produttive, se il cliente acquista liberamente i beni e i servizi (illeciti). Il problema semmai è disporre di dati certi circa il valore delle attività illecite, in mancanza dei quali le attività illecite o non sono calcolate o sono stimate in modo approssimativo. Chi lo dice? Un libro di economia: “molte transazioni economiche che passano attraverso il mercato sfuggono non solo alla legge ma anche alla misurazione”.

Non sono attività produttive i furti, le rapine, le truffe e in genere tutto ciò che genera il trasferimento non volontario di ricchezza, come succede anche nei sequestri di persona.


Alcuni prodotti rientrano nel PIL anche se non si verifica un pagamento. Un'eccezione alla regola, che interessa i beni e i servizi destinati da un'impresa all'auto-consumo, all'auto-investimento e alla remunerazione in natura del dipendente. Se una famiglia di agricoltori consuma ciò che produce, siamo in presenza di auto-consumo: il valore della merce prodotta e consumata si calcola considerando il prezzo di cessione della merce. Lo stesso accade con un prodotto ceduto al dipendente: l'imprenditore deve conteggiare il valore del bene ceduto al dipendente nel valore complessivo dei beni e servizi prodotti.

Anche la pubblica amministrazione offre servizi (scuola, sanità, giustizia, polizia ecc) per ottenere i quali non si paga un prezzo di mercato. I ricavi per lo stato consistono in contributi (si pensi alle tasse universitarie o al ticket per gli esami medici) e imposte che coprono i costi. Il contributo al PIL della pubblica amministrazione i calcola semplicemente sommando i costi: in gergo si dice che il PIL della pubblica amministrazione è calcolato “al costo dei fattori” produttivi.


Come si calcola in concreto il PIL del settore privato? Il PIL per il settore privato è la somma dei valori aggiunti delle aziende che operano in un certo territorio. Ma cos'è il valore aggiunto?

E' il valore che l'impresa aggiunge ai beni e servizi che acquista, trasforma e impiega quando produce un bene o un servizio. L'impresa acquista beni (materie prime, semilavorati) e servizi (come elettricità, servizi telefonici) e vende il prodotto finito. La differenza di valore (prodotto finito meno valore dei beni e servizi impiegati) è valore aggiunto e corrisponde alla somma che spesa dall'impresa per pagare il lavoro, gli interessi, gli utili e l'ammortamento delle attrezzature impiegate nella produzione.

Pertanto si può calcolare il valore aggiunto in due modi: come differenza tra il valore del prodotto venduto e il costo di beni e servizi usati nella produzione oppure come somma delle remunerazioni del lavoro, del capitale impiegato e della capacità di fare impresa.

Chi critica l'uso del PIL si lancia in considerazioni particolari. Affrontiamone alcune.

Il PIL è un indice del benessere?Anche su questo tema i manuali di economia sono chiari: i “dati del PIL sono purtroppo lontani dall'essere un indicatore perfetto del prodotto e del benessere economico”. Un esempio è rappresentato dal volontariato: il servizio reso dalle associazioni di volontariato non è scambiato sul mercato e quindi non è preso in considerazione dal PIL, mentre aumenta il benessere di riceve il servizio.

I limiti derivanti dall'uso del PIL hanno spinto gli economisti a elaborare altri indici per misurare dati esclusi dal PIL. Non c'è un solo indice che comprende tutto. I dati sono troppo poco omogenei perchè si possa elaborare un solo indice che sarebbe soggettivo: a quanta parte del nostro reddito siamo disposti a rinunciare in cambio di un ambiente migliore? La risposta non può che essere diversa da persona a persona e un indice che mettesse insieme dati eterogenei risentirebbe delle scelte soggettive di chi crea l'indice, come succede con le statistiche del Sole 24 ore (vedi qui)


Perchè se un terremoto distrugge le case il PIL sale?

Perchè si devono costruire nuove case e, quando ciò avviene, aumenta la produzione di nuovi beni. Il PIL invece non misura la ricchezza accumulata e distrutta dal sisma, che pertanto non comporta un calo del PIL.

Se compro una torta anzichè cucinarla in casa il PIL aumenta?
Sì, se si produce una torta in più. Facciamo attenzione a non confondere il consumo con la produzione. Il PIL non aumenta se si consuma di più, ma se si produce di più.

Se il PIL della pubblica amministrazione si calcola al costo dei fattori, un aumento degli impiegati statali fa salire il PIL?

Sì, perchè aumentano i costi della pubblica amministrazione. Ma aumentano le imposte e si riduce la domanda e quindi la produzione (il PIL) in altri settori.

E che dire di un aumento del PIL a spese dell'ambiente? Questi dati "non sono tenuti in considerazione nel computo del PIL". L'assenza di certi dati in un indicatore così semplice porta gli economisti a dire che "il PIL reale non è del tutto adeguato come strumento di misura dei beni e servizi prodotti nel sistema economico". E neanche il benessere è misurato in modo adeguato.

Cosa succede se aumentano le attività illegali? Come abbiamo visto, chi ruba o estorce denaro non crea nuovi beni o servizi. Ma spende il denaro ottenuto illegalmente. L'effetto sul PIL è per lo meno dubbio. Da un lato chi spende soldi fa crescere la produzione, dall'altro si riduce la capacità di spesa di chi subisce un furto o un'estorsione. E una minore spesa significa minore produzione di beni e servizi.

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Tutte le citazioni virgolettate provengono da Dornbusch, Fischer, Macroeconomia, Il Mulino, 1985, pag.49

14 gennaio 2011

Perchè Facebook non può nascere a Palermo

La rivoluzione internettiana ha portato con sè la realtà di imprese create dal nulla, finanziate senza che l'imprenditore dovesse offrire garanzie.

Apple, Google, Facebook, Amazon ma anche colossi come Cisco sono nati e cresciuti velocemente in poco tempo dal nulla, con pochi soldi, per iniziativa di poche persone che hanno iniziato a lavorare in un garage.

Qualcuno li finanziava, capendo le potenzialità dell'impresa, ma spesso l'investitore ha perso il capitale investito. Le idee di successo hanno invece generato forti profitti per l'investitore.

Perchè da noi non succede? Perchè Facebook o Apple non possono nascere a Palermo?

La ragione è banale, ma spesso la si dimentica: le aziende nascono dove c'è una domanda non soddisfatta o potenziale. E gli USA sono, da questo punto di vista, il miglior posto al mondo per creare un'impresa.

Gli americani sono ricchi e tendono a vivere al di sopra delle loro possibilità. Comprano di tutto, fanno la coda per l'ultimo modello dell'iPhone o per l'ultimo film famoso, precipitandosi subito dopo ad acquistare ogni genere di gadget legato al film o al telefonino.

Sono, semplicemente, il miglior mercato al mondo.

Un'idea buona ha decine di milioni di potenziali clienti pronti ad aprire il portafogli. Per questo c'è chi investe su chi propone un nuovo prodotto, sul ragazzo che pensa di far soldi vendendo un prodotto che altri considerano inutile.

Per questo Facebook non nasce a Palermo. Il mercato italiano è molto più piccolo e povero, mentre l'investimento richiesto da chi crea una start-up è quasi lo stesso ovunque.

In passato molti economisti inglesi e americani si sono adagiati sulla certezza di una domanda forte e in costante crescita, proponendo teorie che si sono rivelate inadatte negli stati e nei periodi in cui la domanda non cresceva e che hanno contagiato gli economisti in tutto il mondo.

Keynes, che invece il ruolo della domanda l'ha compreso assai bene e ha offerto soluzioni in un momento di forte crisi, li ha spiazzati, salvo poi essere dimenticato non appena le economie dei paesi più ricchi hanno ricominciato a correre e il ruolo della domanda è passato in secondo piano.

Così, ignorando il ruolo della domanda, pare anomalo che un'impresa come Facebook possa nascere solo negli USA. Si attribuiscono le colpe a chi non aiuta l'impresa nascente, ma si dimentica che un'impresa non può crescere e nessuno investe in essa se la domanda che può soddisfare non è abbastanza forte.

12 gennaio 2011

banche, banche, BANCHE!!


Sono rimasto veramente stupito quando in un'intervista durante il programma Ballarò chiedevano ad un giovane italiano di circa 20 anni emigrato a San Francisco come avesse fatto a finanziare il suo progetto di vendita on line di prodotti informatici negli states.
Beh, la risposta è stata: "Ho presentato il progetto, me lo hanno approvato e mi hanno prestato 101.000 $ per partire"

Fantascienza


Pura fantascienza per l'Italia!

Cosa succede oggi se entrate in una banca italiana e chiedete un prestito per avviare un'attività?
Beh, oggi come oggi con la crisi che c'è posso anche capire che le banche siano un po' titubanti, ma in merito la sostanza è sempre stata la stessa! Ricostruimo un ipotetico discorso tra un giovane aspirante tycoon e un direttore di filiale italiano.

Tyc. "mi servirebbero 100.000 € per far partire la mia attività"
Dir. "Che garanzie ci può dare?"
Tyc. "Beh, nessuna per ora, ma questo è il progetto, il business plan, la valutazione dei rischi e sono laureato in economia e commercio con il massimo dei voti!"
Dir. "Si si, va bene, ma ha intestata una casa?"
Tyc. "Una casa? Ma io faccio tutto questo per comprarmela una casa!"
Dir. "Allora ha qualcuno che può firmare in garanzia?"
Tyc. "cioè?"
Dir. "Intendo qualcuno con intestato un immobile di almeno 300.000 €, oppure con una busta paga statale di 2.000 € al mese"
Tyc. "beh, i miei genitori hanno la casa, ma non so se firmerebbero: se va male dove andiamo a vivere tutti?"
Dir. "E allora? Se non vuole rischiare lei perché dovrebbe rischiare la banca? Lei dovrebbe essere il più convinto della sua attività"
Tyc. "Ma senta, i soldi non è che me li regalate, io ci pagherò fior di interessi!"
Dir. "Senta, potremmo fare così: lei se ha 100.000 € di titoli, li vincola qui in banca per almeno 5 anni e noi le diamo il prestito"
Tyc. "Ma che cavolo sta dicendo?!? Se io avevo 100.000 € di titoli vi pare che venivo da voi a chiedere un prestito?"
Dir. "Beh, allora provi in un'altra banca, noi siamo già abbastanza esposti in questo settore... arrivederci..."

Dovremmo dire "addio", perché i soldi al nostro aspirante tycoon non li darà mai nessuna banca solo sul progetto.
Le banche sostengono che così si tutelano meglio, ma in realtà la verità su questo comportamento è che non sanno discernere gli investimenti: quelli buoni da quelli cattivi.
Inoltre non è vero che sono più tutelate: le banche italiane attualmente hanno decine, qualcuno dice centinaia, di miliardi di euro in immobili mezzo costruiti, ipotecati, e praticamente invendibili. Tutte perdite "parcheggiate" ma che prima o poi dovranno emergere nei bilanci. Immobili di proprietà di società di capitali scatole vuote a cui si è prestato per costruire nel momento di massima bolla immobiliare. Immobili che se fossero messi sul mercato provocherebbero l'immediato tracollo del mercato immobiliare italiano.

11 gennaio 2011

Qual è la sola industria che tira in Italia?

Qualcuno un pò smaliziato si sarà già dato una risposta, pensando al lavoro più antico al mondo e a chi lo svolge.... no, non è così. Non esistono statistiche serie sull'argomento.

Invece il Budget dello Stato per il triennio 2011-2013 (vedi qui), spiega quanto pensa di spendere il ministro Tremonti nel resto della legislatura.

Sette pagine (pagg.10-16) riassumono le previsioni di spesa. Se si confronta la spesa prevista per il 2011 con le previsioni per il 2013 si trova qualche dato sorprendente.

C'è la crisi, lo sappiamo. Ci aspetteremmo più risorse per la ricerca, per la scuola, l'industria, l'agricoltura e i servizi.

E invece tutte le spese legate alla produzione e al lavoro diminuiranno e non di poco.

Per l'agricoltura si spenderà il 20% in meno con un taglio di 143 milioni dei 738 spesi nel 2011. Per lo sviluppo e la competitività delle imprese il taglio si avvicina al 50%: meno 1,7 miliardi dei 3,7 previsti nel 2011.

I 7,7 miliardi spesi nei trasporti scenderanno a 6,8 (-13% circa) e un taglio percentuale simile riguarderà la voce infrastrutture pubbliche e la logistica, e le comunicazioni.

Meno penalizzata è la voce ricerca e innovazione: solo 119 milioni in meno su 3,2 spesi nel 2011. In compenso la scuola perde 1,5 miliardi dei 40 spesi nel 2011 e l'università spenderà 100 milioni in meno, partendo da oltre 7 miliardi.

Di fronte a una situazione del mercato del lavoro difficilissima, il governo taglia: meno 550 milioni dei 4515 milioni previsti nel 2011.

Insomma un disastro per un paese dove l'economia arranca, l'occupazione ancor di più e in tanti non intravedono alcuna speranza per il futuro, tanto che anche la famiglia è penalizzata, con aiuti quasi dimezzati (da 52 a 31 milioni).

Infine anche i trasferimenti alle regioni per coprire i buchi nella sanità diminuiranno: 5 miliardi in meno, imponendo tagli e aumenti delle imposte regionali (se n'era parlato qui).

Ma torniamo alla domanda del titolo: cosa aumenta?

Tre voci, in sostanza: le spese per la difesa (+900 milioni su 19 miliardi del 2011), la cassa integrazione (i trasferimenti per pagare la cassa saliranno da 25 a 26 miliardi di euro circa) e gli aiuti alle aree meno sviluppate che passano da poco più di 8 miliardi a quasi 10.

Insomma ci aspetta un paese che aiuta di meno le imprese private e i lavoratori, a meno che siano in cassa integrazione, e che pensa solo a giocare alla guerra.

09 gennaio 2011

Le ossessioni di un killer

Le teorie complottiste sono un abbaglio dell'età moderna che ci esulano dall'approfondire le cose e che rispondono solo ad una nostra insoddisfazione verso la società e verso le cose che digeriamo per come sono.

Come suggerito da un articolo del Corriere, Jared Lee Loughner, il ragazzo di 22 anni arrestato con l'accusa di aver aperto il fuoco contro Gabrielle Giffords e i suoi sostenitori, uccidendone almeno 5 e riducendo in fin di vita la stessa rappresentante dell'Arizona al Congresso degli Stati Uniti, ha delle ossessioni e dei convincimenti che sicuramente non risultano nuovissimi nel panorama delle farneticazioni applicate alla realtà.

Nel suo canale youtube, l'assassino ha pubblicato alcuni video dove compaiono una serie di proclami anti-sistema e anti-governo, con richiami anche all'economia: "propongo l’introduzione di una nuova moneta", "No! Non voglio pagare il debito con una moneta che non è sostenuta da oro e argento! No! Io non ho fiducia in Dio!". "In conclusione non posso fidarmi dell'attuale governo che sottopone il popolo a un costante controllo mentale e al lavaggio del cervello attraverso la manipolazione della grammatica".

Non è nostra intenzione fare l'addizione semplice e strumentale che teorie farneticanti ed assurde portano a gravi conseguenze, però facciamo notare come non sia affatto la prima volta che questo accade (Marc Lépine nel massacro dell'École Polytechnique, Seung-Hui Cho nel massacro al Virginia Tech, massacro alla Columbine school, Pekka-Eric Auvinen nel massacro alla scuola di Jokela). Le coincidenze accadono, ma quanto può esser pericoloso covare dentro di sè alcuni radicali convincimenti che si distaccano tanto dalla realtà?

08 gennaio 2011

Una (piccola) misura del sommerso

La UIL ha presentato il secondo rapporto sul lavoro sommerso.

Il primo dato che emerge è che in 5 anni gli ispettori del ministero del lavoro, INPS e altri hanno scoperto 1.200.000 lavoratori irregolari, metà dei quali completamente in nero.

Impressionanti le percentuali: in Liguria il 73% delle aziende controllate avevano lavoratori irregolari, in Lombardia e nelle Marche il 63%, quasi il 60% in Campania dove però la percentuale di lavoratori completamente in nero supera il 70% contro il 47% della media nazionale.

In Emilia invece la percentuale dei lavoratori completamente ignoti a fisco e INPS sono il 55%, il 46% in Friuli VG e il 44% in Molise e Liguria.

Ora facciamo un calcolo semplice. Immaginiamo che l'evasione per ogni dipendente sia di 5000 euro: 1,2 milioni per 5 mila euro per 5 anni fanno 30 miliardi di euro evasi, 6 miliardi l'anno.

In realtà i lavoratori in nero sono molti di più e la cifra evasa è sicuramente maggiore dei 5.000 euro da me ipotizzati.

07 gennaio 2011

I compensi dei manager degli hedge funds

Gli hedge funds sono fondi che gestiscono patrimoni in modo spregiudicato, puntando a guadagni rapidi.

Hanno svolto un ruolo di primo piano nel provocare il crollo di molte banche, perchè hanno ritirato somme enormi dalle varie Lehman Brothers, JP Morgan, Morgan Stanley, Goldman Sachs, ecc. quando hanno capito che le banche d'affari erano in difficoltà perchè avevano investito somme gigantesche in titoli di dubbio valore.

Quando un hedge fund come un qualunque correntista ritira 5 o 10 miliardi di dollari da una banca, la cosa non passa inosservata. Altri si domandano il perchè, e spesso si convincono che la banca sia in difficoltà. Decidono a loro volta di ritirare i capitali presso la banca, mettendola in grossa difficoltà.

Gli hedge funds premiano molto bene i loro manager, pagati a percentuale: di solito il 15% dei guadagni finisce nelle loro tasche. Un sistema di retribuzione che incentiva l'assunzione del rischio: più alto è il rischio, più alti sono i guadagni dell'hedge fund, maggiore la somma incassata dalla dirigenza.

La crisi finanziaria ha spinto l'amministrazione Obama a cercare di eliminare le anomalie del sistema, cominciando da quelle fiscali. Già perchè le somme guadagnate dai dirigenti degli hedge funds sono considerati guadagni sul capitale investito, invece che redditi da lavoro.

L'imposta pagata dai manager è il 15%, molto meno di quanto paga un operaio. Uno scandalo, perchè i manager degli hedge funds guadagnano cifre invidiabili e l'aliquota del 15% vuol dire mancati introiti per lo stato nell'ordine di molti miliardi di dollari.

Ma la proposta di Obama è naufragata, bocciata dai repubblicani che hanno la maggioranza al Senato, preoccupati di colpire gli hedge funds, che lavorano con i capitali della parte più ricca della popolazione, e di qualche democratico, preoccupato di non perdere i finanziamenti del settore finanziario.

Così i manager continueranno a guadagnare molto e a pagare poche imposte, i ricchi investitori si sentiranno più tranquilli e le casse statali saranno in difficoltà, costringendo i governanti a tagliare la spesa destinata alla parte meno abbiente della popolazione.

05 gennaio 2011

Tempi duri in Confindustria


L'accordo tra Fiat e i sindacati che deroga al contratto nazionale dei metalmeccanici, ha costretto l'azienda torinese a uscire da Confindustria. Solo creando una nuova società estranea a Confindustria, Fiat non sarà obbligata a rispettare le norme che l'accordo sindacale vuole superare.

La decisione di Fiat ha suscitato scalpore, ma non è una decisione isolata. Anche un'azienda di tutto rispetto come Fincantieri ha deciso di uscire dall'associazione guidata da Emma Marcegaglia, come spiega questo articolo di Repubblica.it.

Le ragioni sono due. La prima riguarda il contratto. Fincantieri si sta muovendo per ridurre le inefficienze. Una battaglia per aumentare le produttività, proprio come fa Fiat, che Confindustria non ha appoggiato.

L'altra ragione riguarda le nomine. Fincantieri si rende conto di contare poco: nelle associazioni locali i suoi rappresentanti sono stati esclusi. Perchè pagare in cambio di nulla o per sostenere qualche piccolo imprenditore locale desideroso di coltivare rapporti con la politica?

Confindustria dispone di un ingente patrimonio fatto di immobili, società di servizi, mezzi di comunicazione, università, centri studi, burocrazia. Offre servizi, almeno alle aziende che non sono abbastanza grandi da fare da sole e rappresenta una lobby importante, spesso in contatto con il mondo della politica.

Basterebbe ricordare le vicende che hanno portato all'elezioni di alcuni presidenti, spesso legati al potere politico. Negli ultimi anni però il rapporto tra Confindustria e il potere politico pare cambiato. Non è più Confindustria a correre dietro la politica, per modificarne le scelte, ma la politica, nella persona di Berlusconi, a correre dietro agli industriali, intrecciando un rapporto stretto con alcuni presidenti, come Antonio D'Amato o Emma Marcegaglia a cui si sono offerte candidature politiche e anche un ministero.

Chi non gradisce si tira indietro. I servizi di Confindustria costano cari e le imprese di dimensioni medio-grande non ne hanno bisogno. Fanno da sole, Fiat in testa, ma non solo. Confindustria, che di solito predica riforme e innovazioni, pare essere diventata un ostacolo per chi vuol cambiare i contratti, come Fiat e Fincantieri, o per chi è infastidito dalla struttura burocratica, dalle lotte intestine e non ha bisogno dei servizi offerti dall'associazione, come è successo tempo fa ad Amplifon.

04 gennaio 2011

Il federalismo alla veneziana


Se c'è una regione in cui la maggioranza di centro-destra può fare quel che vuole senza ostacoli, questa regione è il Veneto.

Lega e PDL nelle ultime elezioni hanno ottenuto all'incirca le stesse percentuali di voti e, insieme, una maggioranza solida. Senza UDC e finiani governano benissimo e per Zaia c'è stato quasi un plebiscito.

Quando appaiono in televisione poi, i leghisti come Zaia, presidente della regione, o Tosi, sindaco leghista di Verona, non perdono occasione di invocare un federalismo che a loro parere risolvervà ogni problema, costringendo le regioni del sud a mettere la testa a posto e porre fine agli sprechi.

Eppure...

Eppure i conti non tornano e gli sprechi paiono all'ordine del giorno proprio in Veneto, come racconta su Repubblica (vedi qui) uno che di leghisti e di nord-est se ne intende, Alberto Statera.

Sprechi, inchieste, cose poco chiare.... insomma il solito repertorio di mal governo italiano, o, come in questa occasione, veneto.

Mal governo che costerà ai veneti un'addizionale regionale dello 0,9%.

Se il buon giorno (federalista) si vede dal mattino.... c'è da credere che il federalismo basato sulla riduzione dei costi sia una cosa seria.

Sul federalismo si vedano anche
http://econoliberal.blogspot.com/2010/12/federalismo-fiscale-ed-equita.html
http://econoliberal.blogspot.com/2010/10/il-federalismo-fiscale-e-lenigma-della.html

01 gennaio 2011

Libertà o solo egoismo?

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un post di un signore che esalta Ayn Rand, icona dei libertari (vedi qui).

Un libertario è, in fin dei conti, un liberista radicale, uno a cui non bastano le teorie che predicano meno stato e più impresa.

Vuole di più, forse perchè ha visto il liberismo in azione ed è rimasto deluso, e s'è detto: la ricetta è giusta ma è applicata poco e male. Così il liberista convinto diventa libertario quando pensa che il liberismo, perché funzioni, ha bisogno di dosi maggiori di libertà e di dosi sempre minori di stato.

Oppure il libertario è solo uno che dà sfogo ai suoi istinti, che risponde ai suoi interessi egoistici, indifferente alla sorte altrui, come suggerito da qualche interpretazione del pensiero di Darwin sulla selezione della specie.

Chi era Ayn Rand? Un'icona, per l'ex numero uno della FED, Alan Greenspan (1) che di lei scrive: "era un'immigrata russa, il cui romanzo La fonte meravigliosa era stato un successo durante la guerra.. avevo letto il libro e l'avevo trovato intrigante. E' la storia di un architetto..che resiste eroicamente a chi vuole fargli compromettere la sua visione..e infine vince."

"Rand -continua Greenspan- scrisse la storia per illustrare la filosofia alla quale era giunta, che enfatizzava la ragione, l'individualismo e l'egoismo razionale. Più avanti l'avrebbe chiamata oggettivismo... [che] difendeva il laissez faire capitalista come forma ideale di organizzazione sociale"

Greenspan poi racconta come la Rand ha influito sulle sue idee e di un legame intellettuale così stretto che lei è presente quando giura davanti al presidente Ford.

Ayn Rand è stata un punto di riferimento per molti nella destra americana. Non solo per Greenspan, come racconta un giornalista inglese, Paul Mason (2), che concentra le sue attenzioni su un altro libro, la Rivolta di Atlante, "che sarà popolare tra gli adolescenti come Il signore degli anelli di Tolkien ed è destinato a diventare il Capitale della destra americana".

Protagonista della Rivolta di Atlante è Dagny Taggart che "dopo numerosi rapporti sadomaso con uomini che assomigliano a Gary Cooper (quello vero è protagonista nel film tratto da La fonte meravigliosa), si aggrega a [una] rivolta dei ricchi oppressi d'America e diventa l'amante di Galt (che guida la rivolta)."

"Galt promette di riconquistare l'America ..con il libero commercio... e arringa i capitalisti americani" dicendo: "accettate il fatto che il raggiungimento della vostra felicità è il solo scopo morale della vostra vita...imparate a trattare come il marchio di un cannibale qualsiasi domanda di aiuto a voi rivolta".

Ma soprattutto la Rand fonda le sue idee sull'odio di classe. "La classe lavoratrice -scrive Mason- abita le pagine della Rivolta di Atlante come un insieme di fannulloni arroganti e mentecatti". "Gli operai -conclude Mason- erano dipinti come Tolkien dipinge i nani: infidi, spesso dalla parte sbagliata, poco attraenti, stupidi, inclini ad atti collettivi futili."

Si svela così il vero volto dello spirito libertario: un misto di egoismo e odio classista travestito da ideologia.


--
(1) Greenspan, L'era della turbolenza, Sperling&Kupfer, pag. 43 e seguenti

(2) Paul Mason, La fine dell'età dell'ingordigia, Bruno Mondadori, pag. 145 e seguenti

Buon anno a tutti


Alcuni post del 2010 più letti su Econoliberal:


- Lo specchietto per le allodole
- Cosa succede se un paese lascia l'euro?
- Le cretinate di MISTERO, oltre ogni demenza
- Le tesi di laurea sul signoraggio

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