Mentre l'Europa scivola verso la recessione, la Germania, che già si trova in recessione, decide di spendere 100 miliardi nei prossimi anni per dare una svolta verde all'economia.
Non è un semplice rilancio, un modo di uscire dalla recessione, ma una trasformazione che non coinvolgerà soltanto lo stato ma tutto il sistema produttivo tedesco.
La Germania ormai da anni cerca di primeggiare nell'economia. Si spiegano così i guai di Deutsche Bank con i derivati, ma anche le scelte di Volkswagen che produce guadagnando poco (i guadagni del gruppo dipendono da Audi e Porsche) e mette in difficoltà le altre imprese automobilistiche europee, costrette a tenere bassi i prezzi e quindi a sacrificare la redditività.
Ora la Germania punta sul verde, promette 1 milione di colonnine elettriche, venendo in contro alla richiesta dell'industria nazionale, e incentivi per l'acquisto.
Colonnine e incentivi servono non solo a vendere le auto elettriche ma anche a ottenere economie nella produzione. Un modo per diventare leader nel mercato futuro, dove probabilmente la vendita di auto ibride e elettriche crescerà rapidamente.
Insomma la Germania non decide di spendere 100 miliardi per una svolta verde senza motivo o perchè lo dicono gli studenti che protestano contro i cambiamenti climatici. Lo fanno a ragion veduta per diventare leader nelle produzioni del futuro. E se altrove non si capisce, tanto meglio.
23 settembre 2019
04 settembre 2019
Conte, Salvini e lo spread
Sta dunque per nascere il secondo governo Conte, con il PD prende il posto della Lega.
L'effetto più evidente per ora riguarda lo spread, che è un pò l'indicatore della fiducia verso le finanze pubbliche italiane. Se la fiducia c'è, si comprano titoli di stato italiani e lo spread scende. Se non c'è si vendono e lo spread sale.
Prima delle elezioni, verso la fine di febbraio del 2018, lo spread era circa 125. Ha subito un'impennata quando s'è capito che il governo avrebbe visto insieme il Movimento di Grillo e il partito di Salvini.
Col governo Conte lo spread è rimasto stabilmente sopra quota 200 e alcune volte è salito sopra 300, per effetto soprattutto degli attacchi di Salvini all'Europa.
Infatti le trattative per fare un governo senza Salvini hanno spinto lo spread fino al livello di 148 punti di oggi. Un livello mai visto durante il primo governo Conte.
Dunque un buon segnale per l'Italia, aver sostituito una forza anti-europea a una filoeuropea che ha scelto per l'economia un europeista convinto. Perchè ogni anno si rinnovano titoli di stato per oltre 400 miliardi di euro. Se un governo rassicurante per i mercati finanziari vuol dire tassi più bassi, si risparmieranno molti soldi in interessi. 4 miliardi per ogni 1% in meno di tasso pagato a chi sottoscrive i nostri titoli di stato.
L'effetto più evidente per ora riguarda lo spread, che è un pò l'indicatore della fiducia verso le finanze pubbliche italiane. Se la fiducia c'è, si comprano titoli di stato italiani e lo spread scende. Se non c'è si vendono e lo spread sale.
Prima delle elezioni, verso la fine di febbraio del 2018, lo spread era circa 125. Ha subito un'impennata quando s'è capito che il governo avrebbe visto insieme il Movimento di Grillo e il partito di Salvini.
Col governo Conte lo spread è rimasto stabilmente sopra quota 200 e alcune volte è salito sopra 300, per effetto soprattutto degli attacchi di Salvini all'Europa.
Infatti le trattative per fare un governo senza Salvini hanno spinto lo spread fino al livello di 148 punti di oggi. Un livello mai visto durante il primo governo Conte.
Dunque un buon segnale per l'Italia, aver sostituito una forza anti-europea a una filoeuropea che ha scelto per l'economia un europeista convinto. Perchè ogni anno si rinnovano titoli di stato per oltre 400 miliardi di euro. Se un governo rassicurante per i mercati finanziari vuol dire tassi più bassi, si risparmieranno molti soldi in interessi. 4 miliardi per ogni 1% in meno di tasso pagato a chi sottoscrive i nostri titoli di stato.
02 settembre 2019
Ronaldo e le azioni della Juventus
Poco più di un anno fa la Juventus ha ingaggiato Cristiano Ronaldo. Era il luglio 2018. L'effetto sulle azioni della società è straordinario, come indica il grafico. Negli anni precedenti il valore era salito soltanto in occasione di una finale di Champions League (maggio 2017). CR7 ha portato le azioni della Juventus stabilmente sopra 1 euro, a livelli oggi doppi rispetto ai valori della primavera di un anno fa.
Un ottimo investimento, Ronaldo, per gli azionisti.
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