31 dicembre 2012

Fiscal Cliff

Cos'è il fiscal cliff di cui tanto si parla in queste settimane?

Per capirlo facciamo un salto indietro di quasi un anno e mezzo, alla fine di luglio del 2011. In quel periodo il debito pubblico americano stava raggiungendo il limite previsto per legge.

I repubblicani decisero di alzare il limite e pretesero in cambio il prolungamento fino a fine 2012 dei tagli fiscali voluti 10 anni fa da Bush. Ma si decise anche un piano per ridurre il deficit in modo significativo (900 miliardi di dollari) nell'arco di un decennio e si decise cosa sarebbe successo al momento della scadenza delle norme transitorie.

Oggi, 31 dicembre, le norme transitorie stanno per scadere. Se repubblicani e democratici non troveranno un accordo, tra maggiori imposte e minori spese, usciranno dalle tasche degli americani 600 miliardi di dollari, pari a circa il 4% del PIL.

Questo farà scendere i consumi e provocherà una recessione. A fine 2013 il PIL americano sarà sceso -si prevede- dell'1,5%, con effetti rilevanti per il resto del mondo: molte economie risentiranno del calo della domanda americana.

Ma perchè repubblicani e democratici non trovano un accordo?

La destra del partito repubblicano tiene duro sulla questione dei tagli fiscali. Chiedono di prolungare i tagli di Bush, che riducevano le imposte per i ricchi, mentre Obama vorrebbe la fine dei privilegi per chi guadagna più di 250.000 dollari.

Senza un accordo, dal 1 gennaio i benefici fiscali di Bush scompariranno e i redditi medio-bassi si troveranno a pagare una maggiore imposta sulle spese mediche, che oggi gravano per circa il 6% sui redditi da lavoro (l'imposta si applica solo per i primi 105.000 dollari circa). Senza un accordo, da gennaio l'aliquota salirà di 2 punti, vale a dire si applicherà l'aliquota ordinaria, destinata nei progetti di Obama a entrare in vigore solo nei prossimi anni.

Inoltre la partita si gioca sui tagli. Senza un accordo scattano tagli automatici alla spesa. I democratici non si augurano che succeda, perchè circa due milioni di disoccupati resterebbero senza sussidio, mentre i repubblicani sperano di evitare altri tagli di spese gradite ai propri elettori.

Perchè dunque non si è ancora arrivati a un accordo? La vera ragione sono i repubblicani del Tea Party, vale a dire la destra del partito. Sono in realtà preoccupati degli interessi di un ristretto gruppo di americani, quelli che vogliono a tutti i costi il prolungamento dei benefici fiscali per i ricchi dell'era Bush.

Per questo i leader dei repubblicani sono in imbarazzo: per difendere i privilegi di pochi, il Tea Party rischia di danneggiare l'intera economia americana e di far arrabbiare milioni di americani che sarebbero colpiti da tagli e maggiori imposte.





28 dicembre 2012

L'agenda di Grillo

In vista delle elezioni un pò tutti i partiti presentano i programmi. E il Movimento 5 Stelle, il partito che fa capo a Beppe Grillo, presenta il suo. O meglio presenta un'agenda in 16 punti. Eccoli:

1 - Legge anticorruzione
2 - Reddito di cittadinanza
3 - Abolizione dei contributi pubblici ai partiti (retroattivi da queste elezioni)
4 - Abolizione immediata dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali
5 - Introduzione del referendum propositivo e senza quorum
6 - Referendum sulla permanenza nell'euro
7 - Obbligatorietà della discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese
8 - Una sola rete televisiva pubblica, senza pubblicità, indipendente dai partiti
9 - Elezione diretta dei candidati alla Camera o al Senato
10 - Istituzione di un politometro per la verifica di arricchimenti illeciti da parte della classe politica negli ultimi vent'anni
11 - Massimo di due mandati elettivi
12 - Legge sul conflitto di interesse
13 - Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa sul modello francese
14 - Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica con tagli alle Grandi Opere Inutili come la Tav
15 - Informatizzazione e semplificazione dello Stato
16 - Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza

Ci sono almeno tre punti che segnalano il populismo del movimento: il reddito di cittadinanza, il referendum sulla permanenza nell'euro e l'accesso alla rete gratuito. Proposte destinate a restare sulla carta, soprattutto se non si spiega con quali fondi si pensa di pagare i costi.

Poi ci sono numerosi punti che riguardano quasi esclusivamente il mondo della politica e il funzionamento delle istituzioni. I politici secondo Grillo, andrebbero eletti direttamente (proposta 9), dovrebbero essere controllati (proposta 10) e sanzionati se corrotti (proposta 1), gli si dovrebbe tagliare i soldi (proposta 3 e, indirettamente, la 4), dovrebbero fare ciò che vuole l'elettore (proposte 5 e 7), non dovrebbero restare per più di due mandati (proposta 11) e ovviamente dovrebbe essere impedito a Berlusconi di fare politica (proposta 12).

Questo è il cuore della ricetta di Grillo, tanto importante da occupare 9 proposte su 16: cambiare la politica.

E l'economia?

Non si parla di lavoro, di pensioni, di sviluppo, di debito pubblico, di spread. Si propone solo di rilanciare la piccola e media impresa, argomento caro di solito alla destra, e di informatizzare e semplificare lo Stato, vietando la TAV e eliminando i tagli a scuola e sanità.

Davvero molto poco, ragionier Grillo.

27 dicembre 2012

Econoliberal: tempo di bilanci

La fine dell'anno si avvicina e è ora di curiosare dentro Econoliberal. Quali sono i temi preferiti dai nostri "25 lettori", come avrebbe detto Manzoni?

Ecco qualche dato interessante.

Da quando esiste Econoliberal l'articolo più letto riguarda l'auto a aria compressa seguito da quello sull'uscita dall'euro e, al terzo posto, da un articolo sulla pubblicità di Mediolanum.

Interessano molto anche gli articoli sul fisco di William e gli articoli sul mondo del pallone.

Auto, fisco, soldi, pallone... passioni italiane? Forse anche straniere visto che a fronte di 178.000 contatti dall'Italia se ne registrano oltre 15.000 dalla Germania, 9.500 dagli USA, 5000 dalla Spagna, 2700 dal Regno Unito, 1900 dalla Francia, 1800 dalla Russia, 1100 dall'Ukraina, 950 dalla Svizzera.

Stravince Windows tra i sistemi operativi (80% del totale) seguito dal sistema di Apple (9%) mentre la gara dei browser è vinta da Firefox (30%) su Explorer (28% delel visite), Chrome (21%) e Safari (15%).

Quanto all'origine dei contatti, molti arrivano dal sito di Beppe Scienza, ma su tutti prevale google.it: quasi tutti trovano Econoliberal sul più famoso motore di ricerca.

Econoliberal, infine, viene letto sia da chi cerca argomenti d'attualità (unodei periodi con più accessi è stato il mese di novembre 2011, quando in tanti hanno cercato articoli sulla crisi dello spread allora in atto) sia da chi cerca articoli su un argomento specifico, come testimoniano i contatti di dicembre: tra gli articoli più letti, solo uno è stato scritto in questo mese (quello intitolato Comunione e Appropriazione). Buona parte dei lettori hanno preferito articoli più vecchi, ma sempre interessanti.

In conclusione: grazie a tutti voi lettori e buon anno (e anche buona Natale...sia pure in ritardo). Seguiteci e scriveteci!




21 dicembre 2012

Caro mattone


Prendo spunto da questo articolo di Repubblica per spiegare come funzionano le truffe su cantieri ed edilizia.

Sottolineo che quanto scriverò ha solo scopo informativo e che certe condotte sono sanzionate penalmente e che personalmente condanno senza appello certi comportamenti!


Innanzitutto bisogna avere una o più società "sane", poi si costituisce una srl semplificata, capitale di 1 Euro (costi notarili pari a circa 1.600 €).
I ruoli saranno diversi: con la società sana si compra il materiale e lo si rivende a prezzo maggiorato alla srl semplificata (che chiameremo "fasulla") e con quest'ultima si prendono lavori specifici e si assumono i dipendenti per fare i lavori.

In pratica si hanno 2 società: quella sana che lavora normalmente che ha dipendenti impiegati e che paga tutto in regola, fornitori, dipendenti e contributi. Poi quella fasulla che invece prende i lavori, assume i dipendenti e incassa i corrispettivi dei lavori. Gli utili di questa seconda società vengono fatti uscire tramite l'acquisto del materiale maggiorato verso la società sana.

Della società fasulla si pagano solo le ritenute d'acconto dei dipendenti per evitare ripercussioni penali agli amministratori (quindi solo circa l'8% INPS), si dichiara tutto fino all'ultimo euro, ma non si paga più nient'altro. Né IVA, contributi, tasse, nulla di nulla.

Quando la società ha ultimato il cantiere, si cede la proprietà e l'amministrazione possibilmente a un extracomunitario che torna al suo paese per sempre, si sposta la sede presso lo stadio cittadino e il gioco è fatto!

La società viene abbandonata, di fatto non c'è evasione né contributiva né fiscale, in quanto tutto è stato dichiarato (ci si limita a non pagare) e non c'è più nessuno da interpellare, in quanto il socio unico e amministratore risulta irreperibile.

Un limite a questo genere di operazioni truffaldine è stato messo con la richiesta del Durc e della regolarità IVA con pesanti sanzioni al committente, ma purtroppo l'applicazione non è così semplice, perché purtroppo certe norme intralciano non poco gli onesti, e non toccano i delinquenti che non hanno il minimo problema a produrre autocertificazioni false.

20 dicembre 2012

Silvio e l'IMU

Lungi da me difendere Berlusconi, il secondo peggior presidente del consiglio della storia italiana (dopo Mussolini), ma forse su un punto ha ragione: sarebbe meglio abolire l'IMU sulla prima casa.

A quando ammontano gli introiti dell'IMU?

Si tratta di circa 24 miliardi in totale, pari a circa un punto e mezzo di PIL. Molti soldi per un paese che deve raggiungere il pareggio di bilancio.

Ma l'IMU sulla prima casa pesa solo per il 16% del totale, complici le detrazioni e l'aliquota più bassa proprio sulla prima casa. 3-4 miliardi secondo le stime.

Se così fosse, non sarebbe poi tanto difficile eliminare l'IMU sulla prima casa o almeno ridurla ampliando le detrazioni. 3-4 miliardi non sono poi tanto difficili da trovare.

A questo scopo Berlusconi ha chiesto ai suoi consiglieri come trovare fonti d'entrata alternative, almeno per evitare l'obiezione più facile: se aboliamo l'IMU come garantiamo il pareggio di bilancio?

Sarebbe bello se nella campagna elettorale si discutesse di un tema come questo: è opportuno ridurre l'IMU sulla prima casa e di quanto? E dove prendiamo i soldi? Come distribuiamo vantaggi e sacrifici?

In fin dei conti la politica è anche questo: una scelta tra politiche differenti, tra opzioni diverse su diversi temi.

Se accadrà diventeremo, forse, un paese normale, in cui si discute davvero di programmi. Per ora non resta che osservare che un Berlusconi, di solito pessimo, per la prima volta nella sua lunghissima carriera politica sta trattando con responsabilità un argomento a lui caro.

Sarà merito dei pessimi risultati ottenuti da Berlusconi negli ultimi anni?

18 dicembre 2012

Cosa vuol dire crisi. Per gli stranieri

Quando diciamo crisi, pensiamo a imprese che chiudono, lavoratori licenziati e cose simili. Questo propongono i mass media.

Ma c'è un altro aspetto del problema, che appare grazie al signor Wuerth, fondatore del gruppo Würth, azienda tedesca che esporta in Italia bulloni e attrezzi di ogni tipo.

Il signor Reinold Wuerth, intervistato dal quotidiano tedesco Handelszeitung, ha spiegato che da tempo il mercato italiano, insieme a quello di altri paesi (Portogallo, Grecia, Spagna) è crollato e, soprattutto, che le imprese italiane non pagano.

Così ha deciso che i 60.000 clienti italiani non avranno più alcun prodotto fino a quando non salderanno le fatture pregresse.

Ecco un effetto molto concreto della crisi, della mancanza di credito a buon mercato per le imprese italiane.

Reinhold Wuerth ha capito molto bene le conseguenze e per questo chiede alla Germania di fare di più per risolvere i problemi delle economie del sud Europa, ricordando che la politica dell'austerità tedesca non ha senso perché penalizza la Germania e perché in Germania le regioni più ricche aiutano le altre: perché non dovrebbe accadere lo stesso in Europa tra le nazioni più ricche e quelle più povere?


16 dicembre 2012

Pisanello

Per un mese, dal 12 dicembre al 13 gennaio, Palazzo Madama a Torino ospita il ritratto di Lionello d'Este, dipinto dal Pisanello. Il capolavoro del '400 arriva dall'Accademia Carrara di Bergamo, chiusa per restauro fino al 2014 ed è visitabile liberamente.

Una mostra (con un solo quadro, a dire il vero) che ha alcune particolarità.

La prima è di sfruttare un'opera temporaneamente inutilizzata, prestata da un museo a un altro. Non disponibile per la visione del pubblico, può essere messa in mostra a centinaia di km di distanza.

La seconda è che l'ingresso è gratuito ma con la particolarità che chi organizzata la mostra, il comune di Torino, chiede al pubblico di lasciare un'offerta, se lo ritiene opportuno.

Non è la prima volta che succede. L'anno scorso Palazzo Madama ospitava una madonna con bambino di Michelangelo. C'era una cassetta di plexiglass per lasciare un'offerta.

I soldi incassati, quasi 16.000 euro, sono serviti per portare il ritratto di Lionello d'Este a Torino.

Insomma l'arte con un pò di fantasia e un pò di buona volontà può portare soldi, indispensabili per finanziare la fruizione delle opere, e può servire a portare al pubblico opere altrimenti destinate a non essere viste.

15 dicembre 2012

Albert O. Hirschman


E' morto a 97 anni Albert O. Hirschman, un ottimo economista e intellettuale, di cui consiglio Retoriche dell'intransigenza, libro che descrive le argomentazioni usate dai conservatori per spiegare che nulla deve cambiare.


Ed ecco la biografia di Hirschman, ripresa da bilanciamoci.info

Il suo Exit, voice and loyalty apre la via per capire l’intreccio tra comportamenti economici, sociali e politici; prima era stato tra i padri dell’economia dello sviluppo; prima ancora antifascista in Italia, Spagna e Francia
Si è spento l’11 dicembre a 97 anni Albert O. Hirschman, uno dei maggiori economisti che ha attraversato il ventesimo secolo. Nato nel 1915, era un giovane socialista nella Berlino di Hitler, passa a Parigi e Londra, finisce gli studi a Trieste, dov’è con gli antifascisti del gruppo di Eugenio Colorni, che sposerà la sorella, Ursula Hirschman (Colorni sarà assassinato dai fascisti nel 1944 e Ursula sposerà poi Altiero Spinelli). Nel 1938, con le leggi razziali del fascismo, torna in Francia, è con la Repubblica nella guerra civile spagnola, poi allo scoppio della seconda guerra mondiale è arruolato in Francia, dove lavora per l'emigrazione clandestina verso gli Stati uniti degli intellettuali tedeschi ebrei e antinazisti, una strada che prenderà lui stesso nel dicembre 1940. Negli Usa lavora come economista a Berkeley sulle radici del potere economico della Germania nazista (pubblica il volume Potenza nazionale e commercio estero), poi è nell’esercito americano in Africa e in Italia, dove si occupa della ricostruzione.
Nel 1946 è nella divisione internazionale della Federal Reserve Usa, dove si occupa di Italia e Francia. Di quel periodo ha scritto che “l’enorme potere economico nelle mani degli Stati Uniti in quel momento storico rendeva perfino la mia posizione, in apparenza consacrata solo alla ricerca, sorprendentemente influente, sia all’interno del governo statunitense, sia nelle relazioni economiche con l’Europa occidentale”. E aggiunge che “la mia reazione, forse talvolta eccessiva, fu di reprimermi nell’uso di qualsivoglia potere avessi; ma soprattutto lavorai sodo per minare le certezze dei miei colleghi”. Un tale atteggiamento – conclude – “può anche darsi che sia diventata un’abitudine metodologica, che sottende gran parte del mio lavoro successivo”.
Nasce in questo modo una straordinaria attenzione all’intreccio tra fenomeni economici, aspetti sociali e questioni politiche che segna tutta la sua opera. Si occupa dell’industrializzazione e dei paesi in via di sviluppo e dal 1952 è in Colombia. La strategia dello sviluppo economico è il libro che ne fa uno dei padri dell’economia dello sviluppo, sottolineando gli squilibri che segnano i processi di crescita e le necessarie connessioni tra le attività economiche.
Negli Stati Uniti insegna a Yale, Columbia e Harvard e arriva nel 1974 al prestigioso Institute of Advanced Studies di Princeton. Nel 1970 pubblica Exit, voice and loyalty, un classico sui comportamenti economici, sociali e politici e – come recita il sottotitolo – sulle “risposte al declino in imprese, organizzazioni e stati”. A partire dall’analisi di casi concreti, Hirschman mostra come siano rilevanti non solo le scelte effettuate sulla base di preferenze e valutazioni economiche, ma contino l'appartenenza istituzionale, la comunicazione d'informazioni, la protesta politica; queste poi prendono forme diverse a seconda dei contesti istituzionali: verso l’alto se il potere – economico o politico – è capace di recepire il nuovo, oppure con una “voce orizzontale” quando il cambiamento è bloccato e la strada percorribile è solo una comunicazione tra pari che rafforzi i legami sociali.
Si mostra così come sia necessario complicare l'economia con comportamenti che non si riducono all'interesse individuale, temi comuni anche a The Passions and the Interests e a Shifting involvements: private interest and public action. La sua attenzione non è su come spiegare gli eventi più probabili, ma su come individuare quelli possibili, che richiedono dinamiche sociali e azioni politiche “giuste”. All’altro fronte, quello delle resistenze al cambiamento, dedica le analisi di The Rhetoric of Reaction: Perversity, Futility, Jeopardy, esaminando gli argomenti dei conservatori che presentano il nuovo come sbagliato, inutile o dannoso.
Le sue analisi economiche degli anni ’40 partivano dall’attenzione ai fattori che avevano sostenuto l’ascesa della Germania nazista, e le sue riflessioni politiche degli anni ’70 e ’80 prendono spunto dall’esperienza dell’America latina. Per la Germania Hirschman sottolinea la dimensione politica dei rapporti economici: il commercio, le specializzazioni produttive, gli investimenti, la produzione e vendita di armi portano con sé rapporti di potere, rafforzano le monete, cambiano le posizioni degli stati, creano sfere d’influenza, si traducono in potenza politica destinata a intrecciarsi con la forza militare. Una lezione questa – sulla dimensione politica dei rapporti economici internazionali – troppo spesso dimenticata dalla ricerca economica. Per l’America latina Hirschman respinge l’idea liberale di un progresso parallelo di sviluppo economico e democrazia: «la democrazia è una regola di imprevedibilità – ha affermato – ed è il rifiuto dell'imprevedibilità che ha condotto a regimi autoritari». Ma una società del tutto prevedibile non può che essere una società oppressiva, in cui si spengono le possibilità di cambiamento, fino alla fine della politica.
I suoi libri, tutti tradotti in italiano – una raccolta di saggi ha il titolo L’economia politica come scienza morale e sociale – ma ormai difficili da trovare in libreria, offrono strumenti chiave per la l’economia e la politica, in particolare per nuovi filoni di ricerca come l’economia comportamentale, l’analisi delle istituzioni, dei beni comuni e dell’azione pubblica. Ma è la sua lezione di vita – insieme alla sua opera – che è un insegnamento da non dimenticare.

13 dicembre 2012

L'abbraccio della burocrazia


In Italia c'è un problema che si chiama subappalto. In sé non sarebbe un problema, ma, anzi, è un modo per razionalizzare le risorse.

Facciamo un esempio. Devo costruire una casa e visto che ne costruisco una all'anno, prendo l'appalto da un'immobiliare e comincio a spezzettare il ciclo lavorativo: appalto gli scavi ad una ditta di movimento terra, gli impianti a elettricisti e idraulici, il cemento armato a una squadra specializzata e così via.

A loro volta, anche coloro a cui ho appaltato i lavori potrebbero subappaltarlo ad altri (a meno che non sia espressamente escluso per contratto).

Questo in un'economia sana è utile perché permette di suddividere i rischi e i picchi di lavoro, infatti ad esempio coloro che eseguono gli scavi, potrebbero farli con macchinari migliori un giorno a me, e il giorno dopo ad un altro, mentre se dovessi fare tutto io, dovrei comprare escavatori e camion e lasciarli per lunghi periodi inutilizzati, così come gli operai che non arriveranno mai al livello di specializzazione del subappaltatore.

Purtroppo in Italia non funziona proprio così e succede che un appaltatore prende un lavoro e inizia una catena di subappalti senza fine dove ogni anello guadagna sugli ultimi. Questo è particolarmente grave in certi settori ad alta intensità di manodopera, come l'edilizia e le costruzioni navali.

Gli ultimi, le aziende che lavorano sul serio, finisce che lavorano sotto costo e per lavorare, evadono sistematicamente IVA, contributi e tasse. Quindi queste aziende in genere hanno vita molto breve e travagliata.

Per contrastare questo fenomeno è stato in principio introdotto il DURC (documento unico di regolarità retributiva), emesso dall'INPS o INAIL, che attesta che tutti i contributi previdenziali dei dipendenti sono stati regolarmente versati.

Su tutti i contratti di appalto è riportato che senza DURC non saranno saldate le fatture dei lavori, questo perché l'appaltatore è obbligato in solido con il subappaltatore per i contributi.

Se da una parte questo spinge per una maggior regolarità contributiva, dall'altro si arriva all'assurdo che l'appaltatore ritarda i pagamenti al subappaltatore e quest'ultimo non ha liquidità per pagare i contributi e quindi non ha il DURC. A questo punto l'appaltatore si rifiuta di saldare le fatture perché il subappaltatore non ha appunto il DURC!

Per le aziende più grandi gli enti previdenziali si rivolgono direttamente all'appaltatore per i contributi (ad esempio alla Fincantieri, come dimostrò Report), ma nella maggioranza dei casi contributi e stipendi dei dipendenti sono perduti per sempre!

Ora è stata introdotta un'altra complicazione: oltre il DURC per l'incasso delle fatture bisognerà essere a posto anche con l'IVA.
Per noi tecnici si tratta di un vero e proprio incubo, sia dalla parte della produzione che da quella del controllo dei documenti, in quanto dimostrare che si è a posto con i versamenti dell'IVA (relativi poi a quello specifico cantiere) è veramente un incubo tra acconti, saldi e crediti!

Dal punto di vista poi teorico non si capisce perché gli imprenditori si debbano tramutare di fatto in ispettori del fisco e perché l'erogazione del pagamento di una prestazione sia subordinata alla regolarità del nostro fornitore!
Dal punto di vista pratico, mi limito a far notare che in grandi cantieri possono esserci centinaia di aziende in subappalto e la mole di lavoro e burocrazia che si crea, per non parlare dei costi aggiuntivi in termini di personale addetto, non è per niente indifferente!

12 dicembre 2012

La zona franca

Pensate che lo Stato italiano dovrebbe ridurre la spesa pubblica a cominciare dai settori più inutili? 

Se questa è la vostra idea e se pensate che tra i settori da tagliare ci sia la difesa, dovrete rassegnarvi. La legge voluta dal ministro e ex ammiraglio Di Paola, sancisce un principio: il ministero della difesa è una sorta di zona franca, immune a tagli e spendig review.

La legge approvata nei giorni scorsi e voluta da Di Paola, prevede che nei prossimi 12 anni la difesa si autogoverni. Il cittadino paga, lo Stato assegna le risorse ma non mette il naso nel ministero che può organizzarsi come preferisce. 12 anni di tempo per tagliare oltre 40.000 posti, ma senza alcun risparmio. I soldi assegnati alla difesa non diminuiranno. I risparmi resteranno nel ministero, serviranno probabilmente a comprare più armi.

Ben vengano dunque le proteste di tanti pacifisti che, a Roma, hanno ricordato le scelte contestabili del governo, come il tentativo poi abortito di far salire al 10% l'IVA sulle prestazioni delle cooperative sociali o i tagli alla sanità che nel Lazio stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e di posti letto.


Geronzi e la Banca d'Italia

Geronzi, banchiere di lungo corso e, attualmente, presidente della Fondazione Assicurazioni Generali, spiega che c'è un "intreccio di interessi mostruoso" attorno alle Generali.

La Banca d'Italia infatti è azionista della compagnia assicurativa triestina. Possiede il 4,5% del capitale e a gennaio si occuperà anche di vigilanza sulle assicurazioni (oltre che sulle banche). Generali a sua volta è azionista della Banca d'Italia.

Di qui, a parere di Geronzi, il mostruoso intreccio di interessi. Che si potrebbe risolvere cedendo la quota del capitale della banca centrale in mano a Generali.

Quota che secondo Geronzi lo Stato dotrebbe ricomprare. A questo proposito Geronzi ricorda una vecchia legge del 2005 in base alla quale lo Stato avrebbe dovuto ricomprare il capitale della Banca d'Italia.

Ma con quali soldi? Lo Stato non può oggi sborsare miliardi di euro per diventare proprietario della Banca, e neppure può spingere la Banca a acquistare le proprie azioni, perché ciò significherebbe la rinuncia per lo Stato all'incasso del signoraggio.

E' curiosa l'attenzione di Geronzi per l'"intreccio di interessi" che nascerà a gennaio. Geronzi ha la buona fama di chi ha messo in secondo piano gli interessi economici degli azionisti a favore di interessi di altro genere.

Intendiamoci, non tutto il male vien per nuocere. Se al posto di Geronzi ci fosse stato un manager interessato agli interessi soltanto degli azionisti, una miriade di imprese specie del sud sarebbe fallita.

Geronzi ha pensato agli interessi del "sistema" economico, sociale e politico, e ha fatto di tutto perchè non crollasse sotto il peso di scelte economiche errate spesso sostenute dalla politica.

Gli azionisti sono diventati meno ricchi, qualche politico non ha perso il posto, ma forse i conti pubblici hanno tratto beneficio da un minor numero di imprese fallite e lavoratori disoccupati.

Per questo stupisce l'atteggiamento di Geronzi: l'"intreccio di interessi" non dovrebbe certo spaventarlo, specie perché, come sappiamo, chi possiede quote di Bankitalia in realtà non ha alcun potere nell'istituto guidato da Ignazio Visco.

11 dicembre 2012

Altri 6300 assunti. Nell'esercito


Pericle mi segnala l'ennesimo scandalo: 6300 posti disponibili per chi vuol entrare nell'esercito.

Probabilmente rimpiazzano i pensionati, ma in periodi di revisioni della spesa e in un paese con migliaia di precari della scuola che vorrebbero un posto anche precario, a me l'assunzione di 6300 nuovi militari l'anno pare una cosa insensata.

Ovunque nella pubblica amministrazione, si riduce il personale assumendo meno dipendenti di quelli che vanno in pensione, ma non nelle forze armate, a quanto pare.


09 dicembre 2012

La pensione di Bagnasco

Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e vescovo di Genova, è un sessantanovenne dall'aria piuttosto severa.

Un aspetto esteriore che ben si conciliava con il suo lavoro per conto delle forze armate.

Per tre anni, dal giugno 2003 al settembre 2006, Angelo Bagnasco ha fornito i suoi servizi religiosi all'esercito, in qualità di ordinario militare per l'Italia. Poi è diventato arcivescovo a Genova.

Tre anni e qualche mese di lavoro, grazie ai quali oggi Angelo Bagnasco percepisce una pensione di quasi 4.000 euro mensili.

Non è scandaloso?

08 dicembre 2012

Comunione e Appropriazione

A febbraio la regione più ricca e popolosa d'Italia avrà un nuovo presidente.

La giunta guidata da Roberto Formigoni è stata travolto dagli scandali giudiziari. Molti assessori sono inquisiti non solo per essersi arricchiti in modo illecito ma anche per aver cercato consenso illecitamente.

E' uno scenario già visto nel 1992: la politica usa i soldi pubblici per creare consenso e il voto per disporre dei soldi pubblici.

In Lombardia Formigoni ha creato un vero e proprio sistema di potere che si finanzia con soldi pubblici, usati per alimentare il consenso politico, facendo di Comunione e Liberazione e di una miriade di imprese ad essa collegate il centro di tale sistema.

Intendiamoci, tutto o quasi quello che ha fatto Formigoni in 17 anni è legale. Ma non c'è dubbio che spesso la Regione Lombardia ha forzato le regole, con gare d'appalto costruite su misura per favorire gli amici.

Non sono mancate, però, le illegalità e i comportamenti sospetti. Basta ricordare il fallimento dell'ospedale San Raffaele, dove un chiacchieratissimo sacerdote ha lasciato una montagna di debiti in carico a un ospedale che era ilfiore all'occhiellodella sanità lombarda.

O basterebbe considerare il caso poco noto di don Mauro Inzoli, finito agli arresti domiciliari per appropriazione indebita. Vicenda di cui si sa poco o nulla come del nome del sacerdote legato a Comunione e Liberazione e, fino a un anno fa, presidente del Banco Alimentare.

Tutto lascia intendere che sotto la maschera di efficienza della Lombardia di Formigoni si possa nascondere più di un buco nero.

Cosa succederà con il prossimo presidente della Lombardia? E cosa succederà all'economia italiana se, nella regione più ricca, si scoprissero conti peggiori del previsto, debiti nascosti, imprese in difficoltà ?





07 dicembre 2012

Bersani e Renzi


Domenica scorsa quasi 3 milioni di elettori del centrosinistra hanno scelto Pierluigi Bersani come candidato del centrosinistra alle future elezioni politiche, che si terranno all'inizio del 2013.

Tito Boeri su lavoce.info ha pubblicato un interessante grafico che testimonia come Bersani sia stato votato soprattutto nelle province dove il reddito pro capite è inferiore, mentre Renzi è stato votato nelle regioni con un reddito procapite più alto.

La ragione second Boeri è che Bersani si è presentato come un possibile presidente del consiglio che non taglierà la spesa pubblica e le imposte.

Chi ha un reddito più basso teme che i tagli della spesa significhino meno servizi e quindi maggiore necessità di spesa da parte dei cittadini, e che siano i ricchi a beneficiare dei tagli di imposte.

05 dicembre 2012

Polillo


Battibecco, ieri sera a Ballarò, tra il sottosegretario Polillo e Landini della Fiom (vedi qui).

Landini chiedeva: la Germania perchè ha le aziende che vanno meglio? intendendo dire che il governo italiano dovrebbe ispirare la propria azione a quella dei governi di Francia, USA e appunto Germania.

Polillo, famoso soprattutto per aver sostenuto che nel 1994 Berlusconi ha salvato l'Italia dal comunismo, ha risposto: perchè in Germania la gente lavora.

Spiegazione davvero incredibile. Viene voglia di suggerire a Polillo di chiamare Marchionne per dirgli: fai lavorare gli operai. Costruiranno auto che nessuno vuol comprare, ma falli lavorare lo stesso...

Ancora una volta assistiamo a un pessimo segnale: al governo c'è chi non capisce come funziona l'economia e formula per questo motivo ricette inutili o sbagliate.



04 dicembre 2012

Grecia, taglio del debito insostenibile

Dopo 9 mesi, oggi lo spread è sceso sotto quota 300.

Un buon segnale dovuto in gran parte al taglio del debito greco. La Grecia ha un PIL di circa 200 miliardi di euro e circa 300 di debito.

Il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere a livelli più ragionevoli, attorno al 120% verso il 2020, ma è un obiettivo impossibile da raggiungere perché significa ottenere un surplus pari almeno al 4-5% del PIL all'anno in uno Stato dove il PIL scende velocemente e anche l'obiettivo di pareggio di bilancio è lontano.

Dunque non resta che prendere atto che servono misure drastiche come la riduzione del debito (e magari anche un rifinanziamento del debito a tassi molto bassi).

Oggi s'è fatto un passo avanti: la Grecia ha ricomprato un pò dei propri titoli. Un titolo greco che abbia un valore nominale di 100 euro, vale oggi dai 30 ai 40 euro. Se lo Stato compra il titolo per 30-40 euro, riduce il debito di 60-70 euro per ogni 100 euro di valore nominale acquistato.

Il riacquisto (buy back) del debito non può funzionare per tutto il debito, perchè gli acquisti fanno salire il prezzo di vendita del debito, riducendo il guadagno dell'acquirente e dunque diminuendo l'impatto positivo sulle dimensioni del debito. Inoltre richiede grandi quantità di denaro che la Grecia non possiede.

Serviranno quindi altri interventi per ridurre il debito, a cominciare da una soluzione tanto semplice quanto radicale: il condono di parte del debito.

Succederà, ma non prima di un anno, prima cioè delle elezioni politiche tedesche che si svolgeranno a settembre del prossimo anno. I conservatori tedeschi hanno promesso che il salvataggio della Grecia non costerà un euro ai tedeschi. Non succederà, ma almeno fino a settembre devono farlo credere ai loro elettori, anche se questo significa sofferenze per la Grecia e difficoltà economiche per il resto d'Europa.







02 dicembre 2012

Chi paga le spese di Berlusconi?

"Berlusconi è ricco, che bisogno ha di rubare?"
Questa frase l'abbiamo sentita spesso, pronunciata dai sostenitori dell'ex presidente del consiglio, preoccupati di difendere l'immagine del loro leader politico.

Due notizie negli ultimi giorni spiegano che Berlusconi è sempre molto attento ai suoi interessi personali, tanto da spostare a carico dello Stato spese che dovrebbe sostenere soltanto lui.

La prima notizia è che il personale di servizio di Palazzo Grazioli, dimora romana del cavaliere, è in subbugli e qualcuno sta per dare le dimissioni. La ragione è che stanno finendo i soldi del PDL, frutto del finanziamento pubblico ai partiti, e Berlusconi è diventato meno generoso.

Finora il personale che si occupa della dimora romana di Berlusconi, ha ricevuto vitto e alloggio gratis oltre alla quattordicesima. Il tutto pagato non dal beneficiario dei loro servizi, ma dal PDL, che a sua volta incassa soldi pubblici.

La seconda notizia è che l'Aisi, ovvero i servizi segreti italiani, hanno aperto un'indagine sul personale di scorta di Berlusconi. Dopo il sequestro del ragionier Spinelli, Berlusconi ha mandato la sua scorta a prendere e portare in salvo Spinelli.

Gli uomini della scorsa si sono guardati bene dall'avvertire i loro superiori all'Aisi e per questo è iniziata l'inchiesta.

La scorta di Berlusconi è da sempre composta da uomini di sua fiducia, ma da qualche anno il loro stipendio lo paga lo Stato.

Berlusconi, in qualità di presidente del consiglio, ha fatto assumere all'Aisi i suoi uomini, che continuano a rispondere a lui, come dimostra il silenzio ai superiori dell'Aisi nel caso Spinelli, ma sono pagati da...noi.


Link Interni

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...