
Ci sono due pesanti eredità del precedente governo che rischiamo di pagare per anni e di cui pochissimi parlano.
La prima eredità ce l'ha lasciata il supponente ex ministro dell'economia Giulio Tremonti: tassi di interesse elevati sil debito pubblico. Non si tratta solo di tassi dipendenti dal famoso spread, salito rapidamente negli ultimi mesi al crescere dell'incapacità del governo di prendere provvedimenti. Tremonti è "colpevole" per così dire di non aver approfittato dei tassi di interesse bassi in vigore fino a poco tempo fa.
Il prossimo anno scadranno titoli del debito pubblico per oltre 400 miliardi. Più alti sono i tassi che pagheremo, maggiori saranno i sacrifici da compiere negli anni successivi. Tremonti avrebbe potuto anticipare le aste, decidendo di rinnovare quei titoli quando i tassi erano bassi, ma non l'ha fatto, ignorando gli inviti in tal senso che arrivavano anche da Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia.
Così ci troviamo a fare i conti con tassi elevati da applicare a un pezzo consistente del nostro debito pubblico e forse ricorreremo a un mega prestito del FMI o della BCE per ottenere capitali a tassi più bassi e limitare la spesa per interessi.
La seconda eredità deriva dalle scelte dell'EBA, l'autorità bancaria europea, che ha fatto scelte che penalizzano le nostre banche. Per capire cosa ha deciso l'EBA occorre fare aprire una piccola parentesi: quando una banca compra un titolo e lo paga 100 ma poi il valore del titolo cambia, dovrebbe aggiustare l'importo nel bilancio. Se il titolo a fine anno vale 90, nel bilancio si dovrebbe indicare un prezzo di 90, con conseguente perdita.
Si dovrebbe ... ma non sempre si fa. A volte si fa finta che il titolo comprato a 100 continui a valere 100 e si rinvia al futuro un'eventuale svalutazione, nella speranza magari che il titolo torni a valere 100.
Perché succede? Perché non fa piacere a nessuno avere bilanci in perdita e subirne le conseguenze. Così chi può cerca di imporre, specie in un momento di crisi, i criteri più convenienti per le proprie banche.
L'EBA, l'autorità bancaria europea, ha di recente deciso che le banche che possiedono titoli di stato a fine anno dovranno inserirne in bilancio il valore di mercato. Vale a dire se un titolo vale 90, ma è stato comprato a 100, devono scrivere 90 nel bilancio e fare aumenti di capitale, se serve, per coprire le perdite. Ma se hanno derivati di scarso valore possono continuare a far finta che non abbiano perso valore.
Tali criteri, assai discutibili, colpiscono particolarmente le banche italiane e spagnole ed è passato con l'assenso del nostro passato governo, mentre i benefici riguardano i paesi dell'Europa che conta, dalla Francia alla Germania passando per l'Inghilterra.
Ed è un'eredità che paghiamo due volte. La prima volta perché le nostre banche sono costrette a fare aumenti di capitale non richieste agli istituti di altri paesi e la seconda volta perché le banche sono stimolate a vendere i nostri titoli di stato, visto che il loro possesso comporta perdite da registrare nel bilancio, e questo contribuisce a far salire gli spread.
Perchè Tremonti e Berlusconi hanno fatto errori così clamorosi?