27 giugno 2013

Immigrazione e una proposta provocatoria di...

Mentre gli USA approvano una nuova legge sull'immigrazione che consentirà a 11 milioni di immigrati ispanici di chiedere la cittadinanza, la Gran Bretagna ha inventato la cauzione sugli immigrati: i cittadini di Nigeria, India, Pakistan e altri stati asiatici e africani, per entrare in Gran Bretagna dovranno versare 3000 sterline, che potranno essere usate per rispedirli a casa, se necessario.

In pratica una cauzione per scoraggiare finti turisti che restano illegalmente nel Regno.

E da noi?

Ecco la proposta, a mio avviso provocatoria, di Gino. Giudicate voi.

I non cittadini europei che intendono stabilirsi in Italia devono registrasi presso appositi uffici che sono tenuti ad assisterlo e a controllare l’adempimento delle disposizioni. Chi fosse trovato inadempiente dovrà essere internato in appositi centri di raccolta al fine di eseguire i necessari accertamenti. Presso le ambasciate di tutti i paesi circostanti, saranno aperti uffici e strutture per accogliere e poi trasportare chi volesse entrare in Italia, indipendentemente dai requisiti necessari affinché possa essere accolto. Chi fosse sorpreso nell’atto di entrare in Italia utilizzando modi e mezzi irregolari (scavalcando recinzioni, sottofondi di automezzi, barconi e simili) verrà identificato col prelievo delle impronte per essere espulso e non potrà mai più essere accolto in Italia qualunque possa essere la sua situazione futura; l’espulso verrà tenuto rinchiuso fino a che non indicherà il luogo ove vuole essere portato. 

 
Questa rigidità potrebbe essere considerata inumana, ma è indispensabile se si vuole sperare di stroncare le tragedie dei barconi che affondano nel Mediterraneo. L’unica alternativa sarebbe quella di mitragliare i barconi, dopo la prima raffica i clandestini preferiranno i traghetti di Stato e i “barcaioli” cambieranno mestiere! Peccato però le nostre “anime belle” non sappiano far di conto e preferiscano veder annegare migliaia di persone piuttosto che ne muoiano un paio colpiti dalla mitraglia di stato.

26 giugno 2013

Buone notizie dai Tremonti bond

La notizia non può che far piacere: la Banca d'Italia ha autorizzato la Banca Popolare di Milano a restituire 500 milioni di euro allo Stato, ricevuti nel 2009 sotto forma di Tremonti bond per far fronte a problemi di liquidità.

Lo Stato ha prestato 500 milioni alla BPM nel dicembre 2009 suscitando, come in altri casi, dubbi: i soldi pubblici che salvano le banche fanno arricciare il naso ai puristi del mercato e del fallimento.

Ma alla fine i soldi tornano allo Stato che guadagna pure qualche milione: il tasso pagato dalla banca era del 6,75%.

Insomma, lo Stato ha di fatto salvato poche banche che restituiscono soldi ricevuti, proprio com'era successo negli USA con il programma TARP.

24 giugno 2013

Ristrutturare il debito


Sono ricominciate in rete a circolare le voci su una possibile ristrutturazione morbida o pesante del debito pubblico italiano.

Francamente a me viene la pelle d'oca sia quando ne sento parlare, sia quando sento il commento "ma a me che mi importa, tanto non ce li ho i BOT!!"

Visto che uno dei fautori storici è il sito di Beppe Grillo, vi invito a leggere questo interessante commento in merito.

Il problema che si fa fatica a capire è che i BOT italiani sono praticamente ovunque: li hanno i privati, le banche, i fondi assicurativi, i fondi pensione, le casse private, tutti in pratica.

Se Ristrutturare il debito significa "morbidamente" allungare la scadenza o più duramente pagare meno interessi, le conseguenze saranno pesanti, ma limitate all'accesso al mercato finanziario: chi ci presterà più i soldi se non gli diamo più interessi?
Considerato che siamo in avanzo primario sarebbero forse tutto sommato gestibili.

Viceversa, se si comincia ad intaccare la quota capitale, allora il discorso cambia se ad esempio svalutiamo i titoli di stato del 30%: avete in mano 100.000 Euro di BOT? Bene, ve ne restituiranno 70.000.

Le banche hanno iscritti all'attivo 10 miliardi di Euro di titoli di stato (quelli che hanno comprato con i soldi della BCE)? Bene, diventano 7 miliardi e le stesse banche potrebbero fallire ingoiando i risparmi che malauguratamente avete lasciato nel c/c perché l'annuncio è stato dato il venerdì pomeriggio, a banche e mercati chiusi!

E non sperate nel fondo interbancario di garanzia, se fallisce una banca grossa non c'è fondo che tenga!

Avete stipulato un piano di accumulo? Male, l'assicurazione aveva comprato BTP per coprirsi e ora visto che sono svalutati potrebbe fallire. Non c'erano nel portafoglio che avete comprato? Mai dire mai, magari li aveva una banca di cui il fondo o voi avete comprato le obbligazioni!

Avete devoluto il vostro TFR al fondo chiuso di categoria o avete fatto un bel fondo pensione aperto? Male, male... i fondi sono obbligati a acquistare titoli di stato e quindi parte della vostra pensione evapora!

La verità è che in un caso del genere le conseguenza sarebbero imprevedibili e non le sa con precisione nessuno, quindi prima di chiedere una ristrutturazione del debito sarebbe bene informare tutti quali potrebbero essere le conseguenze di un tale gesto!


Niente soldi ai fascisti


In un mare di notizie negative, ogni tanto se ne trova qualcuna positiva.

Casapound, nota organizzazione politica di estrema destra, non riceverà i soldi del 5 per mille.

41 mila euro che i neofascisti volevano incassare quasi di nascosto, tramite la cooperativa l'isola delle tartarughe.

Pare che in seguito a un'inchiesta giornalistica, i funzionari del ministero dello sviluppo economico abbiano scoperto che la cooperativa probabilmente è solo una copertura creata dall'organizzazione politica per avere i soldi, e che non svolga alcuna vera attività.

Resta da capire come possano questi signori presentarsi alle elezioni e se il ministero faccia altri controlli presso organizzazioni simili che promulgano le stesse idee e provano a incassare il 5 per mille, proprio come la cooperativa che fa capo a Casapoumd.

21 giugno 2013

Pechino, abbiamo un problema!

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a cali davvero impressionanti della borsa, complice l'annuncio di Bernanke che in futuro la FED acquisterà minori quantità di titoli di stato americani.

Ma altre nuvole si addensano sull'economia.

La prima arriva dalla Grecia. Il FMI minaccia di bloccare gli aiuti alla Grecia. C'è un nuovo buco, complice -secondo il Fondo Monetario- il mancato rispetto degli accordi da parte dei greci, e gli europei dovrebbero fare la loro parte per finanziare questo deficit inatteso, pena la sospensione degli aiuti alla Grecia.

La seconda arriva da Pechino. I tassi di interesse di brevissimo termine sono saliti alle stelle.

Le banche si prestano soldi anche per periodi brevissimi, per coprire in fabbisogno di pochi giorni o addirittura di poche ore. Il tasso overnight che regola i prestiti di un solo giorno, e in generale i tassi per prestiti di brevissima durata stanno salendo a livelli mai visti.

Quale la causa? Per ora non si sa, ma è facile immaginare che qualche banca cinese sia in forte difficoltà. Le altre banche, consapevoli del rischio di prestare soldi a una banca che potrebbe diventare presto insolvente, trascinando altre banche, decidono di chiudere i rubinetti: non prestano soldi alle altre banche e i tassi a breve termine salgono alle stelle.

Era già successo ai tempi del fallimento di Lehman Brothers. Speriamo che i cinesi abbiano imparato la lezione e usino tutti i mezzi a loro risposizione per evitare che il pericolo si trasformi in un grosso guaio.

20 giugno 2013

100% rinnovabili?

Prima o poi succederà che gli italiani, usando un computer o producendo acciaio, useranno solo fonti rinnovabili. Per ora è un sogno, ma neanche tanto. Domenica scorsa per un paio d'ore l'intera domanda di energia elettrica italiana è stata soddisfatta con l'energia elettrica da fonte rinnovabile.

L'uso di fonti rinnovabili comporta almeno tre importanti vantaggi.

Primo, con le fonti rinnovabili si riducono le emissioni di gas e altre sostanze nocive per l'ambiente e l'impiego di risorse (petrolio, metano, carbone) disponbili in quantità limitata.

Secondo, ci sono gli effetti politici: ridurre l'impiego di combustibili fossili può cambiare la politica internazionale. Per procurarsi petrolio, uranio, e altre fonti di energia, c'è un prezzo politico da pagare: la tolleranza verso regimi per nulla democratici.

Terzo, ci sono i costi economici, diretti e indiretti. Uno è immediato: l'energia da fonte rinnovabile fa scendere il prezzo dell'energia elettrica nei periodi di maggiore domanda, con un risparmio annuo calcolato in circa 1,4 miliardi di euro.

A questo risparmio si possono aggiungere risparmi ambientali o meglio sulla salute compromessa dall'inquinamento, e risparmi della spesa militare, visto che spesso ci si procura contratti di fornitura di fonti energetiche attraverso l'uso delle armi.

19 giugno 2013

Altra Lettera di Lagarde


Christine Lagarde nel post precedente stupisce per il grado di servilità nei confronti dell'ex premier francese Sarkozy.
Proprio oggi l'FMI scrive ad un altro esecutivo, ma stavolta tornano i toni atroci verso i Paesi in difficoltà finanziaria.


Implacabile il Fondo Monetario Internazionale chiede alla Spagna di ridurre ulteriormente i salari e rendere ancora più economici i licenziamenti, negando tra l'altro l'ottimismo sfoderato dal governo spagnolo in questi giorni su un possibile miglioramento delle condizioni della  Spagna in breve tempo.

Però non vogliono fare i conti con la realtà: Rajoy sotto indicazioni internazionali aveva già realizzato una riforma del lavoro ultra-liberista l'anno scorso, ed i risultati sono stati: perdita di altri 800mila posti di lavoro.
Quindi oggi il FMI invece di dire "questa cura non serve, cambiamola", afferma il contrario: "la cura non sta  funzionando, servono dosi ancora maggiori!".

Tipico ragionamento secondo me da ultra-ideologizzati che mettono appunto l'ideologia davanti alla scienza ed all'evidenza empirica dimostrata dai fatti.

Quali catastrofi dovranno succedere perché capiscano che queste politiche falliscono inevitabilmente?

"usami come vuoi" chiedeva Lagarde a Sarkozy nella lettera privata pubblicata ieri, "dovete essere ancora più poveri e precari" dice agli spagnoli nella lettera ufficiale di oggi.

18 giugno 2013

Banchieri servi dei politici





I politici sono i servi dei banchieri, dicevano i signoraggisti, citando Erza Pound, poeta americano con simpatie fasciste.


Ma come sempre i signoraggisti capovolgono la realtà. La lettera di Christine Lagarde a Sarkozy ritrovata durante una perquisizione, nell'ambito di un'inchiesta che coinvolge la destra francese, dimostra il contrario: i banchieri sono semmai servi dei politici.

Questo il contenuto della lettera:

Caro Nicolas, molto brevemente e rispettosamente:
  1. Sono al tuo fianco per servire te e i tuoi progetti per la Francia
  2. Ho fatto del mio meglio e posso aver fallito, qualche volta. Te ne chiedo perdono
  3. Non ho ambizioni politiche personali e non desidero diventare un'ambiziosa servile come molti di coloro che ti circondano: la loro lealtà è recente e talvolta poco durevole
  4. Usami per il tempo che serve a te, alla tua azione e al tuo casting
  5. Se mi usi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace; senza sostegno, rischio di essere poco credibile.
Con la mia immensa ammirazione, Christine L.




16 giugno 2013

Obsolescenza programmata


Il più grande complotto mondiale basato sull’obsolescenza programmata è quello dei fiori. Possibile che nessuno se ne accorga? Le lobby dei fiorai ci campano da secoli. Per chi si fosse perso qualche video su Youtube: obsolescenza programmata vuol dire che un prodotto è pensato per avere una durata limitata in modo che, dopo un periodo prefissato, diventi inservibile e debba essere sostituito da un altro prodotto. I fiorai sfruttano tre grandi cardini del commercio: l’amore (i fiori per gli innamorati), la malattia (i fiori in ospedale) e la morte (fiori in cimitero). In questo modo tengono in scacco il mondo intero. Il business dei fiori finti non ha mai decollato veramente, questo anche perché i governi di tutto il mondo sono sostenuti dalle lobby dei fiorai.  E nessuno ne parla. (VMC blog)

14 giugno 2013

Gettito IVA e aliquote

Prossimamente, il 1 Luglio, l'aliquota ordinaria dell'IVA aumenterà di un punto, passando dal 21 al 22%.

Tale aumento è stato deciso dal governo Monti, doveva servire per tagliare l'IRPEF, ve lo ricordate?

Sappiamo tutti come è andata a finire. Ad oggi l'IMU è stata sospesa, non soppressa, l'IRPEF non è stata tagliata e l'IVA sta per aumentare.

Tale aumento era stato previsto per le finanze pubbliche, con la previsione che avrebbe prodotto maggiori entrate.

Ma poi tali entrate sono state veramente maggiori?

Se il gettito IVA è diminuito (potete vedere qualche numero qui e qui) nel 2012 all'aumentare dell'aliquota, allora a cosa serve aumentarla ancora?

Se il fine era aumentarla per avere più gettito e ciò non è successo nel 2012, allora perché aumentarla di nuovo? La risposta sembra scontata: per avere una ulteriore riduzione del gettito....

Le previsioni attuali sono per un ulteriore diminuzione del gettito (vedi CGIA). Vediamo come funziona la "cinghia di trasmissione" dei consumi:

Aumenta l'IVA
Aumentano i prezzi al consumo
Essendo sempre uguali i soldi del consumatore, a meno del mancato esborso IMU, diminuiscono i consumi
Meno consumi, meno acquisti da parte dei dettaglianti
Le imprese che producono fanno meno fatturato
Meno fatturato = meno investimenti in attrezzature e licenziamenti
+ licenziamenti = meno reddito disponibile per le famiglie = meno consumi
Meno investimenti = altre aziende che producono meno

In sostanza aumenterà la disoccupazione e calerà il PIL, anche se ci sono interpretazioni avverse

Qualcuno ha qualche buona idea?

Messi e il Fisco

Da buon erede di Maradona non mancano i problemi col fisco al fuoriclasse Lionel Messi


Il ragazzo guadagna ad oggi 15 milioni di euro annuali dal Barcellona, più pare, altri 21 da contratti commerciali.

36 milioni d'euro l'anno per giocare a calcio, roba veramente da capogiro. (non a caso figura nella top ten degli sportivi più pagati al mondo).
Invece forse alla "Pulce" non bastava...

Secondo il fisco spagnolo lui e suo padre avrebbero girato furbescamente circa 4 milioni di euro a società fittizie in paradisi fiscali truffando lo Stato.

Che sia erede di Maradona anche fuori dal campo? Ovviamente per ora vale la presunzione d'innocenza, ma staremo a vedere.

Per ora sia il giocatore che la società del Barcellona , per non parlare dei tifosi, garantiscono la sua totale innocenza...A Madrid la gente, almeno a me, pare più contenta perché il giocatore-simbolo del Barca si trova nei  guai, che per la giustizia di aver fermato un possibile caso di evasione. Mentalità campanilistica del Sud Europa.
La denuncia contro Messi  secondo me ha anche una funzione simile a quella del blitz di Cortina del governo Monti: si spaventano i possibili evasori, si cercano azioni eclatanti che, (tra l'altro in pieno periodo di dichiarazione dei redditi), ricordino agli eventuali evasori che il fisco c'è, è lì pronto con i suoi  tentacoli, che se si può toccare il sacro Messi...beh nessuno è al sicuro!

Anche in Spagna infatti, come spiegato qui in lingua spagnola da un ex-tecnico dell'Agenzia Tributaria e dell'Officina Antifrode di Catalogna, l'evasione fiscale è un problema enorme, senza il quale il Paese potrebbe ancora vantare superavit ed evitare così tanti sacrifici alla popolazione.

Ne traduco qualche stralcio interessante:

-L'attività della banca è il denaro. Attirare il denaro e con esso fare affari. Va contro i propri interessi darsi la zappa sui piedi [rispettando la legge ndr]. In questo senso, le regole dovrebbero essere estremamente severe con le banche. Perché altrimenti la tendenza delle banche sarebbe facilitare il tema del denaro illecito.

-Intendo quindi che le regole non sono rigide ...

-Noe ce ne sarebbe molto bisogno. La banca che aggira la norma dovrebbe avere una punizione esemplare. Il problema è che la pressione internazionale dovrebbe essere sugli Stati, ed essi dovrebbero esercitarla sulle banche. La politica europea ha messo sotto pressione i paradisi fiscali che esistono in Europa per costringere le loro banche a rispettare le regole. Purtroppo però le banche sono entità estremamente potenti, e nella maggior parte dei casi il capo non è il politico, ma la banca. È un rovesciamento di chi ha il coltello dalla parte del manico.

-Cioè, senza sanzioni dure potrebbero esserci ancora in Andorra banche che non comunichino l'entrata di denaro nero?
-Può essere.

[.......]

-Non si può fare niente?

-E 'difficile fare qualcosa perché i politici spesso dicono una cosa e fanno il contrario. Quasi tutti i politici parlano di paradisi fiscali come un problema e dicono che vogliono eliminarli, ma nella pratica non solo non  li eliminano ma li incentivano. Vi do due situazioni specifiche che possono essere considerate abbastanza scandalose...

-Spari

Il governo Zapatero ha preso una misura per l'acquisto del debito pubblico dicendo che se una società domiciliata in un paradiso fiscale acquistava debito pubblico non gli si sarebbe chiesto nulla. Ne' da dove o chi è. Il governo di Mariano Rajoy ha creato il SAREB, che utilizza una figura chiamata FAB  che sono titoli che vengono acquistati. Bene ha fatto una serie di norme dicendo che se  li comprava un signore o una società in un paradiso fiscale, di nuovo anche in quel caso non si sarebbe chiesto nulla.

I vantaggi della crisi per i tedeschi



L'austerity che sta affossando molte economie europee è sponsorizzata, come sappiamo, dal governo tedesco, all'interno del quale la componente liberale, più conservatrice, spiega ai propri elettori che è inopportuno aiutare gli altri paesi europei, perché significa far pagare ai tedeschi le altrui inefficienze.

Ci sono due vantaggi che sfuggono ai conservatori tedeschi, vantaggi che hanno fatto risparmiare almeno 65-80 miliardi alla più forte economia europea, secondo le stime degli stessi tedeschi.

Il primo vantaggio deriva dal calo dei tassi voluto dalla BCE per affrontare la crisi economica, tentare di rilanciare il credito bancario, aiutare le banche in difficoltà. Oggi i tassi della BCE sono molto bassi, inferiori a quelli pre-crisi e questo si traduce in un beneficio, a parità di altre condizioni, per lo stato e le imprese tedeschi che si indebitano.

Il secondo vantggio consiste in un ulteriore calo dei tassi per i tedeschi provocato dalle difficoltà delle altre economie. Se gli investitori non hanno motivo di portare i loro soldi in Francia, Spagna, Italia dove per colpa della crisi le occasioni di investimento redditizio scarseggiano, scglieranno di investire nelle imprese tedesche.

Se lo spread sale alle stelle e diventa rischioso acquistare titoli di stato italiani o spagnoli, chi dispone di capitali e vuole un guadagno modesto ma sicuro, comprerà i  titoli di stato tedeschi, facendone scendere i tassi.

A questi vantaggi se ne aggiungono certamente altri, come la selezione delle imprese: nei paesi più deboli molte imprese chiudono i battenti, con ulteriori vantaggi per i concorrenti più forti.






12 giugno 2013

Money power, il documentario sulla Rai


Interessante documentario in due parti trasmesso dalla Rai su soldi e potere a Wall Street

Prima parte: clicca qui

Seconda parte: clicca qui

Banche e ....


Il simpatico vescovo di Roma, Papa Francesco, ha spiegato che san Pietro non aveva un conto in banca.

Certo, quasi 2000 anni fa a Roma e nel resto del mondo le banche non esistevano e non sarebbero esistite almeno per un millennio.

Oggi invece esistono ma c'è chi non si fida: è il caso di una anziana signora cinese che ha preferito tenere in casa i risparmi, con le conseguenze che .... potete vedere in questo video.


11 giugno 2013

Marchionne e l'euro

A ottobre avevo scritto che forse l'euro debole avrebbe salvato l'operaio Fiat (vedi qui).

Il crollo della domanda italina e europea costringe le imprese a concentrarsi sulle esportazioni, per incrementare le quali servirebbe un euro debole.

Se il valore di una moneta rispetto alle altre dipendesse dall'andamento dell'economia, non ci sarebbero dubbi: l'euro dovrebbe valere molto meno rispetto al dollaro e allo yen, perchè l'economia europea è da tempo più debole.

Ma il valore dell'euro rispetto al dollaro e allo yen dipende anche dalle scelte di politica monetaria di Stati Uniti e Giappone, che da tempo stanno sostenendo le rispettive economie attraverso l'emissione di moneta.

Dollaro e yen sono dunque tenuti artificialmente bassi ovvero l'euro vale più di quanto dovrebbe valere.

Se n'è reso conto Sergio Marchionne che s'è lamentato delle scelte della BCE, accusata di non tenere al minimo i tassi e di non seguire la FED e la banca centrale giapponese, che emettono moneta in gran quantità per sostenere le rispettive economie.

La BCE potrebbe fare lo stesso, se solo non fosse pesantemente condizionata dai tedeschi, che preferiscono un euro un pò più forte e una politica monetaria meno accomodante.

Marchionne lo dice perchè vuole usare gli impianti italiani, sottoutilizzati, per produrre auto destinate all'espertazione negli USA. Ma perché solo lui se ne lamenta? Perché gli altri imprenditori dell'industria italiana non lamentano lo stesso problema?

09 giugno 2013

L'obiezione "comunista”

Se la propensione al consumo è tanto più alta quanto più basso è il reddito, allora perché non far diventare tutti poveri, chiede giustamente un lettore del blog? Perché non attribuire a tutti lo stesso reddito?

Queste considerazioni le ho sentite fare molte volte, soprattutto quando l'anticomunismo era all'ordine del giorno perchè esisteva un partito comunista e molti credevano fosse al servizio dell'URSS.

Si sosteneva che i "comunisti" volessero rendere tutti uguali, costringendo gli individui a acquistare gli stessi beni, vivere le stesse vite, godere degli stessi servizi, tutti mediocri, senza possibilità di scegliere, seguendo le linee decise da un funzionario privo di fantasia e magari corrotto, cui spettava il compito di programmare le vite altrui, dando poco a tutti, compreso chi non voleva ricevere un certo bene o servizio.

Così funzionava nelle dittature social-comuniste dell'est Europa: le auto erano piccole e si rompevano spesso, le case erano casermoni brutti e mal riscaldati, gli scaffali dei negozi ospitavano beni poco attraenti usciti da fabbriche statali dove si ignoravano i gusti dei consumatori.

Se l'obiettivo fosse stato quello di replicare il modello delle dittature dell'est Europa, i "comunisti" avrebbero ottenuto poco consenso. Per questo l'accusa ai "comunisti" di voler imporre a tutti le stesse auto o le stesse case non aveva senso.

Era fumo negli occhi, un'esagerazione voluta: si accusava una parte politica di volere il peggio per l'Italia per non far comprendere che tra lo Stato dittatore e il mercato senza regole esistono molte vie di mezzo, e che l'obiettivo di chi crede in tali soluzioni è ridurre le disuguaglianze.

Le persone sono perciò libere le persone di usare soldi, energie, talento nel modo preferito. Nessuno impone un certo percorso di studi o l'acquisto di un prodotto, nè si chiede a tutti di acquistare lo stesso bene che non ha alternative sul mercato. Si cerca invece di creare le condizioni che impediscono alle disuguaglianze di diventare più profonde, consapevoli dei vantaggi di un sistema economico e sociale meno diseguali.

Dunque se qualcuno afferma che essere progressisti significa voler imporre uno stato in cui tutti sono uguali, gli si può rispondere che la prospettiva è sbagliata. Il progressista preferisce un mondo in cui gli individui siano meno diseguali.







06 giugno 2013

Propensione al consumo e crisi

Come può la disuguaglianza, come sostiene Stiglitz, deprimere la crescita economica?

Gli economisti chiamano propensione (media) al consumo la percentuale del reddito  di un individuo o famiglia speso per acquistare beni e servizi destinati al consumo e hanno imparato che all'aumentare del reddito, la propensione al consumo diminuisce: un cittadino "povero" spende tutto quel che guadagna per acquistare cibo e vestiti o per pagare i costi della casa e dei mezzi di trasporto, mentre un cittadino con un reddito elevato non spende -in media- tutto il reddito ma solo una parte, tanto più bassa quanto maggiore è il reddito.

Se prendiamo 100 euro da chi spende tutto il suo reddito e li diamo a chi spende il 60% del suo reddito, i consumi complessivi diminuiranno: da una parte chi perde 100 euro riduce i consumi di 100 euro, dall'altra chi guadagna 100 euro aumenta i suoi consumi di 60 euro.

Il saldo è negativo di 40 euro: se la disuguaglianza aumenta, i consumi diminuiscono. Viceversa se la disuguaglianza diminuisce, aumenta il reddito di chi ha una propensione al consumo più elevata e di conseguenza i consumi.

Chiunque abbia aperto un manuale di economia sa cos'è la propensione media al consumo e che diminuisce all'aumentare del reddito. Con qualche semplice ragionamento chiunque può capire che aumentare la disuguaglianza deprime i consumi e dunque la crescita dell'economia, visto che il PIL e i suoi incrementi dipendono in buona parte dai consumi.

Perchè allora gli economisti -con qualche eccezione- non spiegano che per uscire da una crisi sarebbe utile ridurre le disuguaglianze mettendo più soldi in tasca a chi ha un reddito più basso e facendo pagare di più chi ha un reddito elevato? E perchè non individuano nella disuguaglianza una causa della scarsa crescita nel lungo periodo?

I conservatori non hanno interesse a proporre una riduzione della disuguaglianza e così spiegano che i ricchi risparmiano e i risparmi si trasformano in investimento.

I 40 euro non spesi da chi ha un reddito elevato, sarebbero comunque spesi in beni di investimento.

In realtà non succede. L'investimento non assorbe tutte le risorse risparmiate, perchè chi risparmia può decidere di non investire, di investire all'estero o di impiegare i suoi soldi in modi che non comportano alcun investimento.

E l'investimento si realizza, di solito, quando ci sono le condizioni per investire, vale a dire quando la domanda aumenta, non perchè ci sono risparmi da impiegare.

Dunque anche uno studente capisce che la disuguaglianza deprime l'economia, ma molti preferiscono non saperlo.

05 giugno 2013

Senso di superiorità e costi della politica

Perché i politici italiani sono, con poche eccezioni, disposti a incassare somme rilevanti dal Parlamento o dalle Regioni, pur sapendo che ciò attira critiche potenti e fa perdere consensi?

La risposta banale potrebbe essere che a loro fa comodo "pagarsi" bene, assicurarsi un futuro felice non sapendo se dopo qualche anno saranno rieletti o dovranno cambiare mestiere.

E si potrebbe anche affermare che in alcuni casi pagare bene i politici è una scelta giusta: è vero se si pretende che i politici facciano scelte importanti o se non si vuole correre il rischio che persone qualificate preferiscano svolgere un altro mestiere, attratte da guadagni migliori, oppure se non si vuole rischiare che si facciano corrompere.

Ma forse c'è una risposta un pò diversa: i politici eletti, o almeno gran parte di loro, hanno sviluppato un forte senso di superiorità. Pensano di essere diversi dal cittadino comune e anche dai loro colleghi che alle elezioni non hanno avuto successo, ritengono di conoscere la soluzione ai problemi, pensano che i cittadini abbiano riconosciuto, con il voto, tale capacità e superiorità e per questo pensano sia giusto attribuirsi uno stipendio elevato, a dispetto di critiche.



03 giugno 2013

Aiuti per assumere i giovani: sono utili?

Il governo Letta ha messo in cima alla lista delle priorità la ricerca di strade per ridurre la disoccupazione, a cominciare da quella giovanile.

Per quanto se ne sa, il governo intede intende concedere agevolazioni fiscali a chi assume i giovani. Con quali effetti? E con quali risultati?

C'è un grosso limite nella strategia del governo: rendere più conveniente la produzione di beni e servizi, aiuta a incrementare le vendite ma solo in parte.

Se Fiat non vende le proprie auto e non le vendono neanche i concorrenti, la diminuzione dei costi serve a poco. Difficile che chi non spende 10.000 euro per acquistare un'utilitaria, possa decidere di comprarsela se il prezzo scende di qualche centinaio di euro. Qualcuno lo farà, ma saranno pochi.

L'altro grande limite consiste nel rischio che le imprese, potendo assumere lavoratori poco costosi, ai liberino di lavoratori anziani più costosi, oppure che assumano lavoratori in precedenza licenziati allo scopo di godere delle agevolazioni.

Nel primo caso il danno per le casse dello Stato è doppio: concede sgravi fiscali e si trova a dover intervenire per tutelare lavoratori di 50 o 60 anni licenziati per far posto a giovani meno costosi.

Nel secondo caso, il licenziamento di un lavoratore con successiva assunzione dello stesso per poter usufruire di sgravi fiscali, si traduce in una perdita di introiti per le casse statali, senza alcun incremento della produzione, dell'occupazione e delle entrate fiscali.

La proposta del governo può funzionare solo in alcuni casi: se l'occupazione in un'azienda aumenta, se si trasforma un lavoratore a tempo determinato o con un contratto atipico in un lavoratore a tempo indeterminato.

Ma qui torniamo al primo limite della proposta governativa: può un'azienda assumere nuovi dipendenti o trasformare un lavoratore a progetto in un dipendente a tempo indeterminato se non aumenta la domanda?




02 giugno 2013

AAA Carrarmato inutile vendesi

Mentre da più parti si chiede di rinunciare all'acquisto degli F35, i famigerati aerei militari che costano molto e pare siano pieni di problemi tecnici, dal ministero della Difesa giungono segnali contrastanti per quanto riguarda la possibilità che in futuro lo Stato spenda meno soldi in armamenti.

Le forze armate stanno dismettendo un'enorme quantità di armamenti, come riporta il Sole 24 Ore (vedi qui).

La Difesa buole vendere 120 carri armati Leopard, ha già venduto centinaia di cingolati al Pakistan, ridurrà il numero dei blindati, molti dei quali. comprati negli anni passati, si sono rivelati inadatti a affrontare gli attacchi in Afghanistan e Iraq.

In pratica abbiamo comprato dei blindati, sono inadatti e li vendiamo a qualche paese del terzo mondo dove magari usano bombe meno pericolose che in Afghanistan.

L'elenco dei mezzi in vendita riguarda naturalmente anche l'aeronautica e la marina. Si intende vendere gli AMX Acol al Brasile che ne possiede alcuni. Loro pensano di usare quel tipo di aereo per altri 20 anni. Noi italiani invece li rottamiamo per far posto agli F35, se mai voleranno.

Filippine e Perù sembrano interessati a fregate, corvette, cacciamine, pattugliatori, elicotteri, cacciatorpediniere e pure due sottomarini.

Tutti mezzi che noi abbiamo pagato, usato ogni tanto, mai o quasi mai in guerra e che oggi vendiamo a qualche paese del terzo mondo un pò perchè riduciamo uomini e mezzi (e questa è la buona notizia) e un pò perché dobbiamo fare spazio a nuovi e probabilmente inutili mezzi, la cui unica qualità è di essere tecnologicamente più avanzati.

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