30 marzo 2010

Cosa succede se un paese lascia l'euro?



Cosa succederebbe se un paese lasciasse l'euro per tornare alla vecchia moneta? E' bene chiederselo di fronte alla crisi greca che secondo qualcuno farebbe uscire gli ellenici dall'euro.

E' certo che la dracma si svaluterebbe: se il cambio è stato 340 dracme per un euro, si scenderebbe facilmente a 500 o più dracme in cambio di un euro.

Ma con quali effetti sull'economia greca ed europea? Prendete un signore con 10.000 euro di risparmi. Al cambio di 340 dracme equivalgono a 3,4 milioni di dracme. Ma questo signore pensa che la dracma si svaluterà, scendendo a 500 dracme per un euro. Gli conviene quindi prendere i suoi 10.000 euro, metterli sotto il materasso e aspettare la svalutazione: col cambio a 500 i suoi 10.000 euro diventano 5 milioni di dracme.

Un'ottima ragione per ritirare i risparmi in euro o trasferirli in un altro paese e attendere la svalutazione. Si creerebbero lunghe file davanti alle banche greche, qualche disordine e ... il fallimento delle banche.

Il ritiro dei risparmi non farebbe che peggiorare le prospettive per la dracma e quindi aumenterebbe l'incentivo a ritirare i risparmi in euro per poi riconvertirli in dracme dopo che questa ha perso ulteriormente valore.

Tale incentivo renderebbe inutile un'eventuale scelta del governo di chiudere gli sportelli o di decretare nottetempo il passaggio alla vecchia moneta. Ci sarebbe ugualmente la corsa agli sportelli.

Il crollo della dracma poi causerebbe la fuga dei capitali. Niente prestiti al governo, ai consumatori e alle imprese o prestiti solo in monete forti, con conseguenze disastrose: ci sarebbero molti fallimenti, forse anche dello stesso stato. Il debito pubblico salirebbe alle stelle (in dracme), insieme al'inflazione e ai tassi chiesti dalle banche per prestare soldi alle imprese, ai consumatori e allo stato greco, che perciò dovrebbe fare maggiori sacrifici per pagare tassi di interessi più elevati.

Un consumatore che deve 10.000 euro a una banca dovrebbe sempre pagare 10.000 euro, anche se il debito in dracme aumenta (da 3,4 a 5 milioni) per effetto della svalutazione. Il maggior rischio richiederebbe maggiori interessi e provocherebbe una catena di fallimenti. Le banche greche non riuscirebbero a raccogliere dracme nè avrebbero convenienza a tenere una moneta, almeno finchè si svaluta.

La crisi poi travolgerebbe i creditori: i titoli perderebbero gran parte del loro valore, col rischio che le difficoltà di Atene coinvolgano molte banche e imprese europee con partecipazioni in banche e imprese greche e titoli privati e pubblici ellenici.

L'effetto-catena provocato dalla crisi di Lehman Brothers potrebbe replicarsi in Europa, costringendo i governi europei a intervenire per cercare di salvare banche e imprese in difficoltà.

Altre imprese poi si troverebbero in difficoltà perchè a causa della svalutazione della dracma diventerebbe molto difficile esportare in Grecia mentre le imprese greche, almeno quelle sopravvissute, avrebbero il vantaggio di un cambio molto conveniente.

Insomma lo scenario di un'eventuale uscita dall'euro della Grecia o di un paese qualsiasi è drammatico e per questo motivo da evitare a tutti i costi. E' vero che il prezzo da pagare per salvare la Grecia rischia di essere scoraggiante, ma certamente è preferibile a qualsiasi scenario che preveda la fuoriuscita dall'euro, che avrebbe effetti disastrosi e non solo per i greci.

Molto meglio prestare soldi alla Grecia e imporre sacrifici certo non gradevoli, neanche per il resto d'Europa, ma capaci di rimettere in sesto i conti greci.

E non dimentichiamo infine che la ragione per cui è nato l'euro è di favorire gli scambi tra economie fortemente integrate, evitando i rischi e le inefficienze legate alla presenza di cambi variabili. Se si tornasse alle vecchie monete non solo si rinuncerebbe all'obiettivo che gli stati si sono posti con l'euro (ma anche a suo tempo a Bretton Woods o con la creazione dello SME), ma si inietterebbe nel sistema economico un elevato livello di instabilità. L'esatto opposto di quanto desiderato dai governi che hanno scelto di far confluire le loro monete nell'euro.

Non c'è dunque alcuna buona ragione per cui si possa immaginare un ritorno alle vecchie monete da parte soprattutto delle nazioni economicamente più deboli. Sarebbe un suicidio annunciato e si rinnegherebbero le ragioni economiche che hanno unito le monete.

28 marzo 2010

Sanità, case e marjuana: cos'hanno in comune?

Cosa unisce la riforma sanitaria di Obama, la coltivazione illegale di marijuana e le imposte sugli immobili?

Gli interessi economici, naturalmente. Egoistici, miopi, interessati.

I coltivatori di marijuana nella contea di Humboldt, in California, si sono dimenticati che la produzione è illegale e hanno manifestato contro il referendum per legalizzare la produzione di marijuana in California (per la notizia leggi qui e qui).

Se il referendum passasse, secondo i produttori di Humboldt il mercato sarebbe invaso da piante di scarsa qualità e il prezzo crollerebbe. Perciò vogliono limitare la concorrenza: se si produce di meno, il prezzo resta alto e il produttore guadagna di più.

Lo stesso accade nella sanità: se si limita l'offerta di cure, i prezzi restano alti. Medici, aziende farmaceutiche, ospedali e assicurazioni sanitarie guadagnano di più e hanno interesse a opporsi ad una sanità diversa, com'è successo negli USA, alleandosi con chi s'è opposto alla riforma sanitaria temendo di pagare imposte di cui avrebbero beneficiato gruppi sociali diversi dal proprio.

La stessa avversione alle imposte e alle spese a favore di gruppi sociali diversi dal proprio è stata all'origine del referendum (noto come Proposition 13) che nel 1978 ha posto un limite alle imposte sugli immobili in California.
Con il risultato, trent'anni dopo, che la California è sull'orlo della bancarotta: se si limitano le aliquote e l'economia va male, le entrate fiscali non possono che diminuire.

Così qualcuno punta a legalizzare la marijuana: le imposte sull'erba vietata farebbero comodo alle casse vuote dello stato americano.

Strano scherzo del destino: a furia di perseguire lucidamente il proprio interesse personale, gli americani rischiano di trasformarsi in un popolo pieno di persone un pò stordite. Forse il solo modo per far pagare le imposte.

27 marzo 2010

Anche Google comprende la natura dei signoraggisti

Un simpatico screenshot che ho fatto mentre guardavo un video pubblicato da un membro del Primit (un'associazione di signoraggisti doc).

Osservate gli Annunci Google del filmato ;)


25 marzo 2010

Il conflitto di interessi (sugli swap) di Tremonti



Lo swap in finanza è un contratto di scambio che riguarda prestazioni di carattere finanziario.

Un'impresa ad esempio paga un tasso di interesse variabile sul mutuo, ma vorrebbe aver sottoscritto un mutuo con tasso fisso. Un'altra ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso e si accorge di preferire un mutuo con tasso variabile. Così fanno un contratto: una paga il tasso fisso dell'altra che a sua volta paga il tasso variabile della prima.

Detta così sembra un pò una stramberia. Come se due persone prima scegliessero una pizza ciascuno e poi decidessero di scambiarsele.

Ma non è proprio così.

Immaginate un Comune che ha sottoscritto, qualche anno fa, un mutuo a tasso variabile. Pagava il 7% e sembrava un buon affare. Poi i tassi scendono. Arrivano al 3%. Il Comune vorrebbe estinguere il mutuo e aprirne un altro per pagare il 3,5% fisso, evitando di dover pagare in futuro un tasso più elevato.

Il Comune si rivolge allora a una banca per un prestito (a tasso fisso al 3,5%) con cui estinguere il precedente mutuo. Oppure sottoscrive uno swap: il comune paga un tasso fisso (il 3,5% per esempio) alla banca che paga gli interessi a tasso variabile dovuti dal Comune a un'altra banca. Questo è lo swap.

Se il tasso scende sotto il 3,5% la banca ci guadagna: il Comune paga il 3,5% alla banca che paga un tasso più basso. Se invece il tasso sale sopra il 3,5% è la banca a rimetterci.

Naturalmente la banca sottoscrive un contratto swap se è elevata la probabilità di guadagnarci. E quindi il Comune sottoscrivendo lo swap subisce, probabilmente, una perdita.

Allora perchè si sottoscrive uno swap con una banca?

La cosa più probabile è che sia un modo per rinviare nel futuro gli esborsi. Un pò come pagare a rate diluite nel tempo un debito. La rata diminuisce, ma si paga per un periodo più lungo.

Poi ci sono anche ipotesi meno nobili: i Comuni possono aver sottoscritto gli swap per ignoranza del meccanismo e delle sue conseguenze, visto che le regole e le clausole sono complesse ed è difficile fare previsioni certe sulle somme da pagare; ma possono aver anche sottoscritto i contratti swap per interesse: se una banca guadagna molto con uno swap, può decidere di "incentivare" qualcuno a sottoscriverlo.

La magistratura indaga e in qualche caso iniziano i processi contro qualcuno (dirigenti, amministratori) sospettati di aver fatto sottoscrivere swap in cambio di qualcosa.

In Gran Bretagna hanno deciso di vietare l'uso di questi strumenti finanziari e il nostro governo dovrebbe fare altrettanto. Ma il governo italiano sottoscrive swap come gli enti locali. I benefici per le casse dello Stato sono stati di oltre 6 miliardi di euro nel corso del precedente governo Berlusconi. Poi lo stato ha perso parte di quei soldi.

Tremonti e il governo che nel 2004 ha consentito l'uso degli swap da parte degli enti locali e dello Stato (swap che come ci ricorda Repubblica ammontano a oltre 35 miliardi e potrebbero provocare forti perdite per lo Stato e gli enti locali) sono chiamati a regolare la materia, magari con regole capaci di evitare almeno le pratiche più "pericolose", sconvenienti o capaci di favorire gli illeciti.

Ma com'è possibile che chi usa gli swap possa intervenire con regole che ne limitano l'uso? Come può Tremonti che ha consentito gli swap e li ha sottoscritti per conto del governo decidere di regolamentarne il funzionamento, limitandone l'uso?

24 marzo 2010

Le citazioni di Zeitgeist



Sul film "Zeitgeist" abbiamo accennato qualcosa. Ed anche le citazioni che i signoraggisti adducono come prova sono state oggetto di qualche commento (vedi qui e qui). Insomma, ci siamo chiesti, sono realmente "probatorie"? Non sembra.
Attingendo dall'ottimo lavoro svolto da Cospyracyscience, spendiamo qualche parola sulle citazioni che appaiono nel capitolo sulle banche e sul signoraggio in "Zeitgeist", tentando di contestualizzarle, anche se in due righe, e non di lanciarle nel vuoto come fa il film, sperando si possa invogliare in una ulteriore ricerca i potenziali interessati:
C'è qualcosa dietro il trono, più grande del Re stesso. (Sir William Pitt, House of Lords, 1770)
La citazione completa suona così:
A long train of these practices has at length unwillingly convinced me that there is something behind the throne, greater than the throne itself.
La si può leggere in un libro del 1859 (The Quarterly di William Close) o in pubblicazioni più recenti.
William Pitt si espresse giudicando una controversia con il Re Giorgio III che era troppo impassibile nei confronti di Lord Bute (vecchio tutore promosso dal Re stesso alla carica di Primo Ministro, rompendo la vecchia leadership che esisteva) e non teneva conto della sua grande influenza. La frase è da vedere più come una sorta di insulto, perchè metteva in luce la debolezza del trono.

Il mondo è governato da personaggi molto diversi da quelli che immaginano coloro che non si trovano dietro le scene (Benjamin Disraeli, English Statesemen, 1844)
Il film sbaglia perfino a riportare il nome, è Disraeli non Dislaeli. La frase allude alla riforma elettorale del 1832 del Regno Unito e al Whig Party. Molte volte questo aforisma viene abbracciato per dimostrare la causa antisemita dove il controllo del sistema sarebbe in mano agli ebrei. (qui un abstract di un articolo dall'archivio di Jstor, consultabile interamente solo in alcune università)
Così il "dietro le scene" si intende esclusivamente come gli accordi che vengono presi tra le alleanze nel prendere decisioni governative. Nulla che va nel trascendente insomma.

La verità su questo tema è che elementi della finanza sono proprietari del governo nei suoi cardini principali sin dai giorni di Andrew Jackson (Franklin D. Roosevelt, US President, 1933)
Questa citazione sembra non esistere!
La fonte si ipotizzava essere una lettera mandata al colonello Edward M. House. Con precisione: F.D.R.: His Personal Letters, 1928-1945, edited by Elliott Roosevelt (New York: Duell, Sloan and Pearce, 1950), pag. 373. I ragazzi di CospiracyScienze hanno cercato nei database accessibili tramite internet e in varie biblioteche, ma nessuno ancora è riuscito a trovare questa benedetta frase scritta su un pezzo di carta.

Io credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di quanto non lo siano gli eserciti permanenti... Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l'emissione del denaro, dapprima attraverso l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le compagnie che nasceranno intorno... priveranno il popolo dei suoi beni finché i loro figli si ritroveranno senza neanche una casa sul continente che i loro padri hanno conquistato. (Thomas Jefferson)
Il documentario non riporta la data della citazione ma solo la data di nascita e morte di Jefferson. Noi abbiamo anche tentato di commentare la frase in questione, però non siamo certi che davvero Jefferson l'abbia realmente pronunciata o scritta. Nulla di riscontrato tra i database o altri lavori che riguardano opinioni sul lavoro delle banche. In alcune lettere trovate, Thomas Jefferson era solo preoccupato del potere delle banche di emettere e fabbricare una "propria" moneta.

Se volete rimanere schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra stessa schiavitù, consentito loro di continuare a creare moneta e di controllare il credito di una nazione (Sir Josiah Stamp 1880-1941)
La frase, oltre ad essere vaga letta così, è riportata in modo totalmente sbagliato (come già qualcuno aveva fatto notare nei commenti al vecchio post). Questa è quella completa:
Banking was conceived in iniquity and was born in sin. The Bankers own the earth. Take it away from them, but leave them the power to create deposits, and with the flick of the pen they will create enough deposits to buy it back again. However, take this power away from them, and all the great fortunes disappear, and they ought to disappear, for this would be a happier and better world to live in. But, if you wish to remain the slaves of Bankers and pay the cost of your own slavery, let them continue to create money and control credit.
Nel film sembra che Stamp parli del sistema creditizio, invece si riferisce alle persone che vanno a depositare i soldi in banca.

Sono uno degli uomini più infelici. Io ho inconsapevolmente rovinato il mio paese. Una grande nazione industriale è ora controllata dal suo sistema creditizio. Non siamo più un governo della libera opinione, non più il governo degli ideali e del voto della maggioranza, ma il governo dell'opinione e della coercizione di un piccolo gruppo di personaggi dominanti. (Woodrow Wilson, 1919)
La frase originale si trova qui, ed è un pò diversa. E' stata pronunciata in un discorso del 1912, quando ancora non era in vigore la legge del Federal Reserve (Federal Reserve Act). Come può, quindi, Wilson rammaricarsi di un qualcosa che ancora non era stato approvato?

Non serve molto, queste spese sono davvero due parole a fronte di qualche breve ricerca, ma sarebbe sufficiente un maggior rigore storico per far cadere i (pur affascinanti) castelli di sabbia che si reggono su affermazioni superficiali, decontestualizzate e viziate da ferme convinzioni personali, che solo documentari cospirazionisti alla Zeitgeist possono intavolare.

23 marzo 2010

Massimo Fini e le sue bolle


Può una banca centrale che crea moneta essere la causa di una bolla speculativa?

C'è da chiederselo ascoltando le parole del giornalista Massimo Fini che attribuisce ogni male dell'economia all'emissione di moneta e immagina un sistema destinato a crollare, perché capace di risolvere i guai solo con nuove emissioni di moneta.

E allora prendiamo questo grafico tratto da google finance, che mostra la bolla del Nasdaq, attorno all'anno 2000.



Le cosiddette dot com, le imprese nate sull'onda di internet, hanno visto il loro valore crescere alle stelle in poco tempo e poi scendere altrettanto violentemente dai primi mesi del 2000 all'inizio del 2003, in coincidenza con lo scoppio della guerra in Iraq.

Secondo la tesi di Fini la colpa di tutto questo è delle banche centrali che hanno creato troppa moneta. E' una tesi debole per almeno tre motivi.

Il primo è che i dati suggeriscono che mentre i valori di borsa crescevano, l'offerta di moneta controllata dalla FED, la banca centrale americana, rimaneva sostanzialmente stabile. Guardate qui i dati di M1 riportati dalla FED: nel 2000, al momento dello scoppio della bolla, M1 vale circa 1100 miliardi di dollari, valore rimasto praticamente costante dal 1993, quando per la prima volta si è superata la soglia "1100".

Tra il 1995 e il 2000, periodo "caldo" per internet, il valore di M1 praticamente non cambia. Dunque è ben difficile sostenere che la bolla, evidentissima nel grafico, dipenda dalle scelte della FED.

La causa della bolla, ovvero dell'eccessiva crescita dei valori, è diversa e basterebbe leggere qualche buon libro di economia (uno su tutti Euforia irrazionale, di Robert Shiller) per rendersi conto che le bolle non si creano a causa di un unico fattore.

E qui veniamo al secondo motivo. Fini non prende in considerazione studi e ricerche sull'argomento, un pò come ha fatto un docente di diritto, Giacinto Auriti, inventore della bizzarra teoria del valore indotto che ha ignorato le teorie sul valore elaborate da decine di economisti nell'arco di secoli. Presunzione? Arroganza? Ignoranza? Decidete voi.

Il terzo motivo, poi, è che se la causa di una bolla fosse l'eccesso di moneta e se la risposta alla crisi è un'ulteriore emissione di moneta, non si spiega la bolla e il suo scoppio. Come è possibile che due operazioni nella stessa direzione possano provocare prima un boom di borsa (la bolla) e poi il crollo? Se l'emissione di moneta fosse la causa delle bolle, bisognerebbe dimostrare, con il supporto dei dati, che prima la quantità di moneta è cresciuta, provocando la bolla, e poi è diminuita, provocando lo scoppio della bolla.

Cose che Fini con il suo ragionamento anti-sistema naturalmente non fa, preferendo attribuire ogni male al denaro "sterco del demonio".

22 marzo 2010

Non v’è errore più comune che l’assumere che, solo perché sono stati compiuti lunghi e accurati calcoli matematici, l’applicazione dei risultati a un qualche evento di natura sia assolutamente certo. (Alfred North Whitehead)

21 marzo 2010

La sconfitta di Blockbuster e l'evoluzione dell'economia



Uno dei simboli delle multinazionali globalizzatrici, che offrono prodotti e i servizi omogenei e un pò banali, Blockbuster, è in grossa crisi. Chiuderà molti negozi e cambierà i servizi offerti al pubblico.

A mettere in crisi la catena di negozi che affittano videocassette e dvd è stata la diffusione di altri servizi più comodi e convenienti. Affittare un film via web o abbonarsi a una pay tv che ti offre decine di film al mese per qualche decina di euro è più comodo o conveniente di andare a prendere e riportare un dvd o una videocassetta.

Blockbuster si ridimensiona e subisce la stessa sorte l'idea di un mondo omogeneizzato, dove i consumatori spinti dalla pubblicità passano da un panino di McDonalds a un dvd di Blockbuster sorseggiando Coca Cola acquistata in negozi di stile americano dove i commessi, vestiti tutti allo stesso modo, spiegano con un sorriso poco i vantaggi della raccolta punti.

I gusti, i prodotti e le tecnologie cambiano: Ford ha puntato per anni sui SUV salvo fare marcia indietro e subire pesantissime perdite, General Motors è fallita e la nuova società ha chiuso la divisione che produce gli Hummer, grandi e pesanti SUV che consumano moltissimo, e per questo motivo non più desiderati da un consumatore attento a non spnedere troppo.

Circa 25 anni fa i primi stereo con lettore di CD costavano circa 2 milioni di lire (oltre 1000 euro). Oggi si usano gli iPod e si vende musica online. E' l'economia: i prodotti poco convincenti non si vendono e le aziende possono fallire; i gusti cambiano, le tecnologie pure, come anche i prezzi e i prodotti. Se la benzina aumenta si scelgono auto che consumano meno e i SUV restano invenduti. Internet spiazza le videocassette e i dvd, le vendite dei CD musicali crollano sotto la spinta degli iPod e della musica venduta online. E così un McDonalds può decidere di chiudere se i clienti preferiscono una focaccia smentendo chi immagina multinazionali capaci di tutto e destinate a un inevitabile successo.

Tutto si evolve, alcuni prodotti scompaiono e altri sono graditi dai consumatori. Qualcuno vince e qualcuno perde. Ma soprattutto perde chi immagina un'economia statica, nella quale le multinazionali impongono i prodotti e i servizi a consumatori che accettano tutto acriticamente, storditi dalla pubblicità, immaginando che la sola alternativa a un mondo pieno di Blockbuster, di Mc Donalds o di SUV sia il crollo del sistema, la fine delle multinazionali per morte violenta, schiacciata da una crisi che ci costringerebbe alla fame.

20 marzo 2010

Io speriamo che me la cavo



Il governo ha deciso come vuole incentivare consumi e produzione per il 2010. Un provvedimento sconcertante per dimensioni, modeste, e modalità burocratiche.

Un anno fa il piano casa è stato presentato come un provvedimento capace di risollevare l'economia. Non è successo e non poteva succedere: il governo non aveva fatto i conti con le leggi regionali poco inclini a concedere facili ampliamenti di immobili. L'effetto sull'economia è stato quasi nullo.

Oggi il governo liberalizza le ristrutturazioni interne. Purché però le leggi regionali non prevedano altri vincoli. Facile immaginare gli effetti di una politica economica ispirata al "vorrei ma non posso".

Poi ci sono gli incentivi. Una decina di milioni a disposizione di chi vuol cambiare la moto, un centinaio per chi vuol cambiare la cucina e alcuni elettrodomestici, altri soldi per comprare una casa a basso impatto ambientale e ancora incentivi per le gru, le macchine agricole e i motori marini. Qualche decina di milioni per ogni categoria, qualche centinaio in totale.

Incentivi di dubbia utilità in un periodo in cui le aziende investono poco. Chi sostituisce una gru se l'edilizia è in crisi? E chi cambia il motore di un'imbarcazione?

Preoccupa poi l'aspetto burocratico. Gli incentivi partono dal 6 aprile, tra un paio di settimane. Perchè?

Perchè il governo ha stabilito una somma massima che intende spendere e quindi un call center attivato dalle Poste si occuperà di concedere i bonus.

Chi vuole un motorino nuovo deve andare dal concessionario che a sua volta chiama il call center per chiedere se sono disponibili i fondi governativi. Solo in questo caso avrai lo sconto. Chi arriva prima prende i soldi. Quando finiscono, terminano gli incentivi.

Insomma pochi soldi e tanta burocrazia per rilanciare, poco e male, l'economia nel 2010. Speriamo che qualcuno (l'economia, non il governo) se la cavi. Almeno un pò.

19 marzo 2010

Razionalità ed economia


Siamo persone razionali?

Sì, secondo gli economisti conservatori. Siamo individui razionali, capaci di elaborare informazioni e fare previsioni corrette partendo dai dati di cui disponiamo. E se qualcuno obietta che non tutti possono essere ugualmente razionali, i conservatori rispondono che è vero, ma se io non sono razionale c'è qualcuno che lo è fin troppo e quindi in media siamo razionali.

Abbiamo aspettative razionali e puntiamo a massimizzare i benefici di qualsiasi cosa nel lungo periodo, evitando scelte miopi. Per questo siamo responsabili delle nostre scelte. Se qualcuno sbaglia, secondo i conservatori, sono fatti suoi. Pagherà i suoi errori. Ma spesso, in realtà, esercita solo il suo diritto di scelta e non c'è alcun errore.

Per capire meglio la questione immagina a un individuo che voglia comprare una casa ma non sappia se comprarla subito o investire i soldi a disposizione e attendere un certo tempo: per decidere deve fare ipotesi ragionevoli sul rendimento dei soldi investiti, sul prezzo futuro degli immobili, sui tassi dei mutui...

Il futuro, si sa, è incerto, ma per gli economisti conservatori l'individuo è razionale e sa scegliere per il meglio. E' in grado di prevedere tassi, rendimenti ecc. E poi l'errore fa parte della vita e si può sempre imparare dagli errori.

La teoria delle aspettative razionali ha conseguenze molto importanti per la politica economica. Se gli individui sono in grado di elaborare razionalmente i dati e se scelgono sempre il meglio per se stessi, lo Stato serve a poco. Può costringere qualcuno a fare cose non desiderate e provoca reazioni capaci di neutralizzare gli effetti delle politiche economiche (per maggiori dettagli vedi la nota in fondo alla pagina).

Quindi, per i conservatori, meglio che lo Stato faccia il meno possibile.

Le aspettative razionali però non hanno mai convinto gli economisti non conservatori. John K. Galbraith ha scritto un romanzo, Il professore di Harvard (1) che prende in giro la teoria delle aspettative razionali. Il protagonista diventa ricco grazie all'invenzione di un indice delle "aspettative irrazionali" con cui specula al ribasso in una borsa irrazionale. Anni dopo Robert Shiller dedica un libro all'Esuberanza irrazionale (2) della borsa della fine degli anni '90, destinata a crollare nel nuovo millenio, segnalando che la teoria delle aspettative razionali non è convincente.

Concetto ribadito nel 2009 da Shiller e dal premio Nobel George Akerlof in Spiriti Animali (3) dove oltre a criticare la teoria delle aspettative razionali, si rivaluta il pensiero di Keynes.

I dati, specie quelli provenienti dalle innovative ricerche di economia comportamentale, dimostrano che si tratta di una teoria priva di fondamento. Gli individui non sanno fare scelte razionali circa il proprio futuro pensionistico, ad esempio, nè anticipano gli eventi futuri rendendo inutile la politica economica, come sostenuto dai conservatori come Milton Friedman.

Gli individui invece seguono i propri "spiriti animali", espressione coniata da Keynes per spiegare che le persone spesso non sono affatto razionali ma seguono gli istinti, la convenienza immediata, la soluzione più facile anche se alla lunga sconveniente.

Lo Stato serve ad evitare che l'irrazionalità e la miopia dei comportamenti danneggi gli individui, favorendo scelte che domani si pagherebbero pesantemente. Come succede negli USA dove le assicurazioni sanitarie non hanno interesse a pagare le spese per prevenire le malattie, salvo poi pagare o far pagare allo Stato i costi delle malattie.

Nonostante la teoria delle aspettative razionali sia svalutata da decenni e nonostante le ultime prove che dimostrano che è senza fondamento, c'è chi continua ad aggrapparsi alla razionalità per giustificare la scelta di politiche economiche semplicemente miopi ed egoiste. E' il caso degli ultraconservatori, un pò anarchici e individualisti, che dicono che chi non ha un'assistenza medica in realtà non la vuole, come testimonia questo video de la7 dove gli ultraconservatori sostengono che chi non ha una polizza sanitaria in realtà non la vuole preferendo spendere i soldi in altro modo.


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(1) Il professore di Harvard, J.K.Galbraith, Rizzoli, 1990
(2) Esuberanza irrazionale, R.Shiller, Il Mulino
(3) Spiriti animali, Akerlof e Shiller, Rizzoli, 2009

NOTA
Forse il più famoso economista (ultra)conservatore del XX secolo, Milton Friedman, ha usato l'ipotesi della razionalità degli individui per affondare uno dei risultati più famosi dell'economia: la curva di Phillips.

Phillips nel 1958 ha pubblicato un famoso studio che (semplificando) dimostrava l'esistenza di una relazione inversa (graficamente era una curva) tra disoccupazione e inflazione. Quando l'una sale l'altra scende, notò Phillips. Tale risultato suggeriva che con opportune scelte di politica economica si poteva far diminuire la disoccupazione, anche se a costo di causare una maggiore inflazione.

10 anni dopo Friedman ha contestato la curva di Phillips. Forte dell'ipotesi di individui razionali, Friedman ha sostenuto che quando gli individui capiscono che l'inflazione sta per aumentare, per effetto di un intervento di politica economica, reagiscono modificando le proprie aspettative: si attendono un aumento dei prezzi e decidono di comprare di meno e chiedono stipendi più elevati. L'economia si deprime e si perdono i posti di lavoro creati, temporaneamente, dalle decisioni di politica economica.

La disoccupazione, quindi, secondo Friedman diminuisce ma solo temporaneamente e la politica economica non solo non riduce la disoccupazione, ma lascia un tasso di inflazione più alto e aspettative di inflazione più alta nelle menti dei consumatori. Di qui la conclusione che la politica economica sarebbe inutile e dannosa. Meglio lasciare che il mercato si regoli da solo.

La trovata di Milton Friedman -benchè sbagliata- ha lasciato il segno, permettendo ai conservatori di sostenere la superiorità del mercato e l'inutilità delle politiche keynesiane.

18 marzo 2010

La ribellione silenziosa



Mi hanno colpito due notizie all'apparenza scollegate. La prima riguarda un'azienda chimica che non trova le figure professionali che vorrebbe (vedi qui) e invita i diplomati a scegliere una facoltà universitaria di tipo scientifico. Notizia che dovrebbe fare scalpore e suscitare ribellioni. Dovrebbe...ma non succede.

La seconda invece riguarda le preferenze degli italiani su come destinare il 5 per mille (vedi qui).

Mancano gli ingegneri chimici e contemporaneamente gli italiani destinano molti soldi a chi si occupa di ricerca scientifica e della cura delle malattie. Le proprie (soprattutto il cancro, patologia assai diffusa dove si vive a lungo) e quelle altrui, come testimoniano i contributi versati a MSF e Emergency.

Poi i laureati nelle discipline scientifiche sono pochi. Colpa della scuola, senza dubbio, e di chi decide i programmi, come la signora Moratti che se la prese con Darwin nella tradizione di chi cerca di estirpare la scienza dalla scuola. Con la conseguenza che molti, troppi studenti arrivano al momento della scelta della facoltà universitaria impreparati e perciò evitano le facoltà scientifiche.

Insomma noi italiani vogliamo la ricerca scientifica, ma studiamo poca scienza, ci ribelliamo a chi taglia i fondi pubblici alla ricerca destinando il nostro 5 per mille proprio a chi fa ricerca scientifica. Ci ribelliamo, sì, ma in silenzio.

17 marzo 2010

Aggiornamenti - CRT e tassi di interesse

Uno. La fondazione CRT dopo aver versato quasi 200 milioni alla Cassa di Risparmio di Genova (vedi qui) ne tira fuori altri 600 per acquistare gran parte della partecipazione di Unicredit in Generali. Tra gli obiettivi c'è quello di non far fuggire la Toro assicurazioni (posseduta da Generali) da Torino.

Non male aver sborsato 800 milioni in poco tempo e in un momento di crisi. Alcune fondazioni bancarie pare si siano date molto da fare nel 2009 comprando e vendendo i titoli delle banche di cui sono azioniste. E oggi investono i guadagni.

Due. Federico Rampini nel suo blog riporta quanto già scritto qui: i tassi resteranno bassi e non c'è pericolo di inflazione, almeno per adesso. Opinione non sua ma della Federal Reserve: forse Rampini e/o la FED leggeranno questo blog? Comunque sia, noi c'eravamo già arrivati (vedi qui e anche qui)

La riserva obbligatoria e il moltiplicatore monetario

Nuovo testo che spiega cosa sia e perchè le banche usano la riserva. E cosa succede quando cambia la base monetaria.

Click qui per leggere.

15 marzo 2010

Il signoraggio in Italia, visto dai signoraggisti

Pubblico volentieri un breve nota di MMST che mostra il differenziale tra i dati che vengono diramati dai "signoraggisti":

A quanto ammonta il signoraggio in Italia come reddito annuale finito nelle tasche dei perfidi banchieri?

- Almeno 20 miliardi (Giacinto Auriti), "20o% sulla variazione annua delle banconote stampate"

- Almeno 70 o 80 miliardi (Eugenio Benetazzo), "L'intero importo degli interessi sul debito pubblico".

- 590 miliardi (Antonio Miclavez), sito

- 700 miliardi (Marco Della Luna), video

- 5.700 miliardi (Marco Saba), "100.000 euro a testa".


Chi offre di più?

12 marzo 2010

L'inefficienza di Brunetta

Avevo già segnalato che il tentativo di far fuori gli enti inutili stava fallendo, mentre il taglio delle leggi aveva pochi effetti, agendo sulle leggi dette esauste, vale a dire prive di effetti.

Oggi lo ammette anche il ministro Renato Brunetta circa il fallimento proprio e di Calderoli. Brunetta che però ce l'ha messa tutta.... per copiare Mussolini che cercava di imporre ai lavoratori pubblici le proprie volontà. Ma perchè stupirsi? In fin dei conti il ministro è abituato a copiare, come raccontato dall'Espresso.

Facebook : eliminato il gruppo SIC

Facebook ha cancellato il gruppo signoraggio informazione corretta. La cosa naturalmente è penosa anche se il clima da rissa non mi piaceva.

Per tutti gli orfani del gruppo: organizziamoci. Se passate di qui, teniamoci in contatto. Scrivetemi fotogian@yahoo.it

09 marzo 2010

Le tesi di laurea sul signoraggio


In rete circolano almeno un paio di tesi di laurea trattate come un totem, un oracolo, con una certa riverenza, e tranquillamente pubblicate su molti siti.
C'è sempre da porsi molte domande, quando giungono queste opere di evangelizzazione da parte dei sostenitori della teoria sul signoraggio bancario. Alcuni siti già ne hanno discusso. Ma la cosa più semplice che mi è venuta in mente è quella di contattare direttamente il relatore. Avendo ben presente e conoscendo da anni l'ambiente accademico, non c'è nulla di meglio che porre una semplice domanda al professore che può aiutarci, magari tramite email.
Facendo una piccola ricognizione, le tesi più visibili in rete sono due: quella di Salvatore Tamburro (che sembra avere anche un blog (3)), laureatosi circa quattro anni fa con una tesi dal titolo "La Banca d'Italia, il signoraggio e il Nuovo Ordine Mondiale" con il professore Giuseppe G. Santorsola all'Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. La seconda tesi ("Le banche centrali e il signoraggio") è quella di Maruska Distefano , laureata a pieni voti all'Università degli studi Lum Jean Monnet con il professor Claudio Giannotti.
Possiamo risparmiarci serenamente una lunga disamina sulle due tesi, in quanto molte teorie e fonti sono quelle che si trovano con facilità anche su forum e siti internet che trattano il cosiddetto signoraggio bancario in salsa cospirazionista.
Dando uno sguardo alla bibliografia, si trovano in entrambi i lavori i seguenti testi:

Bankenstein di Marco Saba (famoso discepolo di Giacinto Auriti, che presiede il Centro Studi Monetari)
La banca, la moneta e l’usura di Bruno Tarquini (interessante personaggio che parla, stranamente, di sovranità monetaria e della truffa sul corso forzoso delle banconote non più legate all'oro, senza sottrarci delle perle illuminanti(1))
Euroschiavi di Marco Della Luna (è uno dei testi più letti tra i signoraggisti. Della Luna è una sagoma da non sottovalutare, soprattutto se avete avuto una giornata triste avete voglia di ridere. Procacciatore di voti quando si candida con partiti di estrema destra).

Aggiungiamo che lo zenith della comicità lo si ottiene, però, sapendo che in una tesi di laurea si trovano citati i libri di David Icke, uno dei principali complottisti mondiali, colui il quale afferma che gli attentati dell'11 settembre sono stati organizzati da un gruppo di serpentoni alieni che controlla continuamente la razza umana (2).

Esiste anche una terza tesi di laurea, però di difficile reperibilità. Si intitola "Il meccanismo del signoraggio: dalla Banca d'Italia alla BCE e i suoi effetti economici". La seduta di laurea si è svolta all'Università degli Studi di Reggio Calabria ed il relatore è stato il prof. Massimo Finocchiaro Castro.

A questo punto ecco l'istintiva richiesta di chiarimento che ho posto rispettivamente ai professori, in merito ai lavori dei loro candidati (purtroppo non ci ha risposto, e non ne conosciamo il motivo, il relatore di Maruska Distefano, Claudio Giannotti, confidiamo comunque nel futuro e nel funzionamento della sua casella mail. Anche perchè non siamo i soli che abbiamo qualche domanda a riguardo):

Dopo una mail introduttiva ecco la domanda posta a Giuseppe G. Santorsola:
Gentile prof., la contatto perchè c'è una tesi che circola in rete ove compare lei come relatore. Dal momento che scrivo su un blog di tematiche economiche, volevo chiederle se per favore può darmi qualche piccolo ragguaglio. La tesi trattava il signoraggio bancario e l'emissione di moneta. Ma trattava l'argomento da un punto di vista che sta prendendo, in alcuni casi, pericolosamente piede. Ossia affermando un ingente "guadagno" da parte di banche centrali e private a scapito dei cittadini, paventando una sorta di complotto. Lei ricorda di ciò?

La ringrazio anticipatamente per la disponibilità.


La tesi è ovviamente come Lei la descrive. Deve considerare che essa è ovviamente l'opinione dell'autore. Saul sito wwww.signoraggio.com è pubblicata una mia intervista che espone con chiarezza il mio pensiero che contrasta nettamente con l'impostazione stessa del sito
Per sua conoscenza le allego l'intervista stessa
In coda trova i miei recapiti
Cordialmente



Ecco invece la risposta di Massimo Finocchiaro Castro:

Ricordo la tesi e la parte relativa alle argomentazioni da lei
riportate. Tale aspetto è stato volutamente inserito dal tesista e si è
basato per lo più su fonti poco ortodosse dal punti di vista scientifico
ma quasi giornalistico. Per tali aspetti dovrebbe contattare l'autore
della tesi. Non mi sono mai occupato di tali problematiche e l'argomento
di tesi è stato proposto dallo studente che mostrava vivo interesse in
tale ambito di studio.

Cordialità,
Massimo Finocchiaro Castro



Poi aggiunge, ad una mia notifica di pubblicazione:

Direi che la risposta da pubblicare dovrebbe essere articolata meglio.
L'unica cosa che vorrei far presente è che nella tesi si è voluto soltanto mettere in luce un aspetto particolare circa l'attività delle Banche Centrali (BCE, FED etc..). Tale caratteristica è stata desunta dagli atti costitutivi e dal funzionamento stesso di tali istituti bancari. In altre parole è stata fornita una fotografia attuale del fenomeno del signoraggio e dei sui possibili effetti. Ovviamente da un punto di vista scientifico bisognerebbe raccogliere dei dati ufficiali per realizzare una verifica empirica dei potenziali effetti emersi nella tesi. Manca cioé nella tesi una conferma delle conseguenze dedotte analizzando la struttura ed il funzionamento degli istituti bancari centrali, approfondimento non richiesto per la stesura di una tesi di laurea triennale.

Non sono in grado di fornirle altre informazioni poiché come già scritto non è questo il mio ambito di ricerca.

Cordialità

Massimo Finocchiaro Castro



Credo che per il momento possiamo accontentarci, sperando di ricevere presto un feedback dal professor Giannotti o almeno di reperire, per correttezza ed onestà intellettuale, la tesi che ha seguito Finocchiaro Castro.



---------

(1) Tarquini ha dichiarato che "Il predominio attuale dell’economia e della finanza sui poteri politico religioso non è l’effetto di un inesistente 'senso della Storia' e cioè di una pura casualità, ma è il risultato di un piano da tempo e segretamente concepito da alte centrali massoniche collegate con quelle finanziarie - ebraiche, per conseguire il risultato finale dell’ 'Ordus Novus'.
Amen
(2) Da questo punto di vista, Icke è un recordman. Colleziona perle su ogni tipo di complotto visto sulla faccia della terra, dai vaccini al Nuovo Ordine Mondiale, dai "rettiliani" e Illuminati al negazionismo dell'Olocausto o articoli filo-nazisti. Non a caso conosce e stima David Irving.
(3) http://bankitaliasignoraggioenwo.blogspot.com/

L'anno peggiore è l'anno migliore

Come può la Fondazione CRT erogare nel 2009 la somma più alta mai erogata (1) senza incassare un euro di dividendo da Unicredit (di cui è una dei principali azionisti), nonostante la svalutazione di partecipazioni, senza ricorrere a un apposito fondo di stabilizzazione delle erogazioni e investendo pure in una nuova banca (come segnalato qualche giorno fa (2))?

Semplice: speculando, vendendo e poi ricomprando a prezzi più bassi le azioni che costituiscono il suo patrimonio.

(1) http://torino.repubblica.it/dettaglio/crt-paga-un-dividendo-record/1882551
(2) http://econoliberal.blogspot.com/2010/02/una-nuova-banca.html

08 marzo 2010

Domanda e offerta di energia verde, e non solo

Ieri sera è andata in onda l'ultima puntata di Presadiretta su Rai3 (per chi se la fosse persa si trova su Youtube o sul sito Rai) dedicata alle energie rinnovabili. Pannelli solari, pale eoliche e energia provenente dalla produzione di legna, ma anche un'ottima lezione di economia.

In Germania una legge intelligente ha offerto ai potenziali produttori di energie rinnovabili prezzi convenienti. Un'azienda produce energia rinnovabile e chi gestisce la rete la compra pagando un buon prezzo.

Le aziende perciò hanno investito, creato posti di lavoro e esportato prodotti all'estero: la domanda stimolata dalla legge ha stimolato l'offerta di beni e servizi, ovvero pannelli solari, pale eoliche, energia tutto e ciò che serve a produrre energia.

E in Italia? In Sicilia, ha spiegato la trasmissione, ci sono parchi eolici creati e mai messi in funzione. Invece di stimolare la domanda, stato e regione hanno stimolato l'offerta, dando contributi per costruire pale eoliche. Anche se poi non si sono collegati alla rete elettrica.

Se invece come in Germania si fosse stimolata la domanda, nessuno avrebbe beneficiato di un'opera incompiuta: solo producendo energia si sarebbero ripagati gli impianti.

Poi c'è la questione delle autorizzazioni. In Sicilia e Basilicata, ha fatto vedere Presadiretta, non si concedono facilmente e i tempi sono lunghi. Convenienze politiche e piccole e grandi corruzioni: se qualche funzionario o politico non ha interesse, l'autorizzazione non arriva o ci impiega anni, scoraggiando l'investitore serio a investire nell'energia rinnovabile.

E torna in mente la storia di Termini Imerese. Qualcuno ha raccontato che Marchionne annunciò l'intenzione di investire 1,2 miliardi di euro per trasformare Termini Imerese in un polo produttivo capace di produrre auto e componenti, evitando il trasferimento di componenti prodotti altrove. Ma Fiat ha trovato una reazione fredda dei politici locali e nazionali e alla fine lo stabilimento chiude.

Se non si riesce a autorizzare in tempi ragionevoli (la legge parla di un termine di 6 mesi) la costruzione di un parco eolico, perchè il politico o il funzionario si mette di traverso, come pensare che Termini Imerese possa davvero interessare a qualche investitore, probabilmente poco intenzionato a perdere il suo tempo correndo dietro a autorizzazioni negate o in ritardo?

07 marzo 2010

Fiat e Chrysler: perchè sono convolate a nozze?

Meno di un'anno fa Fiat ha ottenuto una quota rilevante della nuova Chrysler, nata dalle ceneri di un'azienda praticamente fallita, dopo essere passata dalle mani di Mercedes prima e di un fondo di investimento poi.

Fiat invece è reduce da un decennio di alti e bassi: dall'alleanza con GM alla crisi, alla ripresa con Marchionne.

Perchè mai Fiat, uscita da un 2008 straordinario ed entrata in un 2009 difficile, con le vendite in pesante calo per tutte le aziende automobilistiche, ha assunto il controllo di un'azienda da anni in perdita?

L'amministrazione Obama ha scelto Fiat perchè dispone di tecnologia Fiat utile per offrire nuovi prodotti senza troppi costi aggiuntivi. Una rivoluzione per un'azienda che negli ultimi 2-3 non ha speso un dollaro per creare auto nuove.

Un vantaggio che si può spendere subito ma insufficiente a spiegare i perchè del matrimonio.

La ragione vera del matrimonio, a mio avviso, è diversa.

Una nuova auto o un nuovo motore in un mondo molto competitivo richiede grossi investimenti. I tempi della Duna o della vecchia Panda rimasta in produzione per oltre 20 anni sono finiti: quando le vendite di un'auto iniziano a declinare occorre sostituirla con un nuovo prodotto e questo richiede una costante e costosa opera di investimento in nuovi prodotti.

I grossi investimenti a loro volta richiedono che si producano molte auto. Un nuovo motore, ad esempio, richiede investimenti di centinaia di milioni. Ma il costo di ricerca e sviluppo del singolo motore (uguale al costo totale di progettazione diviso per il numero di unità prodotte) cambia molto se invece di 500.000 motori se ne producono 3 milioni.

Per questa ragione Chrysler era i partner ideale, perché permette a Fiat di creare un gruppo che raddoppia la sua capacità di produrre auto. Oltre 4 milioni di auto invece di poco più di 2.

Nella stessa direzione vanno gli accordi con altri produttori, come quello firmato con un produttore russo che progetta di costruire 500.000 auto l'anno insieme a Fiat. Solo aumentando la produzione e i diritti incassati quando altri produttori usano i brevetti, si possono sopportare investimenti elevati e restare competitivi.

Dunque una Fiat che pensa molto all'estero e poco all'Italia? Forse no. Oggi Fiat non compete, in Europa, con chi propone auto di grandi dimensioni o SUV, come Mercedes e BMW. Potrebbe farlo e conquistare una piccola fetta di mercato, ma non è detto che convenga investire grandi capitali per ottenere una quota di mercato modesta.
Se però l'investimento serve a progettare pianali, cambi, motori e altri parti destinate alla produzione negli USA, in Brasile e in Russia, allora i costi del singolo prodotto diminuiscono ed è possibile che Fiat produca in Italia auto destinate al mercato europee in concorrenza con quelle di altri marchi.

Tra qualche anno potremmo quindi scoprire che Fiat produce più auto di oggi in Italia in segmenti del mercato dove da sola, senza Chrysler e senza le diverse alleanze in giro per il mondo, non sarebbe mai entrata.

04 marzo 2010

La strana frenesia di Giavazzi

Dubito che Francesco Giavazzi, un ingegnere elettronico con un master in economia negli USA e una cattedra di politica economica alla Bocconi, vincerà mai il premio Nobel per l'economia.

Soprattutto dopo che nel settembre 2008, il giorno dopo il fallimento di Lehman Brothers, si è lanciato in un'appassionata lode del fallimento e dell'infallibilità del mercato:

Ieri è stata una buona giornata per il capitalismo ... si era diffusa l'impressione che il governo americano avrebbe salvato chiunque... Invece, con grande coraggio, il segretario del Tesoro statunitense Henry Paulson ha detto basta. Il costo è stato elevato, il fallimento della terza/quarta banca d'investimento al mondo, ma il mercato ha impiegato meno di cinque minuti a capire. E Bank of America ha comprato Merrill Lynch senza alcuna garanzia pubblica e ad un premio di 70 per cento sull'ultimo prezzo di mercato. Oggi la cintura di liquidità di cui ha bisogno AIG sarà anch'essa offerta dal mercato. Il Tesoro e la Fed si limitano ad un'opera di coordinamento utile e che non costa nulla. E' una svolta importante, la vittoria del mercato. Con buona pace di chi ripete che ciò che accade negli Stati Uniti è la prova che il è capitalismo finito.” (1)

Giavazzi ha fatto una figuraccia: il mercato non ha offerto liquidità, come previsto. Tesoro e FED non si sono limitati a coordinare ma hanno tirato fuori somme immense. La previsione fallimentare ha trasformato Giavazzi e altri economisti liberisti abili in previsioni errate, come Alesina e Zingales, nei protagonisti involontari di Bluff, libro del giornalista Marco Cobianchi, Orme editori.

Rileggendo le parole di Giavazzi ci si chiede: ma chi gliel'ha fatto fare? Non poteva aspettare per prudenza qualche tempo prima di cantare vittoria?

Come spiegare tanta frenesia per un crollo che ha fatto tremare l'economia mondiale?

Si possono fare due ipotesi. La prima è che certuno conoscono poco o male l'economia che, come spiegava John Maynard Keynes, uno dei più importanti economisti di sempre, “è un argomento difficile e tecnico ma nessuno vuol crederci” (2).

La seconda, che non è necessariamente alternativa, è che in realtà quel giorno Giavazzi vedeva realizzarsi un sogno: un mondo in cui il mercato trionfa e la crisi del potere capitalistico rafforza l'economia di mercato, come sosteneva Einaudi (3).

Per i liberisti infatti il mercato è un organismo praticamente perfetto, i cui anticorpi sono capaci di combattere qualsiasi malattia. Qualunque intervento esterno aggrava la situazione e indebolisce il sistema immunitario.

Quindi quale occasione migliore per esaltare il mercato del fallimento di una grande banca d'affari che il governo americano ha deciso di non soccorrere?


L'importante, per il liberista, è che il mercato trionfi. Il resto viene dopo.

E quel resto, a distanza di quasi un anno e mezzo dal fallimento di Lehman Brothers è poco allegro. Il PIL è sceso di oltre il 6%, il commercio internazionale è crollato, la disoccupazione è salita oltre l'8,5% (il 10% circa negli USA), gli stati si sono indebitati per cercare di limitare i danni e il mercato non offre alcun segnale che ci faccia pensare che tutto tornerà come prima in tempi brevi.

Milioni di persone solo nel mondo ricco hanno perso il posto. Purtroppo tra costoro non ci sono i liberisti che continueranno a raccontarci che un mercato più libero è sempre la soluzione migliore.

----

(1) http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000616-351.html

(2) Economisti per caso, P. Krugman, Garzanti, pag. 5

(3) Gigliobianco, Via Nazionale, Donzelli, pagg. 271-272

03 marzo 2010

Fitoussi sull'uguaglianza


Democrazia, economia, uguaglianza... l'interessante intervista di Fitoussi, in Italia per ricorda Norberto Bobbio CLICCA QUI nella quale si spiegano i benefici, ad esempio, dell'uguaglianza sulla democrazia

02 marzo 2010

L'intelligenza è liberal

Un articolo del Corriere (1) spiega che un ricercatore giapponese, "Kanazawa, nel suo ultimo saggio, .. analizzando i dati dell'American National Longitudinal Study of Adolescent Health, ha scoperto che i giovani intervistati sicuri di essere «molto liberal» hanno un quoziente intellettivo medio di 106; mentre quelli che si definiscono «molto conservatori» non superano una media di 95, insomma non risulterebbero furbissimi"

Un motivo d'orgoglio per i liberal ... e anche per il blog econoliberal


(1) http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_02/economisti-infedelta-rodota_2acb93ca-25c8-11df-9cde-00144f02aabe.shtml

Link Interni

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