30 settembre 2014

Azimut

Per quanto possa sembrare paradossale, la più grande azienda di yacht e megayacht in Italia è un'azienda del Piemonte, una delle quattro regioni italiane sen
za mare.

L'attività di Azimut inizia 45 anni fa con il fondatore che prima affitta barche a vela, poi disegna barche e infine acquisisce cantieri navali in Liguria e nelle Marche e ne costruisce uno su un lago piemontese, il lago di Avigliana.

E' di oggi la notizia che Azimut non parteciperà al Salone nautico di Genova, che si svolgerà tra qualche giorno.

La ragione è semplice: i veri compratori sono altrove, non nella manifestazione genovese, che da anni pare attrarre meno clienti. I ricchi, quelli che possono essere interessati agli yacht di Azimut, sono altrove, negli USA, nei paesi arabi, forse in Asia.

Per questo Azimut, che invece vorrebbe almeno per il 2015 lo spostamento del salone nautico a Milano, nel tentativo di intercettare i visitatori dell'Expo, sceglie di investire più soldi per partecipare ad altri saloni nautici internazionali e decide di non andare a Genova.

La domanda, come sempre, è all'origine delle decisioni di investimento e delle strategie d'impesa.

29 settembre 2014

26 settembre 2014

I complottisti sanno che....

I complottisti e chi ama discutere di sovranità sa che PIMCO (Pacific Investment Management Company) fondata nel 1971 è il più grande gestore di fondi al mondo con circa 2 mila miliardi di dollari gestiti e appartiene alla tedesca (e bavarese) Allianz?

Un colpo di tosse e immensi capitali passano da un titolo di stato a un altro  influendo e non poco sulle fortune di un paese e sugli interessi di milioni di ripsamiatori e lavoratori.

Un potere straordinario che pare non interessare a chi si concentra sulla sovranità senza rendersi conto che un fondo che possiede cifre immense investite in titoli di stato può influire sulle sorti di uno stato ben più di un banchiere centrale.

24 settembre 2014

80 euro: modesti effetti sul PIL

Togliere ai ricchi per dare ai poveri, come diceva Robin Hood, è sempre una bella cosa, ma quali sono gli effetti economici?

Supponiamo che un governo voglia dare qualche soldo in più a milioni di persone e per questo abbia bisogno di 15 miliardi di euro, che equivalgono a circa l'un per cento del PIL.

Decide di tagliare gli stipendi dei funzionari di più alto livello e magari le pensioni più ricche. Ne individua 300 mila. Ognuno di costoro guadagna 200.000 euro e il governo decide che non devono guadagnare più di 150.000 euro, somma più che sufficiente per garantire un ottimo livello di vita.

Immaginiamo che la famiglia del dottor Rossi, incassando 200.000 euro l'anno, ne spendesse i 3/4. Gli economisti direbbero: hanno una propensione media al consumo del 75%. Ovvero spendevano 150.000 euro l'anno.

Se il reddito scende a 150.000 magari consumeranno una percentuale maggiore del reddito. Perdere le abitudini di consumo è difficile. Sceglieranno una vacanza meno costosa, aspetteranno più tempo prima di comprare un'auto nuova, manderanno i figli in vacanza nella casa al mare invece che all'estero, passeranno il Natale a casa invece che a Sharm el Sheik.

Supponiamo dunque che per effetto del minor guadagno aumentino la parte spesa, che sale dal 75 all'80%. Spenderanno 120.000 euro, 30.000 in meno per effetto del minor reddito. Moltiplicato 300.000 (il numero di persone che subisce il taglio) fa un totale di 9 miliardi di spesa in meno.

Però i soldi (15 miliardi) finiscono ai redditi più bassi. Immaginiamo che chi li riceve spenda il 90% della somma ricevuta. La maggior spesa è di 13,5 miliardi. L'incremento di spesa complessivo è di appena 4,5 miliardi derivante da 13,5 miliardi di maggior spesa di chi ottiene qualche soldo in più meno 9 miliardi di minore spesa da parte di chi ha subito i tagli.

Naturalmente si possono fare ipotesi diverse, ottenendo risultati differenti, circa il comportamento dei due gruppi di individui. Per esempio possiamo immaginare che chi riceve i soldi abbia dei debiti da pagare e perciò non usi immediatamente i soldi ricevuti per acquistare beni e servizi. In tal caso l'incremento della spesa sarà inferiore.

Oppure possiamo immaginare che persone con un reddito elevato anche se non subiscono i tagli possano lo stesso ridurre i consumi nel timore di dover subire in futuro tagli analoghi.

Comunque la mettiamo è certo che la redistribuzione del reddito ha effetti generalmente positivi per l'economia, ma anche limitati: nelle ipotesi fatte a fronte di 15 miliardi trasferiti da alcune tasche ad altre, la maggior spesa delle famiglie è di 4,5 miliardi, il 30% della somma complessiva.

Si capisce quindi perchè gli effetti degli 80 euro non sono proprio strabilianti.

23 settembre 2014

T-Ltro della Banca Centrale Europea

Qualche giorno fa la BCE ha realizzato la prima asta per assegnare i prestiti T-Ltro (Targeted long term refinancing operation). Si tratta in pratica di un ulteriore finanziamento della Banca Centrale Europea alle banche che dovranno poi prestare i soldi alle imprese.

Il tasso dello 0,15% è molto conveniente e la durata del finanziamento è di 4 anni. In pratica le imprese riceveranno i soldi dovranno restituire il capitale e poco più. Basterà un rendimento minimo per gli investimenti per rendere conveniente il finanziamento.

Le imprese come lo stato potranno quindi finanziarsi a tassi molto bassi. E' una buona notizia?  Si e no. La buona notizia è che le banche hanno incassato 23 miliardi, il 28% del totale erogato dalla BCE. La cattiva notizia è che la BCE ha erogato una novantina di miliardi, molti meno del previsto.

La ragione è che molte banche nel nord Europa non hanno bisogno di finanziarsi presso la BCE. Possono farlo a tassi anche inferiori e senza problemi. Questo è l'aspetto positivo. L'aspetto negativo è che servirebbe che anche nel resto d'Europa si investissero i capitali perchè la spesa di un paese può alimentare la domanda degli altri.

La sensazione invece è che in molti paesi in questo momento non si pensi a investire; in alcuni casi perchè non c'è bisogno di investimenti aggiuntivi o perchè lo si è fatto in passato. In altri perchè la domanda debole non suggerisce agli imprenditori di investire.

Quest'ultimo è il caso dell'Italia. La domanda aggregata è in calo da molto tempo e questo non stimola gli investimenti. Anzi spinge gli imprenditori a rinviarli. Solo la domanda estera esercita un effetto positivo, ma in questi mesi sta rallentando.

Se le banche italiane porteranno a casa tutti i 37 miliardi di euro previsti e se si trasformeranno in investimenti e nuovi prestiti per le imprese, l'effetto sulla crescita non potrà che essere positivo. Ma occorre considerare che una parte di questi soldi uscirà dall'Italia, diventando domanda di beni prodotti all'estero, sotto forma per esempio di impianti costruiti all'estero. Per questo conta la somma complessivamente erogata dalla BCE, che è inferiore al previsto.

Insomma, il finanziamento T-Ltro produrrà benefici ma non dobbiamo aspettarci molto, almeno nel breve periodo. Qualche beneficio in più potrà arrivare nei prossimi anni, quando gli investimenti daranno i loro frutti.




20 settembre 2014

Se la Svizzera vuole una nostra opera

Costruire una ferrovia per aumentare la capacità di trasportare merci tra il porto di Genova e la pianura padana: è questo l'obiettivo del cosiddetto "terzo valico" che nei progetti sarà completato nel 2020. Il progetto prevede 53 km di ferrovia, di cui 37 in galleria per unire Genova sia con Alessandria che con Tortona. Il collegamento permetterà di portare più merci via treno verso la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia e verso il nord Europa superando due vincoli.

Il primo vincolo è il poco spazio disponibile presso i porti genovesi per dividere le merci in arrivo. La ferrovia serve quindi a portare le merci, così come arrivano via nave, presso i poli logistici piemontesi, dove possono essere divise e inviate ai destinatari.

Il secondo vincolo è rappresentato dalla capacità della linea ferroviaria che sopporta il traffico passeggeri da e per Milano e Torino oltre al traffico merci. Una ferrovia vecchia di quasi un secoloe mezzo, un collo di bottiglia che, impedendo un rapido trasporto delle merci, causa forti ritardi nella consegna di ciò che arriva a Genova.

Se i NOTAV liguri e piemontesi protestano e cercano di impedire gli espropri dei terreni, c'è qualcuno che s'è accorto dell'importanza dell'opera e sollecita gli italiani a realizzarla nei tempi previsti: è la Svizzera.

Nel 2016 entrerà in funzione il tunnel ferroviario del S. Gottardo che permetterà di superare le Alpi svizzere via treno e di chiudere le autostrade svizzere ai camion in transito attraverso il territorio elvetico (se n'era parlato qui).

Gli svizzeri hanno anche capito che se con il "terzo valico" si superasse il collo di bottiglia tra Piemonte e Liguria, molte merci che oggi raggiungono il centro Europa dai porti del nord Europa, in futuro potrebbero arrivare a destinazione dopo essere sbarcate nei porti italiani e aver attraversato la Svizzera da sud verso nord.

Insomma ci stanno dicendo che possiamo lavorare di più, possiamo incrementare gli arrivi nei nostri porti e trasferirele merci altrui ma solo se facciamo le opere necessarie. E ci credono a tal punto che finanzieranno l'ammodernamento della ferrovia italiana tra Novara e Luino con 120 milioni di euro.

18 settembre 2014

Spiegazioni cercasi

In un grande supermercato Carrefour che frequento regolarmente c'è un banco con salumi e formaggi e 2-3 addetti alla clientela. Si prende il numerino e si aspetta il proprio turno. In bella mostra ci sono i cartelli con gli sconti: un prosciutto a 14.90 al kg invece di 19.90, un formaggio con lo sconto del 25% se hai la carta fedeltà.

Se nel supermercato ci sono molti clienti, è facile -se proprio si desidera acquistare qualcosa al banco- dover aspettare molto tempo. Altrimenti si lascia perdere. Ma di fronte al banco, ci sono altri banco-frigoriferi pieni di confezioni di salumi e formaggi già tagliati.

Ma c'è un piccolo trucco. L'etichetta con il prezzo al kg e il prezzo della confezione ha caratteri piuttosto piccoli, e il prezzo non è mai conveniente. Anzi è decisamente caro. Se un prosciutto cotto scontato costa circa 15 euro, quello preconfezionato supera in media i 30. Il tutto scritto -lo ripeto- con caratteri piuttosto piccoli e un'etichetta seminascosta, collocata di solito sul retro della confezione.

Sembra un escamotage per approfittare di chi ha fretta e, non volendo aspettare il proprio turno, prende la confezione con il salume pretagliato, pagandolo caro.

Ora i banchi-frigo con le confezioni già pronte sono costantemente piene di salumi e formaggi. Forse il consumatore medio non si fa ingannare e preferisce il prodotto tagliato al momento o di rinunciare all'acquisto piuttosto che comprare le costose vaschette.

La domanda è: ma se il prodotto confezionato e caro non lo compra nessuno, che fine fa? Un supermercato taglia ogni giorno grandi quantità  di salumi per poi buttarli via o regalarli e questo solo allo scopo di cercare di vendere a un maggior prezzo i proprio prodotti?

Se qualcuno ha informazioni o idee...



14 settembre 2014

Scozia: moneta propria?

Comunque vada a finire, sarà un successo, per l'Europa.

E' quel che si può pensare a proposito del referendum che tra pochi giorni deciderà se la Scozia farà ancora parte della Gran Bretagna.

Se vinceranno i contrari all'indipendenza, spaventati dalle possibili conseguenze economiche, si indeboliranno gli antieuropeisti, che cercano voti facendo leva sui presunti vantaggi di una possibile fuoriuscita dall'Europa.

Se invece vinceranno gli indipendentisti, è possibile che le conseguenze economiche facciano passare la voglia a chi invoca l'uscita dall'Europa.

Quali conseguenze? La prima è la fuga dei capitali. Nel Regno Unito si accolgono a braccia aperte, non mancano i paradisi fiscali, ci sono gestori capaci e un sistema favorevole agli investitori. Cosa succederebbe in una Scozia indipendente?

La possibilità di una Scozia che adotta regole e imposte diverse spaventa i capitalisti, che si sono premurati portando via molti capitali. Qualche banca ha annunciato l'addio, forse anche nel timore che uno Stato indipendente possa adottare una moneta propria, con conseguente rischi, primo tra tutti quello di una svalutazione rispetto alla sterlina (e all'euro).

Ci sono poi altri dubbi: possiamo chiederci se la Scozia resterà in Europa, come si suddividerà il debito pubblico del Regno Unito e quindi quanta parte verrà presa in carico dalla Scozia. C'è il rischio di interscambi complicati da regole giuridiche diverse (quelle britanniche e quelle scozzesi) con conseguente aggravio dei costi per le imprese.

Sono possibili spostamenti di imprese alla ricerca del sistema economico-giuridico più conveniente: in questo settore è possibile che a rimetterci sia proprio la Scozia perchè le imprese del paese economicamente più forte, la Gran Bretagna, potrebbero preferire chiudere le filiali scozzesi per non andare incontro a un aggravio dei costi burocratici.

Insomma ci sono buone ragioni per credere che comunque finisca il referendum per l'indipendenza della Scozia, per l'Europa sarà un successo. Ne uscirà probabilmente rafforzata.

12 settembre 2014

Buona notizie: il debito sale

Il debito pubblico sale, ma in piccola parte è una buona notizia.

Infatti in questo periodo di vacche magre per l'economia ma grasse per i bassi tassi di interesse sul debito pubblico, grazie all'intervento della BCE, il Tesoro sta emettendo più titoli del necessario. Indebitarsi a tassi bassi oggi potrebbe rivelarsi in futuro una buona mossa. Se i tassi dovessero risalire, sarebbe inferiore il ricorso a titoli piazzati a tassi più alti.

Non si sa bene di chi sia l'idea, ma tra il 2009 e il 2010 questa stessa idea venne proposta da Draghi all'allora ministro Tremonti.

I tassi erano saliti alle stelle alla fine del 2008 quando il fallimento di Lehman Brothers causò il blocco dei prestiti tra banche. Poi l'intervento dei governi per garantire i prestiti interbancari abbasso i tassi. Draghi spiegò a Tremonti che era l'occasione giusta per emettere una maggior quantità di titoli a lunga scadenza a tassi bassi.

Tremonti ignorò il consiglio e scoprì nel 2011 che i tassi (e il famoso spread) potevano salire pericolosamente.

Al Tesoro hanno forse imparato la lezione e si premurano di emettere più titoli del necessario. Non si sa mai che il vento a Francoforte, nel grattacielo della BCE, cambi e si trasformi in tempesta.

10 settembre 2014

Moneta-debito. Parola di presunta economista

Secondo Loretta Napoleoni, che come spiega questo articolo tenderebbe a esagerare con i titoli accademici, creare moneta vuol dire creare debito.

Sul Il fatto quotidiano la signora Napoleoni sostiene che chi usa la moneta si indebita, e altre suggestive ma errate tesi signoraggiste. Complimenti a chi ha il coraggio di pubblicarla.

Meno sciocchi sono gli accademici, che non le hanno mai consentito di far carriera, in Italia come in Gran Bretagna.

07 settembre 2014

Se esiste la truffa del signoraggio perchè rubano?

Uno scandalo coinvolge la banca centrale d'Albania. Qualcuno ha rubato più di 5 milioni di euro nell'arco di quattro anni. Le autorità hanno arrestato 16 persone e adesso la bufera ha travolto il governatore.

Niente di strano: i criminali ci sono ovunque e l'Albania non ha certo la fama del paese pieno di persone oneste. Sorge spontanea una domanda: se fosse vera la truffa del signoraggio come è raccontata da molti siti, perchè mai dovrebbero rubare soldi dalla cassa come un rapinatore qualsiasi? 


06 settembre 2014

Vi ricordate dell'accordo di quasi 4 anni fa tra Fiat e sindacati?

Un punto molto controverso era il mancato pagamento dei giorni di malattia attaccati ai week end oppure alle feste. L'azienda aveva di fatto imposto che nel caso in cui l'assenteismo non fosse diminuito, non avrebbe pagato il giorno di malattia di lunedì o comunque immediatamente prima o dopo un giorno libero al lavoratore che avesse già usufruito di 2 giorni di malattia con le stesse caratteristiche.

L'obiettivo era ridurre l'assenteismo "strategico", fatto apposta per allungare una vacanza.

L'iniziativa aveva suscitato molte polemiche. Nei giorni scorsi con la sentenza 18678/14 la Cassazione ha confermato il licenziamento di un lavoratore di un'impresa edile abruzzese che strategicamente si ammalava proprio nei giorni precedenti o successivi una giornata libera, provocando in questo modo un danno all'azienda.

03 settembre 2014

Dollaro a 1.20 ?

Negli ultimi mesi il valore dell'euro rispetto al dollaro è sceso da circa 1,40 (che significa che un euro valeva 1 dollaro a 40 centesimi) a 1.31 circa.

La colpa o il merito è della crisi che attanaglia l'Europa e spinge gli investitori a investire in attività in dollari ma anche delle decisioni della BCE in materia di emissione di moneta. L'acquisto da parte di una banca centrale di titoli di stato fa scendere il valore di una moneta rispetto alle altre, favorendo le esportazioni, mentre le importazioni, soprattutto di materie prime, diventano più costose e questo spinge i consumatori a preferire i prodotti nazionali (nel nostro caso i prodotti in euro, ovunque sia l'impresa che li produce) e le imprese a risparmiare l'uso di materie prime, con effetti benefici sull'innovazione e quindi sulla competitività delle imprese.

Gli americani hanno iniziato prima di noi a emettere moneta per stimolare l'economia (il cosiddetto quantitative easing) perchè l'obiettivo primario della loro banca centrale, la FED, è contenere l'inflazione.

La BCE forse seguirà (per disperazione?) la stessa strada: acquisto massiccio di titoli di stato con clausole per spingere le banche a finanziare le imprese.

Si spera così che ciò faccia salire il PIL di molti paesi europei e che prima o poi aumenti anche l'inflazione, cosa che avrebbe due effetti positivi: il primo diminuire il valore reale debito pubblico eroso dall'inflazione e quindi il rapporto debito/PIL, perchè quest'ultimo aumenterebbe solo per effetto dell'aumento dell'inflazione, e spingere imprese e consumatori a non rinviare gli acquisti, come accade quando i prezzi sono in calo (rinvio l'acquisto di un televisore o di un'auto se so che tra 6 mesi costerà di meno).

L'euro perciò probabilmente perderà valore rispetto al dollaro. C'è chi prevede un cambio destinato a arrivare a 1,20. Succederà? Difficile fare previsioni, perchè il dollaro forte non piacerà agli americani, che eviteranno di rispondere alle mosse europee solo se negli USA continuerà a crescere l'economia e a diminuire la disoccupazione.

02 settembre 2014

Gaza e Siria

Da pochi giorni è iniziata la tregua a Gaza, dopo l'ennesima sanguinosa guerra (forse inutile) tra palestinesi e israeliani. Continuano invece le altre guerre mediorientali. In una di queste è morto un italiano, un ragazzo convertitosi alla religione islamica, Giuliano Delnevo.

Prima di morire, il ragazzo genovese ha scritto un diario in cui espone la sua delusione per l'esperienza siriana: i capi della guerriglia ben sistemati in case o anche in albergo, mentre la truppa, tra cui lui, dormiva al massimo in tende, mangiando e bevendo quel che capitava.

A questo servono le guerre, vien da dire. Chi ci guadagna le vuole, le organizza, le giustifica, e usa gli altri, sfortunati idealisti, per raggiungere i propri obiettivi. Come è successo a Gaza, dove Hamas ha lanciato un'offensiva su Israele, scatenando la reazione dello stato ebraico, dopo la chiusura dei valichi con l'Egitto.

L'effetto di tale chiusura era principalmente economico: la "mafia" di Hamas, perchè di una vera e propria mafia si tratta, si arricchisce con i commerci tra Gaza e l'Egitto, al punto che i capi dell'organizzazione possono permettersi immobili da milioni di dollari.


01 settembre 2014

Lo sapevate che...?

In un'Italia ancora in recessione, sia pure molto meno forte che negli ultimi 2 anni, ci sono settori che godono di buona salute. Per esempio la movimentazione dei container nel Porto di Genova ha battuto a luglio tutti i record. Non ci sono mai stati tanti container in un solo mese, neanche negli anni passati, quando l'economia non era in recessione.

Come si spiega? In due modi. Da una parte col il fatto che l'economia del nord funziona, cresce, nonostante tutto. E il porto di Genova serve soprattutto l'economia di Lombardia, Piemonte, e Emilia Romagna, vale a dire la parte d'Italia che reagisce meglio alla crisi.

Dall'altro ci sono i lavori fatti negli anni scorsi, che hanno ampliato l'offerta di servizi del porto, rendendo possibile la crescita del lavoro in alcuni terminal a ritmi superiori al 10% annuo.


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