17 marzo 2018

Torino 2026

Il prossimo anno a Milano si assegneranno le Olimpiadi invernali 2026. I comuni che hanno ospitato le Olimpiadi del 2006 hanno chiesto a Torino di provare a candidarsi ricevendo prima una risposta negativa del grillino Davide Bono, capogruppo in Regione, che ha spiegato che per regolamento le Olimpiadi non possono essere assegnate al paese che ospita la sessione del CIO che decide l'assegnazione e poi il via libera di Grillo, secondo il quale le Olimpiadi si possono fare purchè non si spenda e non si costruisca troppo.

Le Olimpiadi del 2006 sono costate diversi miliardi di euro, buona parte dei quali per opere necessarie, da fare in ogni caso, come il completamento di due autostrade (Torino-Bardonecchia e Torino-Pinerolo), la ristrutturazione/costruzione del Palavela a Torino, dei palazzetti del ghiaccio a Pinerolo e Torre Pellice, dell'aeroporto, il rifacimento di molti impianti di risalita in tutto il Piemonte e non solo nella zona delle gare, la costruzione di uno spazio destinato a ospitare grandi eventi soprattutto musicali (l'attuale PalaAlpitour) e di residenze universitarie.

Altri impianti come l'Oval sono stati impiegati, dopo le Olimpiadi, in modo diverso, e altri ancora, in particolare i trampolini di Pragelato e la pista del bob di Sansicario non si sono più usati, per una discutibile scelta del CONI, decisione che ha fatto parlare di sprechi.

Secondo il Movimento 5 Stelle che amministra Torino e che a Roma s'è opposto al progetto di Olimpiade, tutto ciò non si dovrebbe replicare. Si vorrebbe una Olimpiade low cost con l'impiego delle strutture esistenti e interventi minimi. In pratica le Olimpiadi non cambierebbero nulla nel territorio, servirebbero solo a riempire gli hotel e a fare pubblicità a luoghi che già oggi godono della fama legata all'Olimpiade 2006.

Vale davvero la pena spendere soldi per far conoscere un territorio ben conosciuto perchè ha ospitato l'ultima Olimpiade invernale disputata in Europa?

05 marzo 2018

Promesse elettorali

Gli italiani hanno votato premiando i partiti più populisti, i grillini al sud, la Lega al nord.

Tra i pochi dati in controtendenza per il Movimento 5 Stelle c'è quello di Torino, dove la sindaca Chiara Appendino spiega che il movimento cala perché sta mettendo in ordine i conti della città.

A me pare un'ottima chiave di lettura delle vicende politiche degli ultimi anni. Si vota col portafogli in mano, non importa la situazione generale di un paese, ma la propria condizione personale.

La situazione complessiva del paese e dei conti pubblici interessa poco e chi se ne occupa non viene premiato dagli elettori. Il PIL in crescita è sembrato ininfluente, mentre nel 2014 gli 80 euro hanno suscitato speranze e illusioni, premiando Renzi alle Europee così come quest'anno le promesse economiche di questa campagna possono spiegare la vittoria di Lega e M5S e la sconfitta del PD e di Berlusconi.

Oggi inizia una nuova corsa, quella dei partiti vincenti a mantenere le promesse. Promesse spesso impossibili, e per questo si definiscono populisti, sia perchè le somme da spendere sarebbero enormi sia perché esistono vincoli di bilancio previsti dalla Costituzione e da accordi europei.

Il tutto in un contesto economico positivo ma non troppo. La crescita dell'economia è concentrata al nord, il sud arranca ormai da quasi 10 anni anzi da quando s'è ridotto in modo drastico il flusso di denaro che stimolava la domanda.

L'economia italiana, i bilanci statali sono quindi vincoli formidabili per i partiti che tuttavia vorrebbero accontentare elettori che guardano al proprio interesse personale e son pronti a cambiare voto in un attimo.




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