27 maggio 2024

Nicolò Introna

Federico Fubini, giornalista economico del Corriere della Sera ha scritto un interessante libro, L'oro e la patria (Mondadori), dedicato a un personaggio sconosciuto o quasi, Nicolo Introna. 

Introna, importante dirigente della Banca d'Italia che ha lavorato soprattutto in epoca fascista, ha lasciato un archivio personale di 80 mila pagine che hanno permesso a Fubini di ricostruire numerose vicende che l'hanno visto protagonista. Una in particolare, la difesa dell'oro della Banca d'Italia, che interessava ai tedeschi durante l'occupazione di Roma. 

Introna cerca di nascondere l'oro in una intercapedine, sconosciuta ai più, del palazzo della Banca d'Italia, ma deve fare i conti con la paura del Governatore Azzolini che, temendo ripercussioni, finisce per lasciare che i tedeschi si impossessino dell'oro e che Mussolini, diventato capo della Repubblica Sociale Italiana, uno stato fantoccio creato dai  tedeschi che occupano l'Italia, ottenga i soldi che gestiva personalmente su un conto della Banca d'Italia.

Il libro di Fubini mostra le due facce contrapposte del paese durante la dittatura. 

Azzolini è il classico yesman piegato ai voleri del regime, di cui sfrutta i benefici. Non si oppone in alcun modo alla folle politica di rivalutazione della lira, che porta alla forte diminuzione delle riserve auree della Banca d'Italia e all'uso molto spregiudicato dei soldi pubblici da parte di Mussolini. Asseconda i tedeschi sull'oro, mettendo in pericolo il futuro dell'Italia che ha bisogno delle riserve di oro come garanzia per il pagamento delle importazioni. Finisce in carcere ma se la cava, dopo una condanna in primo grado dove rischia anche la pena di morte, in un'Italia democratica che non respinge il passato e chi l'ha costruito, ma lo usa per ricostruirsi.

Introna invece è un uomo indipendente e onesto, per questo chiamato a Roma dal governatore Bonaldo Stringher, subisce attacchi dai giornali di regime perchè oppone le regole della Banca d'Italia a chi cerca di sfruttare le banche (controllate dalla Banca d'Italia) per operazioni spregiudicate e illecite. Non ha capacità politiche e per questo subisce molte sconfitte, tra cui quella di essere accantonato da Luigi Einaudi che diventa governatore della Banca dopo che lui, Introna, ne è stato il commissario straordinario. 

Anche Einaudi e Introna possono essere considerate le due facce contrapposte di un paese, questa volta democratico. Mentre Introna spiega le sue idee sul futuro economico del paese, soprattutto allo scopo di evitare che la politica usi l'economia per fini privati e politici, Einaudi si rifiuta di farlo, evitando di rispondere alle domande di una commissione nata per offrire le migliori idee degli esperti di economia ai membri dell'Assemblea Costituente. Il motivo è che pensa che le sue idee piacerebbero a pochi e gli compremetterebbero la carriera politica. Che invece va a gonfie vele: Einaudi benchè monarchico dichiarato diventa il primo Presidente della Repubblica.

Non è, nel suo piccolo, un uomo coraggioso come Introna, e ce lo conferma la vicenda IRI di cui parleremo la prossima volta.

04 maggio 2024

La crisi di Fiat (in Italia)

Pochi lo sanno, ma tra i diversi marchi del gruppo Stellantis, Fiat è il marchio che vende più automobili. Eppure in Italia, patria della Fiat, la produzione di auto pare in crisi e Mirafiori, storico stabilimento di Torino, affronta un futuro molto incerto. Perchè?

La storia della Fiat racconta di un'impresa che ha prodotto tante automobili tenendo sotto controllo i costi di produzione, offrendo bassi i prezzi di vendita, con cui ha attirato milioni di italiani con redditi bassi e poche pretese, e guadagnando quindi pochi soldi per ogni esemplare prodotto e venduto. 

Questo modello di business funziona ancora in parte del mondo, dove l'automobilista ha poche pretese e pochi soldi da spendere. 

Non dove i costi di produzione sono più elevati e dove si sta ampliando il divario tra consumatori ricchi che puntano a acquistare marchi prestigiosi e consumatori meno ricchi che cercano quasi sempre il prodotto più conveniente.

In questi paesi, è sempre meno conveniente produrre le auto dei marchi che un tempo erano molto diffuse. E' una questione di costi di produzione e di mercato. Ci si sposta dove i costi di produzione sono inferiori e dove il mercato di un certo tipo di auto è più attraente.

Naturalmente Stellantis non dimentica di avere impianti e personale competente in Italia, ma è difficile se non impossibile che la produzione di utilitarie torni in Italia.
Soprattutto se la motivazione è nazionalistica: l'Italia non è il miglior posto al mondo in cui produrre qualcosa, non si produce in un paese per amore di quel paese. Chi ha il potere di decidere la politica industriale di un paese dovrebbe cercare di capire quali sono i motivi che spingono Stellantis a produrre altrove e perchè non esistono impianti di altri produttori mondiali.


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