30 luglio 2011

Il debito repubblicano

Da giorni tv e giornali dedicano ampio spazio alla questione del debito pubblico USA. Negli Stati Uniti il Parlamento ha fissato un limite al debito pubblico. Un limite che non si può superare senza un intervento legislativo.

Raggiunto il limite, tra il 2 e il 10 agosto, il governo federale non potrà indebitarsi ulteriormente. Vedremo in tv gli uffici pubblici chiusi, gente disperata che spiegherà di non saper come vivere senza i sussidi o la pensione e di non potersi curare.

Ma i problemi maggiori saranno sui mercati finanziari e nel resto del pianeta. La domanda americana subirà una flessione e con essa diminuiranno la produzione di beni e servizi negli USA e nel resto del mondo. Potrebbe crollare la fiducia verso i titoli di stato americani, con conseguenze imprevedibili nei mercati finanziari mondiali, dove tali titoli sono usati come strumento di garanzia.

Nella migliore delle ipotesi assisteremo, se democratici e repubblicani non trovano presto un accordo, alle conseguenze del calo della domanda americana. Nella peggiore si potrebbe ripetere la pessima esperienza del 2008, quando il fallimento di Lehman Brothers ha fatto crollare la fiducia nel sistema bancario e finanziario mondiale provocando un calo considerevole dei finanziamenti alle imprese e ai privati, con le conseguenze che conosciamo sull'economia reale.

Come si è arrivati a tutto questo?

Nell'immediato le colpe sono della destra repubblicana, il Tea Party, che si rifà alla ribellione degli americani che volevano liberarsi dal controllo inglese e dalle tasse inglesi sul té americano che servivano a finanziare le spese militari.

Il Tea Party, forte specie dopo la sventurata scelta di Sarah Palin come candidata vice-presidente nelle elezioni del 2008, spinge il Partito Repubblicano verso una posizione radicale. Rifiuta il compromesso fatto di un mix delle ricette dei due partiti, punta a realizzare solo tagli alla spesa sociale e a concedere un aumento temporaneo del debito, per rinviare il problema al 2012 e mettere in difficoltà Obama in vista delle elezioni presidenziali.

Per il passato, invece, un articolo del Sole 24 Ore (vedi qui) ripercorre le vicende del debito pubblico americano negli ultimi 30 anni, da Reagan a Obama, sottolineando che i repubblicani, grazie a un misto di tagli alle imposte per i ricchi e di una forte spesa, soprattutto militare, sono i veri responsabili della crescita del debito pubblico statunitense.

Negli ultimi trent'anni hanno fatto salire il debito in modo impressionante: dal 32% del PIL lasciato da Carter all'82% lasciato da Bush (senza considerare le garanzie statali concesse per far fronte alla crisi maturata nel corso della presidenza dei Bush figlio).

E le prospettive future sono tutt'altro che positive: se non si trova un accordo nei prossimi giorni, il governo potrebbe essere costretto a tagliare drasticamente le spese gettando il paese (e forse il mondo intero) in una nuova recessione.

Una fortuna per il Tea Party, a cui non interessano i poveri e che punta a mettere in difficoltà Obama, ma una sventura per l'economia mondiale.

Siamo sull'orlo di un precipizio che ricorda il 2008, quando si tentò inutilmente di salvare la più piccola delle banche d'affari, Lehman Brothers, e qualcuno (vedi qui) festeggiò quando Lehman fallì. Fu l'inizio della più grande crisi economico-finanziaria del dopoguerra.

29 luglio 2011

Lo Spreco Divino

Fra poco verrà a far visita a Madrid Benedetto XVI, in veste di capo religioso e non come capo di Stato (non so perché abbiano voluto fare questa precisazione).
Per mia fortuna quel giorno sarò al mare in Italia, non voglio nemmeno immaginare l'intera città bloccata per il Papa-tour.

Degli sprechi e dei privilegi economici della Chiesa in Italia ne abbiano già parlato in qualche altro post.
Ho sempre pensato di farne uno sulla situazione della Chiesa in Spagna, visto che ho il presentimento che dopo tanti decenni di ultra-cattolicesimo franchista durato fino al '78, (dittatura nella quale per esempio se non si era battezzati non si aveva diritto quasi a niente), ed ancora oggi con tanto Opus Dei e con tante amministrazioni locali e regioni ormai in mano al PP tali privilegi siano maggiori che in Italia.
Tuttora non dispongo di informazioni sufficienti per fare un discorso generale, però posso segnalare un caso.

Nonostante la laicità dimostrata dal governo di Zapatero in altre occasioni, soprattutto nella sua prima legislatura con le leggi che permettevano di sostituire la materia scolastica di "Religione" con quella di "Etica", o che permettevano matrimoni (con conseguente diritto di adottare figli) a coppie omosessuali, riconoscimenti alle coppie di fatto, istituzione del divorzio breve (detto "divorcio expréss"), ampliazione della libertà di abortire (prima era legale solo in casi riconosciuti come "d'estrema necessità" tipo donne violentate, troppo giovani, troppo povere ecc e solo dopo una lunga trafila burocratica), maggior libertà nella donazione di organi dei defunti, rimorzione di simboli religiosi dalle scuole pubbliche e dagli edifici pubblici, ed altre che scatenarono l'ira del clero cattolico e delle frangie cristiane più fanatiche della penisola iberica, ai quali il governo rispondeva fieramente con frasi del tipo "è finito il tempo in cui la Chiesa comanda sugli spagnoli, oggi il nostro è finalmente uno Stato laico e di diritto nel quale il clero si occupa della religione ed il parlamento eletto dai cittadini si occupa delle leggi".

Ad oggi però questa laica fierezza purtroppo sembra ormai un ricordo.
Basti vedere quanto è disposto a regalare il governo socialista, (senza contare tutti gli sgravi fiscali per le imprese che patrocinano l'evento), al pontefice tedesco?
Circa 50 milioni di € pubblici, per godere della presenza del simpatico Benedetto...Ma i sacrifici economici che il governo impone ai cittadini per via della crisi non dovrebber valere anche per chi dovrebbe aver fatto voto di povertà?

Nella foto Luis Rodrìguez Zapatero e Joseph Ratzinger

Si risveglierà lo spirito e l'orgoglio anti-bigotto che il governo del PSOE sembrava aver tirato fuori alla  "Cattolicissima Spagna"?

22 luglio 2011

"La Tortura Non è Ne' Arte Ne' Cultura"...e costa pure molto!

 "La tortura no es ni arte ni cultura" è uno degli slogan più in voga tra i (sempre più forti) movimenti spagnoli che si oppongono alla tradizione ignobile della "corrida", che non fa onore ad un Paese bello ed importante come la Spagna, che eppure di arte e di cultra nella sua storia ne ha saputa mostrare molta al mondo.

In realtà ci sarebbe da dire che "las toreadas", (questo sarebbe il nome più corretto),  non sarebbero un'esclusiva spagnola come molti pensano, ma vengono praticate anche in Portogallo, in buona parte dell'America Latina e persino nella Francia meridionale.
E' vero però che se la Spagna è per antonomasia la terra delle corride, un motivo c'è.
Semplicemente è il Paese in cui ne avvengono di più, in cui piace di più ed in cui ci si presta più attenzione.

Risparmio commenti personali su di una pratica barbara e macabra che consiste nell'uccisione lenta, (circa 20 minuti/mezz'ora per ogni toro), ed estremamente dolorosa di un animale innocente (che nemmeno riesce a rendersi conto del perchè di tanto dolore e cattiveria nei suoi confronti),  davanti ad un pubblico entusiasta.

Sono contento che sempre più spagnoli chiedano la fine di questo scempio e l'applicazione pure per i tori delle leggi che obbligano le aziende a togliere la vita agli animali da macello in maniera il più possibile degna ed indolore.

Storica e degna di lode infatti la decisione della Catalogna di proibire le corride a partire dal 2012...Spero possa aprire gli occhi anche alle altre regioni.

Non mi soffermerò nemmeno sulle varie fasi dello svolgimento della corrida, e sui supplizi sofferti dalle vittime prima di morire, che trovate ben spiegati anche sulla wikipedia italiana, vedi qui.

Quello che mi interessava mostrare in questo blog che si occupa di economia, è come il giro d'affari intorno alle corride sarebbe in grave perdita se non fosse per le sovvenzioni dello Stato, come descritto in questo pdf, elaborato da una delle associazioni che si impegnano per l'illegalizzazione della tauromachia.

Quanto pagano quindi tutti i residenti in Spagna (o in Europa più in generale visto che ci sono fondi destinati alla tauromachia che provengono addirittura dall'Unione Europea), affinchè un'accozzaglia di sadici vigliacchi si diverta vedendo uccidere brutalmente un animale?

In sintesi si parla di circa 560 milioni di € pubblici annuali sprecati vergognosamente.
Cifre con cui concordano numerose altre fonti, (variano tutte di pochi milioni), giornalistiche e non, che ho trovato nel web2.
Non sarebbe forse il caso di rispiarmiarseli vista la crisi? Forse il problema però sarebbe trovare le risorse per dare nuove occupazioni a chi lavora in questo settore, (o in imprese comunque dipendenti o  in qualche modo legate al mercato della tauromachia, che sono molte).
Sarà forse questo che impedisce allo Stato di prendere una decisione civile? E' l'unica ragione che riesco a darmi.

Ci tengo a dire che con questo post non voglio puntare il dito contro gli spagnoli. Al contrario, sono convinto che siano un popolo diviso da sempre in due parti, (anche gli italiani secondo me, però meno infatti non abbiamo avuto la guerra civile...), che non potrei descrivere meglio che citando un'altra associazione contro la corrida, con cui voglio chiudere il post:

"I sostenitori della corrida da sempre tentano d'identificare gli spagnoli con i toreri
ma nessuno meglio di Miguel de Cervantes descrisse i due tipi di spagnoli:
Don Quijote e Sancho Panza.
I primi combattenti contro giganti; gli altri devoti al cibo ed alle bevute.
I primi lottatori contro cause impossibili; gli altri che semplicemente tirano a campare.
I primi disposti ad ottenere un mondo migliore; gli altri ad ottenere il meglio dal mondo[gioco di parole in spagnolo che non rende in italiano ndr].
Gli uni idealisti; gli altri egoisti.
Gli uni solidali; gli altri individualisti ["insolidarios" ndr].   

Noi siamo anti-corrida...e  tu?"

1http://www.terra.es/personal/pacocj/toros.htm

 

19 luglio 2011

La follia telematica


Torno a scrivere oggi dopo la tempesta delle dichiarazioni dei redditi, di cui praticamente nessun giornale ha parlato, perchè probabilmente è un argomento che riguarda solo pochi "evasori" e solo i "pochi" che le tasse devono farle pagare.

Quest'anno è stato peggio del solito. E per peggio intendo che invece del solito caos è stato un disastro su tutta la linea.
Mi spiego meglio.
Negli anni '80, quando le dichiarazioni dei redditi si facevano e si copiavano in triplice copia, a mano con la carta carbone, si pagava e si spedivano entro il 31 Maggio di ogni anno.
Bene, oggi con tutti i programmi telematici dell'Agenzia delle entrate, con tutto quello che si è speso per PEC, PIN, smart card, programmi, non è stato possibile far pagare praticamente nessuno entro la prima scadenza naturale: il 16 Giugno.

Questo perchè?

Perchè i commercialisti sono dei lazzaroni?
Perchè le società di software hanno tutti i dipendenti al mare?
Perchè i contribuenti non sono particolarmente preoccupati del dover pagare le tasse?

Beh, semplicemente perchè i software dell'agenzia delle entrate, e in particolare quelli per gli studi di settore, il famigerato "Gerico" sono usciti il 10 Giugno, venerdì sera.
Secondo voi cosa è successo?

Beh, semplicemente che le società di software ci hanno messo una settimana per implementare il gerico e la scadenza del 16/06 è saltata per la maggior parte dei contribuenti, anche se l'agenzia delle entrate ha concesso una dilazione di 20 giorni per pagare senza mora, ottenendo una duplicazione di scadenze veramente micidiale.

Ora, a parte i tecnicismi, è possibile mai che le cose non si possano fare entro tempi decenti per tutti?
E' possibile che in pochi giorni bisogna compilare le dichiarazioni dei redditi, contattare tutti i clienti e decidere se adeguarsi o no ai minimi degli studi di settore e pagare?

Purtroppo il cattivo esempio viene dall'alto: finanziaria approvata in ritardo, decreti attuativi in perenne ritardo e pieni di errori, istruzioni in ritardo, programmi in ritardo tutto.

E' mai possibile che non si possano avere tutti gli strumenti pronti per Aprile/Maggio per finire tutto in tempo e con calma per Giugno?

E' possibile che nell'era telematica ci voglia più tempo di quando le dichiarazioni dei redditi si facevano a mano?

Forse - e voglio essere u npo' malizioso - è perchè allo stato conviene di più far pagare tutti con la maggiorazione dello 0,40% in più il 16 Luglio?

16 luglio 2011

Attacco all'Italia: un'ipotesi suggestiva

La tempesta sulle azioni e i titoli di stato che si è scatenata tra venerdì 8 luglio e martedì 13 resterà un episodio isolato? O sarà solo il primo di una serie di attacchi speculativi contro l'Italia e l'euro destinati a protrarsi per mesi o forse per anni? E la manovra approvata in tempi rapidi dal Parlamento sarà sufficiente a fermare la speculazione?

Non sappiamo come andrà a finire, ma ci sono alcune certezze.

La prima è che con l'attacco speculativo della scorsa settimana tutti hanno capito che occorre intervenire pesantemente per raggiungere il pareggio di bilancio, condizione essenziale, visto che il PIL sale molto lentamente, per far diminuire il rapporto debito/PIL. L'hanno capito anche quelli che fino a qualche tempo fa sperava in un improbabile taglio delle imposte.

Shock economy, come direbbe Naomi Klein.

La seconda certezza è che l'attacco ai titoli di stato italiani è stato lanciato in un contesto di scambi modesti sui mercati azionari e obbligazionari. Sono bastati pochi soldi per far salire i rendimenti di BOT e BTP e per far crollare il valore di molte azioni, a cominciare dalle azioni bancarie.

Sarebbe bastato un intervento della BCE e del governo per fermare gli speculatori, ma non è successo. Le azioni sono crollate venerdì, poi lunedì e infine nelle prime ore di contrattazione di martedì. Poi hanno recuperato in poche ore di oltre il 10%.

Una speculazione semplice, che avevo previsto sabato scorso (vedi qui), e che potrebbe avere una sua logica.

Il rendimento di BOT e BTP è, da quasi 3 anni, molto basso, complice l'abbondante disponibilità di liquidità a basso costo offerta dalle banche centrali, mentre i portafogli bancari sono pieni di titoli di stato.

Se il tasso di sconto della BCE sale per tenere sotto controllo l'inflazione, per le banche diventa meno conveniente possedere titoli di stato. Per convincere le banche a comprare altri titoli serve un aumento dei rendimenti dei titoli di stato.

Ma a chi torna utile la speculazione sulle azioni bancarie? Difficile dirlo, anche perchè venerdì un gran numero di azioni Unicredit e IntersaSanPaolo è stato scambiato presso Sigma X, una piattaforma elettronica di scambio di titoli (in gergo dark pool) che Goldman Sachs mette a disposizione di clienti che preferiscono restare almeno anonimi almeno per un pò di tempo.

Chiunque abbia scatenato le vendite, una cosa è certa: le fondazioni bancarie comprano e vendono le azioni delle banche e ci guadagnano, come è successo con la Fondazione CRT (vedi qui).

Dunque possiamo immaginare che dietro alla speculazione ci siano proprio le banche, che provocano un aumento dei tassi e l'occasione giusta per ottenere guadagni facili (per le fondazioni bancarie).
Si spiegherebbe così anche lo strano silenzio del governo, che ha ottenuto tre risultati in un colpo solo.

Primo, ha reso i propri elettori meno ostili verso una pesante correzione dei conti pubblici. Secondo, s'è garantito che le banche continueranno a sottoscrivere i titoli di stato.
Terzo, fa comodo al governo che le fondazioni bancarie e magari le stesse banche ottengano qualche utile in più speculando in borsa. Le fondazioni bancarie usano i soldi per finanziare opere di utilità sociale, integrando i soldi spesi dagli enti locali e non puà dispiacere al governo se, in un momento di difficoltà e tagli, questa spesa aumenta, soprattutto al nord dove operano molte fondazioni bancarie.
Un quarto risultato il governo lo potrebbe incassare nei prossimi giorni: se non assisteremo a crolli nei valori di borsa, potrà dire che la manovra ha rassicurato i mercati.

15 luglio 2011

Zeitgeist Contrastado


Una coppia spagnola di Cordova, armatasi di libri, encicolpedie e di una buona dose d'ironia (anche con qualche simpatico fumetto di quando in quando, come quello che ho inserito come foto), ha realizzato una delle critiche probabilmente tra le più complete ed approfondite allo pseudo-documentario chiamato Zeitgeist, composto da due film ("Zeitgeist The Moovie" e "Zeitgeist Addendum"),ed  affermatosi negli ultimi anni un po' come la bibbia del complottismo e del signoraggismo internazionale.

Su tale documentario-spazzatura in generale e sul capitolo riguardante il signoraggio, sono già state spese a suo tempo poche ma sufficienti parole anche da econoliberal: vedi qui e qui

Ma torniamo alla coppia spagnola: preoccupata per la quantità di gente che credeva letteralmente a questo film come se fosse parola divina, la donna, ("Natsufan" secondo il nickname usato nel blog), esperta di mitologia, storia e religione ha iniziato nel suo blog a smontare pezzo per pezzo le fandonie cospirazioniste sul cristianesimo e sulle religioni antiche.

Dopodiché il marito, (nickname "Chezmamundi"), economista ed appassionato di storia militare, si è occupato di sfornare una serie di articoli che spiegano il sistema monetario, il funzionamento reale delle banche centrali, e le bugie e le illusioni sul signoraggio ("señoreaje" in spagnolo), contestando con fonti accademiche i punti principali della teoria esposta nello pseudo-documentario cospirazionista (o "conspiranòico" come lo chiamano loro fondendo le parole "conspiracionista" e "paranòico"), oltre che alcuni altri post che ribattono alle tesi demenziali sostenute nel film sulle guerre mondiali e sulla guerra in Vietnam, (tipo che gli americani sapevano benissimo che i giapponesi avrebbero colpito a Perl Arbour e glielo lasciarono fare apposta, che la guerra in Vietnam era stata concepita volontariamente per durare molto e perderla, e simili).

La parte dedicata al complottismo sull'11 Settembre è stata smontata anch'essa nel blog dei due sposi, attraverso il ricorso ad esperti in materia.

Discreto spazio è stato dedicato anche all'analisi della struttura generale dei film, delle tecniche utilizzate, delle fonti e delle citazioni presentate in Zeitgeist e anche al suo stesso autore Peter Joseph, mostrando anche i numerosi legami tra lo pseudo-documentario e l'estrema destra.

Un lavorone che secondo me, complottismo a parte, vale la pena leggersi perché è un'occasione per imparare qualcosa d'interessante su religioni, mitologia, astrologia, astronomia, storia, giornalismo, politica, economia ecc (un pò tutti gli argomenti toccati dai due film insomma).

Inutile dire che i due autori, come tutti i "debunker", (probabilmente in maniera maggiore quelli che si occupano di signoraggismo), oltre ai complimenti (immancabili quando si svolge un lavoro così  ben curato), si sono visti sommergere da una caterva di insulti e di argomentazioni illogiche e disperate per arrampicarsi sugli specchi, da parte di gente che ha fatto della resistenza internettiana ai (presunti) complotti contro l'umanità la propria ragione di vita, e che pertanto non riesce ad ammettere che Zeitgeist è, per dirla con Fantozzi se mi è concesso: "una cagata pazzesca!".

Questo il link dell'indice del saggio "Zeitgeist Contrastado" .
Dal quale però desidero trarre e tradurre in italiano, una breve quanto interessante sintesi schematica, (incopleta e giusto così per rendere un'idea, come specifica anche lo stesso autore nel blog), dell'evoluzione della moneta, e quindi della banca centrale, nel corso della storia.
Tratto dal blog in questione, da un articolo di qualche anno fa di Chezmamundi sul signoraggismo.

-Al principio c'era il baratto, non denaro. (Preistoria, più o meno).


-Crescendo il commercio, c'era bisogno di una capacità di scambio più rapida e flessibile: sorsero le monete (il denaro fisico). Certi Paesi e certi individui adottarono monete come mezzo di scambio in cui tutti confidavano. (Età Antica, più o meno).


-Il commercio continuava a crescere. Llegó un momento en que non c'era in circolazione metallo prezioso sufficiente per produrre moneta. Certi individui emettevano quindi biglietti di carta attraverso i quali si compromettevano a devolvere al portatore la quantità stabilita: furono i biglietti (denaro "fiduciario o di fede" [tradotto con le virgolette perché di certi termini tecnici non conosco la traduzione ndr]: ci si fida del fatto che quel foglietto valga quello che scrive in oro, argento o quello che sia. All'inizio, i biglietti venivano emessi da privati (Medioevo, più o meno).


-Il commercio continuò a crescere. C'era sempre più bisogno di maggiori sicurezze che il valore di tali biglietti fosse riconosciuto in aree sempre più vaste. Si fondarono così le prime banche, entità private che garantivano il valore di questi biglietti emessi da loro stesse, (Rinascimento, più o meno).


-Il commercio continuò a crescere. Per regolare l'attività finanziaria e commerciale ed affinchè tutto fosse normalizzato, gli Stati concessero il monopolio di emissione dei bigletti ad una sola banca per ogni Paese (XVIII° secolo, più o meno). Furono le primitive banche nazionali.


-il commercio continuò a crescere, ed aveva caratteristiche sempre più internazionali. Per mettersi al riparo dalle crisi finanziarie e dai "panici bancari" [traduzione letterale probabilmente inesatta ndr], lo Stato decise di "prendere il toro per le corna". Le banche con monopolio di emettere i biglietti passarono dall'essere private ad essere pubbliche e statali (XIX° secolo, più o meno). Sorgono le banche centrali.

-Ma le crisi economiche continuavano a ripresentarsi, con minor frequenza, ma molto più forti. Gli economisti s'accorsero che l'unica cosa che era cambiata con la statalizzazione era aver sostituito ai banchieri privati interessati ai propri benefici, politici corrotti o irresponsabili. Nasce l'idea di avere banche centrali indipendenti (prima metà del XX° secolo, más o menos).


-Durante la seconda metà del XX° secolo, le banche centrali iniziano sempre più ad indipendizzarsi dai loro governi. Le crisi sono sempre meno numerose, e si reagisce sempre più rapidamente ad esse, nonostante che non si siano certo eliminate. Ogni nuova crisi permette di scoprire nuovi errori nel sistema, che va perfezionandosi nel cammino.

-Inizio del XXI° secolo. Proprio quando cominciavamo ad arrangiarci ed a capirci qualcosa, vengono fuori alcuni furbi, fanno uno pseudo-documentario chiamato Zeitgeist, e si mettono a questionare tuuuuutto questo processo di migliaia di anni...Da capo. Forza ragazzi! Ricominciamo da capo che ce lo dicono loro1




Io l'ho trovato interessante ed ho pensato di tradurlo e di condividerlo con i miei compatrioti lontani.
A presto




14 luglio 2011

La scoperta della crisi


Se volete capire perché i problemi economici non si risolvono mai e perchè qualcuno propone di affrontarli seguendo strade improbabili (come fanno i signoraggisti) leggete questo articolo di Mario Monti, pubblicato sul Corriere e sul Financial Times.

Monti esordisce spiegando che la crisi dell'Eurozona "a lungo esorcizzata" ha bussato "con una certa brutalità anche alle porte dell'Italia". L'Italia ha saputo mantenere i conti pubblici sotto controllo, a differenza della Grecia, non ha risentito di un crollo dell'economia come quello spagnolo e non ha dovuto salvare le banche.

Ciò nonostante, prosegue Monti, la speculazione se l'è presa con il nostro paese perché la politica tende a rinviare i problemi (anche se l'attacco della speculazione ha poi spinto governo e opposizione, sotto la regia di Giorgio Napolitano, a elaborare una risposta rapida) e perché l'economia è ferma, non cresce.

Dunque la sfida è far crescere l'economia italiana ovvero "aumentare la produttività complessiva dei fattori produttivi, la competitività e la crescita; e ridurre le disuguaglianze sociali". La ricetta è una spinta alla concorrenza, ostacolata dalle corporazioni, col sostegno della politica, e da una serie di regole deboli che non consentono alle autorità che regolano certi mercati di alzarne la concorrenzialità.

Letto l'articolo mi sono detto: vuoi vedere che mi tocca infilare Mario Monti nell'elenco degli asini economici?

Ci sono almeno tre punti debolissimi nell'articolo pubblicato su FT e Corriere.
Il primo è la tardiva scoperta della crisi. Monti pare accorgersi solo oggi della crisi, come se non ci fossero mai stati il calo di oltre il 5% del PIL nel 2009 e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Forse nelle ovattate stanze della Bocconi e della commissione europea si vede la crisi solo quando minaccia l'euro e non quando colpisce le imprese dove gli operai si sporcano le mani lavorando alla catena di montaggio?

Il secondo è l'idea che l'attuale governo di destra possa rimodulare la politica economica riducendo le disuguaglianze sociali. La destra di solito non desidera ridurre le disuguaglianze e l'attuale governo ha dato prova in numerose occasioni di schierarsi preferibilmente a fianco dei ricchi e di non voler ridurre le disuguaglianze.

La terza è l'idea che una maggiore crescita sia possibile incrementando la concorrenza. Certo, un pò aiuterebbe l'economia a crescita, ma sarebbe un incremento una tantum, capace di far salire il PIL di 1-2 punti percentuali ma non di risolvere i problemi strutturali dell'economia italiana.

Se la ricetta per far crescere l'economia italiana sono le liberalizzazioni proposte da Monti, si comprende perchè i problemi economici restino irrisolti e anche perchè qualcuno si inventa le frottole del signoraggio: un'illusione è meglio di niente.

12 luglio 2011

Quel terribile 1992 (o forse è il 2011) ?

Uno degli anni più drammatici della storia repubblicana è stato senza dubbio il 1992.

L'Italia, reduce da un anno di recessione scatenata dall'invasione del Kuwait e dalla guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein, si appresta a andare alle elezioni quando all'improvviso scoppia tangentopoli.

Lo sconosciuto Mario Chiesa, confessando le tangenti, spiega che il sistema di corruzione dei politici è diffusissimo.

Presto si capisce che l'intero sistema politico è a rischio e le elezioni si svolgono sotto minaccia: quanti tra gli eletti sopravviveranno alla tempesta? I quattro partiti al governo ottengono una risicata maggioranza e, una volta scelto Amato come presidente del consiglio, si capisce che il governo Andreotti, andandosene, ha fatto un uso smodato della spesa pubblica nel tentativo di ingraziarsi l'elettorato.

E mentre la mafia uccide Falcone e Borsellino, Amato capisce che i conti pubblici sono pessimi. Senza interventi, il deficit toccherà i 150.000 miliardi.

In autunno cade un'altra tegola sull'Italia: la speculazione finanziaria colpisce la sterlina e la lira. La Banca d'Italia sacrifica le riserve accumulate negli anni precedenti nel tentativo di impedire il crollo della lira, ma non riesce nell'intento. La lira e la sterlina escono dallo SME e si svalutano rispetto alle altre monete.

Amato fa leva sulla paura di un'Italia incapace di ottenere credito per ottenere il potere necessario a fare una manovra lacrime e sangue. Tra tagli e imposte (nasce allora l'imposta che poi si chiamerà ICI) si aggiustano i conti per oltre 90.000 miliardi.

L'Italia poi se l'è cavata con ulteriori sacrifici e imboccando la strada della crescita, trainata negli anni '90 dallo sviluppo della tecnologia informatica applicata soprattutto alle telecomunicazioni.
I sacrifici del 1992 hanno lasciato segni profondi e c'è chi, come Berlusconi, ne ha approfittato per organizzare, nel 1994, una campagna elettorale all'insegna della paura per i sacrifici di Amato e Ciampi.

Oggi è proprio il governo Berlusconi a imporre i sacrifici, che potrebbero essere molto severi se la speculazione avesse la meglio e facesse salire i tassi di interesse sui titoli di stato.

09 luglio 2011

Come guadagnano gli speculatori (e cosa non si racconta)


La giornata di venerdì è stata pesantissima per le borse europee e in particolare per quella italiana.

L'indice principale, il FTSEMIB, ha perso il 3,47% in una sola seduta, e a rimetterci sono stati soprattutto i titoli bancari. IntesaSanPaolo perde il 4,56%, Unicredit il 7,85%, il Banco Popolare il 6,46% e il Monte dei Paschi di Siena il 3%.

S'è scoperto all'improvviso che le banche sono inaffidabili? No, molte hanno di recente hanno aumentato il proprio capitale e oggi sono più solide che in passato.

La speculazione internazionale ha invece colpito i titoli di stato, oggetto di vendite. Il valore dei titoli è sceso mediamente dell'1% (vedi qui le quotazioni) e ne hanno risentito le banche che possiedono un ricco portafoglio di titoli pubblici, ma anche le altre aziende quotate perché si annuncia un aumento del costo del denaro.

Il prezzo dei titoli di stato diminuisce e il rendimento sale. I BTP in scadenza nel marzo 2021, con cedola al 3,75%, valgono 90: cioò significa che si paga 90 euro per incassarne 100 alla scadenza oltre a 3,75 centesimi di interesse all'anno.

Il rendimento si avvicina al 5,30%: 3,75 euro di interessi per un investimento di 90 euro significano un rendimento del 4,16% a cui si aggiunge un guadagno di 10 vale a dire la differenza tra il prezzo di rimborso (100 euro) e il prezzo di acquisto del titolo (90 euro). 10 euro guadagnati in 10 anni su un investimento di 90 vogliono dire un altro 1,11% annuo di rendimento. Totale 5,27% all'anno per 10 anni.
Lo speculatore vende, ma come guadagna?

Se la vendita improvvisa di una grande quantità di titoli innesca ulteriori vendite, lo speculatore può comprare gli stessi titoli a un prezzo inferiore.

Le vendite innescano altre vendite perchè prevale la paura di perdite, ma anche perché i titoli servono come garanzia per i prestiti: se il loro prezzo diminuisce, chi ha prestato i soldi chiede di integrare le garanzie e il debitore può scegliere di vendere i titoli e restituire i soldi ottenuti in prestito.

Poi c'è un altro modo di guadagnare, di tipo indiretto.

Lo speculatore si procura titoli derivati che fanno guadagnare se il valore delle azioni diminuisce. Poi si vendono i titoli di stato, come è successo venerdì, e anche le azioni, come quelle bancarie (i titoli bancari scendono da un minimo del 3% a un massimo vicino all'8%).

I titoli derivati regalano un guadagno, che si reinveste per esempio in azioni di società solide, come le banche, che con buona probabilità riacquisteranno il valore perduto, regalando allo speculatore un ulteriore guadagno.

Questo è il gioco della speculazione o almeno una versione semplificata. Chi guadagna e chi perde?

Naturalmente guadagna chi organizza la speculazione, mentre perde soldi chi si fa prendere dal panico o chi non può fare a meno di vendere i titoli che stanno perdendo valore.

Poi c'è un costo collettivo: i rendimenti dei titoli di stato aumentano e questo significa che le prossime emissioni di titoli dovranno offrire un tasso di interesse più elevato. Altrimenti gli investitori preferiranno comprare i titoli in circolazione.
Gli speculatori sono spietati. Si arricchiscono anche a costo di far salire alle stelle la spesa per interessi dei paesi presi di mira.

La cattiva notizia è che potremmo essere solo all'inizio. La Consob cerca di correre ai ripari e potrebbe decidere di vietare le vendite allo scoperto, come annuncia corriere.it (vedi qui).

La buona notizia, non raccontata, che i cali di borsa stanno offrendo anche al piccolo risparmiatore buone occasioni di guadagno.

08 luglio 2011

L'auto a aria compressa. E molti sospetti


Circa dieci anni fa apparve la notizia che stava per nascere, progettata da un ingegnere francese con un passato nelle corse, un'auto a aria compressa chiamata Eolo

L'idea era semplice: spingere i pistoni del motore iniettando aria compressa. Bastava montare una o più bombole di aria compressa e un motore che funzionasse spinto dalla potenza dell'aria compressa, aggiungere un compressore e un pò di tecnologia per rendere l'auto leggere e... il gioco era fatto, per la gioia di chi non sopporta le multinazionali dell'auto e quelle del petrolio che per alcuni ostacolerebbero ogni progetto alternativo all'auto tradizionale per perseguire i propri interessi.

Ma l'auto a aria compressa non funziona. L'aria che esce dalla bombola si raffredda e l'umidità presente nell'aria si trasforma in ghiaccio che blocca il funzionamento dell'auto, come spiegano meglio di me Quattroruote (vedi qui) e Paolo Attivissimo (vedi qui), il quale ripercorre anche le vicende societarie poco chiare, fatte di annunci di investimenti mai realizzati per costruire gli stabilimenti di produzione di Eolo.

Non risulta che il problema si sia mai risolto nè s'è mai iniziata la costruzione delle auto in uno dei tanti (troppi) siti produttivi previsti. La vicenda dell'auto a aria compressa è dunque una bufala, ben raccontata da Attivissimo.

Da qualche tempo però l'idea dell'auto a aria ha ripreso a circolare, soprattutto presso i meetup di Grillo, grazie a una società chiamata Zerogas srl che presenta il progetto qui.

Per quello che si capisce non c'è nulla di nuovo rispetto a Eolo. Forse aumentano soltanto la retorica e la confusione.

Zerogas spiega che si vuol creare un gruppo d'acquisto, ma anche di costruire una fabbrica che cambierebbe il modo di produrre. Vuol mettere insieme addirittura 5 milioni di persone che, interessati all'iniziativa, dovrebbero partecipare al progetto con soldi e idee.

I dubbi sono molti.

Se Zerogas, che ufficialmente una srl, vuol creare un gruppo di acquisto, chi produce l'auto a aria compressa? Con quale tecnologia? E dove sono i prototipi?

Un gruppo di acquisto non raccoglie capitale per costruire un bene, ma mette insieme gli acquirenti e compra il bene. Se invece Zerogas vuol costruire le auto, dove le costruirà e quanti capitali serviranno?

E poi perchè ci vogliono 5 milioni (praticamente oltre il 10% degli italiani adulti!) di adesioni? Avete mai visto un gruppo di acquisto che funziona solo se ha qualche milione di partecipanti?

La vicenda è sospetta. Ci vorranno anni per trovare 5 milioni di persone e l'auto a aria non esiste. Forse i veri obiettivi di Zerogas sono altri?

07 luglio 2011

Brunetta dei ricchi (al governo) e poveri (gli italiani)


Mi è capitato di sottolineare le modeste qualità del ministro Brunetta, l'unico vero economista al governo, dove il potere di decidere sulle materie economiche spettano ad altri.

Lo accusano di fare il furbo, copiando libri altrui (vedi qui) e lui riesce a fare figuracce memorabili, come quando ha insultato i precari, definendoli "l'Italia peggiore".

Mi sono sempre chiesto perchè un economista, il solo al governo, pare apprezzato dal presidente del Consiglio, non sia mai stato indicato come possibile sostituto di Tremonti.

Oggi ho finalmente capito: non sa tacere e viene considerato un cretino dai suoi colleghi, che neppure lo ascoltano, come dimostra questo video (clicca qui).

Il ministro è considerato un cretino e accusato da Tremonti di fare interventi suicidi, parlando -evidentemente- di argomenti che non dovrebbero essere illustrati in una conferenza stampa che illustra una finanziaria che impoverisce i poveri e non tocca i ricchi.

06 luglio 2011

DSK


Di solito non mi piace immaginare complotti perché penso che i complotti si devono dimostrare e non ha senso sparare a raffica accuse non provate che stanno in piedi solo facendo ipotesi assurde, come fanno i signoraggisti.

Però la storia di Dominique Strauss Kahn era sospetta, come avevo segnalato a maggio (vedi qui).

Non sappiamo, almeno per ora, se qualcuno l'ha incastrato, pagando qualcuno per accusarlo di reati non commessi.

Sappiamo però che in meno di due mesi al FMI è cambiato il direttore e s'è passati da un progressista a un conservatore.

Cambiamento che non può non far piacere a chi, nel mondo bancario e finanziario, non vuol cambiare nulla perchè una cosa è certa: con la speculazione e il libero movimento di capitali si guadagna. E molto.

04 luglio 2011

La triste fine di un sito signoraggista


Qualche estate fa i signoraggisti, al culmine del loro successo internettiano, invadevano la rete come le cavallette in Egitto al tempo del faraone.

Invadevano ogni spazio web disponibile con un'arroganza degna delle loro simpatie neo-fasciste, respinti dagli amministratori dei forum che se li vedevano arrivare all'improvviso, aggressivi e dotati di un armamentario fatto di complotti economici con l'aggiunta di scie chimiche, metodi naturali per guarire dal cancro e insulti da dispensare a chiunque avesse dubbi sui metodi e i contenuti.

Qualche volta gli aggrediti invece di limitarsi a bannare il signoraggista di turno, lo lasciavano fare, scoprendo però che i loro amici di forum fuggivano spaventati. E così chiamavano uno degli acchiappa-signoraggisti che in rete contrastavano le folli teorie offrendo agli amministratori del forum buon argomenti per rispondere ai fantasmi di un mondo di schiavi in mano alle banche voraci.

E ora?

Da acchiappa-signoraggista posso dire che ormai l'argomento "signoraggio" interessa a pochi. Non arrivano più email di gente preoccupata dall'invasione del fascistello di turno e sono decine le copie del mio pdf sparse per la rete, citate quando serve qualche buon argomento per dissolvere le nebbie dei signoraggisti.

Il problema non esiste più, come dimostra anche la triste sorte del sito signoraggio.it. Faceva parte di un network di siti sul signoraggio, oggi appartiene a Marra, un avvocato con un passato in Forza Italia che pubblicizza i suoi libri.

Ogni tanto appare in tv qualche suo (brutto) spot un pò artigianale con protagoniste come Ruby, la giovane ragazza marocchina diventata famosa per i suoi rapporti con Berlusconi.

Ora Marra aggiunge agli spot televisivi pure il sito signoraggio.it che possiamo presumere sia stato acquistato dal suo precedente proprietario e inventore, in rotta di collisione con altri signoraggisti per questioni di soldi.

Non sappiamo se e quanto Marra abbia pagato il dominio, ma è assai probabile che l'abbia fatto. Pecunia non olet, i soldi non puzzano, disse Vespasiano a chi lo criticava per aver tassato l'urina raccolta nelle latrine. I soldi si possono fare in tanti modi. Vendendo libri di dubbia qualità, dispense sul signoraggio o siti internet dedicati a una bufala internettiana.

Gli acchiappa-signoraggisti restano invece disponibili gratis, anche se nessuno, ormai, ne richiede i servizi.

01 luglio 2011

Il complotto della lampadina

Tra i tanti complotti che circolano in rete, uno (segnalatomi da Mattia) dice: si potrebbero costruire prodotti di durata infinita, ma non succede perchè le aziende vogliono produrre beni e quindi gli serve che i computer, le lampadine e qualunque altro bene si rompa, si consumi e infine sia sostituito.

Questo complotto si applica in particolare alle lampadine. Si potrebbero costruire lampadine che durano molti anni, ma, se succedesse, la fabbrica di lampadine chiuderebbe. I produttori, resisi conto di questo paradosso, si sarebbero messi d'accordo per limitare la durata media delle lampadine, così da aumentarne la produzione.

Quando andavano di moda le teorie rivoluzionarie "sessantottine" c'era chi spiegava che si sarebbero potute fabbricare calze di nylon indistruttibili, ma che non si faceva perché i fabbricanti avrebbero dovuto smettere di fabbricare calze.

Ma chi conosce una donna che si compra un paio di calze e decide che gli possono andar bene per sempre, perché indistruttibili?

Si comprano nuovi prodotti perchè sono migliori, perchè sono diversi e piacciono di più, perchè sono più convenienti, perchè il consumatore vuole cambiare, e attratto dalle novità.

Poi un prodotto può durare più a lungo, può essere più affidabile, certo, ma tutto questo ha un costo. Ma conviene spendere di più per un bene che in futuro potrebbe essere obsoleto? Il progresso della tecnologia, i gusti che cambiano, le innovazioni di vario tipo spingono semmai il consumatore ad acquistare beni poco costosi, certo che in futuro arriveranno nuovi prodotti.

La lampadina che dura un secolo esiste (vedi qui) ma chi vorrebbe una lampadina quasi eterna che illumina poco? E chi comprerebbe oggi una lampadina quasi eterna ben sapendo che in futuro si potrebbero acquistare lampadine più efficienti o più potenti?

Insomma, il complotto della lampadina è la solita bufala inventata da chi sa poco dell'argomento e vuol fare sensazione.

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