16 luglio 2011

Attacco all'Italia: un'ipotesi suggestiva

La tempesta sulle azioni e i titoli di stato che si è scatenata tra venerdì 8 luglio e martedì 13 resterà un episodio isolato? O sarà solo il primo di una serie di attacchi speculativi contro l'Italia e l'euro destinati a protrarsi per mesi o forse per anni? E la manovra approvata in tempi rapidi dal Parlamento sarà sufficiente a fermare la speculazione?

Non sappiamo come andrà a finire, ma ci sono alcune certezze.

La prima è che con l'attacco speculativo della scorsa settimana tutti hanno capito che occorre intervenire pesantemente per raggiungere il pareggio di bilancio, condizione essenziale, visto che il PIL sale molto lentamente, per far diminuire il rapporto debito/PIL. L'hanno capito anche quelli che fino a qualche tempo fa sperava in un improbabile taglio delle imposte.

Shock economy, come direbbe Naomi Klein.

La seconda certezza è che l'attacco ai titoli di stato italiani è stato lanciato in un contesto di scambi modesti sui mercati azionari e obbligazionari. Sono bastati pochi soldi per far salire i rendimenti di BOT e BTP e per far crollare il valore di molte azioni, a cominciare dalle azioni bancarie.

Sarebbe bastato un intervento della BCE e del governo per fermare gli speculatori, ma non è successo. Le azioni sono crollate venerdì, poi lunedì e infine nelle prime ore di contrattazione di martedì. Poi hanno recuperato in poche ore di oltre il 10%.

Una speculazione semplice, che avevo previsto sabato scorso (vedi qui), e che potrebbe avere una sua logica.

Il rendimento di BOT e BTP è, da quasi 3 anni, molto basso, complice l'abbondante disponibilità di liquidità a basso costo offerta dalle banche centrali, mentre i portafogli bancari sono pieni di titoli di stato.

Se il tasso di sconto della BCE sale per tenere sotto controllo l'inflazione, per le banche diventa meno conveniente possedere titoli di stato. Per convincere le banche a comprare altri titoli serve un aumento dei rendimenti dei titoli di stato.

Ma a chi torna utile la speculazione sulle azioni bancarie? Difficile dirlo, anche perchè venerdì un gran numero di azioni Unicredit e IntersaSanPaolo è stato scambiato presso Sigma X, una piattaforma elettronica di scambio di titoli (in gergo dark pool) che Goldman Sachs mette a disposizione di clienti che preferiscono restare almeno anonimi almeno per un pò di tempo.

Chiunque abbia scatenato le vendite, una cosa è certa: le fondazioni bancarie comprano e vendono le azioni delle banche e ci guadagnano, come è successo con la Fondazione CRT (vedi qui).

Dunque possiamo immaginare che dietro alla speculazione ci siano proprio le banche, che provocano un aumento dei tassi e l'occasione giusta per ottenere guadagni facili (per le fondazioni bancarie).
Si spiegherebbe così anche lo strano silenzio del governo, che ha ottenuto tre risultati in un colpo solo.

Primo, ha reso i propri elettori meno ostili verso una pesante correzione dei conti pubblici. Secondo, s'è garantito che le banche continueranno a sottoscrivere i titoli di stato.
Terzo, fa comodo al governo che le fondazioni bancarie e magari le stesse banche ottengano qualche utile in più speculando in borsa. Le fondazioni bancarie usano i soldi per finanziare opere di utilità sociale, integrando i soldi spesi dagli enti locali e non puà dispiacere al governo se, in un momento di difficoltà e tagli, questa spesa aumenta, soprattutto al nord dove operano molte fondazioni bancarie.
Un quarto risultato il governo lo potrebbe incassare nei prossimi giorni: se non assisteremo a crolli nei valori di borsa, potrà dire che la manovra ha rassicurato i mercati.

1 commento:

  1. Buonasera.
    Penso proprio che sia una ipotesi estremamente affascinante e che accompagnata a un pesante gioco di derivati (come scritto su questo blog) abbia rimpolpato la fame di rendimenti di cui hanno bisogno le banche: non a caso "se il potere vero lo hanno le banche, non dimentichiamo che il potere sulle banche lo hanno le Fondazioni..." (pag. 136 "Nella giungla degli gnomi" Giancarlo Galli, Garzanti)

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