12 luglio 2011

Quel terribile 1992 (o forse è il 2011) ?

Uno degli anni più drammatici della storia repubblicana è stato senza dubbio il 1992.

L'Italia, reduce da un anno di recessione scatenata dall'invasione del Kuwait e dalla guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein, si appresta a andare alle elezioni quando all'improvviso scoppia tangentopoli.

Lo sconosciuto Mario Chiesa, confessando le tangenti, spiega che il sistema di corruzione dei politici è diffusissimo.

Presto si capisce che l'intero sistema politico è a rischio e le elezioni si svolgono sotto minaccia: quanti tra gli eletti sopravviveranno alla tempesta? I quattro partiti al governo ottengono una risicata maggioranza e, una volta scelto Amato come presidente del consiglio, si capisce che il governo Andreotti, andandosene, ha fatto un uso smodato della spesa pubblica nel tentativo di ingraziarsi l'elettorato.

E mentre la mafia uccide Falcone e Borsellino, Amato capisce che i conti pubblici sono pessimi. Senza interventi, il deficit toccherà i 150.000 miliardi.

In autunno cade un'altra tegola sull'Italia: la speculazione finanziaria colpisce la sterlina e la lira. La Banca d'Italia sacrifica le riserve accumulate negli anni precedenti nel tentativo di impedire il crollo della lira, ma non riesce nell'intento. La lira e la sterlina escono dallo SME e si svalutano rispetto alle altre monete.

Amato fa leva sulla paura di un'Italia incapace di ottenere credito per ottenere il potere necessario a fare una manovra lacrime e sangue. Tra tagli e imposte (nasce allora l'imposta che poi si chiamerà ICI) si aggiustano i conti per oltre 90.000 miliardi.

L'Italia poi se l'è cavata con ulteriori sacrifici e imboccando la strada della crescita, trainata negli anni '90 dallo sviluppo della tecnologia informatica applicata soprattutto alle telecomunicazioni.
I sacrifici del 1992 hanno lasciato segni profondi e c'è chi, come Berlusconi, ne ha approfittato per organizzare, nel 1994, una campagna elettorale all'insegna della paura per i sacrifici di Amato e Ciampi.

Oggi è proprio il governo Berlusconi a imporre i sacrifici, che potrebbero essere molto severi se la speculazione avesse la meglio e facesse salire i tassi di interesse sui titoli di stato.

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