29 novembre 2009

Patatrac (in tutti i sensi)

Avevo tutto sommato una buona opinione di Roberto Vacca, ingegnere con la vocazione del divulgatore. Così ho deciso di acquistare il suo ultimo libro, Patatrac!, che prometteva di parlare della crisi economica e su come uscirne.

Mi sono trovato tra le mani, invece, un testo modestissimo, per essere generosi nei confronti dell'autore. Che sulla crisi regala (o meglio vende) alcuni capitoli davvero poveri, qualche banalità presa qui e là e niente più. Nessuna analisi degna di questo nome, poche righe ad esempio sul fallimento di Lehman Brothers, quasi che fosse un fatto oscuro e non un avvenimento su cui si sono scritte montagne di articoli e libri.

Quando si passa poi alle possibili soluzioni, poi, la residua credibilità dell'ingegnere evapora. C'è l'effetto serra? No, sono solo teorie senza prove. Anzi tutti noi sappiamo che l'anidride carbonica fa bene alle piante e quindi più ce n'è meglio è.

Ma siccome è meglio non sprecare le risorse, per Vacca o meglio per un suo collega ingegnere, c'è una soluzione facile facile: abolire ogni imposta sui redditi e istituire solo imposte sui carburanti. Diversi euro per ogni litro di benzina.

Alla fine ho capito perchè Marchionne ha detto di aver salvato la Fiat proprio perché non era un ingegnere: forse aveva avuto in anteprima il libro e s'era reso conto che l'ingegner Vacca quando esce dai temi che conosce bene non fa bella figura.

28 novembre 2009

Citazioni divertenti - 2

"Riguardo infine a Fiat, beh che dire: se Parmalat aveva un debito pari al suo fatturato, Fiat ha debiti pari a dieci volte il suo fatturato, come ricorda scherzosamente Beppe Grillo. L’azienda ha sempre potuto contare su interventi di sostegno con capitale a fondo perduto, sempre e solo durante governi di centro sinistra.
Se General Motors in Marzo 2005 decise di pagare una super multa per sciogliere gli accordi infragruppo ci sarà un motivo: ha preferito spendere dieci e subito, piuttosto che rischiare di spenderne cento tra qualche anno, le auto Fiat si vendono poco e sono troppo costose per il livello di qualità che offrono.
Tra poco arriveranno le automobili cinesi e le conseguenze non tarderanno ad arrivare: proprio come hanno fatto le giapponesi in dieci anni acquistando quote di mercato a scapito dei produttori europei, così allo stesso modo faranno le cinesi, ma con conseguenze ancora più pesanti."

tratto da Tre cadaveri che camminano di Eugenio Benetazzo, 2006
(1)

Molto azzeccato...

Incentivi solo di centro-sinistra? sono arrivati gli incentivi del governo di centro-destra.

GM ha abbandonato Fiat in stato di fallimento? GM è poi fallita mentre l'azienda italiana sta creando un gruppo da 4-5 milioni di auto ed è sbarcata negli USA acquisendo il controllo di Chrysler.


Di auto cinesi che invadono il mercato e di debiti non pagati, nessuna traccia. Anzi a fine 2007 (meno di due anni dalle considerazioni riportate sopra) si erano azzerati i debiti industriali (2).

-------------------
(1) http://www.eugeniobenetazzo.com/tre_cadaveri_che_camminano.pdf
(2) http://archiviostorico.corriere.it/2008/gennaio/25/Piu_utili_ricavi_per_Fiat_co_9_080125027.shtml

26 novembre 2009

Volevo una casetta piccolina ... a Dubai

Un tempo si cantava il desiderio di una casetta piccolina in Canada, oggi o meglio fino a ieri qualcuno sognava una casa a Dubai. Da dove arriva la notizia che Dubai World e Nakheel, che si occupa di immobili, hanno chiesto una moratoria sui debiti, che ammontano a circa 40 miliardi di euro, 59 miliardi di dollari.

Temendo il contagio, le borse europee sono scese di oltre il 3% in un giorno, perdendo circa 160 miliardi di euro.

Ma perchè mai si dovrebbe comprare una casa in Dubai? Per la stessa ragione per cui si comprano a Montecarlo: per godere di un'esenzione fiscale.

Il meccanismo è banale. Uno stato prende un pezzo di terra, vi costruisce case che vende a caro prezzo, promettendo poche o nessuna imposte, vale a dire quel che la destra sogna o promette in mezzo mondo.

Pochi metri quadri costano cari, ma non importa. Conta, per i ricchi, il principio: le imposte le pagano solo i poveri. I ricchi le evitano.

Rinunciare alle imposte non è poi svantaggioso, purché si possa guadagnare in altro modo.

Finora il gioco ha funzionato, anche se negli anni passati Montecarlo ha rinunciato a costruire un'isola artificiale. Adesso forse non più.

Quel che sta succedendo a Dubai ci insegna una cosa, anzi due.

La prima è che i capitali vanno e vengono con la velocità della luce. Arrivano attratti da condizioni favorevoli, ma fuggono non appena le condizioni cambiano, travolgendo chi vuole offrire case costose e condizioni fiscali molto favorevoli.

La seconda è che ogni tanto anche i ricchi (nei paradisi fiscali) piangono.

Tremonti e Brunetta

E' divertente vederli bisticciare, l'economista furbetto (1) che copia (2) e Tremonti, avvocato fiscalista, nei cui libri si trovano disquisizioni sulle imposte kantiane e le imposte hegeliane che forse solo lui capisce.

Ma perchè bisticciano? La ragione banale è che Tremonti ha in mano i soldi, pochi, e Brunetta (come gli altri ministri) ne vorrebbe qualcuno, ma si sente dire di no.

L'intervento di ieri di Brunetta (3) ci dice qualcosa in più sulle vere ragioni dello scontro.

Tremonti ha avuto un incarico preciso da Berlusconi: non chiedere soldi agli italiani. Ha dato una mano agli evasori (e quindi al sistema economico in senso lato) eliminando le misure sulla tracciabilità dei pagamenti e per questo sta incassando ancora meno. Poi è arrivata la crisi e i conti pubblici hanno sofferto ulteriori diminuzioni delle entrate. Infine ha usato i soldi a disposizione per affrontare le promesse (ICI) e i problemi (Alitalia). Adesso le casse dello stato sono vuote, tanto che in Parlamento si lavora pochissimo perchè manca la copertura finanziaria per qualunque proposta di legge non governativa.

Che cosa gli resta da fare? Semplice: tagli a pioggia. Si taglia tutto a tutti, in modo da non scontentare nessuno. Si promettono tagli all'Irap ma poi si rinviano a tempi miglioni. Come nella migliore tradizione democristiana.

Nel frattempo, nel governo, finita l'eccitazione delle ex show girl diventate ministro e di altri personaggi di modesto valore (4) che hanno coronato i sogni di una vita, c'è chi ha scoperto che i cittadini sono arrabbiati per i tanti tagli. E c'è chi vorrebbe fare qualcosa, ma non può, senza soldi. Qualcuno forse sperava di avere un trattamento migiore, ma ha scoperto che lo slogan governativo è meno soldi per tutti, anche se non si dice.

Brunetta ha un destino segnato: finirà per candidarsi a Venezia. Prima di andarsene si toglie qualche sassolino dalle scarpe, spiegando, da economista, che non tutti i settori economici sono uguali, non si possono trattare tutti allo stesso modo, specie in un momento di crisi, e anzi se si puntasse di più su alcuni settori si potrebbe avere una crisi meno violenta e si potrebbe uscirne meglio. Meglio tardi che mai, vien da dire.

Un quadro desolante, però, se si pensa che prevale una certa indifferenza, nel governo, di fronte alle dichiarazioni di Brunetta. Possiamo solo consolarci con la certezza che in un governo di personaggi modesti pare ci sia qualcuno che capisce qualcosa di economia. Almeno per adesso.


----------------------------------------------------------
(1) http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Che-furbetto-quel-Brunetta/2049037&ref=hpsp
(2)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Brunetta-il-copione/2065897&ref=hpsp
(3)
http://www.apcom.net/newseconomia/20091126_051008_5a38490_77109.html
(4) si veda in proposito questa interessante uscita di La Russa http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/lettera-la-russa/lettera-la-russa/lettera-la-russa.html

23 novembre 2009

Solitamente siamo schiavi dei banchieri, e talvolta neghiamo l'Olocausto.

C'è un legame tra negazionismo, complottismo dell' 11 settembre e rivelazioni sensazionali sull'influenza suina e i suoi "velenosissimi" vaccini ?
Sembrerebbe di si, se gli stessi siti e gli stessi personaggi con la medesima prevedibile, banale puntualità decidono di dedicarsi immancabilmente alle stesse bufalate.
Parliamo delle medesime “menti” abituate a vedere ovunque occulti e malefici complotti e piani internazionali orditi dalle solite potenti lobbies che alle nostre spalle gestiscono i destini del mondo.


Queste le prime righe dall'ultimo post di Franco Rotondi (Blog), autore del testo LUNA DI MIELE AD AUSCHWITZ. Implicito è il consiglio alla lettura. Ma questa, più che essere una spudorata pubblicità al suo testo, potrebbe essere un buon modo per iniziare a comprendere i parallelismi tra alcuni approcci ed altri. Di come, coloro che dottamente ci spiegano che alcuni uomini in giacca ti tengono sotto schiaffo, il più delle volte son quelli che nascondono altri terreni teorici (svariati ed ingiustificati radicalismi, anarchia, negazione dell'olocausto e via discorrendo).

21 novembre 2009

Citazioni divertenti - 1

Auriti, ne Il paese dell'utopia, pag. 27 ha scritto: "Lo andiamo dicendo da anni e i fatti ci stanno dando ragione: L'euro è una moneta di serie B perché opera in un mercato disorganico; il mercato europeo, infatti, manca delle fonti di energia."

"Solo gli economisti senza cultura possono ritenere l'euro moneta idonea a consolidare le prerogative della sovranità. Per fare un paragone, oggi l'euro è come una fabbrica che può produrre tutti i beni di prima necessità tranne uno; l'euro può comprare tutto tranne il petrolio, e quando l'Europa ha bisogno di petrolio deve usare il dollaro."

"Sono trascorsi più di cinque anni da quando abbiamo affermato che il dollaro avrebbe disintegrato l'euro per due motivi: perché aveva interesse a farlo, e perché ha la forza per farlo. "

Moneta di serie B destinata alla disintegrazione? Il cambio euro/dollaro, inizialmente fissato a 1,16 oggi è vicino a 1,50 e il peso del dollaro nei mercati internazionali sta lentamente diminuendo, sostituito dall'euro.



19 novembre 2009

La privatizzazione degli acquedotti: una perfetta operazione di destra

Il governo Berlusconi 2001-6 ha tenuto ferme le tariffe nazionali dei treni. Di fronte ai costi che aumentavano le ferrovie hanno fatto due cose: tagliato i costi, abolendo alcuni treni meno cari, così che molti viaggiatori sono stati costretti a prendere un treno più caro (aumento occulto delle tariffe) e accumulato debiti.

Arrivato Prodi, l'amministratore delle ferrovie ha presentato il conto (1). Le ferrovie erano a un passo dal fallimento, anche perché per 5 anni i prezzi dei biglietti erano rimasti fermi.

Perché il governo di destra non voleva aumentare le tariffe? Per almeno tre motivi. Per tagliare i costi, e quindi anche i salari dei ferrovieri, per tenere bassa l'inflazione (danneggiando chi vede salari, stipendi e pensioni crescere con l'inflazione), e infine per creare consenso.

Qualcosa di simile è successo con l'acqua. Tariffe bloccate, aziende costrette a risparmiare sui costi, investimenti rinviati, debiti in crescita.

In alcuni casi i comuni, hanno dovuto fare i conti con la realtà, scegliendo di privatizzare la gestione dell'acqua. Se prima non si modificavano le tariffe, e senza soldi non si investiva, dopo la privatizzazione si è assistito a aumenti incredibili e tagli selvaggi dei costi, soprattutto a scapito dei lavoratori.

Qualcuno ha urlato allo scandalo e all'acqua pubblica, anche confondendo l'acqua dalla sua distribuzione. Pochi hanno detto che si dovrebbero aumentare gradualmente le tariffe e che si possono gestire in modo equilibrato le aziende che offrono servizi, che perciò possono restare pubbliche. Nessuno s'è chiesto perchè -ad esempio- l'acqua di Palermo è gestita da altri. Il pubblico è statotrattato come sinonimo di spreco anche quando ci sono prove che non è vero. Il consenso e l'interesse immediato hanno spesso prevalso su un'analisi seria.

Adesso il governo ci prova con una legge che vuole obbligare i comuni a cedere la maggioranza degli acquedotti. La strada è segnata: si consegnano gli acquedotti a chi farà di tutto pur di guadagnare il più possibile a scapito dei lavoratori, degli utenti che subiranno tariffe più elevate, e dei fornitori che verrano spazzati via da chi fa gara a risparmiare il più possibile.

I comuni incasseranno qualche soldo immediatamente compensato da minori trasferimenti statali: la riduzione dei trasferimenti statali costerà carissimo a molti e farà l'interesse di pochi. Una perfetta operazione di destra.


(1) http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=65358

17 novembre 2009

Incentivi auto: cosa si aiuta?

Sabato scorso, durante una manifestazione della CGIL il segretario Epifani ha criticato la Fiat che vuole smettere di produrre auto nello stabilimento di Termini Imerese (1). Secondo Epifani non ha senso dare aiuti di stato all'auto se poi si chiudono gli stabilmenti.

E' un atteggiamento curioso. Non perché Epifani non possa anzi debba difendere i lavoratori, specie quelli di uno stabilimento siciliano, ma perchè pare confondere due cose diverse.

Gli incentivi alla rottamazione sono sostegni alla domanda, quantomai utili e necessari in un momento di recessione. Altra cosa invece sono gli interventi che sostengono l'offerta che vanno a vantaggio soprattutto delle imprese: sostenendo la produzione di auto con tagli dei costi non si inducono i cittadini a comprarne di più, mentre si fa l'interesse di chi le produce che vede i propri costi scendere.

La confusione di Epifani sembra un assist per chi, a destra, non vuole sostenere la domanda e quindi misure come gli incentivi alla rottamazione. Una confusione pericolosa che rischia di spazzare via quel poco di politica economica che il misto di indifferenza e liberismo dell'attuale governo riesce a partorire.



(1) http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/FIAT-EPIFANI-NO-RISORSE-SE-POI-CHIUDONO-STABILIMENTI/news-dettaglio/3734240

14 novembre 2009

La Tobin Tax

Periodicamente spunta fuori la Tobin Tax. Questa volta l'ha proposta il primo ministro inglese, Brown, trovando l'opposizione del ministro americano Geithner e dell'italiano Tremonti.

Secondo il Sole 24 Ore (1) Brown ha proposto «una tassa sulle transazioni finanziarie fra le altre misure per rendere le banche più responsabili». Tremonti si è opposto affermando che anche se c'è in giro troppa speculazione finanziaria «la speculazione è meglio bloccarla prima che tassarla dopo».

Uno scenario piuttosto desolante. Non solo perchè è difficile immaginare come possa Tremonti bloccare la speculazione, che agisce su mercati di tutto il mondo, senza tassarla, ma soprattutto perchè Brown, Geithner e Tremonti parlano di Tobin Tax a sproposito.

Nel 1972 l'economista americano James Tobin propose una piccola tassa sulle transazioni di valuta estera (2) a brevissimo termine responsabili, in alcune circostanze, di forti squilibri economici e monetari. Tobin era un sostenitore del libero mercato. Sapeva però che "la volatilità dei tassi di cambio e di interesse indotta dalla speculazione e dai flussi di capitale ha conseguenze economiche devastanti per settori particolari o per intere economie" (3).

Chi ignora cos'è davvero la Tobin Tax, la fa diventare un'imposta destinata a colpire la speculazione, senza distinguere breve e lungo termine, valute, materie prime e speculazioni azionarie.

L'imposta, che potrebbe essere utile per limitare l'azione degli speculatori e stabilizzare i valori azionari, è però osteggiata da chi non vuole porre limiti ai mercati finanziari (Geithner) o non vuol sentir parlare di tasse (Tremonti) ma si illude di fermare (a parole) la speculazione.




(1) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/11/G20-ripresa-discontinua.shtml?uuid=a781abc8-caf8-11de-aaae-8b008265c0a7&DocRulesView=Libero
(2) P. Krugman, La deriva americana, Laterza, pag. 321
(3) Il granello di sabbia, AAVV, Feltrinelli, pag. 64

12 novembre 2009

Citazioni probatorie?

Sovente in rete o nei documentari che trattano il problema del signoraggio in salsa complottista, si trovano delle dotte citazioni di grandi personaggi, da teorici a leaders, che sembrano testimoniare l'evidente "truffa" del signoraggio bancario e l'ingente introito che crea una povertà pianificata. Alcune di queste citazioni sono già presenti nel saggio Le frottole del signoraggio. Altre di seguito:


Dire che uno Stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri. (Ezra Pound)


Questa definizione si fonda sull'assunto che il denaro possa essere creato ed immesso in circolazione senza creare inflazione. Non è così: la creazione di troppo denaro provoca inflazione e per questo non si ricorre alla creazione di moneta per pagare la spesa pubblica.

Pound non era economista e anzi i suoi scritti in materia economica "sono di solito giudicati irrilevanti, quando non anche segno di demenza fascista". Altre interessanti spiegazioni ce le fornisce Giorgio Lunghini in una pubblicazione intitolata Pound moralista.

---


L'attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto (Maurice Allais).


L'ingegner Allais, che non s'è mai occupato di economia monetaria nè è citato in alcun libro di economia monetaria, dice cose assai ambigue: falsari e banche centrali creano moneta dal nulla, ma nessuno, ing. Allais compreso, ha mai dimostrato che la creazione di moneta crei valore incassato dalle banche centrali come invece fa il falsario.

---
Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione. (Henry Ford)


Ford, che assai ingenuamente pubblicò i Protocolli dei saggi di Sion sul suo giornale, è vissuto un secolo fa. Da allora l'economia monetaria ha fatto passi da gigante e oggi si conosce molto meglio il funzionamento del sistema monetario e delle banche centrali, che nel frattempo hanno ripetutamente modificato le loro strategie. I libri di economia raccontano poi dei pregiudizi e degli interessi che certi sistemi monetari garantivano un secolo fa. Inoltre mentre un tempo la cultura economica era esclusiva di pochissimi, oggi non è più così e tutti possono sapere cosa succede.

Io credo che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà di quanto non lo siano gli eserciti permanenti... Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l'emissione del denaro, dapprima attraverso l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le compagnie che nasceranno intorno... priveranno il popolo dei suoi beni finché i loro figli si ritroveranno senza neanche una casa sul continente che i loro padri hanno conquistato. (Thomas Jefferson)


I pregiudizi di Jefferson e la scarsa conoscenza della materia, lo hanno spinto a fare previsioni errate. Il popolo americano ha permesso alle banche di controllare l'emissione del denaro, ma questo non solo non ha privato dei suoi beni uno dei popoli più ricchi del pianeta, ma, semmai, nei mesi passati ha salvato l'economia USA da guai ben peggiori: se le banche centrali non avessero immesso moneta in gran quantità il PIL americano sarebbe crollato molto più di quanto è davvero successo


È assurdo dire che il nostro paese può emettere $30,000,000 in titoli ma non $30,000,000 in moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività. (Thomas Edison)


E' anche assurdo confondere titoli con moneta. Se poi uno stato emette 30 milioni di titoli, lo fa perchè vuole spendere tale somma e la stessa somma è spesa se emette 30 milioni in moneta. Quindi la collettività gode in ambo i casi di una maggiore spesa pubblica. La differenza è che in un caso (titoli) si paga l'interesse, nell'altro il costo è l'inflazione: la collettività è aiutata ma paga e di solito l'inflazione colpisce chi è più povero.

08 novembre 2009

A vent'anni dalla caduta del muro

Vent'anni fa cadeva il muro di Berlino. Gorbaciov spiegava ai tedeschi orientali che ogni paese del patto di Varsavia doveva pensare per sé e la DDR si è sfaldata di fronte a un popolo che chiedeva libertà, benessere e democrazia.

Perché il sistema di produzione socialista s'è dimostrato inefficiente? E perché -comunque- riusciva a garantire l'assenza di disoccupazione?

Per capirlo facciamo un esempio. Supponiamo di dover costruire una moto. Occorrono diversi beni. Il telaio si costruisce con il prodotto di un'impresa siderurgica, che a sua volta richiede materie prime ed energia. Gli pneumatici provengono da un'impresa chimica che a sua volta richiede materie prime ed energie.

In un sistema economico libero, le imprese si rivolgono ai fornitori preferiti, cambiandoli ogni qual volta si presenta un fornitore migliore o se il fornitore non è in grado di rispettare gli impegni contrattuali.

In un'economia socialista invece il programmatore decide come devono essere distribuite le risorse. Dice all'impresa siderurgica e all'impresa chimica, ma anche al produttore di moto quali e quanti beni produrre, a chi venderli e a quale prezzo.

La filiera produttiva era rigida: se il fornitore di pneumatici non avesse rispettato gli obiettivi previsti, il produttore di moto non avrebbe potuto cambiare fornitore e sarebbe stato costretto a ridurre la produzione. Per rispettare gli obiettivi, il fornitore di pneumatici si faceva assegnare la maggior quantità possibile di risorse, a cominciare dai lavoratori, e questo garantiva una disoccupazione di fatto inesistente.

L'eccesso di lavoro tuttavia alzava il costo dei prodotti. E siccome si voleva che beni e servizi essenziali fossero a buon mercato o gratis, la conseguenza era che l'acquisto di taluni beni come le automobili era di fatt riservato a pochi e che i tempi di attesa erano lunghi.

Infine in un sistema economico privo di concorrenza, mancava ogni stimolo ad innovare i prodotti.

Si spiega così l'apparente contraddizione di un sistema che, pur molto inefficiente, riusciva a fornire taluni servizi a prezzi modesti e a occupare tutti i lavoratori, e per questo veniva guardato con invidia anche a occidente.

06 novembre 2009

Un esempio di destra

La sfida destra-sinistra in economia si gioca sulle differenze: c'è chi le vuole ridurre (la sinistra) e chi le vuole esaltare (la destra).

Ce l'ha raccontato Silvio Berlusconi che ha detto:
"Il paese che non voglio è quello dei Bertinotti e dei Diliberto che pensano che il fine di un governo sia quello di ridistribuire il reddito, aumentare le tasse, rendere il figlio del professionista uguale al figlio dell'operaio".

Un esempio concreto ce lo offre il Corriere (1) di oggi che racconta gli effetti del taglio dell'ICI voluto dal governo Berlusconi. Taglio che ha riguardato solo chi possiede case grandi, e di cui hanno beneficiato i ricchi, non chi possiede case piccole (e presumibilmente non è ricco) o chi è in affitto.

Quali sono gli effetti di questo regalo ai ricchi? Sono tanti: dalla limatina alle politiche sociali, alle fatture non pagate ai fornitori, all'aumento per tutti dell'addizionale sull'imposta dei redditi di Palermo.



----
(1) http://www.corriere.it/economia/09_novembre_08/comuni-conti-in-rosso_93ee322c-cc36-11de-b450-00144f02aabc.shtml

05 novembre 2009

Ognuno per sè e frottole economiche per tutti

Come finanziare il taglio IRAP? La presidente di Confindustria elenca diverse spese che definisce "improduttive" per almeno 15 miliardi di euro; Ferruccio De Bortoli a Ballarò ha spiegato che lo stato spende circa 200 miliardi di beni intermedi e che si potrebbe risparmiare almeno un 5-10%.

In pratica suggeriscono di ridurre la spesa pubblica.

L'intento di ridurre la quantità di soldi spesi male è certamente lodevole, come anche la volontà di salvare le imprese in difficoltà. Ma siamo proprio sicuri che il taglio della spesa pubblica sia necessaria in un momento di difficoltà dell'economia?

"L'aspetto fondamentale di una recessione" ha scritto il premio Nobel John Kenneth Galbraith (1) "è una riduzione, per qualunque motivo, nel flusso della domanda effettiva... ne risulta una contrazione della produzione e dell'occupazione, con efetto cumulativo dovuto alla reazione delle imprese e dei consumatori che si vedono ridotto il proprio potere d'acquisto".

Dunque in un periodo di recessione meglio aumentare la domanda (pubblica e privata) e non ridurla, se non si vuole aggravare la situazione.

Ma la riduzione della domanda (pubblica) è il progetto di molti, che paiono dimenticarsi che se si riduce la spesa pubblica la domanda diminuisce e nulla garantisce, specie in un periodo di grosse difficoltà per l'economia, che lasciare più soldi nelle tasche delle imprese faccia aumentare la domanda privata in modo da compensare la riduzione della domanda pubblica.

La domanda pubblica viene invece associata al concetto di improduttività e di spreco.
E' dunque legittimo sospettare che dietro alla richiesta di ridurre l'IRAP ci sia solo il privatissimo interesse di chi punta a ridursi le imposte e un totale disinteresse per l'andamento della domanda, della produzione e dell'occupazione: ognuno per sè e frottole economiche per tutti.

---
(1) J.K.Galbraith La cultura dell'appagamento, Rizzoli, pag. 86

Le frottole sul signoraggio, testo aggiornato

Aggiornato il saggio "Le frottole sul signoraggio".

01 novembre 2009

FAQ sul signoraggio bancario (2)

Se la Banca Centrale stampasse banconote da cento euro al costo di pochi centesimi e le immettesse in maniera diretta in circolazione nell'economica senza nessuna esigenza o necessità, che cosa succederebbe?

La Banca Centrale crea moneta con una accredito su un conto. Poi una certa quota viene usata sotto forma di contanti anzichè sotto forma di bonifico bancario, assegni ecc. e allora stampa una certa quantità di banconote per soddisfare questa esigenza di contanti.

Le banconote costano in effetti poco. Ma non sono "vendute" e non sono prestate. Sono immesse in circolo come l'acqua viene immessa, in un'auto, in un circuito di raffreddamento e lì circola per raffreddare il motore.

Se la produzione di moneta è troppa c'è il rischio che l'economia funzioni peggio del previsto (un pò come succede se l'acqua è poca nel radiatore): creando troppa moneta c'è troppo credito. I soldi prestati servono ad acquistare più beni e servizi e l'eccesso di domanda fa salire i prezzi.

Non esiste però un legame stretto e necessario tra più moneta e prezzi più alti. Dipende dal contesto, dalle situazioni concrete.

Perchè si dà tanta importanza alle questioni monetarie mentre il successo o l'insuccesso di alcune aziende (da Fiat a Parmalat) dimostra che le faccende monetarie hanno poco o nessun peso?

Per decenni le scelte dei governi e delle autorità monetarie a proposito di tassi di interesse o tassi di cambio, hanno occupato le pagine dei giornali, togliendo spazio ad altre questioni di politica economica.
In Italia la struttura industriale è sempre stata debole, e lo stesso dicasi per lo stato. Così ogni qual volta la domanda cresceva, spesso per effetto di una maggiore dose di spesa pubblica, aumentavano prezzi e importazioni, creando tensioni sui cambi. La lira tendeva a svalutarsi, la Banca d'Italia interveniva rialzando i tassi di interesse sia per raffreddare la domanda che per attirare capitali.

Sui giornali si innescavano infinite polemiche sulle scelte relative a cambi e tassi di interesse, circa l'opportunità delle svalutazioni e le relative conseguenze, con favorevoli e contrari e interessi diversi.

Invece erano meno popolari e spinosi per qualcuno, gli altri argomenti, come la politica industriale o la politica fiscale. Si preferiva dare le colpe alle banche centrali piuttosto che fare i conti con l'imprenditore miope e magari evasore.

Così succede che qualcuno, semplificando un po' troppo, considera le banche centrali e le banche in genere le sole responsabili di ogni problema economico, dimenticando tutto il resto. Uno di costoro è arrivato a scrivere, qualche anno fa, che i problemi della Fiat consistevano solo in una mancanza di soldi.

Oggi che la crisi Fiat è terminata, possiamo dire che le politiche monetarie sono rimaste le stesse e le banche centrali pure, mentre Marchionne ha smentito, occupandosi di auto e non di soldi, le bizzarre teorie di quello strano personaggio.

Link Interni

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...