02 dicembre 2021

Plusvalenze e debiti

Il presidente della Fiorentina, spesso polemico con la Juventus, si domanda (qui): com'è possibile che la Juventus sia indebitata nonostante le plusvalenze?

Ci sono due semplici spiegazioni. 

La prima è che i debiti dipendono in parte dagli investimenti in calciatori e impianti sportivi. Negli ultimi anni la Juventus ha costruito lo stadio e due impianti di allenamento, con un albergo e altre strutture. Inoltre ha acquistato diversi giocatori giovani e altri molto costosi.

La seconda è che le plusvalenze, come spiegato nell'articolo precedente, migliorano i conti, che però, complice la pandemia, sono in profondo rosso. La Juventus in altre parole ha registrato negli ultimi due anni (almeno) forti perdite, migliorate in parte dalle plusvalenze. 

Quando si spende molto più di quanto si incassa, è inevitabile indebitarsi. 

Perché ciò non accada servirebbero plusvalenze elevate, che portino soldi in cassa, ovvero vendere giocatori pagati subito dall'acquirente. Cosa che non succede quando si scambiano calciatori o quando si concede all'acquirente di pagare a rate il giocatore, come succede spesso.



28 novembre 2021

Plusvalenze

Come funzionano e perchè si fanno le plusvalenze nel calcio?

Supponiamo che una squadra di calcio abbia sotto contratto un calciatore arrivato da bambino. Il suo costo è di zero euro. Ma perchè un calciatore ha un costo?

Un contratto obbliga il calciatore a giocare solo per una squadra fino alla scadenza del contratto. Può risolvere il contratto e firmarne un altro con un'altra squadra, solo se la prima è d'accordo, ovvero in cambio di una somma di denaro pagata dalla futura squadra (oppure se c'è interesse a risolvere il contratto, troppo oneroso).

Quindi se una squadra ha sotto controllo un giocatore e decide di cederlo a un'altra squadra, incasserà 100. Non ha speso alcuna somma per metterlo sotto contratto e guadagna 100, somma che nella contabilità aziendale viene classificata come pluvalenza. Non è un ricavo ordinario, rappresentato invece dai biglietti venduti agli spettatori, ai diritti tv, ai premi sportivi, ecc. ma qualcosa di straordinario.

Se invece una società vende un calciatore acquistato in passato, c'è una plusvalenza e come si calcola?

La risposta è sì. La plusvalenza è pari al prezzo di vendita meno il valore contabile del calciatore che si calcola prendendo il valore di acquisto e sottraendo la parte già ammortizzata (quota di ammortamento). Se un calciatore è stato acquistato a 100 ed ammortizzato per 60, il suo valore è 40. Se viene venduto a 80, la plusvalenza è pari a 40.

Cos'è la quota di ammortamento? 

Quando una società compra un calciatore, distribuisce il costo su tanti anni quanti sono gli anni del  contratto. 1/5 ovvero 20 (se costato 100) se il contratto dura 5 anni, 1/4 ovvero 25 se dura 4 anni e così via. Questa somma è un costo e al tempo stesso viene accumulata in un conto che si chiama quota di ammortamento. Dopo 1 anno si sarà accumulato 1/5, dopo 2 anni 2/5, eccetera, cioè 20, 40, 60 ecc (sempre nell'ipotesi che l'abbia pagato 100). 

Quindi un calciatore pagato 100 e con contratto di 5 anni dopo 3 anni è ammortizzato per 3/5 di 100. Il suo valore è dunque 40. Se lo vendono per 80, il venditore ottiene una  plusvalenza di 40 (80-40). Se si compra un giocatore per la stessa somma, 80, con un contratto di 5 anni l'ammortamento è 16. Si fa una plusvalenza di 40, mentre il giocatore costa 16 nello stesso anno.

Ecco dunque il meccanismo delle plusvalenze: la società vende un giocatore e si ottiene subito una plusvalenza che migliora il bilancio in corso e, se anche spende la stessa somma per comprare un altro giocatore, il costo incide nel bilancio in corso per 1/5 (se 5 sono gli anni del contratto) mentre i restanti 4/5 finiscono negli altri anni del contratto. 

In pratica con queste operazioni si migliora il bilancio dell'anno in corso ma in cambio si appesantiscono i bilanci successivi. 

16 novembre 2021

Lagarde sui tassi 2022 e l'inflazione

 La presidente della BCE Christine Lagarde dice che per una variazione verso l'alto dei tassi se ne parla non prima del 2023, forse. Eppure l'inflazione sale, cosa che irrita soprattutto i banchieri centrali tedeschi, da sempre spaventati dall'inflazione. 

Come si spiega? Chi ha ragione?

La pandemia ha causato un improvviso e imprevisto crollo economico, che ha spinto molte imprese a chiudere alcuni impianti produttivi, a volte a causa del fallimento dell'attività, altre volte come disperato tentativo di tagliare i costi adeguandoli ai ricavi, crollati senza preavviso.

La ripresa nel 2021, grazie ai vaccini, alle riaperture e ai programmi di sostegno dell'economia nei paesi più ricchi, è robusta. Il PIL italiano, ad esempio, salirà a fine 2021 di oltre il 6%. 

Quindi la domanda aumenta e non di poco mentre l'offerta è stata ridimensionata e non è facile farla risalire in tempi brevi. Quando la domanda di un bene sale, chi produce quel bene aumenta il prezzo. Cerca di guadagnare di più, o semplicemente vede i suoi fattori produttivi crescere di prezzo oppure ancora aumenta il prezzo per cercare di recuperare le perdite dovute alla pandemia.

E' una domanda da "ritorno alla (quasi) normalità" e non dovuta alle scelte della BCE e delle altre banche centrali a provocare l'aumento dei prezzi. Per questo Christine Lagarde non pensa che i tassi aumenteranno almeno fino al 2023 (e probabilmente anche dopo).

Inoltre le incertezze legate alla pandemia restano attuali, cosa che suggerisce alla BCE prudenza su un eventuale aumento dei tassi.

27 ottobre 2021

Draghi sbatte la porta. Forse non sapete che...

Nel mezzo della discussione sul futuro di quota 100, che scade a fine anno e che la Lega vorrebbe prolungare mentre altri sperano di non tornare alla legge Fornero, Draghi se n'è andato facendo sapere che "indietro non si torna".

Forse non tutti sanno che la prima uscita pubblica di Draghi dopo la nomina a Governatore della Banca d'Italia fu ad un convegno dedicato a Onorato Castellino, professore di economia all'Università di Torino, morto un anno prima.

Castellino, che convinse Mario Monti a accettare una cattedra nell'ateneo piemontese, ha dedicato le sue energie a studiare le pensioni ed è stato il punto di riferimento accademico di Elsa Fornero, la ministra a cui si deve la più importante riforma pensionistica degli ultimi anni. Insieme scrissero più un libro sull'argomento.

Nei suoi studi, Castellino si era conto che promettere pensioni troppo generose per troppo tempo (quindi andando in pensione troppo presto) avrebbe portato al collasso il sistema, una volta che fossero arrivati all'età della pensione troppi italiani rispetto a quelli che avrebbero pagato i contributi. 

Draghi ne ha appreso la lezione, come testimonia la presenza al convegno di commemorazione, e lo si capisce bene adesso che è al governo dove reagisce negativamente al tentativo di politici e sindacati di fargli cambiare idea sulle pensioni.

21 ottobre 2021

Pensione anticipata, meno soldi: perchè?

Perchè andare in pensione prima comporta uno sconto rilevante, anche del 20-30% ?

Lo possiamo capire con qualche semplice calcolo. 

Supponiamo di mettere da parte 100 euro l'anno per 40 anni e di spenderli per altri 20. 40 e 20 non sono scelti a caso. Sono, approssimativamente, gli anni di lavoro e di pensione. 

Si accumulano 100 per 40, ovvero 4000 euro. Si spendono in 20 anni: 4000 diviso 20, ovvero 200. 

Quindi per ogni 100 euro pagati per 40 anni un ipotetico pensionato incassa 200 euro (lordi).

Adesso immaginiamo di mandare in pensione 3 anni prima il lavoratore, che avrà accumulato 100 per 37 anni, quindi 3700, da distribuire in 23 anni. 

Risultato: 160 euro l'anno (per ogni 100 accumulati l'anno) invece di 200.  Dunque il 20% in meno con soli 3 anni di anticipo.

Abbiamo finto, per semplicità, che il rendimento delle somme sia pari a zero.

15 ottobre 2021

Tether: attenti alle criptovalute

Su cosa si basa il valore delle criptovalute come il Bitcoin? 

Le forti oscillazioni del prezzo di Bitcoin suggeriscono che il valore della più famosa delle criptovalute non dipende da niente.  Il Bitcoin è oggetto di speculazioni che fanno salire e scendere il prezzo,  espresso in dollari o euro, di molto in breve tempo. L'oscillazione del prezzo ne scoraggia l'uso come mezzo di pagamento, perchè implica forti rischi di perdite rispetto a una moneta.

Esistono però criptovalute di tipo diverso, come Tether. Si tratta di una stablecoin perchè dichiara di tenere sotto forma di riserva ogni dollaro raccolto, e quindi ha un prezzo stabile di (circa) 1 dollaro. In questo modo si possono scambiare Tether e poi convertirli in dollari, col vantaggio (secondo i creatori) di poter effettuare e ricevere pagamenti senza bisogno del sistema bancario, quindi in modo più efficiente (anche per chi svolge attività illegali).

Tether ha emesso 68 miliardi di unità, incassando 68 miliardi di dollari. Dove sono finiti? 
Se lo chiedono le autorità politiche e monetarie americane che sospettano che le riserve dichiarate non esistano o che siano investite in attività rischiose. 
Se gli utilizzatori pensassero di non poter convertire qualunque quantità di Tether in dollari, se ne libererebbero. La fuga da una criptovaluta potrebbe coinvolgerne altre e potrebbe estendersi al settore bancario.  

Anche la politica internazionale potrebbe risentirne. Se i soldi che gli emittenti di Tether fossero, in parte, investiti in Cina, come si comporterebbero, ad esempio, le autorità cinesi se, a fronte di una enorme richiesta di vendere tali attività e si esportazione dei soldi ottenuti dalla vendita? Potrebbero ostacolare la vendita per ragioni politiche oltre che per ragioni economiche?

Si capisce quindi perchè le autorità politiche e monetarie (FED) americane siano in allarme e stiano pensando di regolamentare le criptovalute e in particolare quelle che dichiarano di avere una riserva. Di fatto chi usa una stablecoin utilizza servizi molto simili a quelli di una banca. Perchè i fornitori di tali servizi non dovrebbero essere soggetti alle stesse regole di una banca?


06 ottobre 2021

Nobel per sordi

Ha senso l'appello di Giorgio Parisi, fresco vincitore del Nobel della Fisica 2021, per un maggiore finanziamento della ricerca scientifica che è fondamentale per il futuro dell'Italia? 

Vien voglia di rispondere: "sì, ovviamente, ha ragione il fisico romano a sperare che il prestigioso premio che gli è stato conferito aiuti a far capire ai politici l'importanza della ricerca, del suo finanziamento e delle ricadute per il sistema economico" ma temo la risposta più realistica dovrebbe essere no, non ha alcun senso. 

Il motivo può essere capito guardando il video (clicca qui) nel quale Giorgio Parisi, fresco vincitore del Nobel della Fisica 2021, ha provato inutilmente a spiegare a Matteo Bassetti che i dati suggeriscono che il calo dei contagi in Gran Bretagna si deve al lockdown prima che alla vaccinazione. Bassetti dà una risposta che non c'entra molto con l'osservazione del fisico e lo fa con l'atteggiamento di chi sa già tutto e non gliene importa nulla delle ragioni altrui. 

Ecco, chiedere che si aumentino le risorse per la ricerca come se la decisione non dipendesse da nient'altro che dalla volontà dei finanziatori, vuol dire rischiare di parlare con persone che non ascoltano, che pensano a altro e alla fine ti liquidano con osservazioni fuori tema e un sorrisino compiacente.

Per ottenere i soldi per la ricerca bisognerebbe convincere davvero l'interlocutore politico, a cui non costa nulla dirsi d'accordo salvo poi negare i fondi, e trovare i soldi, magari convincendo l'opinione pubblica oltre che i politici dell'inutilità di alcune spese o che maggiori imposte sono necessarie se non si vuole un futuro meno ricco di possibilità.

Insomma i sistemi complessi, che ha studiato il Nobel Parisi, sono presenti anche al di fuori della fisica e vanno affrontati in modo non ingenuo, come fanno tutti coloro che chiedono più soldi per il proprio settore, restando delusi dalla mancanza di risposte positive e concrete.

22 settembre 2021

(Ali) ITA (lia)

Quattro anni fa avevo spiegato (qui) i limiti di Alitalia con un pizzico di ottimismo sul futuro della compagnia aerea che tra 3 settimane chiuderà definitivamente. Nel frattempo è nata ITA, con mille problemi. Ma andiamo con calma e cerchiamo di spiegare il problema di Alitalia prima di parlare di ITA.

Le compagnie aeree si potrebbero dividere in due grandi categorie. Le compagnie aeree di bandiera e quelle alla Ryanair. 

Le prime di portano dall'aeroporto vicino a casa ovunque nel mondo, attraverso accordi con altre compagnie aeree. Ryanair e altre compagnie aeree invece consentono voli di media distanza da aeroporto a aeroporto. Arrivato a destinazione difficilmente il cliente sale su un altro volo, anche perchè l'aeroporto usato è spesso un aeroporto secondario con pochi voli, che costa meno e quindi aiuta a tenere bassi i prezzi dei biglietti. 

Andare ovunque con una compagnia di bandiera e altri vettori collegati richiede efficienza. Se devo fare scalo in un aeroporto per prendere un altro volo, il primo aereo deve essere in orario e deve essere efficiente l'aeroporto che trasferisce il bagaglio da un volo a un altro. 

Le inefficienze spingono i clienti a scegliere una compagnia aerea diversa. Integrare bene le compagnie aeree significa non solo attrarre clienti ma anche tenere sotto controllo i costi. Se un aereo Milano-New York ha, supponiamo, 300 posti a disposizione e ci sono 400 potenziali clienti, una compagnia aerea ben integrata con altre compagnie sposta i clienti su altri vettori portandoli in un altro aeroporto da cui si imbarcheranno su un altro volo per NY. La scelta inefficiente prevede che si usino 2 aerei semivuoti, con conseguenti perdite oppure ancora che si perda il cliente non soddisfatto che sceglierà altre compagnie anche per altri voli.

Alitalia è vittima di tutte queste inefficienze, di scelte sbagliate per difendere posti di lavoro a Roma (si voleva spostare la sede operativa a Malpensa ma la politica ha scelto Roma), di costi esagerati mentre le compagnie aeree low cost imponevano una riorganizzazione e il taglio dei costi.

ITA nasce sulle ceneri di Alitalia con un progetto realistico: provare (sottolineo: provare) a creare una compagnia aerea che non produca perdite o almeno non produca perdite esagerate all'inizio. Per questo serve un taglio dei costi e rotte che garantiscano aerei pieni. Se il modello funziona, si aggiungeranno altre rotte e quindi altro personale.

E' quindi irrealistico pensare che possa assumere gli oltre 10 mila lavoratori di Alitalia, che possa pagare i 290 milioni chiesti per il marchio Alitalia, che possa garantire gli stipendi del passato, che si voli ovunque senza la certezza di riempire gli aerei, che la pandemia ha svuotato. I concorrenti abbasseranno i prezzi per riconquistare i clienti tenuti a terra dal Covid e ITA, per sopravvivere, dovrà fare i conti con margini di guadagno modesti. 

Per questo è essenziale tenere bassi i costi. Il passato di Alitalia è ormai morto e sepolto. ITA al massimo riuscirà a salvare il salvabile, se ci riuscirà.


05 settembre 2021

Il reddito di cittadinanza a Cernobbio

Politici e imprenditori Cernobbio hanno dedicato un pò di attenzione al tema del reddito di cittadinanza (RdC), contro il quale i politici di destra si stanno scagliando da tempo.

In un paese con pochi controlli, poca serietà, pochissima capacità di organizzare e programmare, ci voleva poco a capire che il RdC avrebbe suscitato critiche e non avrebbe prodotto i risultati sperati.

Tuttavia un risultato il RdC pare averlo prodotto: un cambiamento nel mercato del lavoro, da decenni vittima (si fa per dire) di una logica che spinge gli imprenditori a cercare di pagare sempre meno i lavoratori, offrendo loro condizioni lavorative sempre peggiori. 

Il RdC sta (forse) modificando il trend. Si sentono sempre più imprenditori lamentarsi perchè non riescono a trovare lavoratori disposti a grandi sacrifici per pochi soldi. Perchè lavorare male per incassare somme simili a quelle che lo Stato offre senza chiedere in cambio nulla?

Se questo è il problema, la soluzione semplice è pagare meglio i lavoratori e offrire condizioni di lavoro più dignitose. Con il vantaggio di garantire all'Italia anche una crescita maggiore, cosa che tra l'altro attira gli investimenti. Lo spiega un rapporto  presentato proprio a Cernobbio dagli organizzatori dell'incontro, lo studio Ambrosetti. L'Italia cresce poco e crescono poco i soldi che finiscono nelle tasche dei lavoratori.

Se paghi poco la gente, questa non spenderà e l'economia soffrirà. Lo sanno bene gli economisti ma non i politici di destra e nemmeno gli imprenditori a essi legati (e che forse li finanziano), che invocano la fine del RdC per continuare a pagare poco la manodopera.

Chissà se i partecipanti al celebre simposio sul lago di Como si sono accorti che mentre ascoltavano alcuni politici scagliarsi contro il RdC, veniva suggerito loro di aumentare stipendi e salari per il bene dell'economia, che è anche il bene delle loro imprese.


27 agosto 2021

Vendere Cristiano Ronaldo e Lukaku

Nell'anno del riscatto della nazionale di calcio, il campionato di calcio italiano perde (salvo sorprese) un altro big, Cristiano Ronaldo, dopo aver perso Romelu Lukaku (e pure Donnarumma). 

Chi ci guadagna o ci rimette di più?

Sul piano sportivo, nel breve periodo forse è la Juventus a perdere, perchè nell'ultima stagione Ronaldo ha segnato più di Lukaku. Se invece si considerano i prossimi 3 campionati (il contratto di Lukaku scadeva nel 2024) è l'Inter a uscirne peggio. Il centravanti belga è più giovane di 8 anni, 28 anni contro i 36 di Ronaldo che aveva un contratto fino al 2022. 

E sul piano economico? 

Lukaku è costato all'Inter circa 75 milioni e prendeva uno stipendio di 9 milioni bonus compreso. Per Ronando la Juventus ha sborsato circa 100 milioni e uno stipendio da 31 milioni netti l'anno.

Vuol dire che per ogni anno di contratto, il portoghese costava più del doppio di Lukaku. 25 milioni di cartellino (100 milioni in 4 anni) più circa 55-60 di stipendio lordo per Ronaldo, 25 milioni di cartellino (75 milioni distribuiti in 5 anni) più circa 15-18 lordi per Lukaku. In soldoni 40 milioni per l'ex interista e 80 per il portoghese.

Quindi la Juventus "batte" l'Inter sul piano dei risparmi dei costi. Ma le differenze non finiscono qui. Consideriamo le conseguenze sui bilanci delle due cessioni.

La vendita di Lukaku ha portato nelle casse interista oltre 110 milioni di euro, cifra giustificata dall'età e dalle potenzialità del belga. La Juventus invece si dovrà accontentare di una cifra attorno ai 25 milioni, ovvero il valore di acquisto al netto degli ammortamenti. Una somma che -salvo sorprese- non genererà plusvalenze, che invece ci sono state nella vendita di Lukaku al Chelsea. 

La proprietà dell'Inter ha accettato senza rimpianti i soldi offerti dagli inglesi perchè l'obiettivo dichiarato della società era creare una plusvalenza di 100 milioni con cui coprire almeno in parte le perdite dell'ultimo anno, non potendo o volendo ricorrere a un aumento di capitale. 

La vendita di Lukaku fa diminuire i costi dell'Inter di circa 20 milioni. Al suo posto sono arrivati Dzeko e Correa, che insieme dovrebbero guadagnare quanto guadagnava il belga. Ma i cartellini sono meno onerosi. 1 milioni l'anno per il bosniaco, circa 5 per l'argentino. 

La Juventus, che ha deciso un aumento di capitale di 400 milioni, perdendo Ronaldo risparmierà circa 80 milioni l'anno, meno i costi, ancora da definire, dei giocatori che sostituiranno il portoghese.

Quindi l'Inter, che ha realizzato un grosso guadagno (plusvalenza) per coprire le perdite della stagione passata, rischia di dover fare altre operazioni simili per coprire le probabili perdite della stagione in corso.

La Juventus invece coprirà le perdite passate con l'aumento di capitale e userà l'addio di Ronaldo per ridurre i costi, presumibilmente di una cifra superiore ai 20 milioni interisti.

Dunque la Juve esce meglio dell'Inter dalla campagna acquisti da un punto di vista economico?

Forse no, perchè una parte non piccola del fatturato della società bianconera dipende ormai dal merchandising ovvero dalla vendita di magliette e tutti quei prodotti che usano il marchio Juventus. Vendite che in parte avvengono in negozi di proprietà della Juventus. 

Ronaldo serviva anche a riempire di clienti i negozi. La pandemia ha tenuto lontano la gente dallo stadio ma anche dai negozi. La ripresa è incerta e forse Ronaldo costa troppo in rapporto ai ricavi aggiuntivi che la sua presenza può generare.

Ma i negozi hanno bisogno di clienti. E quindi servono altri nomi importanti per far sognare i tifosi a cui vendere a caro prezzo una maglietta bianconera.


31 luglio 2021

Perchè i cinesi non finanziano più l'Indà (Inter) ?

Perchè i cinesi del gruppo Suning non finanziano più la loro squadra di calcio italiana, l'Inter, e hanno chiuso e liquidato senza preavviso la squadra di calcio cinese?

La risposta facile è: colpa del covid che ha causato una crollo delle vendite e perdite.

Ma si può cercare una risposta diversa. Le scelte delle imprese cinesi devono tenere conto delle decisioni della politica, alcune delle quali paiono fatte apposta per togliere potere ai grandi gruppi economici, sviluppatisi grazie a una crescita economica rapida.

Ce lo spiega questo interessante video il cui autore parla degli effetti sui valori di borsa di molte società cinesi delle decisioni governative. Il rischio di creare monopoli e di cambiare in senso privatistico la Cina ha spinto il governo a fare leggi che hanno avuto un impatto molto negativo sul valore di borsa di tali società.

In questo senso si può leggere la decisione di Suning di smettere di finanziare il calcio. Qualche anno fa pareva che il governo avesse stimolato la spesa, quasi tutta in perdita, ovvero non coperta da adeguati ricavi, nel calcio. Il fine ultimo era ottenere il Mondiale di calcio in Cina, che avrebbe dato lustro al paese e al governo non democratico. 

La pandemia ha modificato gli scenari e adesso il governo chiede o forse impone agli imprenditori cinesi di non sprecare risorse in uno sport che fa felici molto più gli europei dei cinesi.


17 giugno 2021

Inflazione (da covid?)

Qual è la causa dell'inflazione che sembra aggredire le economie in questi ultimi mesi?

Negli ultimi decenni l'inflazione, che ha flagellato le economie specie negli anni 70, pareva definitivamente domata. 

I governi e le banche centrali con le loro scelte di politica economica e monetaria hanno disinnescato i meccanismi che autoalimentano l'inflazione, memori delle conseguenze negative del passato. La globalizzazione ha fatto il resto. Molte produzioni si sono spostate in Asia, in particolare in Cina, con la conseguenza di fare diminuire i prezzi di molti beni.

L'altro lato della medaglia, però, è la dipendenza delle produzioni americane e europee dal colosso cinese. La Cina produce componenti che finiscono nei prodotti delle aziende europee e controlla i mercati delle materie prime necessarie per fabbricare quei componenti. Un'auto moderna è piena di elettronica prodotta in Asia con materiali estratti  di un paese africano, che ha concesso alla Cina l'esclusiva in cambio di aiuti di vario tipo.

La pandemia ha bloccato alcune produzioni europee e modificato la domanda. Chi non ha potuto andare in ufficio o a scuola, s'è comprato un tablet, un telefono o un notebook nuovo, rinunciando invece a una nuova automobile, visto che la vecchia, ferma in garage, non rischiava certo di fare troppi km. 

Così i produttori di elettronica hanno modificato le loro priorità, forse anche su consiglio/ordine del loro governo: meno schede elettroniche per alcuni usi, più per altri. Quando le fabbriche europee e americane hanno riaperto, s'è scoperto che i fornitori (cinesi) di componenti non erano in grado di soddisfare la domanda di alcuni beni o erano disposti a farlo in cambio di un forte aumento di prezzo.

Di qui l'inflazione e il sospetto che certe scelte non siano casuali. Pechino è diventato il produttore a basso costo di molti beni venduti ai consumatori o alle imprese americane e europee e oggi approfitta del monopolio per far salire i prezzi.

Gli USA e l'Europa che hanno creduto nel libero mercato rischiano di pagare il prezzo di scelte non fatte, nell'illusione che il mercato risolva tutto. Nella migliore delle ipotesi avremo un aumento temporaneo dell'inflazione, in attesa che le fabbriche si adeguino ai cambiamenti della domanda. Nella peggiore l'aumento sarà irreversibile e innescherà tensioni con la Cina.

13 maggio 2021

Elon Musk e i bitcoin

Dopo che, qualche mese, fa Elon Musk ha annunciato che Tesla avrebbe investito una somma enorme, 1.5 miliardi di dollari, in bitcoin, il valore della moneta virtuale è schizzato alle stelle.

Adesso Musk fa marcia indietro annunciando, come racconta il Sole 24 ore, che Tesla non accetterà più bitcoin finchè non diventerà una moneta "verde". 

Il lavoro dei computer per gestire le monete virtuali comporta infatti un grande consumo di energia, consumo che preoccupa Musk. 

O forse c'è una spiegazione alternativa. Musk potrebbe aver fatto il primo annuncio, quello dell'acquisto di bitcoin, dopo averne acquistati parecchi, allo scopo di farne salire ulteriormente il valore. Una volta venduti potrebbe aver deciso di fare l'annuncio dell'abbandono, giustificandolo con il rispetto dell'ambiente.

Se i potenziali compratori hanno già acquistato la moneta virtuale, stimolati dagli annunci, è molto probabile che il valore dei bitcoin diminuisca e quindi che senso ha accettarli come strumento di pagamento?

L'operazione di Musk interesserebbe le severe autorità di borsa se si trattasse di azioni o monete "vere". Ma il bitcoin presumibilmente sfugge a queste regole e quindi il mercato può essere regolamentato a piacimento, come nel selvaggio west.


19 aprile 2021

Superlega e JP Morgan

Cos'è progetto di una Superlega del calcio europeo? 

12 club europei grandi e, in molti casi, molto indebitati, puntano a creare una Champions alternativa o forse a impadronirsi della massima competizione europea, allo scopo di generare più partite, più diritti tv e quindi più soldi per le partecipanti. 

Partecipanti che sono un club ristretto di squadre che si fa le regole del gioco, come succede negli sport americani. Il vantaggio è enorme: il diritto di partecipare al nuovo torneo significa introiti certi da usare per aumentare i ricavi e, cosa importante in questo momento di crisi, per garantire i debiti che stanno, in alcune società, arrivando a livelli insostenibili.

La nascita della Superlega preoccupa le squadre escluse. Perderebbero il diritto (per molti solo teorico) di partecipare alla competizione, e ci sarebbero pesanti effetti economici. Se le tv e gli sponsor offrissero meno soldi per i diritti dei campionati nazionali e più per il nuovo torneo europeo, a rimetterci sarebbero le squadre che partecipano solo ai campionati nazionali. Che potrebbero anche perdere soldi 

I dati, d'altronde, sono impietosi. Nella Serie A, ad esempio, su 20 squadre solo 5 hanno più di 1 milione di tifosi, come risulta qui e alcune hanno 1/100 dei tifosi della Juventus, che da sola ha più dei tifosi di Inter e Milan messe insieme. 

Tuttavia il rapporto tra i diritti tv incassati dalla Juventus e quelli della squadra con meno tifosi è 1 a 5: per ogni euro incassato dal Crotone la Juventus ne incassa 5 anche se i tifosi juventini sono decine di volte quelli dei calabresi.

E' comprensibile quindi che le squadre più popolari vogliano incassare di più modificando un sistema, deciso in parte dalla politica e in parte dalle stesse società (nella Lega Calcio ogni squadra ha un voto e la maggioranza è fatta di squadre piccole), che gli nega ricavi proporzionati al numero dei tifosi.

Dall'altra parte le squadre escluse vedono i pericoli, soprattutto in termini di incassi da diritti tv, sponsor e dalla vendita di calciatori perchè trattenere un calciatore bravo senza coppe è più difficile e il potere dei club ricchi nel deciderne il prezzo aumenterebbe. 

Queste società possono lamentarsi ma non possono certo immaginare una serie A senza Juventus, Inter e Milan che incassano dalle tv 250 milioni su 950 ma valgono la metà degli spettatori. Lo sanno bene a Mediaset che vide crollare del 20% gli ascolti nell'anno della Juventus in serie B e finì per non partecipare alle aste per i diritti tv. 

Insomma la Superlega rischia di essere un terremoto per il mondo del pallone perchè in fin dei conti tutte le squadre vivono al di sopra delle proprie possibilità. Le squadre con tanti tifosi corrono a comprare i giocatori più noti e costosi, quelle con pochi tifosi incassano tanto dalla tv e vedono i giovani per coprire parte dei costi.

Il fair play finanziario annunciato anni fa anche per il campionato italiano di fatto non s'è mai applicato, i club hanno continuato a fare follie, accumulando debiti e i nodi stanno venendo al pettine con JP Morgan, famosa banca d'affari americana che finanzia una nuova competizione. 

Lo fanno per guadagnarci? Certamente, sì ma si può anche pensare che voglia incassare i soldi che ha prestato a molte squadre troppo indebitate, creando una nuova competizione che mette in crisi il resto del sistema calcio.

30 marzo 2021

Vaccini e crescita economica

Mentre si aspetta il vaccino, nella speranza di tornare a una vita (quasi) normale, il governo prepara i piani vaccinali che prevedono molti luoghi (comprese le farmacie) e molti vaccinatori (i farmacisti e i medici di base oltre a medici appositamente reclutati),

Però la campagna vaccinale non riesce ad accelerare. Non si vaccina abbastanza e il motivo è semplice: non ci sono abbastanza vaccini. 

Per la campagna vaccinale serve un insieme di elementi: un sistema di prenotazione efficiente, un numero elevato di medici e infermieri, molti luoghi in cui vaccinare e milioni di vaccini da inoculare ogni settimana che devono raggiungere i luoghi di vaccinazione grazie a un sistema logistico complesso ed efficiente. Se ci sono troppi pochi medici o troppe poche dosi di vaccino, o se il sistema di prenotazione non funziona a dovere (vedasi Aria in Lombardia), si faranno meno vaccinazioni di quante se ne desiderano.

Il sistema di vaccinazione è, in piccolo, simile a un sistema economico che produce e vende meno del previsto se c'è un vincolo. Che può riguardale il capitale umano, la capacità della rete di trasporti di spostare le merci, la disponibilità di materie prime o di energia, la domanda, l'efficienza dello stato ... e così via.

Bisognerebbe ricordarlo quando si legge di soluzioni facili che permetterebbero di far crescere l'economia italiana. Come accade per il vaccino, che in questo momento deve fare i conti con il vincolo rappresentato da un numero relativamente basso di dosi disponibili, così la crescita economica richiede che si cerchino e rimuovano i vincoli che impediscono all'economia di funzionare meglio.

24 marzo 2021

Corso di Contabilità per Principianti - 8 - Fatture Ricevute con IVA (e relativi pagamenti)

 Nella lezione precedente abbiamo visto che la registrazione contabile quando un'azienda emette una fattura con IVA è la seguente: 

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Banca c/c                                           @      diversi                                                 12200

                                                           @    Ricavi delle vendite               10000

                                                           @    Iva a debito                               2200

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Al posto di Banca c/c possiamo trovare altre voci come credito verso il cliente oppure cassa.

Adesso chiediamoci cosa deve registrare l'impresa che riceve una fattura con IVA. Il bello della partita doppia è che il credito dell'impresa che vende, è un debito di chi acquista, il ricavo dell'impresa che vende è un costo per l'impresa che acquista.

Per cui prendiamo la scrittura viste in precedenza e scriviamole per così dire al contrario.

I ricavi che si registrano in dare di un apposito conto diventano un costo per l'impresa che riceve la fattura. Se il ricavo si registra in avere, il costo si registra in dare. 

Idem per l'IVA: se l'IVA sulle vendite è un debito verso l'erario, l'IVA sugli acquisti diventa un credito verso l'erario e quindi si registra in dare di un conto IVA a credito.

Infine se prima la vendita si pagava in contanti o per cassa o generava un credito verso il cliente e in tutte e 3 i casi l'importo veniva registraro in dare del relativo conto, adesso l'acquisto si paga tramite banca o cassa, oppure genera un debito e in tutti e 3 i casi si registra in avere.

Ecco dunque tre casi:

1) Ricevimento fattura con pagamento tramite bonifico bancario di un ipotetico acquisto per 100 € più IVA: 

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diversi                                               @      Banca c/c                                                 122

Costi XY                                                                                                   100

 Iva a credito                                                                                               22

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2) Con pagamento in contanti 

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diversi                                               @      Cassa                                                        122

Costi XY                                                                                                   100

 Iva a credito                                                                                               22

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3) Con pagamento successivo: 

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diversi                                               @      debito vs fornitore "Rossi"                       122

Costi XY                                                                                                   100

 Iva a credito                                                                                               22

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13 marzo 2021

Corso di Contabilità per Principianti - 7 - Fatture Emesse con IVA (e relativi incassi)

Quando l'impresa vende un bene o un servizio, emette una fattura, comprensiva (quasi sempre) di IVA. Vediamo dunque la registrazione contabile da parte dell'impresa che emette la fattura.

Supponiamo che il venditore di un'automobile emetta una fattura per l'acquisto di un'auto del valore di 10 mila euro più IVA al 22%, quindi 2200 euro.

Il prezzo del bene è 10.000 €, che per il venditore rappresenta un ricavo da vendite. I ricavi (lezione 5) si registrano in avere di un conto "Ricavi delle vendite". 

L'IVA invece, come abbiamo visto nella lezione precedente, è un debito verso lo Stato che si registra in avere del conto IVA a debito.

Quindi in avere si registrano due valori: 10000 nei ricavi e 2200 nell'IVA a debito.

E in dare? 

Ci sono diverse possibilità che dipendono dal modo in cui avviene il pagamento del bene (o servizio) acquistato.

a) se il pagamento avviene con bonifico bancario, in dare si registrano 12200 euro nel conto Banca c/c

b) se avvenisse in contanti, in dare si registrano 12200 nel conto cassa. 

c) se il pagamento è posticipato, l'impresa che emette la fattura registra un credito verso il cliente per 12200 euro.

d) lo stesso avviene se ad esempio il cliente promette di pagare (cambiale). Il credito si registra in un conto chiamato Cambiali attive e l'importo è sempre di 12200 euro.

Ecco dunque le 4 registrazioni contabili: 

a) pagamento con bonifico bancario: 

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Banca c/c                                           @      diversi                                                 12200

                                                           @    Ricavi delle vendite               10000

                                                           @    Iva a debito                               2200

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b) pagamento per cassa: 

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Cassa                                                 @      diversi                                                  12200

                                                           @    Ricavi delle vendite               10000

                                                           @    Iva a debito                               2200

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c) fattura da pagare in un momento successivo: 

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Credito verso cliente XY                   @      diversi                                                12200

                                                           @    Ricavi delle vendite               10000

                                                           @    Iva a debito                               2200

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d) cambiale: 

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Cambiali attive                                  @      diversi                                                12200

                                                           @    Ricavi delle vendite               10000

                                                           @    Iva a debito                               2200

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02 marzo 2021

Corso di Contabilità per principianti - 6 - l'IVA

L'emissione di una fattura comporta (quasi sempre) l'assoggettamento a IVA del prezzo di vendita del bene/servizio. L'impresa che vende un bene/servizio aggiunge l'IVA al prezzo di vendita, calcolata come percentuale dello stesso. Per esempio se la fattura è di 500 euro + IVA al 22%, l'IVA è pari a 110 euro, da aggiungersi al prezzo di vendita, che, pertanto diventa di 610 euro.

L'IVA è una imposta da versare allo Stato. Come? In modo molto semplice. 

L'impresa che vende e quindi aggiunge l'IVA al prezzo, registra nella sua contabilità l'IVA come debito verso lo Stato, naturalmente come debito in un conto chiamato IVA a debito.

L'impresa che compra, specularmente, registra nella sua contabilità l'IVA sulla fattura ricevuta come credito verso lo Stato in un conto chiamato IVA a credito.

Periodicamente l'impresa calcolano debiti e crediti verso lo Stato per IVA e procede al pagamento della differenza (o all'uso/incasso del credito).




28 febbraio 2021

Roma e Inter e gli americani

Può una società di calcio sopportare perdite ingenti, di 100-150 milioni l'anno al netto dei mancati incassi per l'assenza di pubblico causato dalla pandemia?

La risposta naturalmente è no, a meno che.... 

A meno che ci siano altri interessi, altri affari resi possibili dalla società di calcio. E' il caso della Roma del presidente Pallotta, un americano che gestisce fondi di investimento e che s'è comprato la società capitolina, qualche anno fa, finanziandone le perdite. 

Perchè lo faceva? Perchè puntava a costruire molti immobili e a venderli, promettendo in cambio la costruzione di uno stadio per la Roma (che comunque avrebbe dovuto pagare l'affitto dello stadio) e una serie di opere pubbliche. 

La giunta Raggi ha deciso di limitare i volumi edificabili e questo ha significato meno entrate, insufficienti a pagare tutte le opere previste, come avevo segnalato 5 anni fa.

Così Pallotta ha ceduto la Roma e i nuovi proprietari hanno deciso di rinunciare allo stadio.

Nel frattempo i cinesi di Suning, proprietari dell'Inter, chiudono le attività sportive cinesi dopo aver smentito, nelle settimane scorsi, le voci di stipendi non pagati e difficoltà finanziarie. 

La situazione economica è difficile, ma soprattutto i cinesi hanno scoperto che il calcio, in Cina, non produce utili e quindi è inutile insistere. L'Inter registrava perdite prima del covid e a maggior ragione adesso. 

Non è chiaro quali motivi li abbiano spinti a acquistare la società milanese, ma è chiaro che vorrebbero liberarsene. A chi la venderanno? Riusciranno a recuperare le somme spese per comprare l'Inter? Come si comporterà un possibile acquirente di una società che registra forti perdite?

Domande che dicono che il futuro del calcio italiano è tutt'altro che tranquillo e non si possono escludere sorprese sgradevoli che non sono solo la rinuncia a costruire uno stadio da sogno.



24 febbraio 2021

Giavazzi, ancora tu?

Sconcertante la scelta di Draghi di scegliere Francesco Giavazzi come consigliere. Il meglio o forse il peggio lo offrì il giorno dopo il fallimento di Lehman Brother quando celebrò il fallimento della banca americana non capendo le possibili conseguenze come avevo scritto anni fa http://www.econoliberal.it/2010/03/dubito-che-francesco-giavazzi-un.html

08 febbraio 2021

Milan, Inter e ..Draghi

Non sappiamo cosa dirà Draghi quando, nei prossimi giorni, probabilmente formerà il governo e chiederà la fiducia in Parlamento, ma possiamo usare il calcio per immaginare qualcosa. 

Draghi ha infatti parlato, nei mesi scorsi, di debito buono e debito cattivo e di sussidi che non offrono un futuro ai  giovani.

Nella classifica della Serie A in questo momento i primi due posti sono occupati da Milan e Inter, due squadre in mano a stranieri. Uno dei quali è un fondo di investimento americano. Un altro fondo made in USA potrebbe presto prendersi l'Inter. I sovranisti potrebbero storcere il naso ma dovrebbero chiedersi perchè le squadre italiane sono finite nelle mani di stranieri dopo che per decenni sono state in mano agli italianissimi imprenditori italiani, Silvio Berlusconi e Massimo Moratti.

La risposta la conosciamo: un eccesso di debiti e continue perdite hanno spinto i due imprenditori a cedere le squadre di calcio dopo aver coperto di tasca propria le perdite.

Un debito cattivo, direbbe Draghi, per vivere al di sopra della proprie possibilità cioè dei ricavi delle società sportive. Avrebbero potuto creare un debito buono, per esempio costruendo uno stadio o investendo sulle giovani promesse del calcio, e aumentare in questo modo i ricavi, ma non l'hanno voluto fare e per questo si sono condannati a anni difficili, fatti di giocatori mediocri, per risparmiare, e risultati sportivi modesti.

Un modello perdente e tuttavia amato: avete mai sentito i tifosi dire che una società di calcio deve camminare con le proprie gambe (economiche)? Io no. Di solito invocano una società che tira fuori i soldi per alimentare le promesse di vittoria. E poco importa se è uno straniero che neanche sa pronunciare il nome della squadra di calcio.

Non so cosa dirà Draghi ma potrebbe dire che l'economia e la politica italiana è un pò come Milan e Inter: creano illusioni, pensano ai sussidi e si trovano a fare i conti con tifosi ovvero elettori delusi dei risultati e capaci di invocare altri soldi per alimentare un'altra illusione. E potrebbe aggiungere che è ora di cambiare, di pensare a costruire lo stadio o a puntare sui giovani per far meglio in futuro e non finire nelle mani degli stranieri.

04 febbraio 2021

SpreaDraghi

La nomina di Draghi ha fatto scendere lo spread sotto quota 100. Non succedeva da 5 anni. E' strano? 

Lo spread della Spagna, che non è poi tanto meno instabile dell'Italia, è 62. La differenza rispetto all'Italia è il tasso di crescita, molto migliore di quello italiano prima della pandemia. E forse un minor rischio che politici molto irresponsabili possano arrivare al governo e cercare di fare scelte economiche improbabili.

Il grafico mostra come durante il primo governo Conte lo spread sia salito costantemente sopra quota 200 e per alcuni periodi anche sopra quota 300.


Cosa significa questo? 100 punti di spread in più equivalgono a 4-4,5 miliardi di spesa per interessi in più l'anno perchè ogni anno si rinnovano titoli per 400-450 miliardi di euro. Abbassare lo spread di mezzo punto percentuale, arrivando a livelli "spagnoli" per un anno vuol quindi dire risparmiare circa 2 miliardi di spesa per interessi. Solo per aver messo a Palazzo Chigi Mario Draghi.


29 gennaio 2021

Gamestop: attenti alla bolla

Come mai tutti i giornali parlano di Gamestop, una catena di negozi di elettronica quotata a Wall Street?

Alcuni hedge funds cioè fondi altamente rischiosi e speculativi , di solito finanziati da ricchi investitori, hanno scommesso sul crollo del valore delle azioni Gamestop. Hanno spiegato che a loro parere la società era destinata a fallire e quindi hanno comprato strumenti finanziari speculativi che avrebbero offerto cospicui guadagni se le azioni di Gamestop avessero perso valore.

Uno schema visto tante volte ma in questo caso con una novità: molti piccoli risparmiatori hanno fatto la scommessa opposta, grazie al passaparola su Reddit. Così un'azione che valeva qualche dollaro è schizzata verso l'alto.

La vittoria, per ora, dei piccoli risparmiatori ha provocato forti perdite per i fondi speculativi (forse decine di miliardi di dollari) che usano strumenti finanziari che moltiplicano guadagni e perdite.

Perdite che spingono chi non ama gli hedge funds, e le loro politiche spregiudicate capaci di rovinare aziende e vite pur di ottenere un profitto, a cantare vittoria. 

Tutto bene, dunque? 

In realtà no, perchè resta il fatto che Gamestop non pare un'azienda in salute. E' sensato scommettere sul futuro di una società, ma se il valore di questa società cresce ben oltre il ragionevole, come sta accadendo in queste ore, vuol dire che il titolo è oggetto di speculazione e che c'è il rischio che qualcuno ne approfitti e altri restino con un pugno di mosche. 

Ovvero c'è il rischio che qualcuno punti a far salire il più possibile il valore del titolo perchè ha interessi personali nel titolo o nel boom di borsa, utile a tenere alto il valore di azioni sopravvalutate. Chi controlla società con valori palesemente irrealistici può avere interesse a stimolare l'acquisto di Gamestop perchè, indirettamente, le scommesse di rialzi sui mercati azionari favoriscono anche il suo titolo. 

Scenari inquietanti, perchè sono possibili reati (si spingono i risparmiatori a comprare azioni benchè sopravvalutate), che le leggi americane puniscono con lunghe detenzioni, e perchè, come ha insegnato la bolla delle dot com di fine anni '90, quando l'euforia passa, finiscono i finanziamenti e le imprese rimaste all'improvviso senza soldi chiudono i battenti, mentre i risparmiatori ingenui perdono i loro soldi. 

In una economia che arranca, causa pandemia, Gamestop offre un segnale poco incoraggiante. Se sarà una batosta per i fondi speculativi, è anche vero che c'è un rischio di bolla finanziaria che potrebbe scoppiare con effetti poco piacevoli per gli investitori e l'intera economia.


15 gennaio 2021

Corso di Contabilità per principianti - 5 - la Partita Doppia

Dopo aver imparato come funzionano alcuni conti (banca, cassa, ricavi, costi, ecc) dobbiamo imparare a usarne 2 per volta.

I fatti che la contabilità registra come acquisti, vendite, incassi e pagamenti implicano sempre l'uso di due conti. Sono un pò come una moneta con due facce. Si tratta di imparare e riconoscerli per fare la registrazione corretta.

Facciamo un esempio per capire meglio. 

Immaginiamo una situazione molto semplice: in una panetteria un cliente compra il pane e paga in contanti. Il negoziante consegna il pane, emette lo scontrino e incassa 4 euro.

Dal punto di vista della panetteria sono successe due fatti in contemporanea: la panetteria ha realizzato un ricavo per 4 euro e incassato 4 euro in contanti. 

Come sappiamo il ricavo si registra in avere del conto ricavi:
mentre l'entrata di 4 euro in cassa si registra in dare del conto cassa:


Due piccole note prima di proseguire. 

La prima. Avete notato che in un caso s'è registrato 4 € in dare di un conto e nell'altro in avere di un altro conto? 

Ecco tutte le registrazioni contabili hanno questa caratteristica. Si usano due conti (o più di due). Uno (o più di uno) si usa in dare e l'altro (o gli altri) in avere. La somme del conto (o dei conti) usati in dare è sempre uguale a quella del conto (o dei conti) usati in avere.

La seconda. Possiamo domandarci: e se il cliente non paga? Non ci sarebbe un ricavo e basta? La risposta è no. Se il cliente non paga vuol dire che la panetteria ha un credito nei suoi confronti e il credito si registra in dare, come l'entrata di cassa. Oppure il cliente ha un credito e quindi la panetteria ha un debito che viene meno in seguito alla vendita. 

Se ogni registrazione contabile comporta l'uso di (almeno) un conto in dare e uno in avere posso prendere le due registrazioni nei due conti e fonderle in una sola, questa: 

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cassa                                               @   ricavi delle vendite    4
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Nella parte sinistra cioè in dare si scrive il nome del conto usato in dare, in avere il nome del conto usato in avere. In questo caso l'importo è lo stesso per cui si scrive una volta sola. Questa scrittura implica automaticamente che nel conto cassa si registri 4 in dare e nel conto ricavi delle vendite 4 in avere. 

Nella realtà oltre a quanto riportato sopra si inseriscono altre informazioni come la data della registrazione, il numero d'ordine, un codice numero che idenfica in modo inequivocabile il conto.


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