30 dicembre 2011
Occhio allo spread!
Nell'ultima settimana dell'anno lo Stato italiano ha collocato BOT a sei mesi al tasso del 3,25%, Ctz a due anni al 4,85% e BTP a 3, 7 e 10 anni a tassi che vanno dal 5,62% al 6,98%.
Un calo significativo dei tassi rispetto alle precedenti emissioni di titoli pubblici.
Eppure lo spread non è sceso se non per qualche ora. Come si spiega lo spread alto in presenza di tassi scesi di oltre il 2% per le scadenze fino a tre anni?
I giornali hanno scritto che all'improvviso la credibilità dell'Italia, almeno nel breve termine, è aumentata. Ma anche i BTP a 3 anni hanno visto i tassi scendere dal 7,89 % al 5,62.
E' bene spiegare che è normale che i tassi siano più bassi per i titoli a breve scadenza e più alti per i titoli a più lunga scadenza (un titolo decennale paga un interesse maggiore di un titolo a 5 anni, che a sua volta paga un interesse maggiore di un titolo che scade dopo 2 anni, ecc.).
Nelle scorse settimane invece i tassi sui titoli a breve termine sono saliti alle stelle, in alcuni casi superando i tassi pagati dai titoli a medio-lunga scadenza. Era un segnale di pericolo, di forte sfiducia nei titoli pubblici italiani.
Adesso si sta tornando alla normalità, segno che la fiducia nei titoli pubblici torna a salire, e questo spiega la maggiore diminuzione dei tassi sui titoli a breve scadenza.
Perchè è risalito lo spread? Per diverse ragioni. La domanda in questi giorni è debole e risente dei mancati acquisti della BCE.
Molti continuano, per diverse ragioni, a vendere i BTP decennali, facendo salire lo spread. La maggiore credibilità dello Stato italiano rende disponibili titoli più sicuri: chi vuole rischiare di meno si sposta su titoli di durata più breve, vendendo i decennali.
Il governo ha deciso di puntare nell'immediato su titoli a più breve scadenza, che costano di meno.
E' una strategia saggia che mette in evidenza un'altra grave mancanza del precedente esecutivo: quando i tassi erano bassi, il governo avrebbero potuto emettere titoli a lungo termine con rendimenti del 3-4%, mettendo al sicuro i conti pubblici per anni. Mario Draghi suggerì questa banale strategia a Tremonti, che ignorò il consiglio, forse temendo di pagare nell'immediato qualche decimo di punto in più.
E soprattutto: se lo Stato punta a aumentare le emissioni di titoli a breve-medio termine, che senso ha preoccuparsi dello spread Bund- BTP a 10 anni?
29 dicembre 2011
Somalia
Da mesi la situazione in Somalia è peggiorata. La siccità sta mettendo in crisi un popolo che da anni vive una drammatica guerra civile, che distrugge tutto.
Molti anni fa, quando la Somalia era un paese in pace, anche se dominato da un dittatore, un mio parente visitò il paese, ospite di un italiano che viveva a Mogadiscio. Tornato mi raccontò un paio di storie che mi lasciarono perplesso.
L'italiano che viveva in Somalia aveva diversi dipendenti che, conoscendo gli italiani, chiedevano: tu quanti figli hai? Gli italiani rispondevano uno, due, al massimo tre. I somali, stupiti, chiedevano: ma tua moglie è malata? Le donne somale con meno di 5 figli preferivano raccontare di non avere mai avuto figli. Si vergognavano se non avevano almeno 5 figli. E quando un italiano spiegò loro che non sarebbe stato facile vivere con tanti figli, i somali dicevano che invece loro non avevano problemi, perchè raggiunti i 12 anni o forse anche meno, i figli se ne andavano, vivevano avventurosamente per strada...
Gli italiani a Mogadiscio scoprivano un mare ricco di pesce, affascinante per via della barriera corallina. Ma nessuno pareva goderne. I somali tolleravano gli italiani che facevano il bagno e spiegavano che per motivi religiosi non si sarebbero tollerati i turisti che avrebbero fatto il bagno in costume.
A distanza di molti anni la Somalia, allora pacifica, s'è trasformata in un inferno. La cosa non mi ha stupito...
27 dicembre 2011
La classifica dei peggiori
Ma come dicevo alcune settimane fa su questo blog
quando citavo la sostanziale uguaglianza tra debito pubblico e privato in periodi di crisi, qualche dato comincia a filtrare anche per la granitica e superperfetta macchina tedesca.
Come cita il periodico "Handelsblatt" in un articolo in cui cita uno studio dalla Facoltà di Scienze Economiche di Friburgo e dalla fondazione berlinese «Marcktwirtschaft» (Economia di mercato), di cui riporto alcuni estratti ripresi in rete (qui, qui e qui), il debito della Germania, quello reale, è ben più alto del 85,8% delle statistiche ufficiali e che noi non siamo messi poi così male in quanto a sostenibilità del debito nel lungo periodo.
Per sintetizzare nello studio si sostiene che il debito della Germania totale, considerando anche quello degli enti periferici e la previsione sul lungo periodo dell'indebitamento sarebbe ben peggiore di quanto si creda, peggiore della situazione italiana.
Io mi limito a fare solo qualche considerazione:
1. Non tutti i debiti degli stati tengono conto di tutto: la Germania è uno stato federale, quindi i singoli "lander" hanno molta più autonomia rispetto alle regioni italiane o francesi, quindi più possibilità di fare debiti in maniera autonoma. Però va considerato che i casi di stati che hanno lasciato fallire le proprie regioni si contano sulle dita di una mano nella storia recente. Quindi considerare il debito aggregato di stato centrale, enti locali e welfare, mi sembra corretto.
2. In molti pochi considerano che se la Grecia fallisce a rimetterci per prime saranno le banche tedesche: la Germania dovrà salvarle a spese della collettività. In altre parole dovrà creare altro debito pubblico.
3. L'analisi difetta di un fattore a mio parere: si cita che correttamente il debito tedesco è di 2080 miliardi di Euro, ma si trascura che la Germania cresce del 3% all'anno, il che rende il debito fortemente sostenibile nel lungo periodo. A differenza dell'Italia, che per arrivare al 3% di crescita ci mette 3 anni (se va bene).
4. L'ultima considerazione più che economica è morale. E' vero che la Germania cresce molto, ma in molti, anche in Germania si cominciano a chiedere perchè la popolazione non stia sostanzialmente meglio di 10 anni fa.
Perchè anche in Germania, così come in tutta Europa e probabilmente in tutto il mondo, c'è un grosso problema di redistribuzione del reddito: i paesi si arricchiscono, ma non in maniera uguale: i ricchi tendono a diventare più ricchi (molto più ricchi) e i poveri a rimanere poveri, o al limite a stare un poco meglio.
26 dicembre 2011
Ministro della Difesa Produttore di Missili
Nello stesso articolo mostravo anche come tali spese, dovute soprattutto all'importazione di armamenti ultra-moderni e nuove tecnologie militari, furono ingigantite dai governi dei popolari, (la destra spagnola), di Aznar.
Sarà stato, (così come l'ondata di imposte sui redditi più elevati), una mossa pre-elettorale del PSOE per tentare di recuperare la fiducia crollata a picco dell'elettorato di sinistra spagnolo, non dico di no.
Intanto però il taglio ci fu, e poi comunque almeno per me è difficile immaginare che tutte queste scelte della scorsa Estate sarebbero state tradite dal PSOE subito dopo le elezioni se le avesse vinte, (altro che "indignados" ci sarebbero stati a questo punto...tornava la guerra civile contro il governo).
Ma anche da parte del PP, per quanto riguarda almeno i tagli alla Difesa, in tempo di crisi mi aspettavo che per lo meno quelli fossero intoccabili anche qualora cambiasse il governo.
Invece le premesse della nuova maggioranza di destra non sono affatto buone neppure sotto quest'aspetto.
Infatti Rajoy ha appena presentato la sua squadra di governo; e chi c'è come Ministro della Difesa? Niente meno che Pedro Morenés Eulate presidente esecutivo della sezione spagnola della MBDA, una delle maggiori industrie produttrici di missili in Europa.
Insomma se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse non sono affatto buone.
25 dicembre 2011
Babbo Natale?
No, non è Babbo Natale anche se ogni giorno cerca di regalare una vita migliore e qualche riflessione a tanta gente.
Questa volta Gino Strada ha ricordato l'inutilità delle spese militari.
Buon Natale!
23 dicembre 2011
Letterina a Babbo Natale
Una lettera che sintetizzo e sottoscrivo: "perché nella manovra .. non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? .. questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. Il primo.. un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell'Associazione Italiana Private Banking, "Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 [è di] 896 miliardi"...
"Aliquote anche molto miti consentirebbero .. l'indicizzazione delle pensioni, ..[ed] è il caso di sottolineare il guadagno di consenso che il governo ne ricaverebbe, per effetto della maggiore equità del prelievo complessivo"..
"..[oltre agli] effetti positivi non riusciamo a vederne di negativi".."ci sembra che non vi sia alcun motivo di efficienza che possa giustificare l'assenza del provvedimento" assenza che dipende "solo da ragioni di iniquità, e cioè dalla volontà di proteggere i redditi alti scaricando il peso del riequilibrio dei conti su quelli più bassi".
E così? "per fugare ogni dubbio è essenziale .. una spiegazione chiara e convincente. E anche sincera".
Una motivazione ufficiosa "che non sia possibile sapere dove si trova la ricchezza mobiliare, è smentita dai dati" citati "nonché da quelli forniti dalla relazione della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2010".
Non si può dire che "la manovra ..prevede implicitamente un serio intervento sulla ricchezza mobiliare: il gettito proveniente dalla tassazione dei capitali scudati e dei beni di lusso ammonta solo al 6% della manovra complessiva netta, e al 4% delle maggiori entrate".
"Neanche la motivazione che non è possibile tassare la ricchezza mobiliare perché questa fuggirebbe all'estero è credibile. Come dimostrano i dati sul private banking, la ricchezza mobiliare dei cittadini italiani più ricchi è enorme, e non è certamente una tassazione con una piccola aliquota che li indurrebbe a trasferirne surrettiziamente la proprietà a prestanome stranieri".
"Al rischio ..[di] colpire anche i risparmi della classe media si può facilmente porre rimedio stabilendo un’equa quota esente, che renderebbe oltretutto l’imposta progressiva". "Possibili problemi di liquidità .. sarebbero facilmente evitabili concedendo adeguate .. rateizzazioni".
"In sostanza, ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un’aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari.. Un chiarimento sulle ragioni della sua assenza dalla manovra sarebbe quindi opportuno".
21 dicembre 2011
Soldi e sport
La scorsa settimana era stata la volta del tavolo della pace, un tentativo di trovare un accordo nella lite tra la Juventus, la FGCI e qualche società calcistica, colpevoli secondo Andrea Agnelli di aver danneggiato la società bianconera ai tempi di calciopoli, nel 2006.
Il presidente del CONI, Petrucci, irritato lancia l'allarme: il calcio parla solo di soldi (vedi qui). Un allarme curioso, per due motivi.
Il primo lo si capisce leggendo l'articolo: l'ultima parte è dedicata al comitato paralimpico, salvato dal suo presidente Pancalli che "ha bussato a mille porte, smuovendo la coscienza dei politici e anche del nuovo governo" per ottenere i sei milioni promessi da Berlusconi, senza i quali lo sport paralimpico sarebbe spacciato.
Il secondo è che, come ricorda il presidente della Lega Beretta (vedi qui), il dovere del calcio è fare soldi perché "se mancano le risorse non si possono pagare i campioni e senza campioni non si va da nessuna parte perché all'estero hanno molti più soldi noi".
Petrucci invece pare ispirarsi a un'altra filosofia, come racconta questo vecchio articolo del 2006.
Finita l'Olimpiade invernale del 2006, si scioglie il comitato organizzatore delle Olimpiadi, il Toroc, e i verbali dei consigli di amministrazione diventano pubblici.
Si scopre così una lite tra il Toroc e il CONI in occasione delle olimpiadi a Salt Lake City riguardante le spese per la trasferta a Salt Lake.
Il CONI affida a una società, Mka, l'organizzazione della presenza italiana a Salt Lake (Casa Italia) e chiede al Toroc di organizzare la sua presenza a Salt Lake all'interno di Casa Italia. Il Toroc accetta, ma a una condizione: se il prezzo che ci chiedete è superiore a quello che riusciremmo a ottenere, spiega il Toroc, vogliamo essere liberi di scegliere la soluzione più conveniente.
Ed è questo che accade. Mka per conto del CONI propone "una sede da 400 mila dollari, lontana dai luoghi di gara e senza servizi di ristorazione". "Allo stesso prezzo il Toroc ne trova una nel cuore dei siti di gara, ristorazione compresa".
E qui scoppia la lite: Petrucci sostiene la soluzione proposta dalla Mka, spiegando che è meglio presentarsi agli occhi del mondo (sportivo) con una sede in periferia. Di fronte al rifiuto dei torinesi, improvvisamente Mka cambia l'offerta: non servono più più 400.000 dollari per la sede in periferia, ma solo 300.000.
Insomma, la filosofia dei soldi da guadagnare per pagare contro la filosofia dello spendere più o meno allegramente.
18 dicembre 2011
2017 La fine del mondo
Questo articolo, avrei voluto scriverlo io, ma c'è chi lo ha scritto molto meglio di quanto avrei potuto fare io e in questo momento di caccia alle streghe nell'evasione fiscale, mi è sembrato il caso di segnalarlo sul blog.
Nel 2017 a meno di un suicidio politico svizzero, finirà il segreto bancario svizzero, come indicato qui e qui.
Io personalmente condivido la linea italiana di attesa del 2017 senza accordi al ribasso. Vedremo poi cosa succederà con una tassazione del 35% sui depositi dei cittadini comunitari (persone fisiche) in Svizzera.
Ci restano 5 anni al Big Bang!
17 dicembre 2011
Il monito di Solow
In questi giorni si sente parlare spesso di liberalizzazioni, una delle ricette preferite dai liberisti che sognano una crescita senza spesa pubblica, lasciata al mercato che tutto regola. Almeno nei sogni dei liberisti.
Se aumenta la concorrenza in un mercato i prezzi scendono e il consumatore ne beneficia. Ma qualcuno ne fa le spese: le imprese e i lavoratori guadagnano di meno e sono meno incentivati a investire.
Ciò è ancora più vero nei momenti in cui l'economia non cresce, come ha affermato il premio Nobel Robert Solow: “Any gain in labour-market flexibility or in product-market deregulation will be both more effective and more easily accepted if it occurs at a time when aggregate demand is strong and market prospects are favourable” (1)
Le imprese investono e assumono personale se ci sono buone prospettive di ottenere profitti. Se invece la prospettiva è recessiva (fatturato e profitti in calo) perché il contesto economico non è positivo e perché aumenta la concorrenza, le imprese tenderanno a non assumere e non investire.
Le liberalizzazioni sono la panacea di tutti i mali? Sì ma solo per i liberisti. Per chi non è liberista sono un'arma che può dare buoni o pessimi risultati. Dipende dal contesto. E se il contesto è negativo si dovrebbe ascoltare il monito di Robert Solow ed evitare il rischio che le liberalizzazioni annunciate o minacciate deprimano ancora di più l'economia.
(1) tratto da gustavopiga.it
15 dicembre 2011
La regressività del bollo auto
Qualche sera fa Porta a Porta ha parlato di evasori. Il giornalista entra in una concessionaria di auto di lusso e chiede informazioni su un'auto: costa 230.000 euro e paga 1500 euro di bollo auto, al netto del prossimo superbollo.
Come? solo 1500 euro per un'auto da 230.000? Mi sorge un dubbio: ci sarà qualche errore.
Cerco sul sito della Ferrari i dati tecnici della Ferrari California (vedi qui): 388 kW ovvero 460 cavalli. Prezzo indicativo, secondo qualche sito, 175.000 euro. Bollo? Circa 1180 euro l'anno, vale a dire lo 0,67 per cento del prezzo di listino dell'auto.
Mi aspetterei che un'utilitaria pagasse molto meno. E invece... Prendete una utilitaria come la Panda. Il modello base costa 10.250 euro secondo il sito Fiat (vedi qui), e dispone di un motore 1.2 da 69 cv. Secondo il sito dell'Agenzia delle entrate (vedi qui) paga, nel Lazio, 131 euro.
E' l'1.28% del valore dell'auto, considerando il prezzo di listino. Quasi doppio in percentuale sul prezzo di listino rispetto a chi compra una Ferrari!
14 dicembre 2011
Poche idee, ma confuse
Da mesi un pò giornali e telegiornali sono pieni di parole come crisi, spread, manovra, default, eurobond, eccetera.
Sarebbe bello capire dove si va a finire, e per questo si ricorre agli esperti. Per scoprire che la confusione regna sovrana. Ecco qualche esempio.
1 - Mario Monti e Elsa Fornero hanno spiegato che c'era il rischio che l'Italia finisse in default e si doveva intervenire urgentemente. Via libera dunque a tagli, nuove imposte e una pesante riforma delle pensioni.
Secondo Beppe Scienza (vedi qui) il premier e il ministro del lavoro hanno solo giocato a spaventare gli italiani per rendere accettabili scelte altrimenti indigeste, visto che non ci sono stati segnali che lasciassero pensare a problemi nei pagamenti di pensioni e stipendi pubblici. Scienza poi ritiene affidabili i titoli di stato: il solo rischio vero per chi li possiede è che prima del rimborso possano perdere valore, se lo spread sale.
2 - Perchè si fa la manovra? L'obiettivo di Monti sembra il pareggio di bilancio. Ma Tito Boeri osserva che l’Europa non ci ha mai chiesto il pareggio di bilancio nel 2013 (vedi qui) mentre Alesina e Giavazzi dicono che la manovra è causata dal peggioramento dell'andamento dell'economia: se le prospettive fossero rimaste quelle di qualche mese fa, non servirebbe.
E' una tesi discutibile perché sembra difficile che manchino all'appello 20 miliardi perché il PIL 2012 sarà negativo anzichè positivo, di poco, come nel 2011.
3 - La manovra avrà quasi un effetto recessivo? E quanto peserà sul PIL il passaggio di 20 miliardi netti dalle tasche di cittadini e imprese a quelle dello Stato?
Secondo il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (vedi qui), le misure prese dal governo farà scendere il PIL di uno 0,5%.
Per Alesina e Giavazzi invece l'effetto è difficile da misurare, mentre Mario Monti pensa che "Il pacchetto varato con la manovra non avrà un effetto recessivo" perchè "il pacchetto visto con un modello econometrico dice che se gli interventi fanno scendere i tassi e lo spread, questo crea più sollievo di quanto i provvedimenti possano avere come effetto recessivo".
Insomma tutto è assai confuso...
13 dicembre 2011
Valvole termostatiche
Qualche anno fa il comune di Torino ha deciso che i termosifoni devono essere dotati di valvole termostatiche, con cui regolare la temperatura di ogni singola stanza. Raggiunta la temperatura desiderata, la valvola chiude il flusso di acqua calda verso i termosifoni.
Si può in questo modo regolare in modo diverso la temperatura delle diverse stanze, abbassando la temperatura quando la stanza è vuota e alzandola quando serve, con risparmi economici e ambientali.
A casa mia sono state installate nel settembre 2010 e dopo un inverno di utilizzo si sono tirate le somme: 25000 metri cubi in meno di consumo di gas in un condominio di circa 100 appartamenti, un risparmio medio di circa 200/250 euro a famiglia, equivalente a circa il 15% in meno di spesa.
11 dicembre 2011
Molte parole, pochi fatti
La manovra "Salva Italia" di Monti è stata varata per decreto, e quindi formalmente già operativa in alcune parti, ma in realtà ancora non si sa quale sarà la versione definitiva, quindi tentarne un commento è quanto mai arduo.
Semplifico dando alcuni voti divisi per macrocategorie.
Riforma sulle pensioni, voto: 8. Giusto il passaggio per tutti al contributivo, dopotutto se qualcuno va in pensione senza aver versato, chi pagherà? Noi che lavoriamo, quindi le nostre tasse e i nostri contributi! Male, molto male non aver toccato tutta la giungla dei privilegi dei dipendenti di parlamento, senato, quirinale, Sicilia, consiglieri regionali. Si dirà che non è competenza del governo, ma non si può chiedere a chi è arrivato a 55 anni di posticipare l'uscita del lavoro magari di 5 anni, e non chiedere sacrifici a certe categorie! Accorpamento di INPDAP e ENPALS (enti di pubblici dipendenti e lavoratori dello spettacolo) dentro l'INPS: ce la faranno? E chi lo sa?
ICI, voto: 7. Va bene l'ICI sulla prima casa, ma per chi ha più di una casa sarà una stangata. Soprattutto per chi le ha occupate da inquilini che non pagano l'affitto: ai proprietari toccherà pagare ICI salatissime senza magari incassare i canoni e senza poter mandare via gli inquilini morosi (i tempi degli sfratti sono biblici!). Inoltre l'ICI verrà incorporato nei prossimi rinnovi degli affitti, causando ulteriore inflazione.
Tagli alla politica, voto 2: mai promettere cosa non si può mantenere. Annunciamo di svuotare le province e poi si fa marcia indietro? Male, molto male! E chi lo farà il disegno di legge costituzionale? Quello stesso parlamento che adesso rifiuta di tagliarsi lo stipendio? VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA!
Accise, IVA e... fossimo stati 20 anni fa, scriverei sigarette... voto: 3. Aumenti di Accise sui carburanti e ricordiamoci che vale anche su quello da riscaldamento, su cui si calcola l'IVA. Beh, fino qui ci arrivavo anche io, ma come ho già scritto, servivano soldi freschi per la fase 1.
Regali alle banche, voto: 1. Molti regali, tanti. Opinabili, ma regali. A partire dalla conversione in credito di imposta delle imposte differite attive, al regalo sugli aumenti di capitale (vale in pratica per i grossi, grossissimi aumenti di capitale).
Evasione, voto: 1. Favole, solo favole e molta ingenuità. A partire dall'addizionale sullo scudo fiscale, che anche se fosse tecnicamente applicabile, sarebbe bocciata dalla cassazione. E' ingiusto richiedere soldi DOPO, punto e basta. Lo scudo non andava fatto PRIMA. Stop. Il resto, come tasse su navi, aerei e macchinoni sono storielle: tali mezzi sono intestati o parcheggiati all'estero. Tracciabilità a 1000 Euro? Pagamenti in contanti della pubblica amministrazione fino 500 Euro? E i costi dei conti correnti? Dovrebbero essere a prezzi agevolati? E dove sono?
E dove è la patrimoniale? Io rispetto al paradigma del governo, rigore ed equità, vedo molto rigore e ben poca equità! Diciamo che fino a questo punto si è badato a incassare liquidità dove si era sicuri di trovarla. C'è stato ben poco coraggio, forse a causa del tempo, nel colpire i grandi patrimoni e le grandi ricchezze.
Non vedo manovre per la crescita: quella sull'IRAP è un aiuto solo sui neo assunti, il resto aiuterà solo grandi e grandissime imprese.
In definitiva si tratta di una manovra recessiva e che causerà inflazione a qualunque livello. Speriamo che almeno riesca a far calare il costo dell'indebitamento a breve e medio termine....
10 dicembre 2011
Londra, Isole Cayman
"Puntiamo a diventare come le isole Cayman ma con un clima molto peggiore" ha scritto l'Independent dopo che la Gran Bretagna ha deciso di non partecipare alla nuova unione fiscale.
Romano Prodi, intervistato dal Tg3, ha ricordato che da sempre i britannici sono poco propensi se non ostili all'Europa e antepongono gli interessi nazionali davanti a quelli europei.
Perché Londra non ha firmato il nuovo accordo europeo?
"Il premier britannico David Cameron ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari", ha spiegato Sarkozy.
Londra ospita il più grande centro finanziario europeo, vale a dire attira capitali da tutto il mondo e li investe. E' un'attività redditizia, ma anche fragile. I capitali si spostano velocemente, cercano mercati che garantiscono buone occasioni di investimento, poche imposte e l'anonimato.
La City londinese ha offerto tutto ciò, attirando i capitali delle ex colonie e, negli scorsi decenni, dei paesi produttori di petrolio, mentre Londra garantisce l'esenzione dalle imposte sui guadagni esteri ai residenti, antico privilegio concesso agli uomini d'affari londinesi per indurli a non spostare residenza e affari nelle colonie (Valentino Rossi cercò di sfruttare tale privilegio per sfuggire al fisco italiano).
Il modello è in crisi da tempo. In Asia e nei paesi arabi si stanno sviluppando mercati finanziari che attirano i capitali un tempo investiti a Londra, mentre gli investori più prudenti cercano altrove occasioni di investimento adeguate, dopo essersi scottati le mani con derivati e subprime.
L'Europa in crisi spinge dunque gli inglesi a non accettare le nuove regole che potrebbero mettere ulteriormente in crisi il mercato finanziario londinese e i suoi privilegi. Londra non può che difendere lo status quo, ben consapevole del peso della finanza e delle difficoltà di tornare a un'economia meno dipendente dalla finanza.
09 dicembre 2011
Letture consigliate sotto l'albero
07 dicembre 2011
Uno che credeva nel ritorno alla lira
Un commerciante alessandrino di 67 anni è stato arrestato a Genova (vedi qui) dopo essersi presentato alla filiale locale della Banca d'Italia con una pistola e quasi 750 milioni di vecchie lire.
Il commerciante ha preso un borsone e l'ha riempito con le vecchie banconote e una pistola non denunciata. Quindi è salito sul treno diretto a Genova e lì è entrato nella filiale della Banca d'Italia con l'intenzione di farsi cambiare le banconote in euro.
Ma mentre tirava fuori le banconote gli è caduta la pistola. Gli impiegati hanno chiamato la sicurezza che poi l'ha affidato ai Carabinieri. Arrestato è finito in carcere. I Carabinieri hanno perquisito l'appartamento del sessantasettenne scoprendo altri 320.000 euro in contanti.
Non male per un negoziante di un paesino di provincia...
Chissà se mentre lo trasferivano in carcere gli hanno fatto notare che il decreto approvato dal governo prevede che le vecchie lire non siano più convertibili in euro. Se l'avesse saputo almeno avrebbe evitato un viaggio inutile verso il carcere genovese in compagnia di un borsone pieno di pezzi di carta ormai senza valore.
05 dicembre 2011
Una manovra pessima e una buona notizia
Dunque alla fine è arrivata. Una manovra lacrime e sangue.
Tra maggiori entrate e minori spese si punta a incassare un paio di punti di PIL, quelli che servono a pareggiare i conti nel 2013, ma non sembra che tutti pagheranno allo stesso modo men che meno pare che i ceti più abbienti pagheranno più di quelli meno abbienti.
Manca l'equità come lamenta sia il PD che la CEI (vedi qui), qualunque ambizione di rendere più progressiva l'imposizione fiscale, come testimonia la rinuncia a aumentare le aliquote dell'imposta sui redditi, e manca un tentativo di ridurre l'evasione fiscale, con il divieto all'uso dei contanti fissato a 1000 euro.
Manca inoltre qualunque tentativo di ridurre le spese inutili, come quelle militari o i costi della politica, con l'eccezione dell'abolizione, di fatto, dei consigli provinciali.
Sono modesti anche i cambiamenti promessi per rilanciare l'economia. Oltre all'impegno a rilanciare i cantieri stradali o ferroviari, c'è davvero poco. Un pò di taglio all'IRAP che darà fiato per qualche mese alle imprese. Si interviene sul piano delle liberalizzazioni con misure che possono dare buoni frutti nel corso del tempo. Se li daranno perchè in un'economia ferma e probabilmente il prossimo anno in recessione pare difficile immaginare nuovi investimenti.
Insomma il governo pare aver fatto propria la politica del precedente governo, imponendo le misure troppo impopolari come l'ICI/IMU e la riforma delle pensioni.
Lo spirito che muove Monti è: prendere o lasciare, ovvero accettare i sacrifici o prepararsi al fallimento dell'Italia.
Ma ci offre un'Italia debole, che si sta indebolendo ulteriormente e un governo sotto ricatto degli egoismi delle destre (italiana e europea), come testimoniano le lacrine di Elsa Fornero, a cui di solito non mancano carattere e volontà.
La sola buona notizia è lo spread, sceso in un solo giorno a 375 punti, 80 punti in meno di venerdì e 200 in meno del massimo raggiunto quando sembrava che Berlusconi non volesse dimettersi.
E' una buona notizia per tre ragioni.
Perché più basso è lo spread meno si pagherà sotto forma di interessi sul debito pubblico.
Perchè più scende meno l'Italia è ricattabile sia sul piano interno (PDL) sia su quello esterno (Merkel, Sarkozy, FMI, i mercati finanziari).
E infine perchè più lo spread diminuisce, più probabili diventano le elezioni, che spazzerebbero via l'attuale pessima maggioranza e consentirebbero a un nuovo governo di correggere gli aspetti iniqui delle scelte di Monti.
04 dicembre 2011
Siamo una piccola Grecia?
La sensazione epidermica che io ho è proprio questa: siamo una piccola Grecia e Monti lo sa. Per questo fa una manovra durissima e non gli hanno detto di no.
E' possibile se si vuole
Si tratta del comune di Chiaravalle in provincia di Ancona, 15.000 abitanti, che con un accurato programma di reciclo, è riuscita a passare dal 20% al 70% di riciclaggio.
Chiaravalle non ha mai avuto problemi, in quanto nel proprio territorio aveva una discarica comunale, ma la prevista chiusura avrebbe creato problemi enormi nella gestione dei rifiuti.
Come ogni comune aveva un sistema di reciclaggio minimo con campane e cassonetti per il reciclaggio, ma nonostante ciò, la percentuale di residuo inviata in discarica non scendeva sotto il 77-78%.
Questo perchè?
Perchè è più comodo per tutti infilare tutto nel bidone dell'immondizia.
Allora è iniziata dai primi mesi del 2011 una campagna informativa sul nuovo modello di reciclaggio porta a porta, con la distribuzione da Giugno 2011 di sacchetti, bidoncini e anche compost (gratuiti) per chi ne faceva richiesta.
In pratica i rifiuti andavano divisi in:
- carta
- plastica
- vetro
- sfalci di giardino
- umido
- residuo secco
con giorni di ritiro prefissati: si mette il bidoncino fuori e verso le 6 di mattina passa il camioncino a prendere il rifiuto. Nel caso di condomini, ci sono dei bidoni condominiali, ma il concetto è lo stesso.
Dopo un mese di prova, di inizio incerto, il comune ha rimosso tutti i cassonetti dalle strade!
Ebbene si, non ci sono più cassonetti per la città, quindi non c'è più modo di buttare i rifiuti!
Da allora la percentuale è volata alle stelle, facendo prevedere per il 2011 una percentuale di reciclaggio pari al 50% (la media con i primi 6 mesi del 2011) e prospettica del 70-75% per il 2012.
Per i rifiuti di altro tipo, se sono ingombranti si chiama il gestore ed è previsto il ritiro gratuito, altrimenti vanno portati a un centro raccolta comunale e ritirati (previo esibizione della carta di identità, pre provare la residenza).
A parte l'aspetto organizzativo, comunque molto importante, il merito del comune è stato quello di far capire alla cittadinanza che, chiusa la discarica, o si riciclava sul serio, oppure la tassa dell'immondizia sarebbe raddoppiata, in quanto quello che costa smaltire è il residuo secco.
I cittadini hanno capito e agito di conseguenza.
Anche se organizzare un simile sistema in una cittadina di 15.000 abitanti è molto diverso da una da un milione, ciò dimostra che è possibile fare le cose, bastano organizzazione, comunicazione, cultura e tecnologia.
03 dicembre 2011
Un po' di ottimismo
Lo scorso week end, al termine di una settimana molto nera per l'economia, ero convinto che ci potesse essere una svolta. E' successo diverse volte in questi anni di crisi: quando tutto sembrava a un passo dal disastro, le autorità politiche e monetarie internazionali sono intervenute.
L'articolo di Scalfari di domenica scorsa segnalava la volontà della BCE di intervenire con 1000 miliardi di euro da prestare alle banche, schiacciate dai troppi titoli pubblici in portafoglio, in crisi di liquidità e restie a prestare soldi a imprese e consumatori.
E, puntualmente, la settimana che si sta concludendo è stata dominata dalla speranza di un intervento della BCE e delle autorità politiche. Speranza che ha fatto risalire le borse (il principale indice italiano ha guadagnato oltre il 10%) e allentato le tensioni sui titoli pubblici (venerdì lo spread è arrivato sotto quota 430).
Sei banche centrali hanno poi deciso di abbassare il tasso sui contratti swap in dollari. In pratica si impegnano a prestare alle banche una quantità illimitata di dollari a un tasso più basso di quello praticato pochi giorni fa.
S'è preso atto che le banche americane non prestano più dollari alle banche europee, preferendo versarli alla FED, e si cerca di aggirare l'ostacolo spingendo le banche centrali a prestare i dollari.
Una mossa che ha effetti soprattutto psicologici e che indica la volontà delle autorità monetarie di affrontare il problema di un mercato che da solo non funziona.
A questo dato positivo se ne aggiungono altri: la disoccupazione è diminuita negli USA, arrivando all'8,6%, e in Germania, dove è scesa sotto il 7%, mentre la fiducia e i consumi negli stessi paesi stanno lentamente crescendo.
Piccoli segnali positivi, in vista di provvedimenti che potrebbero avere effetti recessivi. Se il contesto internazionale e lo spread migliorano, ciò non può che aiutare anche l'Italia a rimettere a posto i conti pubblici senza finire in una pericolosa recessione.
01 dicembre 2011
Facciamo la finanziaria
Lunedì scopriremo cosa ci riserva il pacchetto di proposte che Mario Monti sta preparando per garantire il pareggio di bilancio nel 2013 e rassicurare i mercati.
Le anticipazioni non sono entusiasmanti se anche due conservatori come Alesina e Giavazzi bacchettano alcune idee come quella di fermare l'adeguamento all'inflazione delle pensioni (vedi qui), idea che farebbe risparmiare parecchi soldi al governo, ma si tradurrebbe in una diminuzione dei consumi. Una pessima idea in un'economia che cresce troppo lentamente.
In attesa delle novità da Palazzo Chigi, facciamo qualche proposta per trovare 15-20 miliardi necessari a sistemare i conti.
1 - costi della politica. Si tratta di fare una serie di tagli al numero dei politici, agli stipendi, alle pensioni, alle auto blu, al numero di consiglieri di amministrazione nelle società pubbliche, ecc. con un risparmio di almeno 1 miliardo l'anno.
2 - spese militari. Qui il risparmio potrebbe essere di almeno 2 miliardi l'anno, considerato che si può rinunciare a comprare un pò di nuove armi e si potrebbe cogliere l'occasione della crisi per ritirare un pò di soldati dall'estero. Solo la missione in Afghanistan costa circa 1 miliardo l'anno.
3 - pensioni. Con un giusto mix di interventi il risparmio si può stimare in 2 miliardi l'anno.
4 - patrimoniale alla francese: si applica al patrimonio di chi possiede almeno 1-1,5 milioni di euro e la stima è di entrate per 5 miliardi di euro l'anno.
5 - ICI: la reintroduzione garantirebbe 3,5 miliardi, ma le aliquote possono diventare progressive e i comuni possono rivedere i valori catastali. Supponiamo un incasso di almeno 4 miliardi da parte degli enti locali, con conseguente risparmio dei trasferimenti statali
6 - evasione: non è irrealistico pensare a provvedimenti che facciano aumentare le entrate di 5 miliardi con una serie di provvedimenti ben congegnati.
7 - l'ICI della Chiesa: la fine dei priviegi darebbe altri 2 miliardi (vedi qui)
8 - IVA: un punto in più significa oltre 4 miliardi di maggiori entrate.
Siamo arrivati a 25 miliardi tra maggiori entrate e minori spese tra cui scegliere quelle necessarie per riequilibrare i conti e per deprimere il meno possibile l'economia.
A questo potremmo aggiungere una serie di entrate straordinarie da rimpiazzare, nei prossimi anni, con maggiori entrate dovute alla crescita dell'economia e ad una serie di altri risparmi in alcune voci di spesa.
Il rientro dei capitali dall'estero ha reso molto poco e si potrebbe chiedere a chi ha "scudato" i capitali di versare altri soldi. Ipotizziamo che in questo modo entrino altri 5 miliardi l'anno per 2-3 anni. Altri 5 miliardi l'anno per 2-3 anni si possono ottenere con le privatizzazioni. Una somma analoga si può ottenere tagliando le tante voci di contributi alle imprese e, con un pò di raziocinio, anche le detrazioni e le deduzioni dei contribuenti.
Dunque s'è fatta la manovra per recuperare almeno 20 miliardi più altri 15 straordinari, se serve.
Succederà tutto questo? Credo proprio di no....