In attesa di commentare quelle che saranno le norme definitive del pacchetto Monti, voglio riportare una esperienza personale di buon governo degli enti locali.
Si tratta del comune di Chiaravalle in provincia di Ancona, 15.000 abitanti, che con un accurato programma di reciclo, è riuscita a passare dal 20% al 70% di riciclaggio.
Chiaravalle non ha mai avuto problemi, in quanto nel proprio territorio aveva una discarica comunale, ma la prevista chiusura avrebbe creato problemi enormi nella gestione dei rifiuti.
Come ogni comune aveva un sistema di reciclaggio minimo con campane e cassonetti per il reciclaggio, ma nonostante ciò, la percentuale di residuo inviata in discarica non scendeva sotto il 77-78%.
Questo perchè?
Perchè è più comodo per tutti infilare tutto nel bidone dell'immondizia.
Allora è iniziata dai primi mesi del 2011 una campagna informativa sul nuovo modello di reciclaggio porta a porta, con la distribuzione da Giugno 2011 di sacchetti, bidoncini e anche compost (gratuiti) per chi ne faceva richiesta.
In pratica i rifiuti andavano divisi in:
- carta
- plastica
- vetro
- sfalci di giardino
- umido
- residuo secco
con giorni di ritiro prefissati: si mette il bidoncino fuori e verso le 6 di mattina passa il camioncino a prendere il rifiuto. Nel caso di condomini, ci sono dei bidoni condominiali, ma il concetto è lo stesso.
Dopo un mese di prova, di inizio incerto, il comune ha rimosso tutti i cassonetti dalle strade!
Ebbene si, non ci sono più cassonetti per la città, quindi non c'è più modo di buttare i rifiuti!
Da allora la percentuale è volata alle stelle, facendo prevedere per il 2011 una percentuale di reciclaggio pari al 50% (la media con i primi 6 mesi del 2011) e prospettica del 70-75% per il 2012.
Per i rifiuti di altro tipo, se sono ingombranti si chiama il gestore ed è previsto il ritiro gratuito, altrimenti vanno portati a un centro raccolta comunale e ritirati (previo esibizione della carta di identità, pre provare la residenza).
A parte l'aspetto organizzativo, comunque molto importante, il merito del comune è stato quello di far capire alla cittadinanza che, chiusa la discarica, o si riciclava sul serio, oppure la tassa dell'immondizia sarebbe raddoppiata, in quanto quello che costa smaltire è il residuo secco.
I cittadini hanno capito e agito di conseguenza.
Anche se organizzare un simile sistema in una cittadina di 15.000 abitanti è molto diverso da una da un milione, ciò dimostra che è possibile fare le cose, bastano organizzazione, comunicazione, cultura e tecnologia.
Mi fa molto piacere vedere che la situazione a Napoli sia migliorata. In città non si trova un sacchetto per strada.
RispondiEliminaLo stesso per Salerno, da 3 anni primo comune capoluogo con la più alta percentuale di differenziata.
tanto difficile no. A torino ormai ci sono molte zone dove non esistono + i cassonetti e si differenzia tutto. Il risultato è un salto nella differenziata davvero notevole, almeno un 20% in + rispetto al 20-30% delle zone in cui sono rimasti i cassonetti
RispondiEliminadove abito io non esistono + i casssonetti da almeno un anno e mezzo, i bidoncini per la differenziata sono nei cortili ma anche per strada...gruppi di 10-15 di diverso tipo per strada con la chiave
il tutto è piuttosto ordinato e l'effetto è, come a Chiaravalle, quello di costringere la gente a non buttare tutto nell'indifferenziata
poi è di questi giorni la notizia che il Piemonte ha superato il 50% di differenziata
Anche nella mia città (una provincia del Piemonte) non ci sono quasi più cassonetti, solo quelli della differenziata che devono essere portati sulla strada nei giorni prestabiliti.
RispondiEliminaPerò si era anche detto che grazie al riciclaggio sarebbe diminuita la tassa sull'immondizia e invece non lo hanno fatto.
paoletta
le tasse diminuiscono se quello che viene avviato a riciclo rende di più dei costi di smaltimento del residuo e dei costi di gestione. se per qualche ragione, in una città si producesse una montagna, cioè molto di più di ogni altro materiale, di PET (una plastica relativamente pregiata), e poco o nulla di indifferenziato, si potrebbe mantenere la tassazione bassa o non riscuoterla, in quanto basterebbero le altre entrate (tutto è possibile). ma non siamo ancora a questo livello, senza contare l'aspetto di educazione ambientale che questo sistema genera.
RispondiEliminapotresti, al contrario, avere anche un bacino di utenza che ricicla tutto, ma veder aumentare le tasse perchè, prevedendo male i servizi (ipotesi migliore) da coprire, hai assunto troppe persone (l'ipotesi peggiore è il clientelismo)...
RispondiEliminain quel caso magari hai il75% di avviato a riciclo, ma i proventi da esso non bastano a sopperire al costo di smaltimento del 25% residuo e della gestione.
Tutto verissimo, ma resta poco corretto promettere e non mantenere.
RispondiEliminapaoletta
non è detto che si possa... occhio, che il divieto di vincolo di mandato vuol dire quello: se non puoi più fare quello che avevi promesso, non ti si lincia, almeno spiegami il perchè. Ai consiglieri del tuo comune ed al cda dell'azienda che gestisce rifiuti hai mai mandato anche solo un'email per chiedere i costi economici della raccolta, il peso del costo di gestione sul totale e quanto rendono i materiali riciclati rispetto a quelli indifferenziati? Se la scrivi, poi ti stimo di più ;) io la stavo mettendo giù per alcune realtà che conosco.
RispondiEliminaDa quello che ho visto dal bilancio della città, il costo del porta a porta è indubbiamente maggiore della differenziata, se è disponibile una discarica. C'è però un problema che è quello quando la discarica è piena, allora a quel punto i costi salgono alle stelle.
RispondiEliminaQuindi passando dalla raccolta ordinaria al porta a porta i costi restano sostanzialmente invariati, se poi si riesce a vendere come a Chiaravalle tutto il reciclato ad aziende che pagano i rifiuti (specie l'umido e la plastica), allora forse si riesce a diminuire leggermente la tassa sull'immondizia.
molto interessante
RispondiEliminahai qualche dato sui costi e sugli incassi su quel che si recupera?
bisognerebbe anche inserire in bolletta qualche dato...tipo: un quintale di metallo recuperato lo vendiamo a ....
io ho visto dati della tea di mantova, decisamente eloquenti, il porta a porta spinto costa di più in termini economici a livello di gestione, ma costa di meno a livello di costi di smaltimento, il che comporta, per chi si avvia a quel sistema, un ovvio aumento dei costi iniziali, ma tempo un paio di anni, si riduce drasticamente all'aumentare delle percentuali di avviato a riciclo.
RispondiEliminasi gian, purtroppo in questo periodo sono come una corazzata chiusa in uno stagno, perchè uso un netbook un po' deboluccio e non ho accesso al mio vecchio pc con tutto sopra... ricordo però che il documento che avevo era stato fatto in power point con dati della tea di mantova (una ex municipalizzata).
RispondiEliminaparallelamente dovrebbero sorgere tutta una serie di mercati paralleli volti a ridurre quella percentuale, che andrà via via residuando, di indifferenziato.
RispondiEliminaPoi c'è sempre spazio per soluzioni originali, io volevo andare alla prossima riunione dei commercianti a dire che sarebbe meglio eliminare le lattine da ristoranti e bar, perchè l'alluminio va (da noi) nell'indifferenziato ed accresce sia il peso che la frequenza dei conferimenti, per quanto non siano ancora così considerati. La proposta che farò è di passare al vetro, perchè invece quello lo si ricicla a parte. In un sistema con tariffazione, con quel conferimento dell'alluminio, sarebbe una manna.
per qualche dato: un quintale di pet pura (cioè in cui non ci siano plastiche diverse inquinanti il resto), arriva a 500 €. Se impura crolla sotto i 200 mi pare... Ci si chiede poi perchè in norvegia o svezia abbiano 16 bidoncini, forse perchè gli conviene.
RispondiEliminae perchè non trovare qualcuno che compra o raccoglie a basso prezzo l'alluminio presso gli esercizi commerciali?
RispondiEliminala bellezza del libero mercato :D
RispondiEliminal'idea di business può essere ovunque.
il problema è che allo stato attuale, senza una domanda, generare questa offerta sarebbe un costo a carico dei commercianti (organizzativi: le lattine le devo mettere qui, poi non le devo buttare con il resto, non passa l'azienda a prendermele, me le tengo nelle croste finché non trovo il tizio che me le compra o almeno me le leva dalle croste...). Se non compare qualcuno che paga bene le lattine (genera domanda), difficilmente si genererà l'offerta (grande keynes). Ma stiamo ragionando in termini egoistici del tizio che da solo prende tutto l'alluminio e lucra (idea di business eccezionale, sia chiaro), ma i contribuenti che pagano un'azienda di raccolta che è così pirla da aver complicato il processo separando dopo dall'indifferenziato l'alluminio con costosi macchinari e magneti? Il guadagno di quel singolo è una perdita per tutti i contribuenti a ben vedere.
RispondiEliminaX PERICLE
RispondiEliminaNon ho scritto a nessuno; se hai già scritto qualcosa tu, per favore lo puoi pubblicare? Così lo invio anch'io
paoletta
per paoletta: non ho capito la domanda...
RispondiEliminaX Pericle
RispondiEliminaAvevi scritto:
"Ai consiglieri del tuo comune ed al cda dell'azienda che gestisce rifiuti hai mai mandato anche solo un'email per chiedere i costi economici della raccolta, il peso del costo di gestione sul totale e quanto rendono i materiali riciclati rispetto a quelli indifferenziati?"
Risposta: no no ho mai chiesto e non so se abbiano mai pubblicato i dati ad es. sui giornali locali o se sono disponibili alla consultazione... magari l'hanno fatto, non lo so.
Poi hai aggiunto:
"Se la scrivi, poi ti stimo di più ;) io la stavo mettendo giù per alcune realtà che conosco".
Risposta: forse ho frainteso; pensavo che avessi scritto una domanda da inviare per sapere questi dati; ma rileggendo meglio mi sembra invece che tu stia scrivendo i resoconti di alcune realtà che conosci.
Paoletta
se li chiedi, anche come li ho buttati giù nella prima parte che riporti, va bene, dovrebbero sapertelo dire. Avranno quasi sicuramente un urp a cui puoi scrivere.
RispondiEliminaQuei dati forse li avranno trascritti in modo esplicito per i comuni o il comune che finanzia l'azienda che gestisce il servizio. sui giornali di solito mettono il bilancio che richiede un po' di conoscenze in più, per cui anche se lo han messo è poco utile.
Prova a chiedere quei dati.
1) costi economici della raccolta,
2) il peso del costo di gestione sul totale;
3) quanto rendono i materiali riciclati rispetto a quelli indifferenziati.
Adesso cerco l'indirizzo mail dei responsabili e poi spedisco.
RispondiEliminavediamo se e cosa rispondono.
grazie
paoletta
è un bel lavorare ;)
RispondiEliminaCiao!
RispondiEliminaSto preparando un esame sulla sostenibilità ambientale.
Tutto corretto e giusto, ma c'è un altro aspetto del problema che non viene quasi mai considerato: ridurre al minimo gli imballaggi.
Bisognerebbe vietare alle aziende di utilizzare imballaggi e confezioni più grandi e inquinanti del necessario. Ma siccome questa legge non esiste, i consumatori potrebbero premiare, con la loro scelta, i prodotti con imballaggi meno voluminosi e difficili da smaltire (o senza imballaggio, se possibile)
Invece per realizzare packaging attraenti sprecano risorse, occupano più volume per il trasporto e nella spazzatura. Li paghiamo e, appena arriviamo a casa o appena finiamo il prodotto, li buttiamo.
Pensate ad una crema: pochi grammi di prodotto con enormi vasetti (anche ingannevoli perché viene percepita una quantità superiore di prodotto) contenuti in scatole.
Pensate all'acqua minerale: in molti casi l'acqua del rubinetto è migliore eppure in Italia la consumiamo abitualmente producendo montagne di plastica.
Pensate all'ottimo caffè Illy e ai suoi bei barattoli: perché non fanno anche i sacchetti per riempire il barattolo finito?
In molti casi "verde" è sinonimo di business non di rispetto per l'ambiente. Come la carta riciclata che, se viene sbiancata con il cloro, crea più danni all'ambiente della carta prodotta dal legno.
Tenete conto anche dell'inquinamento del trasporto: scegliete se possibile prodotti della vostra zona (km zero)!
Procuratevi una bella shopping-bag in tessuto pieghevole, così la tenete sempre a portata di mano ed è anche più trendy dei sacchetti.
Rispolverate le vecchie abitudini dei nostri nonni che non sprecavano nulla: riutilizzate i vasetti più carini come contenitori o portapenne, se ben decorati sono deliziosi e molto di moda. Procuratevi anche un sacchetto di stoffa per il pane, ce ne sono di molto graziosi. Potete cucirlo voi utilizzando vecchie tovaglie che non usate mai.
Sono solo piccole idee, sbizzarritevi perché preservare l'ambiente può diventare anche divertente e creativo.
Giulia