29 maggio 2015

Dividendi di Bankitalia

L'assemblea dei partecipanti al capitale della Banca d'Italia ha deciso come distribuire gli utili, che sfiorano i 6 miliardi di euro.

1,8 miliardi accantonati al fondo rischi generali, 750 milioni alle riserve statutarie.

340 milioni i dividendi distribuiti (a fronte di un capitale nominale di 7,5 miliardi di euro)

Lo Stato fa la parte del leone incassando 3,1 miliardi, di cui 1,2 di imposte.

Se mai servisse è l'ennesima prova che il vero e unico azionista della Banca d'Italia è lo Stato, che incassa una somma molto superiore a quella dei partecipanti al capitale senza possedere neanche una quota.

26 maggio 2015

Divieto di applicare l'articolo 18?

Il jobs act non abolisce l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ma prevede che per i nuovi assunti non si applichi. Non impedisce neanche che impresa e lavoratori si accordino per rispettare l'articolo 18 per i nuovi assunti.

C'è però chi non gradisce. E' il caso di Unimpresa del Lazio, che ha sospeso Trelleborg, multinazionale svedese che produce pneumatici, colpevole di aver fatto un accordo con i sindacati che stabilisce che anche per i neoassunti si applicheranno le stesse tutele previste per i lavoratori che continuano a godere dell'articolo 18.

A detta del presidente di Unimpresa la scelta di Trelleborg viola i principi di solidarietà previsti dal patto associativo.

Vien voglia di chiedersi: quale solidarietà? Derogare alla legge non è vietato, come invece vorrebbe Unimpresa che auspica un intervento del governo per vietare i patti tra imprese e sindacati.

Quindi la richiesta di Unimpresa non ha senso dal punto di vista giuridico, ma neanche dal punto di vista economico. Vorrebbe vietare a un'impresa di offrire migliori condizioni ai lavoratori. Ma cosa direbbe se si imponesse ai lavoratori di offrire ad esempio una maggiore flessibilità degli orari in cambio di uno stipendio più elevato oppure di un maggior numero di assunti?

Certamente Unimpresa si opporrebbe al vincolo che limitasse la libertà delle parti. Però vorrebbe costringere Trelleborg a non esercitare la sua libertà di contrattazione.

E' una visione preoccupante, che nasconde una mentalità perdente, quella secondo cui la concorrenza è una bella cosa purchè non ci riguardi.

Invece come esiste una concorrenza tra imprese che operano nello stesso mercato, così esiste una concorrenza tra le impresa per avere i lavoratori migliori. Concorrenza che può essere utile non solo ai lavoratori ma anche alle imprese.

Unimpresa invece preferisce porre vincoli insensati, forse perchè tra i propri iscritti ha imprese poco competitive che cercano di migliorarsioffrendo meno ai lavoratori invece che puntando a essere più competitive.

23 maggio 2015

Paradossi Vaticani

Da quando in Vaticano c'è un nuovo Papa, molte cose sono cambiate allo IOR, la banca vaticana. La missione storica della banca vaticana è di servire la chiesa finanziandone le attività ed in particolare quelle caritative.

Invece nel corso del tempo lo IOR è diventata una banca off shore,  capace di operare come banca fuori dal territorio italiano pur rivolgendosi a molti clienti italiani. Le autorità vaticane hanno difeso i privilegi della loro banca che offriva servizi poco legali in Italia (per esempio l'esportazione di capitali quando non era libera) in cambio di commissioni e non si sono fatte molti scrupoli davanti a scandali come quello del Banco Ambrosiano.

Papa Francesco ha deciso di tornare alla missione originaria dello IOR. Ha chiuso conti, fatto accordi con le autorità italiane per lo scambio di informazioni allo scopo di contrastare l'evasione.

Per quanto ridimensionato, lo IOR è però pur sempre una banca che investe i fondi del suoi correntisti. Non può fare a meno di banchieri esperti, sia pur  chiamati a operare con i criteri etici imposti dalla missione della banca e dalla volontà del Papa.

Così i banchieri che attualmente gestiscono l'Istituto per le Opere di Religione hanno proposto la creazione di una Sicav lussemburghese per gestire meglio i soldi dei correntisti.

Fortunatamente il collegio di cardinali che controlla l'attività dell'istituto e successivamente il Papa hanno bocciato la proposta, che sapeva di beffa: perchè una banca di uno stato che ha deciso di agire in modo più trasparente in fatto di rapporti con il fisco e di tracciabilità dei capitalia, dovrebbe usare lo strumento della Sicav lussemburghese?

18 maggio 2015

Italie

Racconta l'Economist che c'è terra in cui il tasso di disoccupazione è inferiore a quello francese e il reddito superiore a quello britannico. Gli studenti, secondo il metodo PISA (Programme for International Student Assessment) sono tra i migliori in Europa (fanno meglio di inglesi, francesi e danesi).

E' l'Italia o meglio metà d'Italia. L'Economist divide semplicisticamente l'Italia in due, disegnando un confine che lascia a sud Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna e nel nord (e del centro) le altre regioni.

Nell'aggregato delle regioni centro-settentrionali le cose non vanno poi così male, e vanno ancora meglio se si considerassero i dati di alcune zone del nord Italia.

Altro è il sud, che, se fosse uno Stato, sarebbe agli ultimi posti nelle classifiche europee per reddito, istruzione e disoccupazione, appena sopra la Grecia ma dietro molti paesi che di solito consideriamo meno sviluppati e più poveri dell'Italia.


12 maggio 2015

Stiglitz: Abbiamo sbagliato

Joseph Stiglitz, premio Nobel 2001 e tra i consiglieri economici del presidente Bill Clinton, e oggi sostenitore di Hilary Clinton nella corsa presidenziale, ha detto:

"Abbiamo sbagliato. Credevamo che abbassare le tasse, levare delle regole, liberasse il potenziale dell'economia. Non è così che va: così crescono le disuguaglianze e non ci sono affatto i benefici per tutti che si ipotizzavano. L'economia ha rallentato invece di crescere, e non ha aiutato nessuno. L'ineguaglianza è cresciuta molto, il 91% della ricchezza va all'1% delle persone e i redditi della classe media sono in stagnazione da anni".

Difficile spiegare meglio di così perchè la politica economica americana dev'essere modificata dopo

35 anni di disastri liberisti (http://www.repubblica.it/economia/2015/05/12/news/stiglitz_economia_usa-114194195/?ref=HREC1-5 )



07 maggio 2015

Perchè la Gran Bretagna non ha bisogno l'euro

Chi si illude che uscendo dall'euro molti problemi economici troverebbero una soluzione, cita i paesi che non hanno adottato l'euro. E' il caso della Gran Bretagna, fortemente ancorata alla sterlina.

Fabio Fazio (in questo video dopo 12 minuti) chiede a Romano Prodi la sua opinione sull'euro e la risposta è semplice: a Londra ha sede il secondo più grande mercato finanziario mondiale, che ha l'ambizione di diventare il primo.

La Gran Bretagna attraendo capitali come nessun altro paese europeo, non ha difficoltà a sostenere il cambio e a finanziare la propria economia. I capitali arrivano a Londra e poi oltre a finanziare l'economia britannica, fluiscono verso altri paesi.

Non correndo alcun rischio di una moneta soggetta a forti svalutazioni o di titoli pubblici invenduti alle aste, la Gran Bretagna non ha bisogno dell'euro.

02 maggio 2015

Calcio: fine della multiproprietà

C'è un piccola rivoluzione nel mondo del pallone: la FIFA ha messo fine dal primo maggio alle "third own partnership" cioè alla multiproprietà dei giocatori.

Negli ultimi anni la multiproprietà è diventata una moda assai diffusa, specie in sud America dove i soldi sono pochi e le squadre sfornano molti campioni. Società estranee al calcio acquistavano i giovani con la speranza di rivenderli e guadagnarci.

Erano possibili conflitti di interesse, perchè gli stessi imprenditori potevano essere proprietari di diversi giocatori impiegati da squadre diverse e era difficile per una società che si affidava a giocatori proprietà di terzi fare programmi a lungo termine perchè la disponibilità di alcuni calciatori dipendeva dalle scelte dei proprietari estranei alla società calcistica.

Qualcuno ne ha approfittato: nell'Atletico Madrid molti giocatori sono proprietà di un fondo di investimento. Il vantaggio del fondo è di disporre di calciatori senza pagarli. Probabilmente grazie al fondo l'Atletico riesce a essere più competitivo.

Lo svantaggio è che una squadra può perdere molti giocatori importanti in poco tempo. L'anno scorso subito dopo la finale di Champions, molti giocatori dell'Atletico Madrid sono stati venduti.

C'è poi un problema di conflitto di interesse: un fondo proprietario di calciatori presenti in squadre diverse potrebbe preferire la vittoria di una squadra per ottenere più soldi dalla vendita di un calciatore.

Ora tutto questo finirà, anche se gradualmente, disegnando un calcio forse un pò diverso, in cui probabilmente chi s'è appoggiato ai fondi faticherà a essere competitivo.

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