23 maggio 2015

Paradossi Vaticani

Da quando in Vaticano c'è un nuovo Papa, molte cose sono cambiate allo IOR, la banca vaticana. La missione storica della banca vaticana è di servire la chiesa finanziandone le attività ed in particolare quelle caritative.

Invece nel corso del tempo lo IOR è diventata una banca off shore,  capace di operare come banca fuori dal territorio italiano pur rivolgendosi a molti clienti italiani. Le autorità vaticane hanno difeso i privilegi della loro banca che offriva servizi poco legali in Italia (per esempio l'esportazione di capitali quando non era libera) in cambio di commissioni e non si sono fatte molti scrupoli davanti a scandali come quello del Banco Ambrosiano.

Papa Francesco ha deciso di tornare alla missione originaria dello IOR. Ha chiuso conti, fatto accordi con le autorità italiane per lo scambio di informazioni allo scopo di contrastare l'evasione.

Per quanto ridimensionato, lo IOR è però pur sempre una banca che investe i fondi del suoi correntisti. Non può fare a meno di banchieri esperti, sia pur  chiamati a operare con i criteri etici imposti dalla missione della banca e dalla volontà del Papa.

Così i banchieri che attualmente gestiscono l'Istituto per le Opere di Religione hanno proposto la creazione di una Sicav lussemburghese per gestire meglio i soldi dei correntisti.

Fortunatamente il collegio di cardinali che controlla l'attività dell'istituto e successivamente il Papa hanno bocciato la proposta, che sapeva di beffa: perchè una banca di uno stato che ha deciso di agire in modo più trasparente in fatto di rapporti con il fisco e di tracciabilità dei capitalia, dovrebbe usare lo strumento della Sicav lussemburghese?

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