27 febbraio 2016

Il cucchiaio di legno

Italia-Scozia, partita del Sei Nazioni di Rugby, la prestigiosa competizione europea di rugby, s'è conclusa con una sofferta vittoria scozzese. All'Italia restano gli applausi, l'orgoglio e .. il cucchiaio di legno che befardamente premia l'ultima arriva.

Spesso l'ultima nel torneo è l'Italia: da quano è stata ammessa, nel 2000, 10 volte il cucchiaio di legno è finito in Italia, segno che gli azzurri se fortunati, vincono una partita, ma spesso neanche quella.

Dunque è legittimo chiedersi: perchè la nazionale italiana di rugby gioca in un torneo prestigioso nonostante la qualità del suo gioco sia palesemente inferiore a quella degli avversari?

Basta guardare gli spalti dell'Olimpico per capirlo: uno stadio che fatica a riempirsi anche in occasione del derby Roma-Lazio, fa il tutto esaurito quando è di scena il rugby. Appassionati, curiosi, francesi o scozzesi in trasferta riempono le tribune come non succede con il calcio.

Il tifoso che spera nella vittoria lascia spazio a chi celebra uno sport meno seguito, ma pieno di appassionati, almeno quando gioca la nazionale.

Lo stadio pieno, giornali, tv e siti che si occupano delle gare sono un'ottima ragione per far partecipare l'Italia a un torneo nato nel 1883: la domanda di un servizio giustifica l'investimento, le imprese sponsorizzano squadre e atleti perchè il pubblico guarda le partite. E poco importa se si porta a casa il premio destinato ai peggiori.

21 febbraio 2016

Eianudi e i Promessi Sposi

Qualche settimana fa la Stampa ha pubblicato un curioso articolo su Luigi Einaudi e i Promessi Sposi, a firma Alberto Mingardi, giornalista con una sfrenata passione per tesi economiche conservatrici.

Mingardi spiega che l'Einaudi economista vide nel romanzo di Manzoni un'interessante lezione di economia.

Ora, prima di chiedersi in cosa consista la lezione, bisogna spiegare che Einaudi è stato un economista più di un secolo fa, quando l'economia era una disciplina molto poco evoluta. E' difficile trovare nei libri di economia qualche sua idea. E le poche citate da chi scrive oggi i manuali di economia sono le meno gradite dai suoi ammiratori.

Invece è diventato famoso come divulgatore, pronto a bacchettare la spesa pubblica in generale e soprattutto quelli che considerava sprechi. Per questo i liberisti lo amano mentre dimenticano che Einaudi voleva imposte sulle eredità per garantire il principio a lui caro dell'uguaglianza dei punti di partenza dei cittadini.

Piace invece a Mingardi l'Einaudi che ha considerava le "pagine stupende" del Manzoni sui tumulti di San Martino perchè raccontano i "pregiudizi popolari intorno alla scarsità ed alla abbondanza del frumento e della farina".

Vien da chiedersi: e questa sarebbe economia?

Io credo proprio di no, Einaudi è vissuto in un'epoca in cui l'economia era molto grossolana e lui non ha offerto molto all disciplina, o almeno non ha offerto contributi che oggi possano apparire come interessanti perchè superati da idee successive.

Piace invece a chi si ritiene superiore e ama leggere di un popolo credulone a cui dispensare consigli.

16 febbraio 2016

Contro il bail-in

Dall'inizio del 2016 sono entrate in vigore le regole dette bail-in: in caso di fallimento di una banca gli azionisti perderebbero i loro soldi così come gli obbligazionisti della banca. Quanto ai correntisti, anch'essi perderebbero i loro soldi, almeno per la parte che supera la somma (100 mila euro) garantita.

In questo modo si cerca di sgravare i bilanci pubblici da onerosi piani di salvataggio delle banche e di spingere i risparmiatori a investire in titoli di stato, per evitare il rischio di perdere i propri soldi in caso di fallimento.

Se una banca subisce perdite consistenti, diventa necessario ricapitalizzare la società o cederla a un'altra banca.

Il timore che possa succedere ha due conseguenze potenzialmente molto gravi.

In primo luogo può spingere gli azionisti a cedere le azioni, provocando un panico simile a quello visto nelle scorse settimane, con azioni (bancarie) che scendono oltre il 10% in una sola seduta. L'effetto bail in sulle borse è dunque l'aumento delle oscillazioni dei valori di borsa.

L'altro effetto è peggiore: di fronte al rischio di fallimento, i capitali fuggono. I correntisti chiudono i conti. Non serve fare la coda allo sportello per prelevare contanti. Basta fare un bonifico su un altro conto o versare su un altro conto un assegno. Gli obbligazionisti spaventati possono decidere di sottoscrivere le obbligazioni bancarie.

Il caso della Banca Etruria ha insegnato che succede proprio questo. La Banca d'Italia ha spiegato di aver deciso di intervenire su Banca Etruria, costruendo una bad bank in cui sono confluiti i crediti inesigibili e una nuova banca che rileva la parte "buona" della vecchia Etruria, perchè dopo il commissariamento nella primavera del 2015 c'è stato un deflusso di capitali e la banca rischiava il fallimento.

Con le regole del bail in le fughe di capitali potrebbero diventare molto più rapide e forti: miliardi di euro potrebbero fuoriuscire da una banca in pochi giorni anche solo come conseguenza di un sospetto.

Per questa ragione il bail in non convince. Nato sotto le migliori buone intenzioni potrebbe accelerare le crisi bancarie e con esse l'instabilità dell'economia.


12 febbraio 2016

Soci cinesi per l'Inter ?

Sono passati poco più di due anni da quando Massimo Moratti ha ceduto la maggioranza dell'Inter all'indonesiano Thohir e si ricomincia a parlare di operazioni di compravendita di quote azionarie.

Nell'autunno 2013, dopo mesi di trattativa, Moratti ha venduto il 70% dell'Inter in cambio di qualche decina di milioni di euro e dell'assunzione, da parte di Thohir, della parte dei debiti garantiti personalmente dall'ex presidente.

Qualche tifoso sognò un'Inter in testa alla classifica grazie ai soldi indonesiani e Thohir non si fece pregare: promise grandi risultati (l'obiettivo era la finale di Champions del 2016 che si disputerà a Milano) e fece intendere che i soldi per vincere sarebbero arrivati da un forte incremento dei ricavi in Asia e in particolare in Indonesia, il suo paese.

Al di là delle speranze, invece, tutto lasciava intendere che l'Inter avrebbe imboccato la via del pareggio dei conti, come scrissi allora (http://www.econoliberal.it/2013/10/moratti.html), perchè non aveva senso pensare che un indonesiano, per quanto ricco, potesse buttare via i suoi soldi per divertirsi con una squadra di calcio italiana.

La realtà è stata forse peggiore della previsione meno ottimistica: l'Inter non è riuscita a combinare molto sul piano sportivo e su quello economico. L'ultimo bilancio in forte perdita (http://www.econoliberal.it/2015/10/le-strane-notizie-sullinter.html) ha fatto aumentare i debiti, visto che il proprietario, Thohir, pare non sia intenzionato a comprire le perdite con capitali freschi.

Oltre 400 milioni di debiti pesano sull'Inter come un macinio e fanno fare un salto indietro di tre anni, quando alla porta dell'Inter bussavano le banche per chiedere a Moratti di ripianare almeno in parte i debiti o cedere la società.

Allora Moratti scelse Thohir, che oggi fa sapere di aver incaricato Goldman Sachs di cercare nuovi soci in Cina, dove ci sarebbe un mercato potenziale di oltre 100 milioni di persone pronte a pagare per vedere l'Inter.

Due anni fa i giornali dicevano lo stesso dell'Indonesia: grandi prospettive di crescita dei ricavi in quel mercato. Adesso si apre la prospettiva della Cina, dove ad agosto Juventus e Lazio hanno giocato la Supercoppa portando a casa meno soldi di quelli stabiliti dal contratto.

03 febbraio 2016

Speculazioni al ribasso sulle banche

Dall'inizio dell'anno le borse fanno segnare molti cali, spesso molto forti. Protagoniste in negativo, in Italia, le azioni delle banche. Come spiegare calo anche del 10% in una sola seduta di banche come Monte dei Paschi e Cassa di Risparmio di Genova?

Il motivo sono le sofferenze bancarie, spesso superiori al valore della banca. Vuol dire che molte banche dovranno, nei prossimi anni, contabilizzare perdite di ammontare superiore al valore attuale della banca, offrendo tre scenari.

Il primo: la banca mette a bilancio le svalutazioni dei crediti e poi è costretta a aumentare il capitale.

Il secondo: la banca usa gli utili per coprire le svalutazioni dei crediti, rinunciando per molto tempo a realizzare utili e a distribuirli.

Il terzo: la banca si svende a un'altra banca, più sana.

In tutti e tre i casi la banca con forti sofferenze vale poco o nulla. Se una azione ha un valore nominale di 1 euro, il vero valore di un'azione potrebbe essere di pochi centesimi.

Il mercato azionario però valuta la banca molto più di quei pochi centesimi, e questo perchè le soluzioni possibili per affrontare la svalutazione delle sofferenze non sono tutte uguali. Si può prevedere una soluzione drastica, cioè forte svalutazione delle sofferenze, forte perdita per la banca e necessità di un aumento di capitale, ma anche una soluzione "soft" con svalutazioni distribuite nel tempo, senza aumenti di capitale. 

Chi punta sulle soluzioni drastiche, pensa che il valore delle banche sia vicino allo zero. Chi invece pensa che le banche affronteranno la questione nel corso di diversi anni, ritiene che le banche con forte necessità di svalutare i crediti abbiano un valore, sia pure modesto.

Di qui il saliscendi del valore delle azioni e le speculazioni che si vedono in questi giorni.

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