14 aprile 2017

Milan

Berlusconi ha venduto il Milan, 31 anni dopo averlo rilevato dal tribunale fallimentare di Milano. Ma chi lo compra?

La decisione di vendere stata presa molto tempo fa. Una banca ha cercato un potenziale compratore e ha faticato non poco a trovare qualcuno interessato al Milan perchè da anni chiude i bilanci con forti perdite (70-90 milioni l'anno, che i figli di Berlusconi preferiscono incassare e non spendere per coprire le perdite di una squadra di calcio, per quanto prestigiosa).

Anche se una società che perde soldi non attira compratori, in un primo momento si sono presentati in due, un tailandese e un cinese, pare entrambi mediatori, che si dicevano pronti a trovare i futuri proprietari del club. Il tailandese è poi sparito, mentre il cinese Li mette insieme alcuni potenziali investitori, creando una società, la Sino Europe Sport, che poche settimane fa si defila, lasciando solo Li.

Li rischia di perdere l'enorme caparra versata a Fininvest ma i soldi per comprare il Milan: 300 milioni prestati a un interesse del 11% da un fondo speculativo americano Elliot (famoso per non aver accettato un accordo sul debito argentino, costringendo il governo del paese sudamericano a restituire per intero la somma dovuta) che si prenderà il Milan tra 18 mesi se il prestito non verrà restituito.

Insomma, nessuno finora ha davvero cercato di comprare il Milan, Li pare un intermediario che compra per poi rivendere la società, proprio come ha fatto Thohir con l'Inter, ma deve fare i conti con lo scarso interesse per una società che richiede altri soldi (per coprire le perdite che aumenteranno se si cercherà di rafforzare la squadra con nuovi giocatori e per restituire il prestito a Elliott.

Cosa succederà nei prossimi mesi?

Possiamo pensare a alcune ipotesi.
La prima è che Li trova investitori e quindi capitali, magari anche quotando in borsa il Milan.
La seconda è il fondo Elliot che diventa proprietario del Milan e lo cede dopo aver messo a posto i conti o averli fatti sistemare dall'attuale dirigenza, con forti tagli alle spese e quindi con cessioni di giocatori.
La terza è il ritorno della famiglia Berlusconi, che per qualcuno sarebbe il vero proprietario di almeno una parte dei soldi versati da Li. Soldi -secondo questa ipotesi- detenuti in conti esteri e fatti rientrare con uno stratagemma. A Li e ai nuovi manager spetterebbe il compito di rimettere in sesto i conti del Milan, imponendo sacrifici che contrastano con l'immagine di Berlusconi generoso mecenate del calcio.

La partita forse è appena cominciata.


11 aprile 2017

La corona ceca

L'articolo con cui ieri Repubblica ha raccontato la decisione della banca centrale della Repubblica Ceca è un bell'esempio di come si possano commettere errori banali forse per poca conoscenza dell'argomento.

La notizia è questa : la banca centrale della Repubblica Ceca ha deciso di "sganciare" la propria moneta, la corona, dall'euro, lasciandola fluttuare liberamente. Il sottotitolo spiega che "Il paese dell'est ha scelto di non mantenere il cambio fisso della corona con l'euro ... perché rischiava di prosciugare le proprie riserve". 

Ora, una banca centrale detiene riserve in valute diverse dalla propria, in questo caso in dollari, euro, yen, franchi svizzeri, ecc. Perchè si dovrebbero prosciugare?

Perchè si teme una svalutazione della corona ceca. In tal caso chi ha corone le converte per esempio in euro al cambio di 1 euro ogni 27 corone, poi aspetta che la corona si svaluti, arrivando supponiamo a 30 corone per 1 euro e ricompra le corone. Aveva 27 corone, ha ottenuto in cambio 1 euro e adesso ha 30 corone.

Se è diffusa la sensazione che la corona si svaluterà, tutti correranno a vendere corone, la banca centrale deve dare euro in cambio delle corone e prima o poi le riserve in euro finiranno o almeno diventeranno insufficienti, spingendo la banca centrale a consentire la libera fluttuazione della corona.

Tutto questo è ciò che ho pensato leggendo il titolo e le prime righe. In più l'articolo fa riferimento all'inflazione, al 2,5%. Anche questo dato spingeva a pensare a una svalutazione della corona ceca, che avrebbe come effetto negativo un probabile aumento dell'inflazione. E sarebbe inoltre una notizia negativa per il resto d'Europa perchè la Repubblica Ceca è un fornitore di prodotti industriali a basso prezzo - perchè la manodopera costa meno - e una svalutzione della moneta non potrebbe che aumentare la competitività ceca.

Senonchè l'articolo poi dice l'esatto contrario. Spiega che la moneta della Repubblica Ceca si sta rivalutando e che alcuni fondi speculativi hanno scommesso sulla rivalutazione, investendo 65 miliardi in tale direzione. Poi paragona la decisione della banca centrale a quella della banca centrale svizzera che decise di rinunciare al cambio fisso mantenuto per anni nei confronti dell'euro, anche in questo caso commettendo qualche imprecisione: la decisione degli svizzeri portò a una rivalutazione del franco con conseguenti difficoltà per le imprese esportatrici e per i consumi in Svizzera.

Il giornalista di Repubblica si concentra invece sulla perdita di valore dell'euro come se un euro debole fosse meno attraente per la maggior parte dei paesi critici dell'area euro. Paesi che in realtà lamentano un euro troppo forte.

Insomma un articolo esemplare, in negativo, scritto male e con poca conoscenza della materia.

05 aprile 2017

La causa di CARIGE

La banca Cassa di Risparmio di Genova (CARIGE) ha deciso di fare causa ad alcuni amministratori della banca, in particolare l'ex amministratore delegato e l'ex presidente, per una serie di scelte che avrebbero potuto portare alla vendita di CARIGE al fondo Apollo.

CARIGE come molte banche italiane ha subito una forte crisi per scelte errate degli amministratori e per una crisi che ha reso inesigibili una massa consistente di crediti. Tuttavia i problemi oggetto della causa nascono dall'IVASS, l'istituto per la vigilanza sulle assicurazioni.

La banca possedeva infatti due assicurazioni, che, come tutte, investono una parte consistente dei premi, in vista di future prestazioni a favore degli assicurati. L'IVASS avverte le assicurazioni di CARIGE che è diminuito il valore degli immobili nei quali le assicurazioni hanno investito e pertanto devono procedere a un aumento di capitale di oltre 90 milioni.

Al tempo stesso la Banca d'Italia sollecita CARIGE a rimettere a posto il bilancio. Chiede non solo la svalutazione dei crediti deteriorati, con conseguente aumento di capitale, ma anche la cessione delle assicurazioni che stanno gravando in modo molto negativo sul bilancio della banca.

Inizia quindi una trattativa con tre possibili acquirenti che termina con la vendita delle assicurazioni al fondo speculativo Apollo, benchè altre offerte sembrassero più convenienti.

Le assicurazioni, una volta vendute, scelgono di chiudere i propri conti correnti presso CARIGE, che vede di conseguenza dimezzarsi in pochi mesi la propria liquidità: in pochi mesi 400 milioni fuoriescono da CARIGE.

Il valore in borsa del titolo ne risente. Il titolo crolla a poche decine di centesimi e a quel punto Apollo si offre di comprare i crediti deteriorati pagandoli meno del 20% del loro valore nominale, in linea con quanto successo con i crediti di Banca Etruria e delle altre banche poste in liquidazione a fine 2015.

Se la cessione dei crediti si fosse realizzata, CARIGE avrebbe subito forti perdite, che Apollo era disposta a coprire sottoscrivendo un aumento di capitale riservato che avrebbe fatto di Apollo il primo azionista con oltre il 50% delle azioni della banca.

In cambio del salvataggio Apollo chiedeva inoltre che non si applicasse la norma sull'offerta pubblica di acquisto obbligatoria per chi supera determinate soglie nell'azionariato di una società quotata.

In pratica Apollo, fondo speculativo, ha -a dire degli avvocati di CARIGE- innescato una crisi nella banca che poi ha provato a risolvere comprando la banca e i suoi crediti a prezzi stracciati. Il tutto con la complicità di alcuni amministratori, ai quali banca CARIGE chiede oggi i danni.

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