16 novembre 2021

Lagarde sui tassi 2022 e l'inflazione

 La presidente della BCE Christine Lagarde dice che per una variazione verso l'alto dei tassi se ne parla non prima del 2023, forse. Eppure l'inflazione sale, cosa che irrita soprattutto i banchieri centrali tedeschi, da sempre spaventati dall'inflazione. 

Come si spiega? Chi ha ragione?

La pandemia ha causato un improvviso e imprevisto crollo economico, che ha spinto molte imprese a chiudere alcuni impianti produttivi, a volte a causa del fallimento dell'attività, altre volte come disperato tentativo di tagliare i costi adeguandoli ai ricavi, crollati senza preavviso.

La ripresa nel 2021, grazie ai vaccini, alle riaperture e ai programmi di sostegno dell'economia nei paesi più ricchi, è robusta. Il PIL italiano, ad esempio, salirà a fine 2021 di oltre il 6%. 

Quindi la domanda aumenta e non di poco mentre l'offerta è stata ridimensionata e non è facile farla risalire in tempi brevi. Quando la domanda di un bene sale, chi produce quel bene aumenta il prezzo. Cerca di guadagnare di più, o semplicemente vede i suoi fattori produttivi crescere di prezzo oppure ancora aumenta il prezzo per cercare di recuperare le perdite dovute alla pandemia.

E' una domanda da "ritorno alla (quasi) normalità" e non dovuta alle scelte della BCE e delle altre banche centrali a provocare l'aumento dei prezzi. Per questo Christine Lagarde non pensa che i tassi aumenteranno almeno fino al 2023 (e probabilmente anche dopo).

Inoltre le incertezze legate alla pandemia restano attuali, cosa che suggerisce alla BCE prudenza su un eventuale aumento dei tassi.

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