Periodicamente spunta fuori la Tobin Tax. Questa volta l'ha proposta il primo ministro inglese, Brown, trovando l'opposizione del ministro americano Geithner e dell'italiano Tremonti.
Secondo il Sole 24 Ore (1) Brown ha proposto «una tassa sulle transazioni finanziarie fra le altre misure per rendere le banche più responsabili». Tremonti si è opposto affermando che anche se c'è in giro troppa speculazione finanziaria «la speculazione è meglio bloccarla prima che tassarla dopo».
Uno scenario piuttosto desolante. Non solo perchè è difficile immaginare come possa Tremonti bloccare la speculazione, che agisce su mercati di tutto il mondo, senza tassarla, ma soprattutto perchè Brown, Geithner e Tremonti parlano di Tobin Tax a sproposito.
Nel 1972 l'economista americano James Tobin propose una piccola tassa sulle transazioni di valuta estera (2) a brevissimo termine responsabili, in alcune circostanze, di forti squilibri economici e monetari. Tobin era un sostenitore del libero mercato. Sapeva però che "la volatilità dei tassi di cambio e di interesse indotta dalla speculazione e dai flussi di capitale ha conseguenze economiche devastanti per settori particolari o per intere economie" (3).
Chi ignora cos'è davvero la Tobin Tax, la fa diventare un'imposta destinata a colpire la speculazione, senza distinguere breve e lungo termine, valute, materie prime e speculazioni azionarie.
L'imposta, che potrebbe essere utile per limitare l'azione degli speculatori e stabilizzare i valori azionari, è però osteggiata da chi non vuole porre limiti ai mercati finanziari (Geithner) o non vuol sentir parlare di tasse (Tremonti) ma si illude di fermare (a parole) la speculazione.
(1) http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/11/G20-ripresa-discontinua.shtml?uuid=a781abc8-caf8-11de-aaae-8b008265c0a7&DocRulesView=Libero
(2) P. Krugman, La deriva americana, Laterza, pag. 321
(3) Il granello di sabbia, AAVV, Feltrinelli, pag. 64
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