Negli ultimi mesi il valore dell'euro rispetto al dollaro è sceso da circa 1,40 (che significa che un euro valeva 1 dollaro a 40 centesimi) a 1.31 circa.
La colpa o il merito è della crisi che attanaglia l'Europa e spinge gli investitori a investire in attività in dollari ma anche delle decisioni della BCE in materia di emissione di moneta. L'acquisto da parte di una banca centrale di titoli di stato fa scendere il valore di una moneta rispetto alle altre, favorendo le esportazioni, mentre le importazioni, soprattutto di materie prime, diventano più costose e questo spinge i consumatori a preferire i prodotti nazionali (nel nostro caso i prodotti in euro, ovunque sia l'impresa che li produce) e le imprese a risparmiare l'uso di materie prime, con effetti benefici sull'innovazione e quindi sulla competitività delle imprese.
Gli americani hanno iniziato prima di noi a emettere moneta per stimolare l'economia (il cosiddetto quantitative easing) perchè l'obiettivo primario della loro banca centrale, la FED, è contenere l'inflazione.
La BCE forse seguirà (per disperazione?) la stessa strada: acquisto massiccio di titoli di stato con clausole per spingere le banche a finanziare le imprese.
Si spera così che ciò faccia salire il PIL di molti paesi europei e che prima o poi aumenti anche l'inflazione, cosa che avrebbe due effetti positivi: il primo diminuire il valore reale debito pubblico eroso dall'inflazione e quindi il rapporto debito/PIL, perchè quest'ultimo aumenterebbe solo per effetto dell'aumento dell'inflazione, e spingere imprese e consumatori a non rinviare gli acquisti, come accade quando i prezzi sono in calo (rinvio l'acquisto di un televisore o di un'auto se so che tra 6 mesi costerà di meno).
L'euro perciò probabilmente perderà valore rispetto al dollaro. C'è chi prevede un cambio destinato a arrivare a 1,20. Succederà? Difficile fare previsioni, perchè il dollaro forte non piacerà agli americani, che eviteranno di rispondere alle mosse europee solo se negli USA continuerà a crescere l'economia e a diminuire la disoccupazione.
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