28 marzo 2010

Sanità, case e marjuana: cos'hanno in comune?

Cosa unisce la riforma sanitaria di Obama, la coltivazione illegale di marijuana e le imposte sugli immobili?

Gli interessi economici, naturalmente. Egoistici, miopi, interessati.

I coltivatori di marijuana nella contea di Humboldt, in California, si sono dimenticati che la produzione è illegale e hanno manifestato contro il referendum per legalizzare la produzione di marijuana in California (per la notizia leggi qui e qui).

Se il referendum passasse, secondo i produttori di Humboldt il mercato sarebbe invaso da piante di scarsa qualità e il prezzo crollerebbe. Perciò vogliono limitare la concorrenza: se si produce di meno, il prezzo resta alto e il produttore guadagna di più.

Lo stesso accade nella sanità: se si limita l'offerta di cure, i prezzi restano alti. Medici, aziende farmaceutiche, ospedali e assicurazioni sanitarie guadagnano di più e hanno interesse a opporsi ad una sanità diversa, com'è successo negli USA, alleandosi con chi s'è opposto alla riforma sanitaria temendo di pagare imposte di cui avrebbero beneficiato gruppi sociali diversi dal proprio.

La stessa avversione alle imposte e alle spese a favore di gruppi sociali diversi dal proprio è stata all'origine del referendum (noto come Proposition 13) che nel 1978 ha posto un limite alle imposte sugli immobili in California.
Con il risultato, trent'anni dopo, che la California è sull'orlo della bancarotta: se si limitano le aliquote e l'economia va male, le entrate fiscali non possono che diminuire.

Così qualcuno punta a legalizzare la marijuana: le imposte sull'erba vietata farebbero comodo alle casse vuote dello stato americano.

Strano scherzo del destino: a furia di perseguire lucidamente il proprio interesse personale, gli americani rischiano di trasformarsi in un popolo pieno di persone un pò stordite. Forse il solo modo per far pagare le imposte.

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