06 giugno 2013

Propensione al consumo e crisi

Come può la disuguaglianza, come sostiene Stiglitz, deprimere la crescita economica?

Gli economisti chiamano propensione (media) al consumo la percentuale del reddito  di un individuo o famiglia speso per acquistare beni e servizi destinati al consumo e hanno imparato che all'aumentare del reddito, la propensione al consumo diminuisce: un cittadino "povero" spende tutto quel che guadagna per acquistare cibo e vestiti o per pagare i costi della casa e dei mezzi di trasporto, mentre un cittadino con un reddito elevato non spende -in media- tutto il reddito ma solo una parte, tanto più bassa quanto maggiore è il reddito.

Se prendiamo 100 euro da chi spende tutto il suo reddito e li diamo a chi spende il 60% del suo reddito, i consumi complessivi diminuiranno: da una parte chi perde 100 euro riduce i consumi di 100 euro, dall'altra chi guadagna 100 euro aumenta i suoi consumi di 60 euro.

Il saldo è negativo di 40 euro: se la disuguaglianza aumenta, i consumi diminuiscono. Viceversa se la disuguaglianza diminuisce, aumenta il reddito di chi ha una propensione al consumo più elevata e di conseguenza i consumi.

Chiunque abbia aperto un manuale di economia sa cos'è la propensione media al consumo e che diminuisce all'aumentare del reddito. Con qualche semplice ragionamento chiunque può capire che aumentare la disuguaglianza deprime i consumi e dunque la crescita dell'economia, visto che il PIL e i suoi incrementi dipendono in buona parte dai consumi.

Perchè allora gli economisti -con qualche eccezione- non spiegano che per uscire da una crisi sarebbe utile ridurre le disuguaglianze mettendo più soldi in tasca a chi ha un reddito più basso e facendo pagare di più chi ha un reddito elevato? E perchè non individuano nella disuguaglianza una causa della scarsa crescita nel lungo periodo?

I conservatori non hanno interesse a proporre una riduzione della disuguaglianza e così spiegano che i ricchi risparmiano e i risparmi si trasformano in investimento.

I 40 euro non spesi da chi ha un reddito elevato, sarebbero comunque spesi in beni di investimento.

In realtà non succede. L'investimento non assorbe tutte le risorse risparmiate, perchè chi risparmia può decidere di non investire, di investire all'estero o di impiegare i suoi soldi in modi che non comportano alcun investimento.

E l'investimento si realizza, di solito, quando ci sono le condizioni per investire, vale a dire quando la domanda aumenta, non perchè ci sono risparmi da impiegare.

Dunque anche uno studente capisce che la disuguaglianza deprime l'economia, ma molti preferiscono non saperlo.

7 commenti:

  1. Perfettamente d'accordo, sono lieto di averti ispirato un articolo simile ^^

    RispondiElimina
  2. Ottimo

    ne avevi già parlato l'anno scorso, ma fa sempre bene ribadire il concetto

    anche nel libro di Krugman su cui ho studiato l'esame di macroeconomia lo diceva

    RispondiElimina
  3. Questa è una delle pochissime cose che da inesperto di economia mi son sempre sembrate ovvie.

    RispondiElimina
  4. Posso permettermi un'obiezione scherzosa?
    Se si dice che:
    - chi è più ricco spende di meno
    - chi è più povero spende di più
    tanto che se il reddito del povero passasse al ricco, i consumi aggregati diminuirebbero
    tutto ciò premesso la soluzione per aumentare i consumi è di diminuire le disuglianze e quindi:
    - far diventare tutti poveri.

    :-)


    RispondiElimina
    Risposte
    1. decisamente no... se li volessi leggere bene verrebbero:

      Se si dice che:
      - chi è più ricco spende di meno in proporzione a quanto si arricchisce via via di più
      - chi è più povero spende quasi tutto per sopravvivere, risparmiando qualcosa (meno consumi), nell'aspettativa di rischi di tipo sanitario, per citare il più importante. E' il caso degli USA o sistemi a elevata privatizzazione. Se c'è una crisi, lì si acuisce tutto, in quanto ho meno e tesaurizzo tutto il possibile perché metti che mi ammalo...




      Elimina
  5. Facciamoci una domanda e spostiamo un po' più in là il discorso: che fine fanno i soldi dei ricchi?

    Se supponiamo che vengano tenuti in banca o comunque investiti, che fine faranno?

    Probabilmente, vista la difficile propensione dei soldi a starsene chiusi in una cassetta di sicurezza, saranno probabilmente usati per qualcosa.
    In una società fortemente diseguale gli unici usi redditizi saranno i beni e i servizi per i ricchi stessi.

    Curiosamente tale situazione mi fa venire in mente giusto due periodi storici: la caduta dell'impero romano e la rivoluzione francese....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. beh, nel caso dell'impero romano, è passato un po' di tempo, avevo letto un'interessante analisi anche dei consumi energetici dell'impero romano e di come esso non avesse più le stesse risorse che aveva all'inizio, vero i primi anni d.C.
      Quindi anche la crisi energetica giocò contro i romani... Bontà loro...

      In Francia prima della rivoluzione è la medesima, chi aveva i soldi erano in pochi e li spendevano in beni di ultralusso per sé, senza generare utili sul territorio.
      In UK invece stava avvenendo il contrario, con un ceto borghese più forte, che voleva risparmiare e vendere sempre di più.

      Elimina

Link Interni

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...