15 novembre 2011

Svalutation (come direbbe Celentano)

Unicredit ha presentato la trimestrale con due dati interessanti. Il primo è una perdita di quasi 500 milioni sull'attività ordinaria. Il secondo è una svalutazione di 9,6 miliardi (quasi 19.000 miliardi di lire) delle partecipazioni in altre banche.

Come si spiega?

Si possono fare alcune ipotesi. La prima è che abbiano evitaro per troppo tempo di svalutare, sperando che i valori risalissero. Qualcuno ha fatto notare che i bilanci non erano realistici e sono intervenuti.

La seconda è che ci siano grossi problemi in qualche banca straniera partecipata da Unicredit. La banca sta per essere ceduta o messa in liquidazione e Unicredit interviene in anticipo, svalutandola, invece di farsi sorprendere da una crisi che avrebbe un impatto negativo sull'immagine della banca italiana.

La terza e forse più realistica è più complicata. Unicredit sta per lanciare un aumento di capitale per 7,5 miliardi di euro per alzare il cosiddetto core tier 1. Deve aumentare in parole povere il rapporto tra i propri capitali e tutti i prestiti e gli investimenti fatti, ognuno pesato per la rispettiva rischiosità.

Con la svalutazione si riduce il peso degli investimenti rischiosi e quindi si migliora il rapporto. Inoltre si lancia un segnale ai mercati: "ripuliamo il bilancio e ricominciamo. L'aumento di capitale è un buon investimento". O almeno così sperano i massimi dirigenti della banca.

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