18 novembre 2011

Una ragione poco conosciuta della crisi


La pesante crisi economico-finanziaria di questi anni ha un'origine poco nota al grande pubblico.

Nella seconda metà degli anni '90 in Asia tutto pareva andare per il verso giusto: alti tassi di crescita, produzione di beni destinati ai paesi ricchi, un vivace mercato immobiliare e finanziario che producevano ricchezza e occupazione, mercati che si aprivano ai capitali e ai prodotti stranieri.

Poi all'improvviso qualcosa si ruppe. La fiducia nella forte crescita dell'area asiatica crollò e i capitali fuggirono rapidamente, determinando una serie di conseguenze molto gravi, primi fra tutti la svalutazione delle monete di molti paesi e il crollo del mercato immobiliare.

I pesanti effetti della crisi asiatica spinsero i governi coinvolti a reagire: hanno accumulato consistenti riserve in valuta per affrontare eventuali situazioni simili in futuro. Somme enormi che si sarebbero potuti investire o spendere per sostenere la spesa pubblica.

La domanda mondiale ne risente e lo stesso accade ogni volta che prevalgono le incertezze: le famiglie tendono a consumare di meno, le imprese tagliano gli investimenti, rinviano i progetti.

Il capitalismo è instabile, sosteneva Keynes, e non si può lasciare che siano i mercati da soli a correggere la rotta. Perchè non succede.

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