09 novembre 2011
La stangata
In pochi giorni lo spread è salito da 400 a oltre 550 punti, con un picco a 575. Colpa delle incertezze legate alla fine del governo Berlusconi e alla nomina di un nuovo governo. Si temono un colpo di coda di Berlusconi e le elezioni anticipate che lascerebbero l'economia esposta alla speculazione internazionale.
In tale scenario, i mercati continuano a liberarsi dei nostri titoli di stato e gli spread crescono mentre le borse crollano. Napolitano, molto preoccupato, precisa che Berlusconi senza dubbio se ne andrà e spinge per accelerare i tempi dell'ultimo atto del governo, la legge di stabilità, e nomina Mario Monti senatore.
E' un segnale per i mercati. Si mette Monti in pole position per fare le scelte che il governo uscente ha evitato sistematicamente. Si crea un governo di salvezza nazionale per fornire ai mercati finanziari certezze sui conti pubblici e allentare la pressione sui tassi di interesse.
Ovvero....ci aspetta una stangata, con tagli alle spese e aumenti delle entrate tali da convincere i mercati, la BCE e i partner europei.
E' necessario agire subito perché la situazione è critica e perchè gli spread di cui tanto si parla sono riferiti i rendimenti dei titoli già emessi.
Lo Stato paga il 6-7% solo su una parte dei titoli del debito pubblico, emessi molti anni fa, quando i tassi di interesse erano più alti, e sui titoli emessi nelle ultime settimane.
Ma sul resto del debito si pagano interessi inferiori, quelli promessi al momento dell'emissione.
Il rischio è che su tutto il debito prima o poi si finisca per pagare tassi elevati e che questo comporti maggiori sacrifici in termini di maggiori imposte e minore spesa pubblica. Ma più aumentano i tassi, minore è la probabilità che lo Stato restituisca il debito e maggiore il rischio che i sacrifici non bastino.
Invece più siamo credibili, minori sono i tassi che lo Stato paga e dunque minore è la spesa per interessi.
Dunque non resta che intervenire in modo pesante e subito sui conti pubblici. Chi può farlo? Un esterno al mondo politico, come Monti, a cui non manca la credibilità a Bruxelles.
Lo situazione è la stessa del 1992. Anche allora gli spread erano elevati e la lira era sotto pressione. Finì con la svalutazione e una finanziaria lacrime e sangue da parte del governo Amato che spiegava ai parlamentari che se non avessero approvato i sacrifici il rischio di fallimento erano molti.
Riuscirà tutto ciò a far scendere gli spread? Forse sì. Secondo Goldman Sachs nuove elezioni fanno schizzare gli spread a 500 (oggi in realtà siamo arrivati a 575), con un nuovo governo di destra si scenderebbe a 400-450 e con un governo tecnico scenderemmo a 350 (vedi immagine).
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