Geronzi, banchiere di lungo corso e, attualmente, presidente della Fondazione Assicurazioni Generali, spiega che c'è un "intreccio di interessi mostruoso" attorno alle Generali.
La Banca d'Italia infatti è azionista della compagnia assicurativa triestina. Possiede il 4,5% del capitale e a gennaio si occuperà anche di vigilanza sulle assicurazioni (oltre che sulle banche). Generali a sua volta è azionista della Banca d'Italia.
Di qui, a parere di Geronzi, il mostruoso intreccio di interessi. Che si potrebbe risolvere cedendo la quota del capitale della banca centrale in mano a Generali.
Quota che secondo Geronzi lo Stato dotrebbe ricomprare. A questo proposito Geronzi ricorda una vecchia legge del 2005 in base alla quale lo Stato avrebbe dovuto ricomprare il capitale della Banca d'Italia.
Ma con quali soldi? Lo Stato non può oggi sborsare miliardi di euro per diventare proprietario della Banca, e neppure può spingere la Banca a acquistare le proprie azioni, perché ciò significherebbe la rinuncia per lo Stato all'incasso del signoraggio.
E' curiosa l'attenzione di Geronzi per l'"intreccio di interessi" che nascerà a gennaio. Geronzi ha la buona fama di chi ha messo in secondo piano gli interessi economici degli azionisti a favore di interessi di altro genere.
Intendiamoci, non tutto il male vien per nuocere. Se al posto di Geronzi ci fosse stato un manager interessato agli interessi soltanto degli azionisti, una miriade di imprese specie del sud sarebbe fallita.
Geronzi ha pensato agli interessi del "sistema" economico, sociale e politico, e ha fatto di tutto perchè non crollasse sotto il peso di scelte economiche errate spesso sostenute dalla politica.
Gli azionisti sono diventati meno ricchi, qualche politico non ha perso il posto, ma forse i conti pubblici hanno tratto beneficio da un minor numero di imprese fallite e lavoratori disoccupati.
Per questo stupisce l'atteggiamento di Geronzi: l'"intreccio di interessi" non dovrebbe certo spaventarlo, specie perché, come sappiamo, chi possiede quote di Bankitalia in realtà non ha alcun potere nell'istituto guidato da Ignazio Visco.
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