15 agosto 2022

Il rapido suicidio di una transizione lenta

La decisione dell'Unione Europea di vietare dal 2035 in Europa la vendita di automobili con motore benzina o diesel ha suscitato qualche protesta dei produttori di automobili e, soprattutto, dei loro fornitori, sostenuti da alcuni politici che protestano contro l'Europa per difendere i settori minacciati dalla transizione ecologica.

Nelle auto elettriche mancano ad esempio la marmitta, la frizione, le candele, la coppa dell'olio, il motorino d'avviamento, e tante altre componenti. Chi le produce chiede che la transizione sia più lenta ovvero vorrebbe spostare in avanti la data del 2035 nella speranza di salvare imprese e posti di lavoro e di trovare il modo di garantirsi un futuro.

E' tuttavia una scelta che rischia di trasformarsi in un doloroso autogol. 

Se diamo per scontato che la transizione ecologica è irreversibile, dobbiamo renderci conto che prima di tutto i mercati tenderanno a preferire i prodotti "nuovi" ovvero quelli ecologici rispetto ai prodotti tradizionali più inquinanti e, inoltre, che i tempi del passaggio sono tutt'altro che sicuri e prevedibili. 

In altri termini mentre sembra certo che, come già sta accadendo, il numero delle auto elettriche (o di altri prodotti) venduti salirà nel tempo mentre diminuirà il numero delle auto "tradizionali", non possiamo fare previsioni certe sulla velocità con cui gli acquirenti sceglieranno di passare all'elettrico. Può darsi che il passaggio sia graduale ma può anche darsi che a un certo punto sia molto rapido. E' successo diverse volte che un nuovo prodotto abbia messo fuori mercato in tempi brevissimi il prodotto che andava a sostituire. Chi ha puntato sul prodotto sbagliato, ha chiuso le fabbriche e perso tutto.

I produttori delle auto benzina o diesel, quindi, potrebbero all'improvviso scoprire che i loro prodotti non interessano più o che interessano solo se il prezzo è molto basso e quindi se producono in perdita. 

Per questo motivo l'idea di rallentare la transizione ecologica e di farlo solo in Italia rischia di essere un boomerang. Si salva nell'immediato qualche impresa ma si condanna un settore a sparire perchè incapace di soddisfare una domanda differente, di beni nuovi e ecologici, che cresce rapidamente. 

In generale quando si arriva in ritardo su un mercato è più difficile entrarvi, è più complicato far conoscere i propri prodotti, convincere il consumatore che s'è rivolto a altre imprese, gli investimenti rischiano di non essere redditizi e quindi è più difficile trovare finanziamenti, è complicato riconvertire aziende in crisi che non hanno creduto nel nuovo e non possiedono competenze e quote di mercato, e, infine, è anche più difficile trovare fornitori: quelli esistenti lavorano con le aziende leader del nuovo mercato dei prodotti più ecologici.

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